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Alienazione. Attualità di un problema filosofico e sociale PDF

366 Pages·2017·7.327 MB·Italian
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Rahel Jaeggi Alienazione Attualità di un problema filosofico e sociale Nessun altro concetto della tradizione marxista ha avuto una risonanza e un successo paragonabili a quelli avuti dall’alienazione. La categoria non è stata soltanto uno dei capisaldi teorici del “marxismo occidentale” e, su un altro versante della filosofia novecentesca, dell’esistenzialismo tedesco e francese: nella seconda metà del Novecento, essa è anche assurta a vessillo di un’intera stagione politica e culturale. A questo uso sempre più dilatato del termine ha fatto seguito, però, la sua repentina marginalizzazione dal dibattito filosofico e culturale. Scandagliando il doppio volto dell’alienazione, Rahel Jaeggi ne riattualizza la critica, con grande maestria e dovizia, permettendo di creare un nuovo aggancio alla realtà in cui viviamo ed elaborando una forma di critica sociale adeguata alle nostre forme di vita contemporanee. Rahel Jaeggi Docente di Filosofia Pratica presso la Humboldt Universität di Berlino, con la sua ricerca sul concetto di alienazione si è imposta sulla scena filosofica contemporanea come un’erede originale e geniale della tradizione della teoria critica francofortese, inaugurata da Horckheimer e Adorno e proseguita in anni recenti da Habermas e Honneth. Fra i suoi libri, in Italia è stata pubblicata la raccolta di saggi Forme di vita e capitalismo (2017). Le Boe Titolo originale: Entfremdung. Zur Aktualitdt eines sozialphilosopbischen Problems © 2005 Campus Verlag GmbH, Frankfurt/Main Traduzione dal tedesco di Alice Romoli e Giorgio Fazio I edizione: settembre 2017 © 2017 Lit Edizioni Srl Tutti i diritti riservati Castelvecchi è un marchio di Lit Edizioni Srl Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tel. 06.8412007 - fax 06.85358676 [email protected] www. castelvecchieditore. com ristampa anno 8765 4 3 2 1 2017 2018 2019 2020 Rahel Jaeggi ALIENAZIONE Attualità di un problema filosofico e sociale A cura di Giorgio Fazio Traduzione di Alice Romoli e Giorgio Fazio CON UNA NUOVA POSTFAZIONE DELL’AUTRICE Prefazione Nessun altro concetto ha determinato la vicenda della prima teoria critica con più incisività e ovvietà di quello di «alienazione». Per i pri­ mi esponenti di questa tradizione non era neanche necessario fissare o circoscrivere il contenuto di questo concetto perché esso costituiva semplicemente il punto di partenza evidente di tutte le analisi critiche e sociali. Per quanto poco trasparenti fossero i rapporti sociali e per quanto complicati essi fossero divenuti, per Adorno, Marcuse e Horckheimer non sussisteva alcun dubbio sul fatto che essi avessero un carattere alienato. Oggi questo consenso teorico ci appare più che sorprendente: tutti questi autori, e in particolar modo Adorno, avrebbero dovuto sapere infatti che questo concetto riposa su premesse che contraddicono le lo­ ro stesse convinzioni sui pericoli connessi a generalizzazioni troppo af­ frettate. Il concetto di alienazione - in quanto concetto di filosofia sociale in tutto e per tutto un prodotto della modernità - presuppone, per Rous­ seau non meno che per Marx e i suoi eredi, una concezione dell’essenza umana: ciò che viene diagnosticato come alienato deve essersi allonta­ nato da qualcosa, deve essere divenuto estraneo rispetto a quanto può es­ sere inteso come l’autentica natura dell’uomo, la sua vera essenza. Gli svi­ luppi filosofici degli ultimi decenni su entrambi i fronti dell’Atlantico hanno messo la parola fine a questo tipo di determinazioni essenzialisti- che; nel frattempo sappiamo che, anche se non possiamo dubitare del­ l’esistenza di determinati universali della natura umana, non possiamo più parlare in senso oggettivistico di un’«essenza» umana, di «forze di genere» o di scopi fondamentali. Una conseguenza di questo processo di autocorrezione teorica è stata la scomparsa della categoria di alienazio­ ne dal lessico filosofico comune. E nulla segnala in modo più chiaro i pericoli di obsolescenza che minacciano la teoria critica quanto la mor­ te di quello che inizialmente era un suo concetto centrale. 6 ALIENAZIONE Contemporaneamente, tuttavia, negli ultimi anni non sono stati po­ chi quelli a cui è parso che al vocabolario filosofico manchi qualcosa d’importante se non ha più a disposizione il concetto di alienazione. Spesso semplicemente non possiamo evitare di descrivere alcune for­ me di vita individuali come alienate, di frequente tendiamo a conside­ rare determinate condizioni sociali come fallite o «false» non perché violino principi di giustizia ma perché contraddicono le condizioni che rendono possibile il nostro volere e potere. In simili reazioni alle con­ dizioni del nostro mondo sociale ci sembra ogni volta di dover ricorre­ re inevitabilmente al concetto di alienazione, anche se siamo consape­ voli dei suoi pericoli essenzialistici; per quanto antiquato sia parlare di alienazione, non è facile estrometterlo dal nostro vocabolario critico e diagnostico. Il presente libro può essere letto come una difesa filosofi­ ca della legittimità della categoria di alienazione. Il suo scopo è quello di salvare per il nostro presente il contenuto filosofico-sociale di que­ sto concetto vituperato. L’autrice è pienamente consapevole delle difficoltà di un’impresa di questo tipo. Aggiornare la categoria di alienazione non richiede soltan­ to abilità concettuali che siano in grado di esplicitarne il significato in modo da farne valere la forza critica anche in assenza di presupposti esistenzialistici; al di là di ciò, si deve mostrare che questo concetto è real­ mente indispensabile per una diagnosi critica delle condizioni della no­ stra convivenza sociale. Nell’affrontare il primo compito l’autrice è aiutata dalla sua compe­ tenza tanto nella classica storia filosofica del concetto di alienazione quanto nei recenti dibattiti, orientati in termini analitici, concernenti la natura della persona e della libertà. Questa familiarità con due sfere di sapere, finora rimaste per lo più divise, le permette di identificare con precisione quei momenti del classico concetto di alienazione in cui le implicazioni essenzialistiche possono essere evitate attraverso l’impiego di concetti più formali delle capacità umane. Per quanto concerne il se­ condo compito, invece, all’autrice viene in aiuto un grande talento nel­ la descrizione fenomenologica di situazioni di vita quotidiane. Questa ca­ pacità le permette di descrivere così plasticamente determinati scenari del comportamento umano segnati da irrigidimento, perdita di sé o in­ differenza, intesi come fenomeni di alienazione, che alla fine noi, lettori o lettrici, ci sentiamo spinti a cercare di recuperare il malvisto concetto di alienazione. PREFAZIONE 7 Queste due fonti filosofiche delineano la strategia e l’impianto del pre­ sente studio: mentre esso comincia con un richiamo storico alla tradi­ zione del concetto di alienazione che chiarisce tanto la sua forza concet­ tuale quanto i suoi presupposti essenzialistici, nella parte centrale, at­ traverso la descrizione di tipi individuali di alienazione da se stessi, riporta alla luce la potenzialità analitica delle recenti concezioni della li­ bertà umana che servono a stabilire un concetto di alienazione liberato dai difetti esistenzialistici. Le ricostruzioni storiche mostrano quanto Rahel Jaeggi sia del tutto consapevole delle difficoltà che gravano sul classico concetto di aliena­ zione. Con audacia e precisione richiama in apertura del testo le due tradizioni, derivanti da Rousseau, che hanno analizzato le patologie del­ la vita moderna, più o meno esplicitamente, come processi di alienazio­ ne: in Marx e nei suoi eredi, che insieme si riallacciano a Hegel, con «alie­ nazione» vengono intesi gli impedimenti - imposti dalla struttura, spe­ cialmente economica, della società - che ostacolano gli esseri umani nell’appropriazione delle loro forze di genere; in Kierkegaard e in Hei­ degger, nella linea «esistenzialistica», di contro, l’alienazione viene inte­ sa come la crescente impossibilità di ritornare dall’universalità alla pro­ pria decisa e autentica individualità. In entrambi i casi il nucleo dell’alienazione viene inteso - secondo la formula, molto pregnante, di Rahel Jaeggi - come una «relazione in as­ senza di relazione», ossia come un rapporto deficitario, disturbato, con quel rapporto in cui consiste l’autentica natura dell’uomo, sia che ven­ ga intesa come cooperazione che come relazione con sé. Diventa così facilmente riconoscibile in che senso tanto nella tradi­ zione marxista quanto nella tradizione esistenzialista una concezione oggettivistica dell’essenza umana costituisca il fondamento normativo della critica dell’alienazione. In entrambi i casi, l’alienazione consiste in una prioritaria relazione umana (nel primo caso intesa come relazione con il lavoro, nel secondo caso come forma specifica di interiorità) che è stata persa di vista in modo così radicale da non potere più essere re­ cuperata nella propria prassi di vita. Sulla base di questa comprensione dell’architettonica del classico concetto di alienazione, nella parte centrale del suo studio, Rahel Jaeg­ gi intraprende, con l’aiuto di brillanti descrizioni di casi individuali, il tentativo di delineare un modello alternativo di alienazione che si astie­

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