profili e ricordi XXXiV 1 con il contributo dell’istituto Banco di Napoli fondazione, del MiUr Ministero dell’istruzione dell’Università e della ricerca e del Ministero per i Beni e le attività culturali culturali 2 corrado caleNda aldo ValloNe società NazioNale di scieNze, lettere e arti Via MezzocaNNoNe, 8 Napoli 3 la commemorazione è stata tenuta, a classi riunite, il xxxxxxxxx foto la lunga, laboriosissima attività culturale e didattica di aldo Vallone può essere inquadrata in due prospettive com- plementari, entrambe in grado di dar conto legittimamente, per quanto non coincidenti, della complessa fisionomia dello studioso e dell’ appassionato docente. Basti anche una rapida scorsa alla sua bibliografia: quella che introduce, a cura di leonardo sebastio, il volume Dante e il Rinascimento1, ag- giornata e integrata dal figlio di Aldo, Giancarlo Vallone, per la raccolta postuma di Scritti salentini e pugliesi2. Ben 55 fitte pagine per 758 titoli che, anche facendo la tara delle sovrapposizioni e riproposte inevitabili in rassegne di questo genere, depongono per una capacità di lavoro e una latitudine di interessi molto al di fuori del comune. I campi di ricerca sono numerosissimi e a parecchi di questi Vallone ha dedicato volumi di grosso impegno: dal romanzo italiano tra otto e Novecento, a foscolo, a leopardi, alla letteratu- ra rinascimentale, ai crepuscolari e alla poesia italiana con- temporanea in generale, a Vico, alla condizione impiegatizia nel romanzo italiano contemporaneo, alla storia della cultura meridionale e salentina in particolare (nell’intervento di aper- tura all’ Xi congresso dell’ a.i.s.l.l.i. intitolato Modello e 1 P. Sabbatino, L. Scorrano, L. Sebastio, R. Stefanelli, Dante e il Rinascimento. Rassegna bibliografica e studi in onore di Aldo Vallone, firenze, olschki, 1994. 2 a. Vallone, Scritti salentini e pugliesi, a cura di Giancarlo Vallone, Galatina, Congedo, 2003. 7 anti modello nella narrativa napoletana: Napoli e Firenze3, di particolare rilievo anche metodologico, Vallone riprende i suggerimenti più fecondi delle grandi riflessioni di Carlo Dio- nisotti per caratterizzare contrastivamente, con rara efficacia, i rapporti tra centro e periferie nello varie fasi dello sviluppo culturale nazionale). Questo dunque il mero e solo approssimativo elenco dei campi di ricerca di aldo Vallone, per citare solo i più vistosi e più assiduamente frequentati entro una rete di interessi che copre in pratica l’intero svolgimento della cultura letteraria del nostro paese, con qualche inflessione specifica che mette in risalto curiosità intellettuali e radicamenti territoriali che andrebbero approfonditi. Si tratta, come accennavo, della pri- ma delle due prospettive entro cui può essere inquadrata la figura di Vallone. Quella dell’ italianista di solidissima cultura generale, formatosi nei severi licei e nelle prestigiose facoltà umanistiche delle nostre Università (firenze e torino) della prima metà del secolo scorso, con una lunga pratica di inse- gnamento scolastico superiore (ad asti, nella natìa e amatissi- ma Galatina, a Roma), poi affiancata da rilevanti responsabi- lità di gestione a livello locale e ministeriale. Un importante tirocinio, di cui lui stesso vantava il ruolo-chiave nella costru- zione della propria fisionomia umana e intellettuale e che cer- to collaborò a ispirargli o, meglio, a confermare e valorizzare quel tratto di signorile affabilità e di cordiale comunicativa di cui hanno fatto esperienza tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo, anche dopo la svolta rappresentata dall’ inizio dell’ insegnamento universitario. che avvenne relativamente tardi, nel 1955 con il conseguimento della libera docenza in letteratura italiana e l’assunzione dell’incarico nella stessa materia presso la facoltà di Magistero dell’Università di lec- 3 Cfr. A. Vallone, Nuovi studi di storia letteraria napoletana, Napo- li, ferraro, 1982. 8 ce. Dieci anni dopo, nell’a.a. 1967-68, Vallone è titolare della cattedra di lingua e letteratura italiana a Bari, avendo nel frattempo vinto il concorso a cattedra di Filologia dantesca; infine, alla morte di Salvatore Battaglia, dall’a.a. 1972-73 a fine carriera, passa presso la Facoltà di Lettere e Filosofia del nostro ateneo, cattedratico di letteratura italiana. L’accenno alla specificità disciplinare del concorso in cui Vallone risultò vincitore (filologia dantesca) introduce na- turalmente al secondo e certo principale versante della sua attività culturale, quello in cui egli ha lasciato una traccia di grande rilievo nel panorama degli studi storico-letterari italia- ni del Novecento. È appunto la seconda delle due prospettive cui si faceva cenno in apertura. in progresso di tempo ma, occorre precisare, non dagli inizi assoluti (almeno ufficiali) della sua attività di ricerca, incentrata principalmente su temi di narrativa otto-novecen- tesca (i suoi due primi libri sono Il romanzo italiano dalla Scapigliatura alla Ronda4 e la Bibliografia critica del ro- manzo e dei romanzieri dalla Scapigliatura all’ermetismo5) e su un volume foscoliano (Genesi e formazione letteraria dei “Sepolcri”6), già recensito in modo lusinghiero da stu- diosi autorevoli7; in progresso di tempo dunque il tema dan- tesco, declinato in tutte le sue possibili inflessioni ma, come vedremo, soprattutto indagato in tutte le articolazioni di una immensa, quasi ingovernabile tradizione interpretativa, pola- rizza e concentra le ricerche valloniane. la primissima rac- coltina ha un titolo quasi profetico, almeno nella misura in cui segnala l’inizio di un’avventura destinata a protrarsi sul 4 Genova, Emiliano degli Orfini, 1942. 5 Galatina, Marra, 1946. Si tratta del primo di quattro repertori bi- bliografici pubblicati tra il ’46 eil ‘48 6 asti, arethusa, 1946. 7 Tra i quali M. Marti, C. F. Goffis, R. Ramat. 9 lungo periodo: Prime noterelle dantesche8, serie di interven- ti puntuali su luoghi specifici del poema. Ma già nell’anno successivo (1948) comincia la collaborazione di Vallone ai supplementi bibliografici della vallardiana Storia lettera- ria d’Italia (di cui particolarmente significativa quella per il Dante di Nicola zingarelli9); e del 1950 è il volume Gli studi danteschi dal 1940 al 194910. È l’inizio di un filone di ricerca che, come si è accennato, a partire da interessi francamente bibliografici, si specifica e si allarga in sistematica e appassio- nata ricostruzione dell’intera tradizione interpretativa del po- ema e di dante in genere. tale ricostruzione non ignora, come vedremo, scansioni in canoniche periodizzazioni secolari, in cui cioè non si esitano a riprodurre, per esigenze di chiarezza e di immediata collocazione, impostazioni manualistiche an- che un po’ convenzionali. Ma ambisce a farsi ricostruzione della civiltà letteraria italiana sub specie Dantis, o meglio sub specie lecturae Dantis, assumendosi fino in fondo e con piena consapevolezza l’impegno onerosissimo di Seguire, età per età, fase per fase, le correnti di pensiero, le vicende storiche, le tendenze di gusto, le prevaricazioni pole- miche, la partecipazione «straniera» e così via, per quel molto o poco che hanno inciso nella esegesi dantesca (e in preva- lenza nella Commedia), stimolando nuove aperture o creando reazioni a catena. La serie di titoli in cui si realizza questo filone negli anni successivi è impressionante: La critica dantesca contempora- 8 Galatina, Stabilimento Tipografico Ed. Mariano, 1947. 9 Cfr. Bibliografia in N. zingarelli, Dante, Milano, Vallardi, 1948. 10 firenze, olschki. 10
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