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1493: pomodori, tabacco e batteri. Come Colombo ha creato il mondo in cui viviamo PDF

669 Pages·2013·11.16 MB·Italian
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Il libro SE NEL 1492 QUALCUNO AVESSE RIVELATO AI SOVRANI DI SPAGNA Ferdinando e Isabella anche solo la metà delle conseguenze che avrebbero avuto i viaggi di Cristoforo Colombo da loro finanziati, molto probabilmente sarebbe stato incarcerato come un volgare truffatore. Nessuno poté fare nulla, invece, contro la forza dirompente della realtà. Già a partire dal 1493, infatti, gli equilibri e gli assetti del pianeta furono letteralmente rivoluzionati: due mondi che, dopo la frattura geologica di 200 milioni di anni prima, erano rimasti estranei e ignoti l’uno all’altro, si incontrarono e si mescolarono, in un processo di reciproca osmosi e contaminazione che, da allora, è diventato sempre più intenso. ¶ Alla luce della storia ambientale, inaugurata da Alfred Crosby con il concetto chiave di «Scambio colombiano», e delle più recenti ricerche antropologiche, archeologiche e storiche, Charles Mann esplora la genesi e l’impetuoso sviluppo di questo «mondo nuovo», unico e globale, nato da un autentico terremoto ecologico. Le navi europee trasportarono oltreoceano – insieme ai coloni e, poi, agli schiavi – migliaia di specie botaniche sconosciute, e ne importarono altrettante. Il che spiega la presenza dei pomodori in Italia, delle arance in Florida, del cioccolato in Svizzera e dei peperoncini in Thailandia. Al traffico di piante e animali s’intrecciò poi la circolazione involontaria e clandestina di altre «creature» che ebbero quasi sempre effetti devastanti sull’ambiente e sulla salute degli indigeni: vermi, zanzare, scarafaggi, topi, funghi, batteri, virus e microrganismi di ogni specie, che s’insediarono nelle nuove terre e modificarono radicalmente paesaggi ed ecosistemi da un capo all’altro del pianeta. ¶ Ma lo sbarco di Colombo ebbe anche altre conseguenze. Ottant’anni dopo uno spagnolo di nome Legazpi navigò verso oriente per stabilire relazioni commerciali permanenti con la Cina, all’epoca il paese più ricco e potente del mondo. A Manila, la città da lui fondata, l’argento delle Americhe, estratto da schiavi africani e indiani, veniva venduto agli asiatici in cambio di seta per i paesi europei. Per la prima volta, merci e persone di ogni angolo del globo erano coinvolte in un unico mercato mondiale, la base materiale dell’età moderna. ¶ Con avventurose incursioni attraverso i continenti e lungo la linea del tempo, Mann ci mostra alcuni scenari cruciali di quella svolta epocale, dai quali emerge come la creazione di una rete universale di scambi ecologici ed economici abbia favorito l’ascesa dell’Europa, devastato la Cina imperiale e sconvolto l’Africa. Ma dove sono anche ben visibili le radici di alcune delle più scottanti questioni del nostro tempo, dall’immigrazione all’autodeterminazione dei popoli, dalla questione ambientale al cosiddetto «scontro di civiltà». L’autore Charles C. Mann, scrittore e giornalista, collabora con «The Atlantic», «Science», «The New York Times», «Technology Review», «Vanity Fair» e «Washington Post». Ha lavorato per il network hbo e per la serie televisiva «Law & Order». Per tre volte finalista al National Magazine Award, nel 2006 il suo 1491: New Revelations of the Americas Before Columbus ha vinto il National Academies Communication Award come miglior libro dell’anno. Charles C. Mann 1493 Pomodori, tabacco e batteri. Come Colombo ha creato il mondo in cui viviamo Traduzione di Carla Lazzari Cartine di Nick Springer e Tracy Pollock, Springer Cartographics LLC; copyright © 2011 by Charles C. Mann 1493 Alla donna che ha creato la mia casa ed è la mia casa PROLOGO Come altri libri, anche questo è cominciato in un giardino. Una ventina di anni fa lessi per caso su un giornale l’annuncio di alcuni studenti del college locale, che avevano coltivato un centinaio di varietà di pomodori e invitavano i visitatori ad andare a vedere il loro lavoro. Siccome i pomodori mi piacciono, decisi di farci un salto insieme a mio figlio di 8 anni. Quando entrammo nella serra del college, rimasi esterrefatto: non avevo mai visto tanti pomodori così diversi per dimensioni, forma e colore. Uno studente ce ne offrì qualcuno su un piattino di plastica. Fra questi ce n’era uno tutto bitorzoluto, che aveva il colore di un vecchio mattone e una grande «tonsura» verde-nera intorno al picciolo. Nei sogni mi capita a volte di provare sensazioni così intense che mi sveglio. Davanti a quel pomodoro mi invase la stessa emozione: rimasi letteralmente a bocca aperta. Lo studente mi disse che si chiamava Nero di Tula. Era un pomodoro «heirloom», di una varietà «tradizionale» a impollinazione libera, sviluppatosi in Ucraina nel XIX secolo. «Credevo che i pomodori venissero dal Messico» dissi sorpreso. «Come sono finiti in Ucraina?» Lo studente mi porse un catalogo dei semi tradizionali di pomodoro, peperoncino e fagioli. A casa lo sfogliai. Tutte e tre le colture erano originarie delle Americhe, ma in più di un caso le varietà elencate nell’opuscolo provenivano da altri luoghi: pomodori giapponesi, peperoncini italiani, fagioli congolesi. Mi venne il desiderio di avere qualcuno di quei pomodori strani ma saporiti: ordinai i semi, li feci germogliare nei contenitori di plastica e per la prima volta in vita mia zappai un pezzetto di terra nell’orto e vi infilai le pianticelle. Poco dopo la visita alla serra andai in biblioteca. Scoprii che la domanda che avevo fatto allo studente era sbagliata. Tanto per cominciare, i pomodori erano

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Duecento milioni di anni fa, la Terra era un vasto continente chiamato Pangea, circondato da un unico grande mare. La deriva dei continenti separò gli emisferi, che per millenni restarono isolati l'uno dall'altro, sviluppando una flora e una fauna molto differenti. L'arrivo di Cristoforo Colombo in
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