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1861: L'anno che fu Italia. Gli uomini. Le battaglie. Le arti – Catalogo delle mostra, gennaio PDF

65 Pages·2011·11.77 MB·Italian
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�L�'�a�n�n�o� �c�h�e� �I�f�u� �t�a�l�i�a a cura di Alessandro Schiavetti HERMANN GEI GER 1861. L’anno che fu Italia. Gli uomini. Le battaglie. Le arti. Dal 5 febbraio al 27 marzo 2011 Sala esposizioni, Fondazione Geiger Corso Matteotti 47, Cecina (LI) Mostra e catalogo a cura di Alessandro Schiavetti In collaborazione con: Federico Gavazzi e Alessandra Scalvini Testi in catalogo di: Federico Gavazzi Damiano Leonetti Marco Andrea Piermartini Massimo Polimeni Alessandra Scalvini Alessandro Schiavetti Michela Sgarallino Grafica Design e impaginazione: Fabrizio Pezzini Fotografie: Valentina Ragozzino Bandecchi & Vivaldi – Editore ISBN 978-88-8341-475-6 HERMANN GEI GER Catalogo realizzato in occasione della mostra In copertina: Carrozza appartenuta al Generale G.Garibaldi e utilizzata durante la campagna di Bezzecca 3 INDICE Introduzione Pag 5 I padri della Patria Pag 7 Giuseppe Mazzini Pag 9 Giuseppe Garibaldi Pag 11 Vittorio Emanuele II Pag 13 Camillo Benso di Cavour Pag 15 Le guerre per l’Indipendenza Pag 16 La prima guerra per l’Indipendenza. Battaglia di Curtatone e Montanara Pag 18 La seconda guerra per l’Indipendenza. Battaglia di San Martino e Solferino Pag 20 La terza guerra per l’Indipendenza. Battaglia di Bezzecca Pag 22 La Toscana nel Risorgimento Pag 24 Eroi e personaggi Livornesi Pag 26 Eroi e personaggi Cecinesi Pag 28 La difesa di Livorno del 10-11 maggio 1849 Pag 30 Le armi nel Risorgimento Pag 32 Cenni sulle armi da fuoco individuali nel Risorgimento italiano Pag 33 Le uniformi nel Risorgimento Pag 37 Cenni sulle uniformi risorgimentali Pag 38 Emblemi Risorgimentali: la musica Pag 44 Fratelli d’Italia. Goffredo Mameli e il Canto degli Italiani Pag 45 Emblemi Risorgimentali: la bandiera Pag 50 La storia della bandiera italiana Pag 51 Il Risorgimento delle immagini Pag 55 Ringraziamenti e riferimenti fotografici Pag 63 HERMANN GEI GER n 3 m HERMANN GEI GER Cartoline collezione Piraino n 4 m 5 INTRoDuzIoNE Era il 1861, e nasceva l’Italia. Centocinquanta anni di storia. Un frammentario paese come il nostro, attraverso san- guinose battaglie e lunghi periodi di guerra, alla fine assumeva i contorni di un coeso sistema unitario. Attraverso un periodo che rimandiamo a circa trent’anni prima dell’Unità stessa, uomini di eccelso valore politico, generali coraggiosi ed strateghi militari hanno gettato le solide fondamenta che col tempo abbiamo innalzato a Stato unitario, in una rivoluzione non solo politica, ma anche e soprattutto territoriale, che vedeva in precedenza una suddivisione in principati indipendenti ed in conflitto tra loro. In un paese nel quale si viveva ancora un tasso di analfabetizzazione altissimo, e dove si alloggiava ancora spesso in capanne e case prive di ogni umana comodità, si stava radicando lentamente il sentimento popolare di rivolta, quel sentimento ricco di pathos che mirava all’unico scopo di raggiungere l’unità nazionale, liberando il proprio territorio dagli oppressori. Furono questi gli anni di Garibaldi, generale coraggioso ormai icona e ispirato da Spartaco il gladiatore romano, mai domo e sempre pronto a scendere in battaglia per l’Italia e per il suo valore. Furono gli anni del nobile Cavour, il grande uomo poli- tico piemontese, di Vittorio Emanuele II, incoronato nel 1861 come re d’Italia, e di Giuseppe Mazzini, il patriota sempre ac- clamato dalle folle e tessitore principe di un Italia in incubazione. Furono i momenti nei quali si partiva per lunghe spedizioni, terminate vuoi con successo, oppure con disfatte; ma si partiva per liberare dall’oppressore le proprie terre, per dare una svolta a quella che da tempo ormai era una penisola frammentata e priva di identità. Si partiva peraltro per fame, per gloria, per le guerre d’Indipendenza alla difesa di un ideale di Nazione. Un ideale che spesso, rappresentato anche dai corpi degli alleati o dei nemici lasciati esanimi sui campi di battaglia, era solo ad uno stato di gestazione e che solo molti anni dopo avrebbe assunto i contorni tricolore che ci contraddistinguono oggigiorno. Furono anche gli anni delle rivolte popolari, del brigantaggio, di patti ed alleanze politiche dettate dal bisogno. Ma allo stesso tempo furono gli anni dei nostri volontari, di quei giovani soldati che lasciarono famiglie, madri in lacrime, mogli e figli, e che lottarono a costo della loro vita giovane per una bandiera che ancora oggi è dipinta del loro sangue. Furono gli anni di un paese che nasceva, e che d’Italia finalmente non aveva più soltanto i contorni geografici, ma bensì un’intensa e comune, anche se forse ancora intricata, idea di Unità. Il periodo rappresentato però non è stato soltanto caratte- rizzato dalle guerre per l’Indipendenza e dalle battaglie che le hanno contraddistinte. Stiamo parlando anche dei singoli episodi, quelli che hanno toccato più da vicino la nostra regione Toscana che è stata protagonista indiscussa del periodo in questione; una Toscana che ha fatto trincea negli scontri di Curtatone e Montanara con i giovani universitari partiti da Pisa, guidati e comandati dai loro stessi professori, o come l’episodio che ricordiamo nelle due giornate di Livorno del 10 e dell’11 maggio 1849; due date storiche in cui l’intera popolazione della città costiera si è ribellata con tutte le sue forze agli oppressori grazie anche alla presenza di uomini come Jacopo e Andrea Sgarallino. Furono gli anni di Goffredo Mameli e del glorioso, trionfale, Inno nazionale, della musica in tutte le sue vesti e sfaccetta- ture, interpretata da maestri sacri come Giuseppe Verdi, che hanno saputo imprimere nelle loro composizioni, erette a pilastri della musica, le immagini di questi anni. Furono poi gli anni in cui l’emblema nazionale assumeva a cornice un meraviglioso tricolore verde bianco e rosso che ancora oggi sventola pieno d’orgoglio. La Fondazione Hermann Geiger con “1861. L’anno che fu Italia” mette in scena un percorso di ricordo, riallacciandosi ai festeggiamenti nazionali per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia, che mira prevalentemente alla riscoperta attraverso immagini e testi, di un periodo storicamente fondamentale per il nostro paese. Questo percorso, arricchito dalle numerose testimonianze dell’epoca rappresentate da armi da fuoco e da armi bianche, da uniformi e divise, da documenti e manoscritti e da cimeli appartenuti direttamente sia ai padri della patria che ai nostri volontari, mira a riportare proprio attraverso il ricordo, ognuno di noi tra i colori e tra una musica di una storia passata, ma mai dimenticata. Il tutto attraversando l’immagine di una bandiera dalle tonalità mai sbiadite, facendo sì che l’iniziativa abbia come motore trainante la morale collettiva. Quella morale che contraddistingue il fiero popolo italiano, che ha portato i valorosi soldati dell’epoca, i grandi statisti, i condottieri più in- domiti, ma anche i più deboli nuclei familiari a realizzare il sogno più grande di un territorio come il nostro: l’essere liberi, e finalmente uniti. Alessandro Schiavetti HERMANN GEI GER 4 n 5 m HERMANN GEI GER Spada e copricapo appartenenti al generale Giuseppe Garibaldi 7 HERMANN GEI GER n 7 m HERMANN GEI GER 8 9 GIuSEPPE MAzzINI Giuseppe Mazzini nasce a Genova il 22 giugno del 1805, è figlio di Giacomo Mazzini medico e professore universitario, e di Maria Drago; una famiglia che trasmette al giovane Giuseppe fin da subito l’amore per la cultura. A soli 15 anni si iscrive alla facoltà di medicina per poi passare agli studi di giurisprudenza. Si interessa da subito alla politica e alla letteratura, ed entra a far parte molto presto della Carboneria per la quale svolse compiti in Liguria e in Toscana. Nel 1829 collabora con “L’indicatore Livornese”, un giornale letterario con sfondo politico. Nel 1830 viene arrestato proprio per l’an- nessione alla Carboneria, ma viene rilasciato poco dopo. Sceglie la via dell’esilio prima in Svizzera poi in Francia; a Marsiglia nel 1831 fonda la Giovine Italia (Giovine per indirizzarla ai giovani e alla loro voglia di rivolta, Italia per il suo spropositato amore per la patria), organizzazione che mirava a portare in Italia un sistema democratico con principi di libertà e di unità (nel 1859 in un comunicato a Vittorio Emanuele II lo stesso Mazzini scrive “Io amo più del mio partito la mia patria”). Mazzini cerca di gettare, con la Giovine Italia, la base delle sue azioni proprio sul popolo attraverso il suo ideale: demo- crazia, nazione e religiosità, con questa intesa come Dio di verità e giustizia che si manifesta attraverso il popolo. Fonda nel 1834 anche la Giovine Europa, al fine di riconoscersi in un’Europa liberata e costituita da popoli uniti. Padre della coscienza popolare, e della coscienza per la patria, raccoglie moltissime adesioni in Piemonte, Toscana e Sicilia. La repressione dell’im- paurito governo sabaudo però fu pesante; ventisette condanne a morte, processi e numerosi esili. Nonostante il senso di colpa Mazzini prova ancora a fomentare le rivolte in Italia, ma il 28 maggio del 1834 viene arrestato e poco dopo esiliato. Raggiunge impoverito l’Inghilterra nel 1837 e si stabilisce a Londra; tenta numerose volte di rianimare i moti in Italia, ma evidentemente la popolazione non è ancora pronta alle sue idee. A Milano fonda il quotidiano “l’ Italia del popolo”. Il 9 marzo del 1849 Gof- fredo Mameli gli telegrafa “Roma Repubblica, venite! ”. Nominato poi triumviro, l’esperienza ha però breve durata, in quanto altri furono gli insuccessi. Nel 1857 torna a Genova accolto in trionfo per preparare con Carlo Pisacane l’insurrezione genovese e poco dopo viene condannato a morte in contumacia. Dopo il ritorno a Londra vorrebbe partecipare all’impresa dei Mille di Garibaldi, dato che del generale segue ogni azione e missione. Dopo un altro arresto e un nuovo esilio, giunge nel 1872 in incognito a Pisa, dove muore il 10 marzo. HERMANN GEI GER 8 n 9 m

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Baldini. Ha combattuto anche nell'Agro romano distinguendosi con egregio .. inglese che aveva la canna fissata al calcio tramite spinotti passanti.
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