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100 anni di Guareschi PDF

184 Pages·2010·1.83 MB·Italian
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ISBN 978-88-7847-209-9 100 anni di Guareschi © 2009 Monte Università Parma Editore Convegno internazionale 100 anni di Guareschi Letteratura, Cinema, Giornalismo, Grafica Parma, 21-22 novembre 2008 Aula Magna-Università degli Studi di Parma Comitato scientifico Giuseppina Benassati, Guido Conti, Roberta Cristofori, Letteratura, Cinema, Giornalismo, Grafica Giuseppe Marchetti, Rinaldo Rinaldi, Gino Ruozzi Atti del Convegno internazionale 100 anni di Guareschi Con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Parma, 21-22 novembre 2008 Direzione Generale per i beni librari e gli istituti culturali La pubblicazione degli atti è stata realizzata grazie al Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della Nascita di Giovannino Guareschi è vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale, dei testi e delle immagini senza espli- cita autorizzazione. L’editore si dichiara disponibile al riconoscimento di eventuali diritti d’autore. Traduzioni di a cura di Tutte le immagini, ove non specificato, sono conservate presso l’Archivio Giovannino Mario Calidoni e Adriano Concari Guareschi del Club dei Ventitré di Roncole Verdi (PR) e sono di proprietà degli eredi Alberto e Carlotta Guareschi. Si ringraziano Mattia Sarzi Madidini per la collaborazione redazionale e Giorgio Ca- samatti per la ricerca iconografica. Un sincero ringraziamento ad Alberto e Carlotta Guareschi per la gentile concessione delle immagini pubblicate e il prezioso aiuto nella realizzazione del volume. In copertina: Giovannino Guareschi © Alberto e Carlotta Guareschi MUP Editore è una impresa strumentale della Fondazione Monte di Parma www.mupeditore.it Sommario Presentazione di Vincenzo Bernazzoli Guareschi e il Novecento Antico mondo piccolo di Rinaldo Rinaldi Guareschi e il romanzo di Daniela Marcheschi Guareschi fra l’Emilia e l’Europa di Alberto Bertoni La bicicletta di Giovannino Ovvero: Guareschi scrittore d’avanguardia di Roberto Barbolini “Avrò si e no duecento parole: dal rést, a ne m’pos miga lamintär!” di Fabio Marri Guareschi tra politica e letteratura Guareschi e l’Europa Guareschi e la memoria degli Internati Militari Italiani Guareschi favolista e moralista di Alessandro Ferioli di Gino Ruozzi I film di don Camillo e il mondo contadino Guareschi nella Spagna franchista di Roberto Campari di José Manuel Alonso Ibarrola Storia, unorismo e poesia: Guareschi e la letteratura lusofona di Luísa Marinho Antunes Le carte di Giovannino Guareschi e la sua visione della Russia di Olga Gurevic Tra le carte e i libri di Giovannino di Rosaria Campioni Archivista senza saperlo Scrittore anomalo? Scrittore modello? Guareschi e l’organizzazione del suo archivio di Cristiano Dotti e Maria Parente Le carte di Giovannino Guareschi: Tavola Rotonda di Luisa Finocchi di Giuseppe Marchetti Come leggere le carte Il futuro della critica guareschiana: di Giuseppina Benassati appunti e riflessioni di Guido Conti Un lessico per la grafica di Guareschi di Roberta Cristofori Una cronaca speciale di Marzio Dall’Acqua Realismo, surrealismo ed espressionismo nell’opera grafica di Guareschi di Giorgio Casamatti 7 Presentazione Il Convegno 100 anni di Guareschi. Letteratura, Cinema, Giornalismo, Grafica ha coronato un anno di iniziative e incontri dedicati alla figura di Giovannino Guareschi a cent’anni dalla sua nascita. Un convegno di alto profilo che, per la prima volta, ha riunito a Parma esperti e studiosi, italiani e stranieri, chiamati a confrontarsi sulla figura e l’opera dello scrittore. Un evento unico, nato con il proposito di segnare una svolta, colmando quel vuoto critico che durava da oltre quarant’anni e ponendo le basi per una nuo- va stagione di studi. Non solo la politica degli anni del dopoguerra – politica aspra di scontri che non hanno risparmiato Guareschi – ha fatto schermo a una vera conoscenza di questo autore. è opinione largamente condivisa, infatti, che i molteplici aspetti dello scrittore siano stati messi in ombra dal successo straordinario della saga di don Camillo e Peppone, successo che gli ha impedito di occupare il posto che gli spetta nella storia e nella cultura del secolo scorso. Scrittore, disegnatore, fine umorista, acuto interprete della realtà italiana, Guareschi ha raccontato il nostro Paese usando la scrittura, l’illustrazione, forme di comunicazione molteplici e innovative. Ha parlato di politica e di costume, di paesaggi e di sentimenti, di persone famose e di gente semplice. Ha creato il “Mondo piccolo”, ispirandosi a un’area che conosceva, la bassa pianura della provincia di Parma, verso il Po, ma facendo vivere in quel “Mondo piccolo” personaggi, atmosfere, storie di un valore ben più ampio. Nell’ambito delle celebrazioni guareschiane non poteva quindi mancare un momento di approfondimento che gettasse luce su chi era dav- vero Giovannino Guareschi, non solo come padre di don Camillo e Peppo- ne, ma come straordinario testimone e interprete del Novecento. Questo era 9 l’intento del convegno, così come è stato l’obiettivo del Comitato Nazionale per le Celebrazioni, che nel suo lavoro istituzionale ha messo insieme tante idee e tante prospettive diverse, per dare voce a tutte le sfaccettature, a tutti gli aspetti del personaggio. Vincenzo Bernazzoli Presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della Nascita di Giovannino Guareschi Guareschi e il Novecento 10 Guareschi e il Novecento Antico mondo piccolo Rinaldo Rinaldi 1. Storie o storia? Confesso di non essere un guareschiano di ferro. Da piemontese appassionato di arrampicata e alta montagna mi è sempre sembrata una provocazione la didascalia con la quale Guareschi presenta la sua scenografia padana: Dunque il Po comincia a Piacenza, e fa benissimo perché è l’unico fiu- me rispettabile che esista in Italia: e i fiumi che si rispettano si svilup- pano in pianura, perché l’acqua è roba fatta per rimanere orizzontale, e soltanto quando è perfettamente orizzontale l’acqua conserva tutta la sua naturale dignità. Le cascate del Niagara sono fenomeni da baracco- ne, come gli uomini che camminano sulle mani.1 A me gli uomini che camminano sulle mani, o meglio sulla verticale, sono sempre piaciuti. Inoltre devo scontare, nei confronti di Guareschi, qualche peccato di gioventù. Lessi molto tempo fa (negli anni Sessanta) il Mondo piccolo di don Camillo e Peppone, dopo aver visto i due meravigliosi film di Duvivier, e non fui trascinato da una passione senza ombre. Mi sembrava, da lettore ingenuo, che i ritratti disegnati dallo scrittore non corrispondes- sero esattamente (per qualche misteriosa ragione) al profilo di Fernandel e Giovannino Guareschi sulle rive del Po, 1952. Foto Alessandro Minardi 1 G. Guareschi, Mondo piccolo. Don Camillo, Rizzoli, Milano, 196238, p. XI. 13 100 anni di Guareschi Guareschi e il Novecento Gino Cervi, al loro melanconico umorismo. Mi sembrava che la scrittura […] raccontare dei fatti di cronaca. Roba inventata e perciò tanto ve- di Guareschi fosse più “lenta” e insieme più ricca, che aggiungesse qualcosa rosimile che mi è successo un sacco di volte di scrivere una storia e di alle immagini dei film che nei film non c’era oppure filava via senza dare vederla, dopo un paio di mesi, ripetersi nella realtà. E non c’è niente il tempo di essere vista. Mi imbarazzava un poco, allora, la polemica di di straordinario, è semplice questione di ragionamento: uno considera Guareschi contro quella che egli chiama “la faccenda della politica”, uni- il tempo, la stagione, la moda e il momento psicologico e conclude ficando ideologie e differenze in un generale appello alle “cose essenziali”2, che, stando così le cose, in un ambiente x possono verificarsi questa e come in una sorta di umanitarismo extra-storico (“La storia non la fanno quest’altra vicenda.7 gli uomini: gli uomini subiscono la storia come subiscono la geografia”3). “La solita storia”4 di Guareschi, il suo rinchiudersi in un mondo davvero Questa professione di realismo o neorealismo, se volessimo azzardare un’eti- “piccolo”, “ognuno per sé e Dio per tutti”, mi ricordava davvero – allora – il chetta, non è campata in aria come sembra. Questo istinto giornalistico che profilo dell’uomo qualunque. E mi infastidiva un po’ quel suo glissare, in obbliga a registrare i fatti, a verificarli magari dopo averli “inventati”, è un nome del microcosmo della Bassa, “quella fettaccia di terra fuori mano”5, sul dato veramente primario in Guareschi: forse è per questo che oggi, a tanti anni di distanza, i suoi racconti sembrano più reali di prima, più legati al “tempo” ventennio fascista spesso ridotto – nei suoi racconti – a una caricatura o più e alla “stagione”. Anche la politica allora, la politica sterilizzata del “Mondo sovente a un “eccetera”: piccolo”, sembra riprendere i suoi diritti per ridiventare oggetto di racconto, apparire insomma ben delineata, concreta e reale (altra clamorosa contraddi- Poi ci fu la guerra [la prima] che portò via un paio di figli all’uno e zione!) dietro la foschia delle “cose essenziali”: all’altro. Poi i pasticci del dopoguerra eccetera, e così passarono venti anni circa e nessuno pareva pensarci più.6 Queste storie quindi vivono in un determinato clima e in un deter- minato ambiente. Il clima politico italiano dal dicembre del 1946 al Le cose, tuttavia, non sono così semplici. E oggi, a quarant’anni di distanza da dicembre del 1947. La storia insomma di un anno di politica.8 quella prima lettura, ciò che balza all’occhio non è tanto l’umanitarismo “es- senziale” di Guareschi ma le contraddizioni di Guareschi. E sono le contraddi- Le “storie” ridiventano “storia”. Guareschi, se non scrittore politico, si ripresenta zioni, i particolari che non rientrano nel quadro, la sua disarmante e irritante verosimilmente (verosimilmente!) come scrittore di politica. E non è casuale che sincerità, a rilanciare la riflessione non lasciando cristallizzare le impressioni in fra le avventure di don Camillo ci siano qua e là delle autentiche allegorie, solo uno stereotipo. Perché l’Autore di Mondo piccolo non si presenta come scrit- apparentemente caricaturali, che ci comunicano con chiarezza quella che po- tore ma come “cronista”, non vuole compromettersi con la “letteratura” ma tremmo definire (parafrasando Pasolini) “la volontà di Guareschi a essere politi- si limita a co”. Pensiamo per esempio al racconto intitolato non a caso Il popolo, in nome del populismo cristiano tipico dell’Autore, dove si ritrovano allo stesso tavolo il “grosso proprietario” Cagnola, il “rosso” Peppone e il prete don Camillo: 2 Ivi, p. XXXVI. 3 Ivi, p. X. 4 Ivi, p. XI. 5 Ivi, p. XXXVII (anche sotto). 7 Ivi, pp. IX-X. 6 Ivi, p. 229 (corsivo nostro). 8 Ivi, p. X. 14 15 Giovannino Guareschi appena scarcerato e in libertà vigilata sul Po a Polesine Parmense, 1955. Foto Alessandro Minardi 100 anni di Guareschi Guareschi e il Novecento Peppone si alzò e seguì don Camillo e, quando entrò nella stanza illu- tura” che “non conta un bel niente”: è fatta solo di “bei discorsi” che “non minata e si trovò davanti il Cagnola, rimase per un istante sbalordito. Il concludono niente”13, “è più un male che un bene”14, “riempie il cervello di Cagnola rimase anche lui un bel po’ a bocca aperta a rimirare Peppone, nebbia”15. è un atteggiamento che attraversa molte pagine di Guareschi, ac- poi si alzò e strinse i pugni, ma don Camillo intervenne. compagnandosi a qualche citazione scolastica volutamente stereotipata (come «Favoriscano sedersi, signori» disse con voce imperiosa don Camillo. il motto pseudo-machiavelliano “Il fine giustifica i mezzi”16) e a clamorose «Qui è casa mia.» ostentazioni di ignoranza, aggressivamente conformiste, con una sorta di pro- Don Camillo si sedette alla tavola, fra i due. vocatorio esibizionismo: «L’estrema destra» spiegò «l’estrema sinistra e il centro. Il centro preso non in senso politico ma in senso cristiano.»9 «Un po’ di riposo quassù mi rimetterà a posto, la quale potremo ritor- nare presto alla nostra missione spirituale.» Ancora una volta, però, le cose non sono così semplici. Il realista Guareschi, E lo disse seriamente, e davvero quel ‘la quale’ gli pareva che valesse più il politico Guareschi, come sappiamo, inventa; e l’invenzione spesso trasgre- di tutti i discorsi di Cicerone messi in fila.17 disce a quel tradizionale criterio di verosimiglianza che l’Autore stesso invoca a giustificazione del suo scrivere. Guareschi, insomma, racconta anche storie Guareschi non maltratta solo la cultura d’avanguardia, com’era prevedibile (le di fantasmi, come il terzo racconto introduttivo a Don Camillo, quello del- “cose sul genere dell’esistenzialismo […] non significano un accidente”18), ma la ragazza bruciata viva da molti anni, che continua a riapparire ogni sera, liquida anche la letteratura tradizionale, contrapponendola polemicamente “appoggiata contro il palo del telegrafo”10, al suo antico innamorato. Ghost alla banalità e agli “schemi convenzionali” dell’esistenza quotidiana: stories dunque, letteratura. Pagine a effetto, in barba alla professione di fede giornalistica o all’immagine pubblica (“niente letteratura o altra mercanzia del E la gente se ne infischia se si trova immischiata in una vicenda che è genere”11) che l’Autore vuol dare di sé. Contraddizioni di Guareschi. una scopiazzatura del ‘Sangue romagnolo’ o di ‘Giulietta e Romeo’ o dei ‘Promessi sposi’ o della ‘Cavalleria rusticana’ e altre balle di letteratura. Quindi è un eterno ripetersi di vicende banali, vecchie come il cucco, 2. Verso il romanzo? ma alla fine, tirate le somme, quelli della Bassa finiscono sottoterra preciso come i letterati di città […] La cultura è la più grande porcheria Anche un profilo di Guareschi scrittore, a dire il vero, presenta qualche diffi- dell’universo perché ti amareggia, oltre la vita, anche la morte.19 coltà e a prima vista sembra problematico. Se non mancano nel Mondo piccolo gli appelli al “cuore” e ai buoni sentimenti (“gli arcipreti sono fatti anche di cuore”12), non mancano neppure battagliere dichiarazioni contro la “cul- 13 Ivi, p. 27. 14 Ivi, p. 127. 15 Ivi, p. 182. 9 Id., Mondo piccolo. Don Camillo e il suo gregge, Rizzoli, Milano, 196312, p. 246. 16 Ivi, p. 187. 10 Id., Mondo piccolo. Don Camillo, cit., p. XXXIV. 17 Ivi, p. 96. 11 Ivi, p. IX. 18 Ivi, p. 230. 12 Ivi, p. 126. 19 Ivi, p. 231 (anche sopra). 18 19 100 anni di Guareschi Anche questa volta, tuttavia, un quadro così negativo e apparentemente bloc- cato su se stesso è attraversato dalla contraddizione, poiché Guareschi è uno scrittore, scrittore di romanzi o meglio di racconti romanzeschi. A ben guar- dare, infatti, non sono le “vicende banali” a formare la sostanza di questa narrativa, ma proprio il loro potere di “scopiazzatura”, la loro tensione verso il melodramma, verso le topiche delle “balle di letteratura”. Non è allora casuale e non è pura e semplice parodia il fatto che un capitolo di Mondo piccolo riscri- va Giulietta e Romeo e che almeno un altro testo faccia eco a Delitto e castigo (questi sono i titoli). Tutt’altro che cristallizzato in una fotografia di maniera, “il piccolo mondo del Mondo piccolo”, come dichiara l’Autore, “non è in nes- sun posto fisso […] è un puntino nero che si muove”20 sull’onda lunga delle reminiscenze, degli echi, delle parole altrui. Il provocatorio programma gior- nalistico di incondizionata (e illetterata) fedeltà alla banale e sempre uguale “cronaca”, insomma, si capovolge a ogni istante in una tentazione di romanzo che vive non di ripetizioni ma di peripezie, colpi di scena, “storie”. è allora significativo che Guareschi insista molto sulla ripetitività e circolarità della storia, ma al tempo stesso si soffermi compiaciuto sulla peripezia per eccellenza, sulla più drammatica soluzione di continuità, l’Apocalisse: Gli uomini […] si illudono di dare un corso diverso alla storia, ma non modificano un bel niente, perché, un bel giorno, tutto andrà a catafa- scio. E le acque ingoieranno i ponti, e romperanno le dighe, e riempi- ranno le miniere; crolleranno le case e i palazzi e le catapecchie, e l’erba crescerà sulle macerie e tutto ritornerà terra. E i superstiti dovranno lottare a colpi di sasso con le bestie, e ricomincerà la storia.21 L’Apocalisse come modello di romanzo è quanto di più lontano possibile dalla routine del Mondo piccolo, ma è anche una delle tante figure evangeliche e bi- bliche che Guareschi sfrutta precisamente per costruire le sue avventure: storie 20 Ivi, pp. XIII-XIV. G. Guareschi, illustrazione a china su carta realizzata per il racconto 21 Ivi, , pp. X-XI. Delitto e castigo, in Don Camillo, Rizzoli, Milano, 1952 20

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