1. Alimentazione e nutrizione 2. Assistenza primaria 3. Biologia molecolare applicata alla sanità pubblica 4. Contrasto delle diseguaglianze di salute 5. Epidemiologia e prevenzione dei tumori 6. Epidemiologia e prevenzione delle malattie cardiovascolari 7. Epidemiologia e prevenzione delle malattie infettive 8. E pidemiologia e sistemi informativi nei dipartimenti di prevenzione 9. Igiene dell’ambiente costruito 10. Igiene e sicurezza alimentare 11. Management sanitario 12. Ospedale e territorio 13. Prevenzione delle infezioni ospedaliere 14. Prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro 15. Prevenzione vaccinale 16. Promozione dell’attività fisica 17. Salute e ambiente 1. Alimentazione e nutrizione 1.1 ASSOCIAZIONE TRA VITAMINA C E RISCHIO DI MELANOMA CUTANEO: STUDIO EPIDEMIOLOGICO MULTICENTRICO IN UNA POPOLAZIONE DEL NORD ITALIA. Malavolti M, Malagoli C (1) Fiorentini C (2), Sieri S (3), Krogh V (3), Pellacani G (2), Vinceti M (1) (1)CREAGEN - Centro di Ricerca in Epidemiologia Ambientale, Genetica e Nutrizionale, Dipartimento di Medicina Daignostica, Clinica e di Sanità Pubblica dell'Università di Modena e Reggio Emilia, Modena ; (2)Clinica Dermatologia del Policlinico di Modena, Università d Modena e Reggio Emilia, Modena; (3) Istituto Nazionale dei Tumori, Milano Negli ultimi anni l'incidenza di melanoma cutaneo è notevolmente aumentata . Da sempre si sta cercando di capire l'eventuale ruolo preventivo dei fattori dietetici in particolar modo antiossidanti, quali l'acido ascorbico, l' alfa-tocoferolo ed i carotenoidi, per lo più presenti in frutta e verdura. In questo studio abbiamo valutato la relazione tra il rischio di melanoma cutaneo e la vitamina C tramite uno studio caso-controllo di popolazione realizzato in cinque province della regione Emilia Romagna. Sono stati reclutati tutti i pazienti con melanoma cutaneo maligno diagnosticato nel biennio 2005-06 e residenti in una delle province in studio. Ad ogni caso abbiamo quindi associato sei potenziali controlli estratti casualmente dalla popolazione generale ed appaiati per sesso, età (±5 anni) e provincia di residenza. Utilizzando il Questionario Alimentare 'EPIC', specificamente sviluppato e validato per la popolazione del Nord Italia, abbiamo determinato la assunzione media giornaliera di vitamina C. Per ogni soggetto sono state raccolte altre informazioni quali: stato civile, titolo di studio, peso, altezza e fototipo. I partecipanti allo studio sono stati classificati in tre categorie in base alla assunzione giornaliera di vitamina C utilizzando come cut-points 100 e 200 mg/die. E' stato quindi calcolato il rischio relativo (RR) di melanoma con gli intervalli di confidenza (95%CI) per i differenti gruppi di soggetti aggiustando anche per potenziali fattori confondenti. Sono stati inclusi nello studio 380 pazienti (175 uomini e 205 donne di età media 57,5 ±15,5 e 52,5±14,7 anni rispettivanente) e 719 controlli ad essi appaiati per età, sesso e provincia di residenza. La analisi cruda mostra una diminuzione del rischio di melanoma in tutte le categorie di assunzione di vitamina C con un RR di 0,57 (95%CI 0,36-0,89) nella categoria superiore versus quella inferiore (P trend=0,017). La associazione tra vitamina C e la riduzione del rischio si riconferma anche dopo aggiustamento per alcuni potenziali fattori confondenti come vitamina D e succo di arancia (RR=0,56; 95%CI 0,34-0,93; P trend 0,026). Nelle analisi stratificate per età e sesso la associazione inversa tra vitamina C e rischio di melanoma è quasi esclusivamente confinata alle donne e soprattutto a quelle con età inferiore a 60 anni. Le analisi stratificate per fototipo mostrano infine una associazione tra rischio e vitamina C solo per i soggetti con fototipo II (RR=0,76; 95%CI 0,38-1,52; P trend=0,010). Questi risultati indicano che i soggetti con i più bassi livelli di assunzione di vitamina C hanno un maggior rischio di melanoma, indicando quindi la possibilità di una attività protettiva di questa vitamina nei confronti di tale malattia. Tale associazione sembra tuttavia limitata ad uno specifico sottogruppo di soggetti, ovvero alle donne di età inferiore a 60 anni. Pagina 3 1.2 LA "OBESITY EPIDEMIC": IL BENDAGGIO GASTRICO LAPAROSCOPICO QUALE STRUMENTO PER IL CONTROLLO DELL'OBESITÀ GRAVE E LA MODERAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE. RISULTATI PRELIMINARI (A 1 ANNO) DI UNO STUDIO PROSPETTICO. Riccò M, Marchesi F (2), Zuccarotto D (2), Reggiani V (2), Signorelli C (1) (1) Dipartimento di Scienze Biomediche, Biotecnologiche e Traslazionali (SBiBiT), Università degli Studi di Parma (2) Clinica chirurgica e terapia chirurgica, Università degli studi di Parma Introduzione. Il bendaggio gastrico laparoscopico (BeGL) (insieme di procedure che limitano meccanicamente l'accesso di materiale alimentare all'antro gastrico) è una procedura sempre più diffusa nel trattamento dell'obesità (BMI = 30 kg/m2), ma i suoi effetti sul rischio cardiovascolare non sono stati completamente investigati, in particolare nel sesso femminile. Scopo di questo studio prospettico è valutare l'impatto del BeGL sul rischio cardiovascolare in un'ottica di Sanità Pubblica. Pazienti e Metodi. Ventiquattro pazienti di sesso femminile (età: 42.5±10.6 anni), tutte affette da obesità (BMI: 42.3±5.5 kg/m2) sono state sottoposte a BeGL. I principali fattori di rischio cardiovascolari (glicemia a riposo, colesterolo totale, colesterolo HDL, trigliceridi, pressione arteriosa) sono stati determinati prima dell'intervento e quindi ad intervalli seriati (T+1 mese, T+3 mesi, T+6 mesi, T+12 mesi). Il rischio cardiovascolare è stato quindi determinato in fase pre-operatoria e a 12 mesi dall'intervento applicando il programma di calcolo ricavato dal Progetto Cuore (ISS 2007, http://www.cuore.iss.it/sopra/calc-rischio.asp). Risultati. A 12 mesi dall'intervento, era possibile rilevare un calo ponderale di 32.4±12.6 Kg (26.2±8.9%), equivalente ad una riduzione del BMI del 23.6±11.9% (ANOVA per misure ripetute, p<0.0001; post test per trend lineare, p<0.0001). Nessuna complicazione post operatoria era rilevabile. Sideremia, emoglobinemia, protidemia totale, albuminemia, volume cellulare medio non presentavano significative differenze nel periodo di osservazione (ANOVA per misure ripetute, p>0.05). Fra i fattori di rischio analizzati, era evidenziabile una riduzione non significativa di colesterolo totale (T0=209.1±40.1 vs T+12=181.8±37.2 mg/dL, ANOVA per misure ripetute, p=0.1884), colesterolo HDL (T0=122.5±37.1 vs T+12=106.8±41.01 mg/dL, p=0.8478) e trigliceridemia (T0=126.4±35.8 vs T+12=93.3±39.1 mg/dL), a fronte di un incremento statisticamente significativo del colesterolo HDL (T0=44.4±6.9 vs T+12=57.9±11.7 mg/dL, p=0.0005; post test per trend lineare, p<0.0001), mentre la prevalenza di glicemia a digiuno >100 mg/dL passava dal 45.8% al 12.5% (test di Fisher, p value = 0.3691). Nel periodo di osservazione si rilevava una significativa riduzione della pressione arteriosa sistolica (PAS, 128.0±13.5 vs 110.5±7.4 mmHg, p=0.0279; slope=-3.508; test per trend lineare, p=0.0025), diastolica (PAD, 84.0±14.4 vs 76.0±8.1 mmHg, p=0.0083; slope=-2.209; test per trend lineare, p=0.0068) e media (PAM=PD+1/3(PAS-PAD); 98.7±13.6 vs 87.5±7.9 mmHg, p=0.0093; slope=-2.642; post test per trend lineare, p=0.0013). Infine, il rischio di eventi cardiovascolari maggiori passava dall'1.18% (IC95% 0.62-1.73) allo 0.59% (IC95% 0.31-0.88) a 5 anni (test di Student per dati appaiati, p = 0.0011). Conclusioni e Discussione. L'applicazione del BeGL sulla popolazione oggetto dell'indagine ha determinato la globale riduzione di tutti i parametri presi in considerazione, ed in particolare il significativo miglioramento del quadro ponderale e di alcuni fattori di rischio cardiovascolari (in particolare: colesterolo HDL e valori di pressione arteriosa) in assenza di rilevanti complicazioni cliniche o fisiologiche. Inoltre, si rilevava il sostanziale dimezzamento del rischio cardiovascolare a 5 anni. In conclusione, benché la procedura di BeGL non possa essere consigliata quale approccio di elezione alla corrente epidemia di obesità nei Paesi Occidentali, il suo ricorso in casi selezionati rappresenta una valida opportunità terapeutica anche nell'ottica della Sanità Pubblica. Pagina 4 1.3 IL DIRITTO AL CIBO: PRESUPPOSTI ETICI, SITUAZIONE MONDIALE E PROSPETTIVE DI MIGLIORAMENTO Tanini T, Indiani L (1), Sala A (1), Sinisgalli E(1), Lorini C (2), Santomauro F (2), Bonaccorsi G (3) (1) Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università degli Studi di Firenze (2) Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Firenze (3) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze Introduzione Il diritto al cibo è una condizione fondamentale per la salute (Carta di Ottawa 1986, OMS). Si tratta di un diritto inclusivo, non semplicemente del diritto ad una razione calorica e di nutrienti minima, ma a tutti gli elementi nutrizionali di cui una persona necessita per vivere una vita attiva e in salute e ai mezzi necessari per procacciarseli. E' inoltre da considerarsi un diritto umano e come tale non negoziabile. I suoi requisiti sono la disponibilità (risorse produttive naturali e canali di mercato), l'accessibilità (economica e fisica), l'adeguatezza (qualità, quantità e appropriatezza). Il diritto al cibo è strettamente collegato al concetto di sostenibilità alimentare, le cui dimensioni ineriscono all'ambito sociale, economico e ambientale. Materiali e metodi E' stata effettuata una revisione della normativa nazionale e internazionale, dei principali documenti e report inerenti al diritto al cibo e alla sostenibilità alimentare. Risultati Il diritto al cibo è riconosciuto a livello mondiale a partire dall' art 25 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo (1948), fino alle ultime linee guida FAO del 2012, ove si connota come un obbligo che ogni Stato membro deve garantire a tutti i cittadini. Tale approccio si rende necessario dal momento in cui esiste una discrasia tra una produzione agricola mondiale, in grado di soddisfare le esigenze nutrizionali di 12 miliardi di persone, ed una iniqua distribuzione di cibo a livello geografico e socio-economico. Tale iniquità determina un effetto paradosso in virtù del quale ad un miliardo di soggetti denutriti (il 13,4% della popolazione totale, con 36 milioni di decessi/anno) si affiancano 1,4 miliardi in eccesso ponderale (con 29,2 milioni di decessi/anno). L'accesso al cibo è influenzato da variabili quali: livelli di produzione, limitatezza delle risorse naturali, meccanismi del mercato internazionale, crisi economica ed alimentare, cambiamenti climatici e disastri naturali, situazione socio-politica. Se nei Paesi in via di sviluppo il problema nutrizionale è prevalentemente quantitativo, nei Paesi ad alto reddito è essenzialmente qualitativo. Se da un lato, dunque, esiste l'esigenza di garantire la disponibilità di cibo per masse crescenti di popolazione, dall'altro è necessario che ogni persona possa godere di un livello accettabile di qualità e sicurezza del cibo prodotto, distribuito e consumato. Conclusioni Le prospettive di intervento per garantire il diritto al cibo comprendono: incentivi alla produzione agricola, miglioramento dei meccanismi di distribuzione e accesso al cibo, educazione alimentare, riduzione degli sprechi e tutela dei diritti dei lavoratori del settore agroalimentare. A livello locale sono poi da promuovere il riavvicinamento tra produzione e consumo su più dimensioni (distanza fisica, ma anche culturale, economica e sociale), la garanzia del principio di sovranità alimentare, la socializzazione, localizzazione e territorializzazione delle pratiche alimentari volte a creare microeconomie di mercato. In quest'ottica la sanità pubblica riveste un ruolo fondamentale nell'elaborare politiche alimentari che sostengano l'educazione, la formazione e la comunicazione sui molteplici aspetti connessi al cibo e la conseguente prevenzione delle patologie legate all'alimentazione, sia a livello individuale che collettivo. Pagina 5 1.4 E' ANCORA ATTUALE LA DIETA MEDITERRANEA TRA I GIOVANI DEL CILENTO? Scarano G, Fariello W, Trani A M, Raimondo M, Guglielmini S, Sodano S, Del Gaudio T, Triassi M, Greco D, ASL SALERNO DIP. PREVENZIONE Introduzione La Dieta Mediterranea è stata identificata quale stile alimentare salutare, nel Cilento, da un gruppo di ricercatori americani ed italiani guidati dal prof. Ancel Keys, fisiologo dell'Università di Minneapolis: gli studi di questo gruppo di ricercatori cominciarono a metà degli anni 60 a Pioppi, piccolo paese della costiera cilentana. Nel cinquantennio trascorso dall'inizio degli studi sulla dieta mediterranea, mentre continuano ad essere prodotte evidenze scientifiche sull'effetto protettivo dell'alimentazione mediterranea, di molto sono cambiate le abitudini alimentari e lo stile di vita della popolazione italiana, riscontrando un progressivo abbandono di essa, specialmente da parte delle giovani generazioni, con conseguente incremento delle malattie cardio-vascolari , dell'obesità infantile (oltre il 30% dei bambini e degli adolescenti è in sovrappeso, mentre circa il 10% è obeso),dell'obesità nell'adulto e dei tumori. Metodi Un questionario standardizzato è stato offerto a tutti i frequentanti la 2 media delle 24 scuole cilentane dei distretti sanitari di Vallo della lucania e di Sapri , con l'impegno di compilarlo in famiglia. I risultati sono stati confrontati con quelli dello studio OKKIO alla salute 2012 dell'Istituto Superiore di Sanità. L'analisi dati è stata effettuata con Excel ed Epiinfo7. Risultati Dei 1116 questionari consegnati ne sono stati raccolti 996 (89%). Il 90% di loro fa colazione al mattino : solo il 4% la fa fuori casa ; diversamente lo studio nazionale Okkio dice che il 9 % dei ragazzi italiani di 9 anni fanno colazione al mattino ed il 31% la fa inadeguata. Il latte è alimento principale per il 75% dei ragazzi con biscotti per il 50% del campione. Un ragazzo su tre consuma cereali , ma solo l'8% yogurt , le merendine sono consumate a colazione dal 15% degli intervistati. Solo il 38% dei ragazzi beve acqua di rubinetto, mentre il 60% preferisce l'acqua minerale. Le bevande gassate interessano solo il 13 % degli intervistati. Solo il 4% non fà spuntino di mezza mattinata (a livello nazionale, OKKIO; il 25%) ; chi lo fa preferisce il panino con salumi 56% portato da casa, le merendine le consuma solo il 20%, ma solo sei ragazzi su cento mangiano frutta nella mattinata e la pizza attrae il 5% degli scolari. Il pranzo è in famiglia (95%) così come la cena : la pasta è immancabile (88%) insieme alla carne (82%), meno frequente il pesce . Ma questo non toglie che la maggioranza delle famiglie abbia un orto ed animali domestici. Infatti il 70% produce alimenti in casa : dai salumi (40%) ai formaggi (23%), il 30% alleva un maiale , il 10% una mucca; il 56% delle famiglie produce verdura ed il 46% frutta fresca. IL confronto con i dati nazionali e regionali di okkio alla salute offre un pattern di abitudine alimentari più salutari : una alimentazione più calibrata e più vicina alla tradizionale dieta mediterranea. Oggi quindi i cilentani seguono la dieta mediterranea quando adottata dalla famiglia, ma le loro preferenze andrebbero senz'altro verso una dieta 'europea' ricca di carboidrati, grassi e proteine. Pagina 6 1.5 'ACQUA. SORSI DI SALUTE' PROGETTO PILOTA DI EDUCAZIONE SANITARIA PER LA PREVENZIONE DELL'OBESITÀ E PER LA SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE RIVOLTO AGLI ALUNNI DELLA SCUOLA PRIMARIA' Gleilmo N, Burro F, Palombi E Nicolina Glielmo (1) Francesco Burro (2) Ersilia Palombi (3) Affiliazione: (1) e (2) Asl Benevento U.O. Materno-infantile (3) Asl Benevento SIAN OBIETTIVI: Il crescente consumo di soft-drink, anche in età pediatrica, è spesso considerato uno dei fattori che concorrono alla diffusione dell'obesità, la cui prevenzione è una delle priorità della sanità pubblica. Bere è un bisogno fondamentale dell'organismo; tuttavia, mentre grande risalto è stato dato all'assunzione dei cibi solidi, le istanze del bere hanno ricevuto minore attenzione. Per tale motivo è stato implementato in alcuni Istituti scolastici della nostra ASL un programma che affrontasse con gli alunni delle ultime 3 classi della scuola primaria i temi relativi al 'bere sano', nell'ambito di una nutrizione corretta e nell'ottica della salvaguardia delle risorse ambientali. L'acqua deve essere considerata un vero e proprio 'nutriente', considerato che in natura essa è presente sempre come soluzione salina. Obiettivi del progetto sono stati: 1.Avviare con gli insegnanti curriculari un percorso di conoscenza relativa all'importanza dell'acqua per l'ambiente e per la salute, ma anche il suo ruolo nella religione, nella letteratura e nella storia. 2.Migliorare le conoscenze e la consapevolezza di tutti riguardo alla necessità di bere in modo corretto e salutare. 3.Sensibilizzare gli alunni riguardo ai temi di tutela del territorio e delle risorse idriche, anche organizzando gite e passeggiate nella natura. METODI: per avviare le attività previste si sono stipulati accordi di programma con l'Ufficio Scolastico Provinciale e con il CAI (Club Alpino Italiano) di Benevento. Si sono quindi programmati incontri con gli insegnanti referenti degli istituti scolastici per socializzare gli obiettivi dell'intervento e fornire materiale informativo (brochure, manifesti, presentazioni power-point). Successivamente, a cascata, operatori dell'ASL e membri del CAI hanno incontrato gli insegnanti interessati presso ogni istituto che ha formalizzato l'adesione. Si sono calendarizzati gli incontri con gli alunni con gli operatori ASL e, nel contempo, sono stati proposti itinerari naturalistici da parte del CAI, per organizzare successive 'uscite'. Sono stati somministrati questionari di apprendimento ad un campione di alunni che hanno partecipato al progetto e ad un campione di alunni che frequentavano scuole della provincia che non hanno aderito. Un questionario di gradimento è stato previsto per gli insegnanti referenti. RISULTATI: I questionari di 'apprendimento' hanno mostrato un miglioramento delle conoscenze nel gruppo-intervento, rispetto al gruppo controllo. Anche dai questionari di gradimento degli insegnanti referenti si è riscontrato un feed-back positivo. Durante gli incontri gli operatori dell'ASL hanno verificato interesse e partecipazione, che si è concretizzata alla fine dell'anno scolastico con varie manifestazione (recite con canzoni, filastrocche e testi sui temi affrontati, manifesti, piccole pubblicazioni) I genitori hanno riferito cambiamenti nella scelta delle bevande da parte dei propri figli. CONCLUSIONI: Il percorso implementato potrebbe rappresentare per gli operatori sanitari l'occasione per introdurre il tema dell'acqua negli argomenti di una nutrizione sana, considerando l'importanza per l'organismo, sia della giusta idratazione, sia dell'apporto adeguato di sali minerali. Al tempo stesso, ponendo attenzione sull'impronta idrica e ambientale di alcuni cibi rispetto ad altri, si può a giusta ragione sottolineare l'importanza della corretta nutrizione come strumento di benessere sia per il singolo individuo, sia per il pianeta. Pagina 7 1.6 GESTIONE DI UN CASO DI CONTAMINAZIONE DA AFLATOSSINE IN FARINA DI MAIS PRESSO L'ASUR MARCHE AV3 Biondi M, Moretti G*, Filippetti F*, Conforti R*, Ricotta S*, Falconi A*, Bono A*, Lambertucci C * DIRIGENTE MEDICO DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE ASUR AV3 ** TDP DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE ASUR AV3 *** BIOLOGO TIROCINANTE PèRESSO DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE ASUR AV3 INTRODUZIONE Le aflatossine, prodotte prevalentemente da alcune specie fungine del tipo'Aspergillus', sono presenti in numerose matrici alimentari di consumo ordinario (cereali, frutta secca e a guscio, spezie, cacao, oli vegetali etc.). L'aflatossina B1 in particolare può costituire un serio pericolo per l'uomo ed è stata classificata da IARC nel gruppo 1, cioè come cancerogeno per l'uomo. MATERIALI E METODI A seguito di emanazione della Circolare del Ministero della Salute nota prt. 16765 del 14/09/2012, in cui si afferma che le condizioni climatiche verificatesi nell'ultimo periodo antecedente alla stessa (caratterizzate da una prolungata siccità estiva) , avevano determinato un' accresciuta contaminazione da aflatossine nella produzione di mais, il Servizio IAN dell'ASUR Av3 della Regione Marche si è attivato per i riscontri di competenza. I campionamenti ufficiali inerenti la ricerca di aflatossina in farina di mais, svolti in conformità con quanto previsto dal Regolamento CE 401/2006 e dai successivi recepimenti nazionali e regionali, prevedono che si applichi un piano di campionamento proporzionale al peso della partita. Ogni campione deve essere rappresentativo della partita da analizzare, pertanto sono stati presi in considerazione solo i campioni al di sopra di 100 g.. Sono stati sigillati i campioni e sono state adottate tutte le misure per la prevenzione di eventuali contaminazioni ex-post. RISULTATI Dai campionamenti effettuati nel territorio dell'ASUR AV3, è stata riscontrata la positività per presenza di Aflatossina B1 e somma di Aflattossine (B1, B2, G1, G2) in n. 12 campioni analizzati con eccedenza rispetto ai limiti previsti dal Regolamento CE n. 1881/2006. Di questi sono risultati non conformi n. 9 campioni. Da rilevare che l'eccedenza media dai limiti previsti nei regolamenti comunitari è stata di circa 29 µg/Kg per quanto concerne il tenore di Aflatossina B1 e di circa 34 µg/Kg per la somma di aflatossine. CONCLUSIONI Nell'intera Regione Marche, come previsto dalla segnalazione ministeriale, sono state rilevate eccedenze rispetto ai limiti previsti per i tenori di arflatossina B1 e somma di aflatossine. Sono state segnalate n. 15 positività per aflatossine. Nelle annualità precedenti , cercando di valutare il trend temporale disponibile per l'ultimo triennio 2010-2012, si rileva che nell'anno 2010 su n. 75 campioni si erano determinate n. 5 positività su tali matrici e il riscontro di n. 1 non conformità; nell'anno 2011 su n. 58 campioni nessuna non conformità e n. 2 positività; nel 2012 su n. 53 campioni n. 9 non conformità ed n. 6 positività. L'evidente aumento che si è verificato nell'anno 2012, come riferito nella circolare ministeriale, è presumibilmente da ricondurre alle variazioni climatiche che sono occorse, e quindi non potenzialmente soggette ad opere di prevenzione. La prevenzione resta ad ogni modo la migliore strategia per controllare questa problematica, individuando come momento centrale l'interazione tra la valutazione e la gestione e comunicazione del rischio. Pagina 8 1.7 FACEBOOK, INTERNET, CELLULARE E CONSUMO DI SOSTANZE NEI GIOVANI ADOLESCENTI Buja A, Gallimberti L (2), Chindamo S (2), Vinelli A (3), Garofalo A (2), Terraneo A (2), Baldo V (1) (1) Dipartimento di Medicina Molecolare, Laboratorio Sanità Pubblica e Studi di Popolazione, Università degli Studi di Padova (2) Fondazione Novella Fronda, Fondazione di studio e ricerca in Medicina e delle Dipendenze, Padova. (3) Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università degli Studi di Padova Obiettivi: Scopo dello studio è stato verificare se esista un'associazione tra consumo di sigarette, alcol, energy drinks e l'utilizzo del cellulare, di internet e di alcuni social-network da parte dei ragazzi delle scuole medie inferiori. Dati recenti (1) indicano che i dipendenti da Internet (IAD) presentano alterazioni mieliniche in alcune regioni cerebrali coinvolte nell'insorgenza e nella gestione delle emozioni, dell'attenzione esecutiva, nella capacità decisionale e nel controllo degli impulsi in analogia a quanto osservato in altri tipi di dipendenza. I dati da noi evidenziati sembrano supportare queste ipotesi anche da un punto di vista epidemiologico, aprendo nuove interessanti strategie di prevenzione di quei disturbi giovanili che sembrano avere origine in alcune modificazioni anatomiche e funzionali della corteccia orbito-frontale provocate non solo dalle tradizionali sostanze d'abuso. Materiali e metodi: Lo studio è stato condotto durante l'anno scolastico 2012-2013 presso le scuole medie di Rovigo. E' stato somministrato a 807 studenti un questionario, composto da 91 quesiti a risposta multipla tra cui alcuni quesiti sull'uso del cellulare, sull'accesso a internet e a facebook, e sull'abitudine al fumo, al consumo di alcol e di energy drinks. Le analisi statistiche sono state effettuate utilizzando il software STATA versione 12. Risultati: Il campione di ragazzi (807) intervistati era costituito da 277 di ragazzi di I media, 287 di seconda media e 243 di terza media. Analizzando il dato stratificato per classe frequentata, si è osservato, attraverso un'analisi bivariata, che è presente un'associazione positiva tra il fumo e numero di contatti di facebook, numero di sms inviati al giorno e di ore trascorse su internet in tutte le classi. Il consumo di alcol è associato all'avere un profilo facebook, al numero di sms e di ore passate in internet. Il consumo di Energy Drinks risulta associato all'avere un profilo facebook, al numero di sms inviati e alle ore passate in internet in tutte le classi. L'analisi multivariata conferma un'associazione tra fumo e numero di contatti di facebook e di sms inviati; tra consumo di alcol e di sms inviati; e tra energy drink e numero di contatti di facebook e di sms inviati; tra il far uso di canne e numero di contatti di facebook e di sms inviati. Conclusioni: Lo studio ha dimostrato come gli stili di vita nei ragazzi siano associati al numero di relazioni intessute tramite i social network. Tali risultati sono utili al fine di introdurre già nelle scuole medie degli interventi di prevenzione sul consumo delle varie sostanze d'abuso. 1.Fuchun Lin, Yan Zhou, Yasong Du, Lindi Qin, Zhimin Zhao, Jianrong Xu, Hao Lei (2012) Abnormal whie matter integrity in adolescents with internet addiction disorder: A Tract-based Spatial Statistic study. PLoS ONE 7(1): e30253.doi:10.1391/journal,pone.0030253 Pagina 9 1.8 PROPRIETÀ ANTIPROLIFERATIVA DEL SUCCO DI MELA A POLPA ROSSA IN CELLULE DI TUMORE MAMMARIO UMANO. Schiavano G F (1), De Santi M (1), Bucchini A (2), Giamperi L (2), Fanelli M (1), Giomaro G (2) (1) Dipartimento di Scienze Biomolecolari, (2) Centro Orto Botanico, Università degli Studi di Urbino'Carlo Bo' INTRODUZIONE. Evidenze epidemiologiche suggeriscono che alcuni tipi di mele sono ricche di sostanze ritenute benefiche per la salute in quanto possono avere un'azione protettiva verso malattie multifattoriali, incluso alcuni tipi di cancro (1-2). Tra le sostanze ritenute protettive si hanno i flavonoidi e le antocianine, di cui le mele rosse sono ricche. L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di studiare l'attività antiproliferativa del succo di una varietà di mela a polpa rossa di recente identificazione (definita ' mela Pelingo') in cellule di tumore mammario umano. METODI. Il succo ottenuto dalla mela rossa è stato centrifugato, filtrato e aggiunto in concentrazioni diverse a cellule di tumore mammario estrogeno positive (MCF-7) ed estrogeno negative (MDA-MB-231) e dopo incubazione per 3 giorni è stata valutata l'attività antiproliferativa Inoltre è stata valutata anche l'induzione di apoptosi, necrosi, autofagia e alterazione della progressione del ciclo cellulare. Parallelamente è stata valutata l'attività antiproliferativa di altri 5 varietà di mele. Sugli stessi frutti è stato determinato il contenuto polifenolico e antocianinico totale. RISULTATI. Il succo fresco di mela Pelingo si è dimostrato in grado di inibire significativamente la proliferazione cellulare di entrambe le linee cellulari già a 2.5% (v/v) , e risultando molto più attiva rispetto alle altre 5 varietà di mele testate. Si è dimostrato anche che l'attività inibitoria è risultata direttamente proporzionale all'indice proliferativo delle cellule testate. Valutando i profili del ciclo cellulare la mela Pelingo è stata in grado indurre un accumulo della percentuale delle cellule nella tarda fase S e G2. Inoltre, è stata evidenziata una induzione di autofagia e necrosi cellulare, già a tempi brevi, senza l'evidenza di una risposta apoptotica. Infine la mela Pelingo è risultata molto molto più ricca in polifenoli (fino a 10 volte) rispetto alle altre varietà. CONCLUSIONE I nostri dati evidenziano che la mela Pelingo ha un elevato contenuto in polifenoli e, in misura minore in antocianine, ha una elevata attività antiproliferativa , induce autofagia, un meccanismo cellulare recentemente proposto come preventivo della trasformazione neoplastica. La mela Pelingo può essere quindi considerata un frutto con potenziale potere chemiopreventivo e antitumorale. BIBLIOGRAFIA (1) Watson RR, Preedy VR (eds). 2010. Bioactive Foods in Promoting Health. Fruits and Vegetables (1st edn). Academic Press: London. (2) Gallus S, Talamini R, Giacosa A, et al. Does an apple a day keep the oncologist away? Annals of Oncology 2005; 16: 1841-1844 *La Prof . Giovanna Giomaro è il Costitutore della varietà mela Pelingo Pagina 10
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