Alfred Hitchcock, il maestro del «terrore come una delle belle arti», l'uomo che ha fatto gelare il sangue a centinaia di milioni di spettatori cinematografici e televisivi, ha raccolto in questo volume venticinque racconti talmente impressionanti o macabri o grotteschi da precludersi la via del teleschermo. Sono, nel loro genere, venticinque piccoli capolavori, di scrittori per lo più poco noti, fantasticati con la crudezza della vita vissuta. Una parte del libro è costituita di «storie di argomento soprannaturale» dove il protagonista è lo spettro. «Ma il grosso della partita,» scrive Hitchcock, «è fatto di racconti gialli. Tuttavia vi cercherete invano storie di ammazzamenti di bassifondi, di omicidi all'uso dei barboni. Non ho niente contro i gangster, capitemi. Alcuni tra i più deliziosi delitti sono stati appunto compiuti da criminali di professione. Tuttavia, in linea di massima, il lavoro più interessante, anche in questo campo, è svolto da dilettanti. Dilettanti molto dotati, ma sempre dilettanti. è gente che fa il proprio lavoro con dignità, buon gusto e originalità, e con quel pizzico di senso del grottesco che in queste cose è come il lievito. Ci sono squartamenti e sevizie, ma eleganti, sani, come li fa la gente per bene: ed è proprio questo, secondo me, che dà il piacere della lettura.»