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Agire sociale e natura umana PDF

250 Pages·2023·11.273 MB·Italian
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I FONDAMF.NTI ANTROPOLOGICI DELL'AGIRE SOCIALE 71 Premessa: la tradizione tedesca dell'« antropologia filosofica» 79 1. L'antropologia filosofica come teoria dell'azione. Il progetto di Amold Gehlen per un'antropologia sistematica Azione e intersoggettività. La differenza tra Mead e 91 2. Gehlen 105 3. L'espressività umana. L'ermeneutica antropologica di Helmuth Plessner 4. Istinto e bisogno. L'antropologia sociale di Agnes Heller 126 1 39 5. La percezione umana come conoscenza sensoriale: la psicologia critica di Klaus Holzkamp IIl. L'ANTROPOLOGIA STORICA 166 Il controllo degli affetti e l'interdipendenza sociale. La 1. teoria del processo di civilizzazione di Norbert Elias 178 Il disciplinamento del corpo e il potere decentralizzato. 2. L'analisi strutturalista della storia di Michel Foucault 202 3. Sviluppo morale e dominazione della natura. La teoria dell'evoluzione socio-culturale di Jiirgen Habermas Bibliografia 227 Postfazione 237 Un posto nel mondo: tra natura e critica di Francesca Sofia Alexandratos 25 5 Indice dei nomi PREFAZIONE ALLA TRADUZIONE INGLESE di Charles Taylor Questo libro è un lavoro di antropologia filosofica. Ovvero esplora il tema della natura umana, una questione vitale da affrontare, ma al tempo stesso estremamente problematica Un'analisi del concetto di «natura umana» è oggi quantomai necessaria, dal momento che tutti i tentativi di elaborare una scienza degli esseri umani, che ritroviamo in psicologia così come nelle scienze politiche, nella sociologia, nell' an tropologia (in senso stretto), nella linguistica e così via, si basano su certi presupposti rispetto al modo in cui sono fatti gli esseri umani, che, spesso e volentieri, si rivelano altamente questionabili. Di certo, le grandi dispute che imperversano in tutte queste discipline e che riguardano i metodi e lo scopo della scienza si estendono sino a questi sottostanti presupposti di fondo. E ai giorni nostri, ciò che influenza queste scienze non ha importanza solo per il mondo intellettuale: i loro stessi presupposti plasmano la politica pubblica e le concezioni della vita umana comunemente accettate, come possiamo vedere, per esempio, dalla moda attuale dei modelli computazionali e compute rizzati della mente. Tuttavia, al tempo stesso, siamo sempre molto suscettibili e ri luttanti nel parlare di «natura umana». Al sentire queste parole, rie cheggia una sirena di allarme. Abbiamo infatti paura di creare una qualche immagine reificata dell'essere umano, in contrasto con i cambiamenti delle forme di vita umana che emergono dalla storia, e di finire prigionieri di un etnocentrismo insidioso. Le influenze del marxismo, di Nietzsche e delle teorie antropologiche, sebbene si contrappongano sotto altri aspetti, convergono su questo timore. Dopo il declino dell'influenza del marxismo, questa stessa sfiducia è stata alimentata dalle teorie di ispirazione nietzschiana, come quella di Foucault. Gli autori del libro vogliono affrontare questo malessere e questa inquietudine nel parlare di natura umana. L'antropologia filosofica parte dalla convinzione che si possa dire qualcosa di sensato e di 8 AGIRE SOCIALE E NAnJRA UMANA importante sui «presupposti immutabili della mutevolezza umana». Però, tali presupposti non possono essere semplicemente decifrati sugli esseri umani, per come ci appaiono o sono stati documentati nella storia. Non possiamo stilare una lista delle caratteristiche uni versali dell'essere umano estrapolandole dalle società e dalle cul- ture umane secondo un metodo induttivo. Piuttosto, il tentativo intrapreso in questo libro di definire i presupposti immutabili della mutevolezza umana procede attraverso un'analisi critica del corpus scienti.fico che è già stato elaborato; investiga i presupposti taciuti delle varie teorie e conoscenze, ne svela le inconsistenze, gli orizzonti ristretti, la cecità verso altri presupposti altrettanto operativi, e cerca di trarre da tutto ciò una concezione più chiara dell'animale umano. È la costante presenza di una riflessione critica a rendere descrivibili come «filoso.fiche» le analisi qui presentate. Infatti, questa tipologia di studio è ibrida da un punto di vista disciplinare, irrimediabilmente trasversale al con.fine tra .filosofia e scienze umane. Questo libro è chiaramente .filoso.fico anche in un altro senso. Studiare in questo ambito non significa solo argomentare certe conclusioni sostanziali su ciò che sono gli esseri umani, ma anche difendere da un punto di vista metateorico il diritto di trarre tali conclusioni. Le pressioni incrociate che ho descritto prima, tra il sen tito bisogno di criticare i presupposti regnanti delle scienze sociali e i dubbi relativamente a cosa, nel caso, possa prenderne il posto, sono continuamente avvertite nell'intero processo di riflessione qui riportato. Tali pressioni non possono mai essere messe a riposo in maniera definitiva o dimenticate. Questo tipo di argomento critico a più livelli è l'essenza stessa della .filosofia. Il libro di Axel Honneth e Hans Joas è un esempio superbo di questo tipo di riflessione, quella che tocca le questioni centrali dell'oggi. Si sviluppa a partire da una tradizione molto ricca dell' an tropologia .filoso.fica, largamente di lingua tedesca, e la recupera pro prio in un momento in cui tale tradizione sta affrontando una severa critica da parte degli autori francesi contemporanei alla sua intera impostazione di pensiero. Il libro comincia con una critica alla teoria di Marx particolarmente sensibile alle questioni attualmente poste all'ordine del giorno dai nuovi movimenti sociali, ecologisti e fem- ministi. Successivamente, prova a esplorare quanto le lacune che appaiono evidenti nella teoria marxista possano essere colmate at tingendo al lavoro di altri pensatori centrali. Questa seconda sezione del libro introduce autori molto importanti - come Arnold Gehlen e PREFAZIONE ALLA TRADlTDONE INGLESE 9 Helmuth Plessner-ancora quasi interamente sconosciuti nel mondo anglosassone, ma che hanno scritto, in maniera provocante e illumi nante, proprio sulle questioni che sono ora largamente dibattute in Inghilterra e in America. Nella terza parte, fra le altre cose, Honneth e Joas affrontano la sfida alla loro impresa posta nel lavoro di Michel Foucault, e forniscono un'interpretazione illuminante della teoria di Jiirgen Habermas. Questo lavoro acuto e brillante dovrebbe infrangere alcune bar riere. Lo ha fatto quando è stato pubblicato nella sua versione ori ginale in tedesco: sono saltate barriere tra varie teorie della scena tedesca, troppo spesso rinchiuse in veri e propri ghetti ideologici; e successivamente tra il pensiero contemporaneo tedesco e quello fran cese, che non sono mai stati messi a confronto come sarebbe stato necessario. Questi due autori, non solo in questo libro ma anche in altri loro lavori, sono stati pionieri di tale confronto. Adesso, spero che questa traduzione in inglese possa abbattere altre barriere. In questo caso, quelle della mancanza di familiarità, che ha tenuto a distanza molti studiosi e studenti del mondo anglosassone da un contatto con una tradizione enormemente ricca di pensiero e di ri flessione, e da dibattiti contemporanei vitali che spesso riguardano più direttamente le questioni di cui si occupano in maniera centrale. INTRODUZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA di Axel Honneth e Hans ]oas Per gli autori di questo libro è un grande onore e una grande gioia che la nostra opera a quattro mani venga ora resa accessibile in traduzione anche al pubblico italiano. Questa gioia è accresciuta dal fatto che si tratta di un'opera che fu originariamente pubblicata in tedesco più di quattro decenni fa - e nella sua traduzione inglese più di trent'anni fa. Cogliamo dunque questa Introduzione come un'o p portunità per alcune brevi riflessioni sulle condizioni in cui a suo tempo scrivemmo quest'opera, sul nostro sviluppo da allora e sulle nostre visioni più recenti. Il nostro libro è il prodotto di una fase di sviluppo intellettuale condiviso e di un periodo di intensa amicizia, a cavallo tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso. Per entrambi ha costituito una fase di formazione della nostra vita spirituale e in- tellettuale. Considerata la grande diversità del nostro retroterra bio grafico e delle influenze intellettuali che ci hanno formato, non era scontato allora che potessimo avvicinarci e collaborare in maniera cosl stretta. A quei tempi, come si può notare chiaramente dallo stile del libro, l'ambiente accademico di Berlino era fortemente plasmato dall'egemonia del marxismo. Ma al contempo era rimasta viva, at traverso parecchi suoi esponenti, la tradizione tedesca della cosid detta antropologia filosofica - che risaliva a Max Scheler, Helmuth Plessner e Arnold Gehlen. Nella ricerca di un proprio punto di vista, i più giovani dove- vano necessariamente chiarire il loro rapporto con entrambe queste scuole di pensiero. Oltre a questo impulso, avevamo in comune una vera ammirazione per le nuove possibilità di pensiero che Jiirgen Habermas aveva dischiuso nei suoi scritti. Habermas si era sforzato allora di delineare una «ricostruzione» indipendente del materialismo storico. Un aspetto che oggi viene poco considerato è che Habermas, prima della sua più decisa virata in direzione della .filosofia analitica e della teoria sociologica dei sistemi, era profondamente ancorato 12 AGIRii SOCIALE E NATURA UMANA all' «antropologia filosofica», una tradizione da cui proveniva il suo relatore di dottorato, Erich Rothacker. L'iniziativa di iniziare una cooperazione fra noi fu di Hans Joas. A quel tempo, Joas aveva già presentato la sua monografia sull' o pera omnia del pragmatista americano George Herbert Mead, il cui argomento centrale era l'idea di un'«intersoggettività pratica». Con questo termine si rimandava alla tesi secondo cui gli esseri umani costituiscono il proprio sé necessariamente nell'interazione con gli altri. Ali' epoca, questa idea apparve aJoas così importante da volerla esplorare in maniera esaustiva per due ragioni principali. La prima è che rendeva possibile investigare il motivo centrale del cristianesimo, ovvero l'etica dell'amore per il prossimo, come un fatto empirico, al di là del linguaggio dei meri imperativi morali. Quando e come gli esseri umani diventano capaci di mettersi nei panni delle altre persone? Come cambiano le nostre rappresentazioni dello sviluppo infantile e della storia dell'umanità se facciamo di questa domanda la nostra guida? Quando e come si origina il sentimento dell'obbligo di andare oltre la nostra condizione per includere quella degli altri, forse anche di tutti gli altri, nel considerare la direzione da dare al proprio agire? In secondo luogo, attraverso questa connessione a Mead, al prag matismo, così come all'antropologia filosofica, si intendevano con trastare le tendenze razionalistiche di Habermas. Il concetto di «in tersoggettività "pratica"» non si riferisce in maniera prioritaria alla comunicazione razionale e argomentativa. La dimensione corporea dell'intersoggettività e le dimensioni espressive della comunicazione sbiadiscono facilmente se l'interesse principale è la discussione ra zionale. Per contrastare il pericolo di un simile restringimento razio nalistico dell'intersoggettività, all'epoca ci appoggiammo soprattutto alle risorse della tradizione di un'antropologia filosofica che, oltre alla corporeità e all'espressività, teneva maggiormente conto del bi- sogno dell'interazione sociale. Non è un caso che il nostro punto di partenza sia stato il pensiero di Ludwig Feuerbach, un filosofo, oggi spesso dimenticato, che quasi come nessun altro pensatore prima di lui aveva posto la natura sensibile e sensuale delle rela zioni interpersonali al centro della sua critica all'idealismo tedesco. Partendo da qui, cercammo poi di dischiudere in profondità i diversi aspetti di questa «sensibilità» dell'intersoggettività, confrontandoci con un'ampia serie di approcci e teorie antropologiche. Con l' an tropologia di Amold Gehlen, esplorammo la condizione corporea INTRODt.rnONE ALL'EDIZIONE ITALIANA dell'agire umano; con il pragmatismo di Mead, l'interazione tra es seri umani mediata da simboli; con la teoria di Helmuth Plessner, la dimensione espressiva del rapporto con gli altri; con l'antropologia sociale di Agnes Heller, il processo di formazione dei bisogni indivi duali; e infine, con la psicologia critica di Klaus Holzkamp, la costru zione sociale della nostra percezione. Ma per non dare l'impressione che questi diversi aspetti dell'intersoggettività umana iscritta nel corpo fossero qualcosa di dato una volta per tutte e di storicamente immutabile, nella parte finale del nostro libro ci rivolgemmo ad al cune teorie che hanno maggiormente messo a fuoco la mutevolezza storica della nostra natura sociale. In apertura collocammo dunque la teoria della civiltà di Norbert Elias, della quale, malgrado tutti i suoi meriti, criticammo la mancata esposizione e analisi dei mecca nismi psichici interni di regolazione degli impulsi. In una sezione intermedia, ci confrontammo criticamente con la teoria del potere storicamente fondata di Michel Foucault, per poi far valere in chiu sura le nostre già citate riserve verso Habermas, pur nel riconosci- mento della sua operazione di apertura del materialismo storico allo sviluppo storico della morale. Ma i vari aspetti dell'intersoggettività pratica degli esseri umani che avevamo fatto cosl riaffiorare, rima sero in ultima istanza relativamente scollegati tra loro e solo affian cati l'uno all'altro. Eravamo sufficientemente modesti da non cercare nemmeno di unificare, a scopo riassuntivo, i vari temi che avevamo ripreso e svolto all'interno di un quadro consistente della natura mu tevole degli esseri umani. Nei successivi sviluppi del nostro pensiero, abbiamo entrambi continuato a sviluppare alcune tematiche raccolte nel nostro libro, seguendo tuttavia direzioni differenti. Oltre a numerosi lavori di na tura empirico-sociologica, l'obiettivo primario di Hans Joas era di elaborare in maniera estesa la sua teoria dell'azione, distinguendola da quella esposta da Habennas nella Teoria dell'agire comunicativo del 1981. Nel suo libro del 1992, La creatività dell'agire, presentò quindi questa teoria. Come già evidenzia il titolo, non è la razio nalità, ma la creatività a guidare una comprensione della dinamica dell'agire umano. L'opera tratta nel dettaglio soprattutto la genesi e lo sviluppo della capacità di agire intenzionalmente, si interessa del controllo sul proprio corpo e della delimitazione della propria AGIRE SOCIALE E NATURA UMANA individualità1 Sempre nel contesto fondamentale di questa teoria • dell'azione nasce l'opera Come nascono i valori del 1997, in cui è affrontato il problema di come gli uomini sviluppino il loro legame e attaccamento ai valori, ossia attraverso quali esperienze e quali contesti d'azione. Questo libro è recentemente apparso, con un ri tardo di venticinque anni, in traduzione italiana, con un'accurata Introduzione del curatore2. Questa teoria dei valori e della loro ge nesi è poi diventata per Joas il punto di partenza di un'intera serie di studi che vertono su una sociologia storica del cambiamento dei valori, per esempio sulla storia dei diritti umani o delle credenze re ligiose nei contesti di una progressiva secolarizzazione'. Da questi lavori è nato da ultimo il tentativo di esporre le linee fondamentali di una storia globale dell'universalismo morale attraverso una cri tica della suggestiva e influentissima narrazione del processo storico mondano del «disincanto», risalente a Max Weber, e dell'altrettanto potente e impattante .filosofia della storia di Hegel4. Questo lavoro è ancora m corso. Axel Honneth ha intrapreso un'altra strada. Dopo che gli furono chiari i vicoli ciechi della teoria critica della Scuola di Francoforte5, cominciò a interessarsi maggiormente alla dimensione psichica della relazione comunicativa, che Habermas aveva investigato esclusiva mente nelle sue implicazioni razionali. Il risultato di questi studi di psicologia della morale fu l'opera La lotta per il riconoscimento, nella quale, riallacciandosi al giovane Hegel, Honneth intendeva dimo strare come i soggetti umani, nei loro rapporti sociali, siano spinti a ricercare e a ottenere il riconoscimento delle loro controparti so ciali rispetto ai loro bisogni particolari, alla loro capacità di decidere 1 Un riassunto degli aspetti più importanti di questa teoria si trova in H. Joas, La creatività de/l'agire, in Id., Valori, società, religione, a cura di U. Perone, Torino, Rosenberg & Sellier, 2014, pp. 15-59. 2 Id., Come nascono i valori, Macerata, Quodlibet, 2021; sempre qui, M. Santarelli, Introduzione: Articolare l'esperienza. La teoria dei valori di Hans ]oas, pp. 7-50. 3 Id., La sacralità della persona. Una nuova genealogia dei diritti umani, a cura di A.M. Maccarini, Milano, Franco Angeli, 2014; Id., La fede come opzione. Possibilità di futuro per il cristianesimo, a cura di P. Costa, Brescia, Editrice Queriniana, 2013. 4 Id., Die Macht des Hei/igen. Bine Alternative z,urGeschichte von der Entzauberung, Berlin, Suhrlcamp, 2018 (tradotta anche in inglese e francese); Id., lm &nnkreis der Freiheit. Religionstheorie nach Hegel und Nietzsche, Berlin, Suhrlcamp, 2020. 5 A. Honneth, Critica del potere. La teoria della società in Adorno, Foucau/t e Habermas, trad. it. di M T. Sciacca, Bari, Dedalo, 2001.

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