www.scribd.com/Baruhk www.scribd.com/Baruhk LUDOVICO GEYMONAT Storia del pensiero filosofico e scientifico VOLUME TERZO Il Settecento Con specifici contributi di Corrado Mangione, Gianni Micheli, Felice Mondella, Renato Tisato GARZANTI www.scribd.com/Baruhk 1 edizione: marzo 1971 Nuova edizione: ottobre 1975 Ristampa 1981 © Garzanti Editore s.p.a., 1971, 1975, 1981 Ogni esemplare di quest'opera che non rechi il contrassc:gno della Società Italiana degli Autori ed Editori deve ritenersi contraffatto Printed in Italy www.scribd.com/Baruhk SEZIONE QUINTA L'illuminismo· Kant www.scribd.com/Baruhk www.scribd.com/Baruhk CAPITOLO PRIMO Il secolo dei lumi I · TRASFORMAZIONI ECONOMICHE E SOCIALI L iav~_?;~t~_<:fç)ll;l__R()fgh~sf~ che già aveva caratterizzato lo sviluppo di una notevole parte dei più civili paesi d'Europa durante il secolo precedente, assunse nel Settecento un nuovo impeto e una nuova forza d'urto. Si realizzano cospicui ~postatl1C!l!!i_gj_ __ fiçç_b!!Z?;~, si lanciano ~ove imprese economic:he, auJ:!len~_ il commercio, si riorganizza e consolida lo ~rE__ g ~JJ:len_to_ <,lei_ p9poH _cglgnial!. Le nuove iniziative non tollerano più di venire comunque ostacolate, ed entrano in aperto conflitto con le forze che avevano detenuto il monopolio del potere nelle epoche precedenti. Se la terra continua ad essere la principale fonte di ricchezza, accanto ad essa se ne comincia ad affermare un'altra che può in certo senso venir considerata come lo sviluppo dell'antica attività artigiana ma con caratteri via via più dif ferenziati. È legata alla 5_:_9stitt1zione_ di_gra11<1i opjfici, con un notevole quantita tivo di mano d'opera e di macchine: essa richiede per ogni addetto un impiego di capitale assai superiore a quello richiesto dalla terra, ma può fornire in breve tempo un elevato numero di prodotti da gettare sul mercato e, se questo è favo revole, permette guadagni per l'innanzi sconosciuti. Il trapasso dall'artigianato al nuovo tipo di produzione avviene per gradi, attraverso fasi che variano da un popolo all'altro. Il suo inizio può venire fatto risalire - in i specie per l 'Inghilterra e per la Francia-al secolo precedente, come si è accennato nel capitolo I della sezione IV; ma è solo nel xviii che assume un ritmo accelerato ed è soltanto in Inghilterra che esso entra, negli ultimi anni del secolo, in una fase di piena attuazione. Il principale effetto cui perviene è il no tevole aumento di produttività, e quindi il rapido incremento del reddito globale della nazione interessata in misura nettamente superiore a quello dei popoli in cui il trapasso non ha ancora avuto inizio o è rimasto a fasi più arretrate. È uno squilibrio che si avverte nell'ambito dei paesi europei ma ancor più nei confronti dei paesi coloniali o comunque extraeuropei. È istruttivo citare le parole con cui nella voce« Arte» dell' Enryclopédie Denis Diderot-che pur non sembra aver compreso appieno il valore della rivoluzione 7 www.scribd.com/Baruhk Il secolo dei lumi industriale - illustra i vantaggi realizzati dai grandi opifici: « La bontà delle ma terie prime sarà il principale fattore della superiorità di una manifattura su un'al tra, insieme con la speditezza del lavoro e con la sua perfetta esecuzione. La bontà dei materiali è questione d'attenzione, mentre la speditezza e perfezione del la voro sono soltanto in funzione del numero degli operai impiegati. Quando una fabbrica ha numerosi operai, ciascuna fase di lavorazione occupa un uomo di verso. Un operaio ha eseguito ed eseguirà per tutta la vita una sola ed unica ope razione; un altro, un'altra; perciò ognuna è compiuta bene e prontamente, e la migliore esecuzione coincide con il minimo costo. Inoltre, il gusto e la destrezza si perfezionano indubbiamente fra un gran numero di operai, poiché è difficile che non ve ne siano taluni capaci di riflettere, combinare e scoprire infine il solo modo che consenta loro di superare i compagni: ossia come risparmiare il materiale, guadagnar tempo, o far progredire l'industria, sia con una nuova macchina, sia con una manovra più comoda.» È chiaro che, nel suo ingenuo ottimismo, Diderot non riesce a vedere i gravi conflitti economici che traggono origine dalla nuova organizzazione della produ zione (non si chiede per esempio che interesse debba avere l'operaio- il quale non è più proprietario o comproprietario dell'azienda, come lo era l'antico arti giano - a risparmiare il materiale, a guadagnar tempo o a far progredire l'in dustria), né a rendersi conto della frustrazione psichica del lavoratore costretto a eseguire per tutta la vita una sola ed unica operazione. Ciò che attrae la sua at tenzione, è l'enorme vantaggio che la produzione ricava dalla suddivisione del lavoro e dall'impiego di sempre nuove macchine; macchine però che l'industria introduce sempre più numerose nel ciclo produttivo non - come scrive il nostro autore- perché l'operaio ne comprenda l'utilità ma perché il padrone dispone dei capitali indispensabili per acquistarle e sa quale aumento di reddito può rica vare dal loro uso. I problemi sociali della classe lavoratrice non suscitano ancora un interesse molto grande nel Settecento, neppure fra i pensat ori più progressisti; la preoccu pazione fondamentale è, per il momento, un'altra: quella di agevolare l'iniziativa dei nuovi imprenditori (abbattendo gli ostacoli che essa incontra nelle vecchie le gislazioni di origine feudale) e di permettere che essi assumano nel più breve tempo il peso politico che compete alla loro crescente forza economica. Dal punto di vista della storia del pensiero filosofico-scientifico, il fenomeno testé accennato è soprattutto importante per due effetti ad esso collegati: I) per l'a ccres~l!l~!!_ _ fidl!_<i!!_c_h~_fa SQrgere nellej _t}iZ~!!tiY~. .. ~!E..~!_f?:~, le quali si rivelano in grado di raggiungere sempre nuovi e più sorprendenti successi pratici, purché vengano perseguite da individui energici, tenaci, intelligenti, capaci di impostare modernamente la produzione, indipendentemente dal fatto di appartenere in ori gine all'uno o all'altro ceto sociale, di avere l'uno o l'altro grado di istruzione; z) per l'~.c!esciuto_p5:sg ___< .:h~.~!!!'ibl!isce al progresso tec~i~?· nel quale è sempre 8 www.scribd.com/Baruhk Il secolo dei lumi più facile riconoscere uno dei fattori fondamentali dello sviluppo della civiltà. È bene sottolineare fin d'ora- riservandoci di tornare con maggiore am piezza sull'argomento nel capitolo vm - che i progressi realizzati dalla tecnica nel XVIII secolo furono veramente enormi, notevolmente superiori a quelli com piuti nel secolo precedente. Basti pensare alla invenzione della macchina a va pore, che diverrà ben presto lo strumento essenziale della rivoluzione industriale in quanto si rivelerà in grado di fornirle quelle risorse energetiche, di cui il ra pidissimo sviluppo della produzione avrà un bisogno via via crescente. Se i pro gressi della tecnica sono ancora in larga parte indipendenti da quelli della scienza (solo nel XIX secolo questa si rivelerà in grado di assumere la guida delle ricerche tecnologiche), comincia in ogni modo a profilarsi all'orizzonte la necessità di una collaborazione sempre più stretta fra le due; essa vale, tra l'altro, a radicare in un numero crescente di studiosi la convinzione che le applicazioni pratiche possano fornire la più valida prova della scientificità delle teorie. Si comprende agevol mente che ciò contribuirà alla u_adl,!ale J~i_c:::i~?~~t9!lf! ci~!~~- s<;it,:nza: è chiaro, in fatti, che quanto più questa si preoccupa di fornire ausilio alla tecnica, tanto meno si interessa dei rapporti tra i propri principi e le concezioni metafisico-teologiche. In altri termini: se la validità delle teorie scientifiche è cercata nella loro fecondità pratica (sia pure non esclusivamente in essa), è evidente che diminuisce il bisogno di cercare in un essere trascendente la garanzia della loro assoluta verità o di provare la « nobiltà » del sapere scientifico mostrando che esso costituisce la via più diretta per giungere alla conoscenza di tale essere. Avanzata della borghesia e incremento della produzione, fiducia nelle ini ziative umane e laicizzazione della cultura sono fenomeni che caratterizzano - tutti insieme - il grandioso e complesso sviluppo della civiltà europea nel xvm secolo. Noi ci fermeremo soprattutto sull'accresciuta fiducia nelle forze umane e sulla laicizzazione del pensiero, perché esse si inseriscono direttamente nell'argomento della nostra trattazione; non dovremo però mai dimenticare il substrato socio-economico cui risultano connesse, onde non perdere di vista l'unità del processo storico. È un'unità indispensabile per comprendere i fatti nella loro reale concretezza. II · SITUAZIONE POLITICA GENERALE I grandi eventi politici del Settecento riflettono in sé, come è ovvio, le tra sformazioni economiche e sociali di cui si è fatto cenno nel paragrafo precedente. Ma le riflettono in forma diversa da paese a paese, secondo la varia struttura dei singoli stati e secondo il tipo di resistenza che le vecchie classi dirigenti oppon gono al rinnovamento della società. Esemplari, da questo punto di vista, sono le vicende dei due più progrediti popoli europei dell'epoca, l'inglese e il francese, in cui l'avanzata della borghesia si effettua lungo vie in certo senso antitetiche. 9 www.scribd.com/Baruhk I l secolo dei lumi Come abbiamo menzionato nella sezione IV, la seconda rivoluzione inglese ha pacificamente portato la borghesia (in particolare l'alta borghesia) alla dire zione dello stato: il regime parlamentare ne garantisce l'assoluto predominio, pur entro il quadro di una moderna libertà costituzionale, permettendo alla grande fi nanza (banche, compagnie coloniali, ecc.) di controllare l'indirizzo generale della politica del paese. Stabilità interna ed equilibrio fra le grandi potenze sono le due direttrici di questa politica; incremento del commercio con tutti i paesi europei ed extraeuropei, e rafforzamento della flotta ormai padrona di tutti i mari, sono i due principali strumenti per l'attuazione del grandioso programma. «Il com mercio, » scrive Voltaire nella decima delle sue famose Lettere inglesi, « che in Inghilterra ha arricchito i cittadini, ha contribuito a renderli liberi, e questa li bertà a sua volta ha esteso il commercio, donde è derivata la grandezza dello stato. È il commercio che ha formato a poco a poco quelle forze navali per cui gli inglesi sono i padroni dei mari. Attualmente essi possiedono circa duecento vascelli da guerra. I posteri apprenderanno forse con sorpresa che una piccola isola, che di suo non possiede che un po' di piombo, dello stagno, della terra da purgo e della lana grezza, è divenuta con il suo commercio tanto potente da in viare, nel 1723, contemporaneamente tre flotte ai tre capi del mondo: una davanti a Gibilterra conquistata e mantenuta dalle sue armi, un'altra a Porto Bello, per togliere al re di Spagna il godimento dei tesori delle Indie, e una terza nel mar Baltico per impedire alle potenze del nord di battersi. » La Francia invece sta attraversando un periodo in cui la frattura tra forze reali e direzione politica del paese si fa via via più profonda. La politica estera di Luigi XIV è fallita, e le lunghe guerre da lui combattute hanno pesantemente gravato sulle finanze dello stato. Con la revoca dell'editto di Nantes (168s) il po tente monarca è senza dubbio riuscito a stroncare entro i confini del paese la mi noranza ugonotta, rafforzando l 'unità politica del regno; ma nel contempo ha privato la società francese di preziose energie, che avevano contribuito in note volissima misura all'arricchimento della nazione. Con tale atto egli ha dato inizio ad un'aperta scissione fra le sorti dell'assolutismo regio e quella della classe bor ghese, o terzo stato, cui l'anzidetta minoranza era stata-dai tempi di Enrico IV particolarmente legata. La scissione non verrà sanata dai successori di Luigi XIV, ma anzi si approfondirà a grado a grado in conseguenza dei loro errori politici, spingendo la borghesia a posizioni sempre più avanzate, cosicché la lotta da questa intrapresa per la propria affermazione assumerà un'asprezza mai conosciuta dagli altri paesi europei. Le vicende di tale lunga lotta, che sfocierà nella grande rivo luzione, sono troppo note per doverle qui ricordare. Certo è che le guerre rivolu zionarie e napoleoniche sconvolgeranno pressoché tutti i paesi europei, e quando le truppe francesi rientreranno sconfitte nei vecchi confini l 'intero continente si troverà profondamente trasformato, malgrado gli sforzi dei conservatori per re staurarne l'antico assetto politico. IO www.scribd.com/Baruhk