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Storia del Giornalismo Americano 1 PDF

27 Pages·2007·0.17 MB·Italian
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Preview Storia del Giornalismo Americano 1

Storia del Giornalismo Americano Cap.1 il giornalismo coloniale e la battaglia per la libertà Per lo più esuli inglesi, i tipografi dei primi giornali si ispiravano, per grafica e contenuti, ai fogli che ricevevano dalla madrepatria. Da Londra arrivò anche l’esplosivo concetto di libertà di stampa. E, nel passaggio dalla teoria alla pratica, l’America superò decisamente i suoi ispiratori. Le prime pubblicazioni d’oltre oceano La culla del giornalismo americano fu Boston, fondata nel 1630 da colti esuli inglesi in fuga dalle lotte religiose. Il primo giornale, però, arrivò solo sessant’anni dopo. Il primo giornale americano uscì il 25 settembre 1690 dal titolo Pubblick Occurrences, Both Forreign and Domestick. Il suo editore, il tipografo inglese Benjamin Harris, aveva lasciato la madrepatria sull’onda dei continui scontri con il re. Giunto a Boston nel 1688, Harris aprì un coffe shop. Anticipando il modernissimo concetto di interattività con il pubblico, il Pubblick Occurrences era stampato solo su tre facciate, con la quarta pagina bianca in modo che i lettori potessero aggiungere notizie fresche prima di passarlo ad amici e colleghi. Mestiere economicamente e politicamente rischioso, la pubblicazione di giornali divenne prerogativa dei responsabili dei servizi postali locali (maestri di posta) che, crocevia di notizie, pettegolezzi e dispacci ufficiali, si trovano in una posizione privilegiata per stampare periodici informativi. Nel 1692 il governo inglese autorizzò un sistema postale intercoloniale che indicava il progressivo interesse reciproco tra le diverse colonie americane. Nel 1700 l’ex libraio John Campbell fu nominato maestro di posta a Boston e usò il servizio per inviare informazioni a corrispondenti in altre colonie sotto forma di bollettino scritto a mano con proclami, proteste, avvisi legali, traffico portuale, tempeste e decessi. Il 24 aprile 1704 Campbell decise di dar vita al primo giornale con pubblicazione regolare del Nord America: il Boston News-Letter. Nel dicembre 1719 Campbell perse l’incarico di maestro di posta. Il suo successore, William Brooker, decise di pubblicare un nuovo periodico dando il via, di fatto, alla prima guerra tra giornali americani. Dopo quindici anni di monopolio, il Boston News-Letter si trovava così a competere con una testata rivale: il Boston Gazette. A voltare pagina con l’insipido giornalismo delle origini fu il fratello maggiore di Benjamin Franklin, James, che pubblicò il New England Courant, scritto con uno stile audace. L’intrattenimento diventò ufficialmente una funzione del giornalismo americano. Nel 1722, James Franklin fu arrestato. Ma intanto aveva stabilito il principio che si poteva stampare senza il consenso delle autorità e porre il giornalismo al servizio di una causa. Nell’ottobre 1729 Benjamin Franklin rilevò la testata rivale, il Pennsylvania Gazette, fondato nel dicembre 1728, e ne fece un giornale con una vivacità e una brillantezza ignota alle pubblicazioni coloniali, con l’eccezione del Courant. Il 9 maggio 1754 pubblicò anche la prima vignetta politica del giornalismo americano. Dal 1725 i giornali, ormai imprese in attivo, cominciarono a diffondersi nel resto delle colonie. Prima, però, il giornalismo doveva vincere il suo braccio di ferro con le autorità. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 1 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano Il processo più famoso dell’epoca fu il caso Zenger: anche se non ebbe nessun effetto legale, il suo impatto politico fu enorme e segnò il punto di partenza della battaglia per la libertà di stampa in America. Il primo numero del New York Weekly Journal, stampato da Zenger e diretto dal giovane avvocato James Alexander, apparve il 5 novembre 1733 e si scontrò immediatamente con l’amministrazione locale accusandola di corruzione. I giornali di agitazione e la guerra d’Indipendenza A rendere definitiva la rottura tra la stampa americana e la Corona britannica fu lo Stamp Act del 1765 che, ribattezzato “tassa sulla conoscenza”, costò a Londra l’opposizione di due gruppi coloniali molto influenti: gli avvocati e i giornalisti. Negli ultimi decenni del Settecento, prima di venire travolti dalla Rivoluzione americana, i tories raccoglievano ancora un consenso del 20-30 per cento. Il loro principale rappresentante nel mondo del giornalismo era James Rivington, approdato nel Nuovo Mondo nel 1762. convinto che attaccare le autorità statale significasse minacciare anche i cardini della religione, si eresse a tutore della legge e dell’ordine. Con l’inizio della Guerra d’Indipendenza, Rivington si schierò apertamente con la Corona: la sua testata, non a caso ribattezzata Royal Gazette, cominciò a essere farcita di accuse contro i radicali. Vittima di numerosi attacchi della folla, il direttore filo-britannico fu costretto a chiudere la sua tipografia nel 1783. Rappresentante di punta dei whigs era John Dickinson, chiamato anche “la penna della Rivoluzione”. La sua filosofia dice: “Comportiamoci come bambini rispettosi che hanno ricevuto delle punizioni immeritate dagli amati genitori”. Il terzo partito in lotta per l’egemonia in America era quello dei radicali o patrioti, e il principale propagatore delle loro idee fu Samuel Adams, che puntò subito a infiammare le masse. Secondo Adams le colonie erano giustificate nel loro ripudio della madrepatria. All’inizio i patrioti chiedevano solo più voce nel governo inglese, non l’indipendenza. Nel 1748, a ventisei anni, Adams divenne il direttore dell’Indipendent Advertiser, fondato dai ribelli di Boston. Nel settembre 1768, Adams fondò il Journal of Occurrences, il suo giornale fu di fatto il precursore delle moderne agenzie di stampa. Tra i patrioti di Boston spiccava anche Isaiah Thomas, che nel 1770 fondò il Massachusetts Spy e ne fece una delle pubblicazioni coloniali più calde e di maggior successo. Thomas si mise in evidenza come uno dei migliori reporter di guerra, con i suoi resoconti densi di propaganda e la sua scrittura vigorosa. Alla vigila degli scontri a fuoco si era presentato sulla scena americana un altro autore che ebbe una grande influenza sui coloni: Tom Paine. Appoggiato da Benjamin Franklin, all’epoca rappresentante delle colonie in Europa, Paine si era imbarcato per il Nuovo Mondo nel 1774. Nel gennaio 1776 sedusse le colonie con il suo Common Sense definendo il regime inglese “l’avanzo delle antiche tirannidi”. L’invito era a combattere per la libertà e per una società completamente nuova, Paine inaugurò un nuovo stile di scrittura politica. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 2 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano Sette mesi dopo l’uscita del pamphlet di Paine, il 2 luglio 1776, il Congresso americano dichiarava le colonie indipendenti dalla Gran Bretagna. Solo venti dei trentasette giornali pubblicati all’inizio della guerra esistevano ancora alla fine del conflitto. Quasi tutti erano settimanali patriottici. Tra gli ostacoli allo sviluppo della stampa c’era anche la scarsità del materiale, della carta all’inchiostro, che prima della guerra arrivava dall’Europa. Cap.2 la party press e il boom dei giornali di partito La party press diede una dimensione nazionale al bipartismo. Il cinquantennio tra la Guerra d’Indipendenza e l’avvento della stampa di massa (1783-1833) fu il periodo più fazioso dei giornali americani, che nascevano non per dare notizie ma per dare voce ai partiti politici. Nei primi decenni della repubblica emerse la figura del direttore polemista, che veniva sempre più dai ranghi della politica. Federalisti contro repubblicani: una nazione da costruire Dopo la Guerra d’Indipendenza, il Paese e la stampa si volsero finalmente verso le questioni nazionali. Nei primi anni, il ruolo della stampa fu soprattutto quello di propagandare la Costituzione. La più importante vetrina delle tesi federaliste fu la serie di 85 articoli raccolta in un volume con il titolo The Federalist Papers. Il fenomeno più evidente del giornalismo postrivoluzionario fu l’emergere della figura del direttore che poteva fare della sua testata l’espressione della sua personalità. Precursore di questo nuovo ruolo editoriale fu John Fenno che lanciò a New York la Gazette of the United States. Thomas Jefferson divenne il naturale leader dello schieramento opposto ai federalisti. Avendo visto in prima persona la miseria delle città industriali dell’Europa, per rispondere alla Gazette di Fenno, i repubblicani ingaggiarono Philipp Freneau, letterato di origini ugonotte che si era guadagnato l’epiteto di “poeta della Rivoluzione”. Il 31 ottobre 1791 Freneau pubblicava a New York la National Gazette, che rispose colpo su colpo alle inventive di Fenno e degli altri federalisti. Tra i giornalisti che proseguirono la sua battaglia antifederalista si fece notare Benjamin Franklin Bache, nipote del quasi omonimo uomo politico. Nel 1790 fondò Aurora. Le pubblicazioni vicine ai federalisti, intanto, si moltiplicavano. Nel 1797 William Cobbett accettò di fondare a Filadelfia, nuova capitale, una testata filogovernativa, il Porcupine’s Gazette. Fu una pubblicazione di Boston, il Columbian Centinel, a guadagnarsi la stima dei direttori federalisti. Fondato nel 1784 come giornale commerciale dal maggiore Benjamin Russel, divenne presto una testata filogovernativa. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 3 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano La nascita dei quotidiani e il Sedition Act Conquistata l’indipendenza, anche gli Stati Uniti entravano nell’età dei quotidiani. Il primo giornale americano a cadenza giornaliera fu il Pensylvania Evening Post di Benjamin Towne, fondato nel 1775 a Filadelfia come trisettimanale e trasformato in quotidiano il 30 maggio 1783. Privo di carattere come il suo direttore, sopravvisse solo diciassette mesi. Il primo quotidiano di successo fu piuttosto il Pensylvania Racket and Daily Advertiser, pubblicato a Filadelfia dai patrioti John Dunlap e David C. Claypoole: lanciato come trisettimanale nel 1771, cambiò periodicità nel 1784. Qualche mese dopo, anche Manhattan ebbe il suo giornale quotidiano, il New York Daily Advertiser. Una volta nato, il quotidiano non poteva non entrare in politica e, nel giro di pochi anni, anche gli organi di partito cominciarono ad adottare la cadenza giornaliera. A New York il più brillante era l’American Minerva. Il governo degli Stati Uniti nel giugno-luglio del 1798, varò gli Alien and Sedition Acts. La prima misura era calibrata contro gli stranieri, il governo si arrogava il potere di deportare gli immigrati sovversivi. Il Sedition Act era un tentativo di mettere il bavaglio ai giornali dell’opposizione. Thomas Jefferson e la difesa della libertà di stampa Nel 1800 lo scontro giornalistico sembrava essersi un po’ placato. Anche dopo il successo di Jefferson, però, tre quinti dei direttori di giornali rimasero legati ai federalisti. Fu in questa seconda fase della party press che gli attacchi scurrili e ingiuriosi raggiunsero l’apice. Lo sviluppo giornalistico più importante dei primi decenni dell’Ottocento fu l’attenzione agli atti del governo. La testata più prestigiosa del settore divenne subito il National Intelligencer. In un periodo in cui non esistevano ancora le conferenze stampa e i colloqui diretti erano molto rari, il Presidente parlava alla nazione soprattutto attraverso l’organo ufficiale dell’amministrazione. Tra i giornalisti della capitale spiccava James Gordon Bennett, futuro padre del giornalismo moderno: pioniere del gossip, le sue lettere raccontavano l’ambiente della capitale. La capitale del giornalismo era comunque New York, dove dal 1800 l’organo ufficiale dei repubblicani era l’American Citizen. I federalisti, ancora scottati dalla sconfitta che li aveva visti perdere la Casa Bianca, decisero che era indispensabile avere un potente megafono politico. Nel 1801 Alexander Hamilton fondò il New York Evening Post, a lungo una delle testate più prestigiose della città. La lentezza delle notizie dal fronte aveva reso il pubblico impaziente. Solo ai primi di febbraio arrivò, agli ansiosi commercianti di New York, la notizia della vittoria americana dell’8 gennaio. La soluzione, per molti giornali delle grandi città, fu impiegare con sempre più frequenza i corrieri espressi, inizialmente sfruttati solo per gli eventi speciali. Il primo giornale del West fu, nel 1786, il Pittsburgh Gazette, che esce ancora oggi come Post-Gazette. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 4 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano Andrew Jackson e l’ “uomo comune” Eroe di guerra e rappresentante del West, Andrew Jackson segnò il periodo dal 1815 al 1848, definito “era dell’uomo comune” per le sue riforme democratiche. Con Jackson entrava nella Casa Bianca la mentalità egualitaria dell’Ovest. Bruciato dalla sconfitta elettorale del 1824, Jackson mise la stampa al centro della sua strategia. Due anni dopo, un gruppo di democratici fondava a Washington l’United States Telegraph. La testata contribuì a far eleggere Andrew Jackson alla tornata successiva e divenne l’organo ufficiale dell’amministrazione. A New York, intanto, fiorivano i giornali mercantili. Nel 1827 un mercante riformatore, Arthur Tappan, lanciò il Journal of Commerce. Il più venduto in città era comunque il Courier and Enquirent. Con le sue quattromila copie quotidiane fu uno dei più noti quotidiani americani per oltre un decennio, con una reputazione di brillantezza inedita per un giornale mercantile. La vittoria di Jackson diffuse la pratica del giornale elettorale. Dal Jacksonian all’Old Soldier, tutti mettevano contenuti, entusiasmo e volontari a disposizione dei candidati prescelti. La testata elettorale di maggior successo fu il Log Cabin. Diretta conseguenza della rivoluzione industriale e politica di quegli anni fu anche lo sviluppo della stampa dei lavoratori. Primo giornale proletario, il Journeyman Mechanic’s Advocate di Filadelfia segnalò che i salariati erano pronti a lottare per i loro diritti. Cap.3 la penny press e l’avvento del giornalismo di massa James Gordon Bennett rivoluzionò il giornalismo americano introducendo il moderno concetto di notizia. Negli anni Trenta dell’Ottocento irruppe la penny press, una stampa rivolta all’uomo comune poco interessato alle furiose polemiche del mondo politico. La penny press voleva essere popolare non solo nei contenuti ma anche nel prezzo: invece di essere distribuita attraverso costosi abbonamenti annuali, poteva essere acquistata quotidianamente in strada a un centesimo. Il compito di diffonderla fu affidato agli “strilloni”, l’innovazione nella distribuzione comportò anche sostanziali modifiche nell’impaginazione: la prima pagina doveva incuriosire e convincere. Il New York Sun: l’uomo al centro delle notizie Prima di imporsi sulla scena editoriale, la penny press incassò due sonori fallimenti. The Cent, primo giornale a un centesimo lanciato a Filadelfia nel 1830 non arrivò al terzo compleanno. Il Morning Post non superò le tre settimane di vita. Sarebbe stata New York la città natale del primo giornale popolare di successo. Fondato il 3 settembre 1833 da Benjamin H. Day, il New York Sun imitava il foglio omonimo che da due anni aveva successo a Londra, gli immigrati e i lavoratori a basso reddito costituivano il grande mercato potenziale dai giornali tradizionali. Fu un successo immediato, il segreto del Sun stava nel concetto di human interest (interesse per i fatti dell’uomo). Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 5 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano Gli americani volevano conoscere le storie di quelli come loro, alle prese con gli stessi problemi quotidiani. Le battaglie di strada e le risse tra ubriachi, le dispute domestiche e le storie di cuore entrarono così nei giornali, con le ingenuità e il linguaggio delle gente comune, in forma di articoli brevi e concisi, concepiti più per intrattenere che per informare, con la tendenza a mischiare fatti e opinioni ereditata dalla party press. Con la cronaca si imponeva la figura del giornalista pagato per andare a caccia di notizie. La priorità non andava più ai fatti europei, ma a ciò che accadeva nel cortile di casa. Nei primi decenni dell’Ottocento il pubblico, la comunicazione e la produzione, subirono profonde trasformazioni. Nel 1844 Samuel Morse completava la prima linea telegrafica mondiale collegando Baltimora a Washington con un sistema di trasmissione di impulsi elettrici che permetteva di inviare via cavo interi testi. Nel 1866 un cavo sottomarino unì l’America all’Europa e le notizie da un capo all’altro dell’Atlantico cominciarono ad arrivare in pochi minuti. L’arte tipografica era rimasta sostanzialmente ferma ai lenti torchi manuali di Gutenberg. Sull’onda delle trasformazioni sociali e culturali del nuovo secolo, nel 1811, il tedesco Friedrich Konig aveva inventato la pressa a vapore. Negli anni Trenta il meccanico di Filadelfia Richard Hoe mise a punto la sua revolving machine che stampava 12 milioni di copie l’ora. Il New York Herald e la lezione di James Gordon Bennett Fu in questo contesto in continua evoluzione che James Gordon Bennett fece la sua apparizione sulla scena editoriale americana. Nato in Scozia nel 1795 da una famiglia cattolica si lasciò sedurre dall’idea di ricominciare da zero in un Paese lontano. L’11 maggio 1835 Bennett lanciava il giornale che si sarebbe affermato come primo quotidiano del mondo: il New York Herald. Fu proprio il suo giornale che, inserendosi nel ciclo continuo del commercio urbano, inaugurò le prassi delle edizioni straordinarie che aggiornavano la prima pagina con titoli freschi e articoli nuovi per dare le notizie fino all’ultima ora. Il concetto di timeliness (tempestività) diventava un ingrediente centrale del giornalismo americano. Presto la gente notò che il suo giornale offriva informazioni utili che gli altri non davano, con l’Herald ad avere spazi fissi le recensioni letterarie e teatrali, i pettegolezzi mondani e gli ultimi dettami della moda. Per dare spazio ai lettori s’inaugurò anche la rubrica delle lettere al direttore. La parola d’ordine del direttore dell’Herald era inseguire le notizie a ogni costo. Inaugurando la cronaca nera scandalistica, il 4 giugno 1836 uscì con la prima pagina dominata dalla tragica vicenda di Ellen Jewett, una giovane e bella prostituta uccisa in un bordello. Per la prima volta una storia che non coinvolgeva persone note apriva un giornale. Il reportage di Bennett impiegava tecniche come l’intervista incalzante e la spasmodica ricerca dei fatti che in seguito sarebbero diventati ingredienti fondamentali del buon reporting. Il modo in cui egli trattò il caso aprì la strada al giornalismo sensazionalistico che creava nel pubblico suspense e lo spingeva a comprare l’Herald giorno dopo giorno. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 6 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano Molto amato dai suoi lettori, Bennett fu però bersaglio di una guerra morale fomentata dalle élite religiose, economiche ed editoriali, preoccupate che il suo sensazionalismo compromesse le menti. Il New York Tribune di Horace Greeley L’altro gigante del giornalismo di quegli anni fu Horace Greeley il quale era convinto che il ruolo della stampa non fosse solo quello di presentare le notizie ma anche di selezionarle, analizzarle e interpretarle per migliorare il mondo. Il 22 marzo 1834 Greeley lanciò un settimanale dedicato alla letteratura e alla politica per raggiungere le masse ed elevarne il gusto con saggi, poemi, storie e recensioni. Tre anni dopo, il suo New Yorker era già la rivista letteraria americana più venduta. Sempre affascinato dall’idea di un penny paper che parlasse all’onesto lavoratore per dargli una direzione morale, il 10 aprile 1841 Greeley lanciò il New York Tribune. Pochi mesi dopo, il 2 settembre 1841, Greeley lanciò il Weekly Tribune che, erede del New Yorker, fu a lungo il supplemento settimanale nazionale più venduto. Se Bennett era un giornalista al cento per cento, Greeley si riteneva piuttosto un educatore. Karl Marx fu suo corrispondente da Londra negli anni Cinquanta. Margaret Fuller, la prima donna scrittrice a tempo pieno per un giornale statunitense, firmò recensioni letterarie e reportage dall’Inghilterra. Greeley, insomma, mise insieme la più brillante redazione che un giornale d’oltreoceano avesse mai avuto. Il New York Times e l’Associated Press Come produsse il senszionalismo, la penny press partorì anche il suo opposto. Un giovane laureato del Vermont, Henry J. Raymond, realizzò il suo antico sogno: pubblicare un quotidiano che si ergesse contro la dilagante passionalità del giornalismo popolare. Il primo numero del New York Times uscì il 18 settembre 1851 e si presentò subito come un giornale rivolto al grande pubblico ma privo sia degli eccessi del Sun e dell’Herald, sia dell’ideologismo del Tribune. Raymond determinò lo stile editoriale impersonale e razionale che si sarebbe affermato nel secolo successivo. All’indomani della guerra con il Messico (1846-1848) che per la lontananza dal fronte aveva pesato particolarmente sulle casse dei giornali dell’Est, gli editori delle principali testate newyorkesi si diedero appuntamento per trovare una soluzione. Si presentarono: - Bennett e Hudson dell’Herald - Greeley del Tribune - Webb e Raymond del Courier and Enquirer - Beach del Sun - Hale e Hallock del Journal of Commerce - Erastus e Brooks dell’Express Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 7 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano I direttori dei 6 quotidiani decisero di condividere le spese per la raccolta delle notizie che arrivavano via telegrafo. Il contratto fu firmato a nome dell’Associated Press di New York. Per assecondare contemporaneamente le testate democratiche e quelle repubblicane, il notiziario giornaliero veniva scritto nel modo più obiettivo possibile. La regola aurea della separazione tra fatti e opinioni fece così il suo timido ingresso nel giornalismo americano. L’espansione nel resto del paese Il successo dei pionieri della penny press incoraggiò altri editori a seguire il loro esempio. Il 17 maggio 1837, nacque lo storico Baltimore Sun, ancora oggi il principale quotidiano della città portuale di Maryland. Un altro giornale che in quegli anni si fece notare in tutto il paese fu lo Springfield Republican (Massachusetts). Fondato nel 1824 da Samuel Bowles II come settimanale whig. Nel 1847 nasceva il Chicago Daily Tribune, fondato da John Scripps. Il primo quotidiano di San Francisco fu l’Alta California, fondato nel 1850 e famoso per aver pubblicato i primi scritti di Mark Twain. Tra le altre testate spiccavano l’Oregon Spectator (1846) e il Territorial Enteriprise del Nevada (1858). Nel campo delle riviste, un fenomeno di quel periodo fu il mensile illustrato Harper’s Monthly (1850). La stampa abolizionista I giornali abolizionisti adottarono la causa contro la schiavitù. Tra le prime pubblicazioni che diedero battaglia sul tema si distinse il Genius of Universal Emancipation (1821). Ma la più influente voce giornalistica contro la schiavitù fu senza dubbio il Liberator (1831). Il primo giornalista martire per la causa abolizionista fu il reverendo Elijah P. Lovejoy, che nel 1834 fondò un giornale per riformare i mali della società, primo fra tutti la schiavitù. Quando il suo St. Louis Observer si fece più ardito e radicale, la stampa tradizionale cominciò ad attaccarlo. Lovejoy, originario del Maine, lasciò allora il Missouri e si trasferì in Illinois, uno stato non schiavista, e lanciò anche una battaglia per la libertà di espressione. Fu colpito a morte da cinque proiettili. Nel frattempo anche i neri avevano cominciato a far sentire la loro voce. La prima tastata afroamericana fu il Freedom’s journal. Cap. 4 la Guerra di Secessione e la nascita degli specials Nessun altra guerra, nemmeno quella del Vietnam, fu seguita contemporaneamente da tanti testimoni oculari come la Guerra di Secessione americana, considerata ancora oggi –anche dopo l’attentato alle Twin Towers- l’evento più drammatico e coinvolgente che sia mai accaduto sul territorio americano. La Guerra di Secessione non è solo uno scontro tra fratelli per cancellare la schiavitù, è il progresso che incalza contro la zavorra conservatrice. Con figli e mariti al fronte, gli americani si rivolsero ai giornali come mai avevano fatto. La sete di notizie divenne insaziabile e favorì un’abitudine all’informazione. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 8 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano La Guerra di Secessione generò profitti altissimi per i proprietari di giornali, le grandi testate decisero di darsi battaglia fornendo un servizio che voleva essere migliore di quello della concorrenza. Fuori dalle redazioni, dentro ai campi di battaglia Raccontare guerre era un mestiere nuovo. L’avvento della nuova tecnologia, il telegrafo, richiedeva menti fresche, le redazioni del Nord riuscirono rapidamente ad attrezzarsi; quelle del Sud, invece, tecnologicamente in ritardo di almeno una ventina d’anni. Nelle città del Nord le redazioni furono aperte a giovani inesperti ma di buone speranze. Dei cinquecento giornalisti partiti per i campi di battaglia si stima che la quasi totalità non avesse più di trent’anni. La dimostrazione che i giornali del Sud divennero esclusivamente dei fogli propagandistici risulta lampante dal fatto che, mentre nel Nord vennero sospese le pubblicazioni di almeno venti testate perché considerate “disfattiste”, nel Sud la stessa sorte capitò soltanto a un giornale meno solerte ad esaltare la causa della schiavitù. Fino al 1861, i giornali confederati avevano attinto abbondantemente agli articoli della Associated Press, l’agenzia di stampa con base a New York. Con l’avvio delle ostilità dovette essere costituita la Press Association of Confederate State, un’agenzia improvvisata, che forniva lo stesso materiale a quasi tutte le testate. La rivoluzione tecnologica: sui giornali i fatti del giorno prima Il telegrafo determinò la rivoluzione che consentì di raccontare, il giorno successivo, ciò che era accaduto il precedente. La Guerra di Secessione fu il primo conflitto della storia a sfruttare fino in fondo tale magico strumento. L’uso del telegrafo influì radicalmente anche sul contenuto e sulla forma del linguaggio. Costrinse i giornalisti a essere il più concisi possibile, a concentrare nel minor numero di parole i fatti senza far più ricorso a inutili giri di parole. Alternativa al telegrafo restavano il treno e il cavallo, ampiamente utilizzati anche in questa guerra per aggirare la censura che a guerra iniziata cominciò a filtrare i dispacci inviati. Proprio durante la Guerra di Secessione, con l’introduzione delle nuove tecnologie, cominciarono i colpi bassi tra i colleghi. Per tenere occupato il telegrafo e impedire ai concorrenti di mandare il dispaccio per tempo al loro giornale, chi arrivava prima bloccava l’ufficio facendo seguire o precedere l’articolo della dettatura di testi finiti, spesso passi biblici. I principali giornali compresero subito l’importanza di quello che oggi chiamiamo “iconografia”, vale a dire immagini che consentono meglio di comprendere gli eventi narrati nell’articolo. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 9 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale. Storia del Giornalismo Americano Fra censura militare e pressioni politiche L’amministrazione dovette introdurre regole per limitare la libertà di stampa, una sorta di censura che, per tutti i quattro anni della guerra, fu molto blanda. Nella sostanza ci si appellava al 57° articolo del codice di guerra, che prevedeva la corte marziale e la possibile condanna a morte per chi forniva informazioni militari al nemico “sia direttamente, sia indirettamente”. Nell’agosto del 1861 il Dipartimento di guerra emise un’ordinanza generale che vietava di fornire notizie scritte su qualsiasi cosa avesse attinenza con campi, truppe, movimenti militari o navali, salvo l’esplicito permesso concesso dal comandante in capo. Più tardi la censura cercò di filtrare il telegrafo, che venne messo sotto il controllo di un sovrintendente militare. Durante la guerra esisteva un accordo, il gentelmen’s agreement: raccontate pure tutto ma nulla che possa essere utile al nemico. Cap.5 l’età d’oro del giornalismo americano Tra il 1870 e il Novecento l’America raddoppiò la sua popolazione mentre gli abitanti delle città triplicarono. Negli stessi decenni il numero di quotidiani quadruplicò, moltiplicando per sei le tirature totali. Il cambio della guardia Bennett e Greeley morirono nel 1872, Raymond nel 1869, Bryant si ritirò a tradurre Omero nel 1870. Ponte tra il vecchio e il nuovo giornalismo fu Charles Anderson Dana, uno dei padri della moderna stesura degli articoli. Nel 1868 Dana rilevò il New York Sun e si ritrovò così tra le mani un giornale che parlava a operai, meccanici, barbieri e impiegati. E tale voleva che rimanesse: un quotidiano per le masse. Oltre a cambiare la veste grafica, il nuovo direttore impose subito la sua filosofia di giornale sintetico, personale e ben curato, ogni articolo doveva essere interessante, vivace, pieno di colore e scritto con uno stile semplice e chiaro. Gli articoli cominciarono a essere chiamati “storie”, perché dovevano avere una forma artistica. Negli anni Settanta era iniziato lo spostamento verso i quotidiani della sera. Con lo sviluppo del telegrafo molte notizie cominciarono ad arrivare durante il giorno, costringendo i giornali tradizionali a stampare edizioni straordinarie per dare le ultime novità. Nel 1887 Dana lanciò l’edizione serale del Sun, subito seguita da quella della domenica. Altre due figure che segnarono il trapasso da un’epoca giornalistica all’altra furono il successore di Greeley al Tribune, Whitelaw Reid, e l’erede de Bennett all’Herald, il figlio James Gordon Jr. Giornalismo indipendente! Questa è la parola d’ordine del futuro della professione. Bennett Jr. guidò per mezzo secolo uno dei principali giornali del mondo. Tra i suoi successi duraturi, il lancio dell’edizione parigina della testata, il Paris Herald, antenato dell’odierno International Herald Tribune. Il docume nto è un contributo inviato da un utente del sito www.studenti.it edito da Banzai Media Srl. L'utente, inviando il materiale da lui prodotto, ha 10 sottoscritto un accordo di cessione di diritti di pubblicazione e utilizzazione economica ad esso relativi. Inoltre l'utente si è assunto interamente ogni responsabilità sul contenuto del contributo, sollevando Banzai Media Srl da qualsivoglia conseguente richiesta di danno o rivalsa fondate sulla violazione di diritti di proprietà intellettuale.

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Le prime pubblicazioni d'oltre oceano. La culla del giornalismo americano fu Boston, fondata nel 1630 da colti esuli inglesi in fuga dalle lotte religiose.
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