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Aldous Huxley PDF

22 Pages·2016·0.49 MB·Italian
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Aldous Huxley: la distopia dell’ultimo uomo Francesca Pannozzo Università degli Studi di Firenze Riassunto Ne Il mondo nuovo (1932) Huxley prefigura una società altamente specializzata e meccanicizzata in cui trionfano incontrastate le logiche del capitalismo sfrenato e della produzione di massa, gli individui sono determinati eugeneticamente e le loro menti condizionate da programmi statali di indottrinamento. Nel mondo ultra-tecnologizzato del futuro la sfera individuale e più intima di ogni soggetto è definitivamente annientata, e ridotte considerevolmente sono anche le capacità riflessive e razionali degli individui, in quanto tutto ciò che è umano è sacrificato in nome della prosperità, della sicurezza e della stabilità. All‟annichilimento dell‟individuo si accompagna il soddisfacimento di tutti i suoi bisogni materiali, in modo che le sue capacità raziocinanti non possano in alcun modo essere risvegliate. La fruizione illimitata dei beni materiali e il soddisfacimento di tutti i bisogni primari dell‟uomo sono qui utilizzati per risolvere definitivamente il problema del consenso politico e assicurare così la stabilità istituzionale. È proprio su questa base che la distopia di Huxley può essere letta alla luce delle elaborazioni teoriche sull‟“ultimo uomo” formulate da Nietzsche, Kojève e Weber, in quanto il tipo di soggettività delineato da questi autori presenterebbe forti somiglianze con quella che ne Il mondo nuovo veniva artificialmente riprodotta, e grazie alle tecniche di condizionamento psicologico perpetuata. Per lo stesso motivo ci si può servire delle metafore del “palazzo di cristallo” di Dostoevsky e della “serra del comfort” di Sloterdijk per interpretare il significato di un ambiente che offusca il pensiero critico e l‟azione creatrice dell‟uomo, ambiente i cui tratti essenziali già da tempo hanno permeato la realtà esistente. Parole chiave Aldous Huxley, distopia, ultimo uomo, benessere, condizionamento Francesca Pannozzo è laureata in scienze politiche alla Scuola di Scienze Politiche C. Alfieri dell'Università degli Studi di Firenze, dove ha discusso una tesi triennale dal titolo “La morte del Selvaggio. Il problema del consenso politico da „Il mondo nuovo‟ a Singapore”. Attualmente è iscritta al corso di laurea specialistica in “Relazioni Internazionali e Studi Europei” nella medesima Scuola, dove ha svolto anche attività di tutoraggio didattico. I suoi interessi riguardano principalmente il genere letterario utopico-distopico, con una particolare attenzione verso la figura e l'opera di Aldous Huxley. MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 Aldous Huxley: the last man dystopia Francesca Pannozzo University of Florence Abstract In Brave New World (1932) Huxley prefigures a highly specialized and mechanized society in which the logics of wild capitalism and mass production triumph uncontestedly, individuals are determined by eugenics and their minds influenced by state programs of indoctrination. In the ultra- technologized world of the future the individual and the most intimate sphere of every subject is definitively annihilated and the reflective and rational skills of individuals are considerably reduced, as all that is human is sacrificed in the name of prosperity, security and stability. The satisfaction of all the material needs of the individuals is accompanied to his annihilation, so that his reasoning abilities cannot be awaken in no way. The unlimited fruition of the material goods and the satisfaction of all the basic needs of the man are used here to definitively solve the problem of political consent and thus guarantee the institutional stability. It is on this basis that Huxley‟s dystopia can be read in the light of theoretical elaborations on the “last man” as formulated by Nietzsche, Kojève and Weber, inasmuch the type of subjectivity that is outlined by these authors would disclose strong similarities with the one that in Brave New World was artificially reproduced and, thanks to the psychological conditioning procedures, perpetuated. For the same reason it is possible to make use of the metaphors of the Crystal Palace by Dostoevskij and the Comfort Hothouse by Sloterdijk to interpret the sense of a milieu that obfuscates the critical thinking and the creative action of man, a milieu whose main feature have already permeated the existing reality. Key-words Aldous Huxley, dystopia, last man, wellness, conditioning Francesca Pannozzo is graduated in Political Science at Scuola di Scienze Politiche C. Alfieri – Università degli Studi di Firenze, where she discussed a thesis entitled “La morte del Selvaggio. Il problema del consenso politico da „Il mondo nuovo‟ a Singapore”. Presently, she takes a course on International Relations and European Studies at the same school, where she develops some activities as a didactic tutor. Her interests are mainly related to the literary genre of utopia-dystopia, with a particular attention to the figure and work of Aldous Huxley. MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 Aldous Huxley: la distopia dell’ultimo uomo Si avvicinano i tempi in cui l’uomo non partorirà più stella alcuna. […] La terra allora sarà diventata piccola e su di essa saltellerà l’ultimo uomo, quegli che tutto rimpicciolisce. […] Chi vuol ancora governare? Chi obbedire? Ambedue le cose sono troppo fastidiose. Nessun pastore e un sol gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono eguali: chi sente diversamente va da sé al manicomio. F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra L’uomo è stato creato ribelle; ma possono essere felici i ribelli? F. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov 1 . Introduzione Nell‟ambito di una ricerca che ha come oggetto un singolare parallelismo tra il romanzo di Aldous Huxley Il mondo nuovo e la Repubblica di Singapore, ho esplorato quegli aspetti – politici, economici, antropologici – che accumunano la piccola isola del Sud-Est asiatico e il mondo che Huxley si era immaginato nel 1932. Uno di questi aspetti riguardava il fatto che in entrambi questi modelli è centrale l‟idea che sia di primaria importanza garantire ai cittadini il pieno godimento dei beni materiali, giacché questa sembra essere la strada migliore per assicurare in maniera definitiva la stabilità sociale e politica; l‟adagiarsi degli individui su questo godimento, infatti, implicherebbe l‟azzeramento della loro coscienza e quindi il tramonto dell‟attività cognitivo-razionale di ricerca delle alternative possibili e della messa in discussione dello status quo. È su questa base che si vuole proporre un‟interpretazione di questa distopia che si discosti dalle più tradizionali, le quali si concentrano soprattutto sugli aspetti più meccanicistici di questo universo immaginario. Ciò che si vuole qui suggerire, invece, è una lettura in chiave antropologica di quello che è un mondo in cui, lo vedremo, tutti sono “felici”; una lettura che alla precedente non si deve ovviamente sostituire ma invece intende integrare, per fornire una visione ancor più completa di quello che è il romanzo fantascientifico che, forse più di ogni altro, allude a un mondo che nelle sue sfaccettature non è poi così diverso dalle modalità con cui certe civiltà si sono evolute. Pubblicato nel 1932, Il mondo nuovo deve il suo successo e la sua importanza principalmente a due ragioni: la prima riguarda il fenomeno appena accennato, vale a dire la forza 301 MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 Francesca Pannozzo anticipatoria del romanzo1 al cui interno sono descritte quelle che sarebbero diventate alcune delle dinamiche fondamentali delle società in cui già oggi noi viviamo; la seconda, strettamente legata alla prima e di cui costituisce un sottoinsieme, risiede nella particolare svolta antropologica che in quest‟opera di finzione letteraria viene proposta, una svolta che nella nostra interpretazione può essere letta come l‟affermarsi di ciò che Nietzsche per primo definì l‟“ultimo uomo”. Mentre della prima ragione mi sto occupando in un altro lavoro ancora in fase di elaborazione – utilizzando il “caso Singapore” come prova dell‟esistenza di un luogo reale che incarna quasi esattamente ciò che era stato (fino a quel momento) solo oggetto della finzione letteraria – tratterò adesso di quello che ritengo il secondo motivo di interesse attorno a quest‟opera, cercando di evidenziare come una corrente filosofica che poggia le sue radici nel pensiero di Nietzsche ha trovato conferma e applicazione in una distopia letteraria che, come molte distopie, è orientata al futuro delle società e dell‟umanità in generale. 2. L’ambientazione Le vicende si svolgono nell‟anno 632 dell‟era Ford, che nel nostro calendario corrisponderebbe al 2540 in quanto l‟anno zero coincide con il 1908, primo anno di produzione della Ford modello T. Il fatto che sia proprio Ford a costituire l‟entità da cui si fa discendere la nuova era, è già esemplificativo del fatto che siamo di fronte a un mondo che rappresenta il trionfo e l‟esaltazione della logica capitalistica, della produzione di massa e del progresso tecnologico2. Considerato “lo scrittore del nostro tempo forse più affascinato ed al tempo stesso terrorizzato dai progressi della scienza e della tecnica” (Corrado, 1988, p. 145), Huxley delinea una società altamente specializzata e meccanizzata con cui l‟umanità è difficilmente compatibile. L‟opera si colloca infatti all‟apice di quella tradizione letteraria che non riesce più a credere nella “razionalità dell‟uomo come essere perfettibile” (Fortunati, 1979, p. 90) e a vedere nel progresso scientifico un fattore funzionale al miglioramento della condizione umana, rompendo definitivamente con quel filone – entusiasta della scienza e della tecnica come strumenti posti positivamente al servizio dell‟uomo – che aveva trovato in Bacone e nella sua Nuova Atlantide il 1 Prova di tale forza anticipatoria fu il fatto che lo stesso Huxley, a ventisei anni di distanza dalla pubblicazione del suo romanzo, si ritrovò a dover tornare sugli stessi temi del libro e a proporci un Ritorno al mondo nuovo, una raccolta di saggi nel quale l‟autore riprendeva ciascuno dei temi affrontati nella sua distopia, argomentando con quali modalità certe fattezze del suo mondo immaginario fossero di fatto già parte della realtà a lui contemporanea. 2 Che il capitalismo e la produzione di massa vengano assurti a un livello quasi divino, lo si evince dal fatto che erano state spuntate tutte le estremità superiori della croci per trasformarle in T. MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 302 Aldous Huxley: la distopia dell’ultimo uomo suo massimo esponente (Cf. Comparato, 2005, pp. 105 e ss.) e in Looking Backward di Bellamy l‟espressione conclusiva (Corrado, 1988, p. 66): […] se nella New Atlantis la fede incondizionata nella Scienza spinge Bacone alla sua esaltazione e venerazione e lo scienziato diventa una sorta di prete laico benedicente, nella moderna distopia, dove è subentrato uno stato di smarrimento e d‟inquietudine di fronte alla pericolosità insita nel potere della Scienza, si giunge a maledirla (Fortunati, 1979, p. 88). Un aspetto interessante dell‟opera di Bacone che è significativo qui ricordare è costituito dal fatto che la scienza e la tecnica sono viste come i soli strumenti in grado di liberare l‟uomo dal bisogno e garantire il benessere e la stabilità sociale (Corrado, 1988, p. 74), mentre vedremo presto che proprio questo specifico aspetto diventerà la fonte delle paure e delle ansie degli scrittori di distopie novecentesche, che nell‟Huxley de Il mondo nuovo trovano l‟esponente più sintomatico. Nel mondo iper-meccanicizzato di Huxley vi è un unico Stato Mondiale e la società è suddivisa in cinque caste (che vanno dagli Alfa agli Epsilon) organizzate secondo una rigida gerarchia che le rende differenti e subalterne l‟una all‟altra per quanto riguarda il tipo di mansioni da svolgere. In questa civiltà iper-specializzata la distribuzione della popolazione all‟interno delle classi è sistematicamente controllata dall‟alto, poiché si è ben consapevoli che la società “perfetta” non può essere tale se composta soltanto di individui Alfa. Poiché un mondo industrializzato e tecnologizzato necessita, per il suo funzionamento, di operazioni che variano in termini quantitativi e qualitativi, se ci fossero solo Alfa la fine sarebbe inevitabilmente quella di una lotta continua nella quale ciascuno cercherebbe di prevalere sugli altri per cercare di ottenere le occupazioni migliori.3 Persino le caratteristiche degli individui che compongono le varie classi sociali sono il risultato di un programma genetico prestabilito: il “reparto maternità” è in realtà un laboratorio, e gli esseri umani, non più vivipari, nascono all‟interno di provette nelle quali gli ovuli sono trattati in maniera specifica a seconda che l‟individuo sia destinato a divenire un Alfa, un Beta, un Gamma, un Delta o un Epsilon (“più bassa è la casta e meno ossigeno si dà” (Huxley, 1991, p. 15)). Si tratta del “principio della produzione in massa applicato finalmente alla biologia” (idem, p.9), in quanto 3 Nel romanzo si racconta che un tale esperimento era stato tentato. Nell‟anno Ford 473 l‟isola di Cipro venne popolata esclusivamente di individui Alfa. A essi fu affidato tutto l‟equipaggiamento agricolo e industriale di cui avevano bisogno e furono lasciati completamente liberi di organizzarsi: “il risultato fu esattamente conforme alle previsioni tecniche. La terra non fu convenientemente lavorata; si ebbero scioperi in tutte le fabbriche; le leggi non erano rispettate, gli ordini venivano trasgrediti; tutti gli individui distaccati per attendere a qualche lavoro d‟ordine inferiore, intrigavano di continuo per ottenere incarichi migliori, e tutti quelli di grado superiore controintrigavano per restare a ogni costo dove erano. In meno di sei anni divampò tra loro una guerra civile…”. 303 MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 Francesca Pannozzo ogni caratteristica del nascituro può essere controllata artificialmente, e dunque la fisicità, il livello di intelligenza e persino la fertilità o sterilità (“perché, come è facile capire, […] nella grande maggioranza dei casi, la fecondità è semplicemente una noia, un impaccio”(idem, p. 14)) sono decisi direttamente in laboratorio: Il centro di incubazione è una sorta di inferno in miniatura provvisto di tanti gironi quante sono le classi da produrre, un mostro travestito con asettica sicurezza, in possesso di capaci fianchi colmi di flaconi allineati all‟infinito, fila su fila, piano su piano, che inghiotte sperma e ovuli e sputa creature sempre uguali (Bertinetti, Deidda & Domenichelli, 1983, p. 33). Già dall‟ambientazione risulta chiaro come l‟intento di Huxley fosse quello di farsi portavoce dei timori e delle contraddizioni di un‟epoca che aveva visto la rivoluzione tecnologica portare, da un lato, a fenomeni quali l‟omologazione e il consumo di massa, e, dall‟altro, ad assurdi congegni come la bomba a idrogeno. L‟intento del padre della distopia moderna era dunque quello di mettere in guardia la sua generazione dai rischi verso i quali si andava dirigendo, rischi che in generale si possono riassumere nella paura della dissoluzione dell‟integrità dell‟individuo per mano di “quel moto vorticoso chiamato progresso” (Meloni, 1989, p. 16). La Londra dell‟anno Ford 632 si presenta come un luogo asettico, ultra-tecnologizzato e meccanizzato, in cui nulla è fuori posto e tutto (ogni macchina, ogni azione, ogni parola) ha una precisa funzione politico-sociale, un luogo la cui superficiale perfezione disegna l‟ambientazione ideale per la distopia dell‟era post-industriale. 3. I princìpi fondanti I tre princìpi su cui si regge lo Stato Mondiale sono “Comunità, Identità, Stabilità”. Su questi tre pilastri poggia l‟intero sistema, e per assicurare il loro soddisfacimento ci si serve di vari strumenti tra loro interconnessi. Tra questi i più potenti sono le tecniche di condizionamento psicologico, ingranaggi fondamentali della macchina per la creazione del consenso, che si distinguono principalmente in due: le tecniche di condizionamento “neo-pavloviane”4, che consentono, attraverso l‟utilizzo di agenti esterni, di modificare il comportamento umano, e l‟ipnopedia, un metodo che consiste nell‟impartire l‟insegnamento durante il sonno per mezzo di altoparlanti. 4 Il nome viene da Ivan Pavlov, premio Nobel russo che con le sue scoperte in campo fisiologico aveva dimostrato che la mente animale (e di conseguenza quella umana) poteva essere influenzata da fattori esterni. MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 304 Aldous Huxley: la distopia dell’ultimo uomo Il primo dei presupposti essenziali al buon funzionamento del sistema è quello di fare in modo che ciascuno sia soddisfatto del proprio status, della propria destinazione sociale. È a questo scopo che, nei Centri Statali di Condizionamento, l‟ipnopedia viene usata per impartire la lezione moralizzatrice ai bambini dormienti al fine di creare artificialmente la loro coscienza di classe (“son così contento di essere un Beta!”5). In questo modo ci si assicura che ciascuno sia soddisfatto della propria condizione e sia persuaso del fatto che è nato per svolgere determinate funzioni e non altre. Gli individui finiscono così per percepirsi non più come tali, ma esclusivamente come le parti di una determinata classe sociale nella quale si riconoscono e alla quale sono contenti di appartenere. Le caste vengono dunque a comporsi di entità perfettamente omogenee tra loro quanto a vestiti, comportamenti, costumi e mansioni da svolgere, e il principio dell‟Identità è così definitivamente assicurato. Le tecniche di indottrinamento sono atte anche a servire il principio della Comunità: “ciascuno lavora per tutti. Non si può fare a meno di nessuno” è solo uno degli slogan ipnopedici che induce i soggetti a percepirsi non come singole cellule indipendenti, bensì come le parti di un organismo pluricellulare che necessita di tutte le sue componenti per preservarsi. La standardizzazione dell‟individuo e la soppressione della sua integrità in quanto tale sono elementi funzionali all‟applicazione di questo principio, che, lungi dall‟applicarsi alla sola sfera produttiva, viene applicato anche alla sfera sentimentale: le famiglie non hanno ragione di esistere in quanto gli individui non nascono più attraverso la riproduzione sessuale (rendendo così obsoleti i ruoli genitoriali), la monogamia è severamente vietata e la promiscuità è la regola con cui devono essere vissuti il sesso e le relazioni, in quanto “ciascuno appartiene a ciascun altro”. L‟abolizione delle famiglie è un tema che era già proprio degli scritti utopici classici, tant‟è che persino Campanella aveva tenuto conto del fatto che i legami familiari sono potenziali nidi di bramosie e passioni nocive (Servier, 2002, p. 237). Fondamentale ai fini della Stabilità del sistema è, invece, quello di fare in modo che i cittadini non possano in alcun modo mettere in discussione l‟assetto dell‟intera struttura, né attraverso i loro pensieri né tantomeno attraverso le loro azioni. Grazie all‟ipnopedia si possono infatti condizionare gli individui a comportarsi e a pensare nella maniera conforme alle linee dettate dal governo mondiale. Caratteristica peculiare del metodo ipnopedico è il fatto che esso non può 5 “Oh no, non voglio giocare coi bambini Delta. E gli Epsilon sono ancora peggio. Sono troppo stupidi per imparare a leggere e scrivere. […] Son così contento di essere un Beta! […] I bambini Alfa […] lavorano molto più di noi, perché sono tanto tanto intelligenti. Sono veramente contento di essere un Beta perché non sono costretto a lavorare così duro. E poi, noi siamo superiori ai Gamma e ai Delta. I Gamma sono stupidi. […] E gli Epsilon sono ancora peggio” (Huxley, 1991, p. 26). 305 MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 Francesca Pannozzo essere usato per fini “didattici”, in quanto non risulta funzionale nel momento in cui si cercano di inculcare nozioni mirate all‟educazione culturale nel soggetto. L‟ipnopedia ha successo solo quando viene utilizzata per infondere un‟educazione di tipo morale, mediante frasi congegnate appositamente per essere apprese in maniera semplice e rapida dall‟organo cerebrale senza che sia necessario un processo di elaborazione per comprenderle, e quindi asserzioni del tipo “tutti sono felici adesso” si trasformeranno in veri e propri pensieri nella mente di chi le ascolta, inconsapevolmente, centinaia di migliaia di volte nell‟arco della vita. Le tecniche di condizionamento “neo-pavloviane” 6, invece, vengono utilizzate per indurre i bambini a tenersi lontani dai libri e dai fiori. Sul motivo per il quale si vogliono tenere lontani i bambini dai libri non è neanche necessario soffermarsi: sull‟oscuramento del passato si reggono infatti tutti i mondi distopici, nei quali si vuole che la storia sia interamente cancellata e con essa anche i libri, colpevoli di alludere a mondi e dimensioni alternative (si pensi ai roghi di Fahrenheit 451). Il processo educativo-formativo è dunque ridotto al minimo, perché, come in ogni sistema che non può ammettere alternative, conoscenza e curiosità sono trattate come le principali forze destabilizzanti. Più interessante e innovativo nella storia della letteratura distopica – e elemento che nella nostra interpretazione più contraddistingue quest‟opera – è il motivo per cui si vuole che i bambini non abbiano alcun interesse verso i fiori: la ragione risiede nel fatto che l‟amore per la natura avrebbe il grave difetto di essere gratuito e la grande colpa di non far lavorare le fabbriche, e nella società i cui meccanismi si reggono sul capitalismo iper-razionalizzato e sul progresso tecnologico, questo ovviamente non può essere permesso. L‟intersecazione di questi tre princìpi connota una “struttura sociale a carattere totalizzante” (Manferlotti, 1984, p. 39) dominata da una sorta di “collettivismo capitalista”, basata sulla produzione e sul consumo di massa, in cui la sfera del singolo viene definitivamente soppressa in favore di quella comunitaria e dove la dimensione collettiva padroneggia incontrastata su quella individuale, in quanto gli uomini singolarmente non detengono più alcuna importanza, l‟unica cosa che importa è che “in uguale misura collaborino alla produzione di beni” (Corrado, 1988, p. 28). Disintegrazione dell‟individuo e delle sue capacità autonome-razionali accompagnata dal dominio della massa sul singolo, e allo stesso tempo un culto del capitalismo che, per tradizione, pone l‟individuo (l‟homo oeconomicus) al centro di tutto il sistema: questa è una delle ambiguità di 6 Si tratta di utilizzare scosse elettriche o rumori assordanti in modo da creare nella mente dei bambini un aggancio mentale tra la vista di un determinato oggetto e il fastidio provocato da questi agenti esterni. MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 306 Aldous Huxley: la distopia dell’ultimo uomo questo romanzo, ma è anche, effettivamente, una delle contraddizioni di una classe intellettuale che non sa da che parte stare. Come scrive lo stesso Huxley, nel suo mondo “l‟efficienza perfetta non [lascia] spazio alla libertà e all‟iniziativa personale” (Huxley, 1991b, p. 237), e quindi l‟individuo, formato per pensare unicamente alla dimensione mondana dell‟esistenza, subisce quel processo di annichilimento che tanto spaventa l‟autore e la classe intellettuale a cui appartiene. Questo specifico aspetto antropologico che ne deriva è una delle espressioni più potenti del fatto che il sistema potrà così garantire la sua stabilità, in quanto gli esseri umani, che adesso accentrano la loro quotidianità esclusivamente attorno ai beni materiali, hanno perso pressoché ogni forma di capacità cognitivo- razionale per valutare la messa in discussione del sistema vigente. Ogni forma di attività individuale è severamente interdetta (sebbene sia improprio parlare di veri e propri “divieti” in un mondo in cui si è ottenuto, subdolamente, che nessuno sia indotto a comportarsi in maniera deviante), in particolare quelle che potrebbero riguardare la dimensione del pensiero e della riflessione. Solitudine, meditazione, sensibilità e passione sono considerati atteggiamenti sovversivi, chi passa troppo tempo da solo viene percepito come “non rispettoso delle convenzioni” e viene chiamato a riconformarsi ai costumi sociali se non vuole essere trattato come un soggetto anomalo (il che comporterebbe il confinamento nelle isole, una misura coercitiva ma non violenta per evitare la diffusione del dissenso). L‟interdizione assoluta di tutto ciò che costituisce un‟attività individuale e potenzialmente riflessiva (“quando l‟individuo sente, la comunità è in pericolo” (Huxley, 1991, p. 84) permette ai Governatori Mondiali di avere un controllo assoluto sulla sfera sociale, che viene così a delinearsi come una massa (o meglio cinque masse, corrispondenti alle cinque caste) dove impera l‟omogeneità, la standardizzazione e la suggestionabilità, qualcosa che ricorda molto ciò che Gustave Le Bon aveva chiamato “folla psicologica”: “ciò che colpisce di una folla psicologica è che gli individui che la compongono […] acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di appartenere a una folla. Tale anima li fa pentire, pensare ed agire in un modo del tutto diverso da come ciascuno di loro – isolatamente – sentirebbe, penserebbe ed agirebbe” (Le Bon, 1980, p. 49). Come accadeva anche nell‟utopia di Tommaso Moro, le attività del dopo-lavoro (dai pasti fino alle attività ludiche) sono organizzate dallo Stato che si occupa di scandirne i tempi e i funzionamenti. Ovviamente si tratta anche qui di attività di tipo collettivo, ma la loro peculiare caratteristica è che esse debbano richiedere il consumo di beni manufatti in modo che il vortice del consumismo, di cui un sistema capitalista si nutre e da cui trae perpetuamente nuova forza vitale, non si arresti mai. 307 MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 Francesca Pannozzo Un altro importante strumento per assicurare la stabilità sociale e forgiare una società caratterizzata dalla totale assenza di conflitto è quello della somministrazione giornaliera del soma, la droga di stato. Questa sostanza psicotropa è strumentale al perseguimento dell‟obiettivo finale dello Stato, vale a dire che tutti i cittadini siano felici e che quindi non possano in alcun modo provare quelle sensazioni tipicamente umane (ansia, disagio) che normalmente fungono da “campanelli di allarme” in concomitanza con fatti o situazioni che facciano attrito con la coscienza individuale, politica e non. In questo modo si offre un diversivo all‟introspezione e una soluzione definitiva a ciò che Ehrenberg aveva chiamato La fatica di essere se stessi (Ehrenberg, 1999) in merito al problema dell‟esplosiva diffusione dei farmaci antidepressivi negli Stati Uniti. Il timore del sociologo in merito a questo fenomeno preoccupante è quello che tra le sue conseguenze vi sia anche “una possibile scomparsa del soggetto” (idem, p. 105) e Huxley (è lui stesso a dirci che gli antidepressivi corrispondono al soma della sua favola (Huxley, 1991b, pp. 295 e ss.)) commenta così questa scoperta della moderna medicina psichiatrica: Come tutte le scoperte, le potremmo usare per il bene e per il male. In mano allo psichiatra possono diventare un‟arma contro le malattie mentali; in mano al dittatore vincere la battaglia contro la libertà. Più probabilmente, giacché la scienza è imparziale e olimpica, quelle droghe serviranno a fare schiavi e liberi, a sanare e a distruggere (idem, p. 302). 4. Benessere bene supremo: utopia o distopia? Ciò che sopra ogni altra cosa si è capito nel mondo di Huxley è che affinché vi sia la stabilità sociale è necessaria in primo luogo quella individuale. Tutti devono sentirsi felici, appagati ed essere liberati da affanni e apprensioni: un lavoro e una casa per tutti, dei passatempi da godersi in collettività, l‟impossibilità di provare emozioni e la dose giornaliera di droga assicurano a questi individui una beatitudine costante e imperitura. Fittiziamente felici, ai cittadini di questo peculiare universo distopico è severamente vietato provare qualsiasi sentimento di natura potenzialmente negativa che potrebbe portare alla riflessione, all‟analisi o alla critica. Liberare l‟uomo dalla sofferenza e dall‟angoscia è in realtà caratteristica e scopo comune a tutte le utopie (Servier, 2002, p. 246), ma qui lo Stato vuole andare ben oltre: la felicità – intesa come il soddisfacimento di tutti i bisogni dell‟uomo e la mancanza di preoccupazione per qualsiasi necessità – è assurta a bene supremo a cui tendere continuamente, ed è su di essa che si regge MORUS – Utopia e Renascimento, 10, 2015 308

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