LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino ARAGONESI E VENTIMIGLIA, LA STORIA DI LASCARI N obile borgo di origine feudale, Lascari affonda le sue radici storiche in epoca medievale con la fondazione dell’antico Casale “fortificato” di Santa Eufemia, ubicato a nord-est dell’odierno centro abitato. A partire dal XIII secolo, si hanno notizie del Casale e della Chiesa di Santa Eufemia, del suo generoso feudo con orto e vigna e dei Santa Eufemia XII-XIII sec. limitrofi feudi di “Armizzo”, quello di Da questo momento ebbe inizio in Sicilia la “Carbone” con torre d’avviso, orto e vigna, e dinastia Aragonese (1282-1516), protagonista infine quello di “Rappudi” con boschi e di una complessa situazione politica che mulino. determinò per il popolo siciliano l’alternarsi di Anche se ancora oggi non si può datare con crisi, guerre e carestie, anni di tregua, glorioso precisione l’anno di fondazione del Casale di riscatto e ripresa economica. Santa Eufemia, si sa che a partire dall’anno Al Re Pietro III, successero il figlio Alfonso 1268, l’omonima Chiesa era già sorta e doveva (1265-1291) per un breve periodo sul trono di una decima parte del mosto prodotto nelle sue Spagna e Giacomo (1267-1327) su quello di terre, alla Chiesa di Cefalù guidata dal Vescovo Sicilia. Giovanni Di Stefano. Alla prematura scomparsa di Alfonso sul trono I moti rivoluzionari dei “Vespri” insorti il 31 di Aragona, Giacomo perseverò la titolarità marzo 1282, voluti dal popolo e sostenuti da delle due Corone stabilendosi in Spagna e una parte della nobiltà siciliana, furono inviando in Sicilia, quale suo luogotenente, il scenario di sanguinari avvenimenti culminati fratello minore Federico II, detto anche III con la cacciata dei francesi da Palermo e da D’Aragona (1273-1337). tutta la Sicilia. Approfittando del momento di debolezza Contro il mal governo di Carlo I D’Angiò, i politica, della spinta “indipendentista”, siciliani invocarono la Corona D’Aragona dell’ostilità dei siciliani nei confronti degli affinché la Sicilia fosse governata dagli Spagnoli Angioini e della riunificazione delle due e il 30 Agosto 1282 Pietro III D’Aragona (1239- Corone voluta dal fratello Giacomo, Federico 1285), aiutato dai Baroni, sbarcò a Trapani e II nel 1296 venne incoronato a furor di popolo fece il suo trionfante ingresso a Palermo Re di Sicilia. proclamandosi Re di Sicilia. Federico II, resistette validamente all'assalto degli Angioini sostenuti anche dal Papa Bonifacio VIII, finché col trattato di Caltabellotta (1302) che pose una prima tregua ai Vespri siciliani, ottenne di conservare l'Isola col titolo di Re di Trinacria, consentendo che alla sua morte sarebbe spettata agli Angiò. Al fine di suggellare tale accordo, egli sposò la nobile Eleonora figlia del suo antagonista Carlo II D'Angiò. Pietro III D'Aragona mentre riceve due monaci inviati da Papa durante la conquista della Sicilia nell'anno 1282 1 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino Nell’anno 1313, interrotta la pace, col titolo di Calcerando e Cabrera, soprattutto presenti Re di Sicilia, Federico II proclamò erede il figlio nella Sicilia orientale e capitanati dagli Pietro II D’Aragona (1304-1342) e alleatosi Alagona. prima con i ghibellini genovesi e poi con Col divampare delle loro avversità e dei Ludovico il Bavaro, continuò a tener testa ai loro scontri, si ebbe la conseguente paralisi successivi attacchi Angioini. di commerci e una sempre più diffusa Nel 1337, alla morte di Federico II, il figlio povertà. Pietro ereditò una difficile situazione politica Federico IV sviluppò un’offensiva mirata a causata dalla crescente prepotenza della recuperare i territori perduti e saggiamente nobiltà siciliana. perdonò tutti coloro che ritornarono alla Impadronitosi delle terre demaniali e delle città convertite in signorie personali, i Baroni fede regia mentre, ordinò di confiscare i entrarono in competizione tra loro beni di quanti dimoravano nelle zone schierandosi in fazioni avverse e determinando occupate dai nemici. uno stato di quasi anarchia. Contro i traditori si doveva procedere Pietro II ebbe da Elisabetta di Carinzia “viriliter et ferventer”, come scrisse lo nove figli tra cui il primogenito Ludovico stesso Federico IV il 21 marzo 1358 dalla (1335-1355), successore diretto al trono, dimora di Cefalù. Federico IV (1341-1377) detto il Semplice La Corte Aragonese, infatti, soggiornò ed Eufemia D’Aragona (1330-1359). lungamente a Cefalù e Federico, sotto la Nell’ottobre del 1355, dopo la morte del protezione del Conte Francesco II fratello Ludovico, giovanissimo Re, Ventimiglia, vi risiedette alternando la sua Federico IV D’Aragona a soli quattordici presenza tra la residenza cefaludese anni dovette reggere le sorti del Regno di dell’Osterio Magno e i possedimenti reali Sicilia, affiancato dalla sorella Eufemia, di Santa Eufemia. nominata dal Parlamento sua reggente. Il Casale fortificato di Santa Eufemia, sorto Furono anni difficili per Eufemia e presumibilmente tra il XII e il XIII secolo, Federico, poiché fin dall’esordio del loro fu sede stagionale dei Sovrani D’Aragona, governo, si trovarono in una situazione di luogo privilegiato per le loro battute di debolezza politica tale da favorire caccia nel vicino boschetto rigoglioso di l’usurpazione dei territori regi da parte olmi, salici e pioppi e riserva naturale di della nobiltà. selvaggina pregiata, di pernici e fagiani. In questo periodo ci fu una spaccatura tra le famiglie nobili siciliane, quelle di origine latina che si schierarono con gli Angioini e quelle di origine spagnola che sostennero gli Aragonesi. Il Regno di Sicilia iniziò ad essere logorato dalle fazioni dei “Latini” con le famiglie Ventimiglia, Palizzi, Montalto, Lanza e Abate, guidate dai potenti Chiaramonte, contro la fazione dei “Catalani” con le famiglie Moncada, Peralta, Lihori, Santa Eufemia 2 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino La toponomastica della zona, infatti, indica Castelluzzo, di Tusa superiore ed inferiore, la denominazione del luogo con il nome di di Pollina e il feudo di “Engaydi” che “Boschetto”. costituivano la Contea di Geraci, ereditata “Hic locus fuit deliciae Federici secundi dal figlio Enrico. Regis” - “Questo luogo fu di delizia del Re Invece, i possedimenti nelle due Petralie, la Federico II”, così era inciso su una lapide torre e il feudo di Bilisi, le terre e i castelli marmorea rinvenuta nel Casale di Santa di Collesano, di Gratteri (e quindi il feudo Eufemia, a futura memoria dei suoi nobili di Santa Eufemia oggi in territorio di trascorsi. Lascari), di Caronia, il castello di Roccella, i Secondo la tradizione, in questo luogo, il diritti della terra e il castello di Termini e le 28 febbraio 1359 vi morì la nobile Eufemia pertinenze di Polizzi costituivano la Contea D’Aragona, Vicaria del Regno di Sicilia, le di Collesano, ereditata dal figlio Antonio. cui spoglie mortali riposano nella Anche al figlio naturale Guidone, avuto Cattedrale di Cefalù. con la concubina Margherita, lasciava un Nel 1372 gli Angioini di Napoli e gli hospicium, a Cefalù, “seu arce prope Aragonesi di Sicilia, stremati da pontum in angulo civitatis”, una vigna in novant’anni di guerra, giunsero ad un contrada Pietragrossa, ancora a Cefalù, accordo stipulato tra Giovanna I D’Angiò e un’altra vigna chiamata la Cavallarizza in Federico IV e con vivo apporto di Papa prossimità del Casale di Santa Eufemia e Gregorio XI, sottoscrissero il trattato di una casa di nuova costruzione a Collesano. Pace di Avignone che concluse di fatto la guerra del Vespro. I suddetti fatti, furono il preludio di un nuovo riassetto politico siglato nel 1377, con la spartizione del Regno tra i vicari delle famiglie nobiliari. In particolare, alla famiglia Alagona che amministrava da Catania spettò gran parte del territorio orientale, alla famiglia Chiaramonte furono assegnate Palermo e Modica, alla famiglia Peralta la parte sud Santa Eufemia anni 70 con Sciacca e alla famiglia Ventimiglia la Oltre alle sporadiche testimonianze maggior parte della costa settentrionale. raccolte sul campo e ai frammenti di Federico IV D’Aragona morì nell’anno memoria giunti a noi dalla tradizione 1377 lasciando erede al trono la figlia popolare, pochissime sono le fonti Maria. documentali che ci consentono di Con il testamento del Conte Francesco II ricostruire con chiarezza la nascita e la vita del 1386, è possibile ricostruire lo status del del Casale fortificato di Santa Eufemia. territorio e del comprensorio madonita Pur tuttavia, dall’analisi delle vicende sotto la guida della famiglia Ventimiglia. storiche della Sicilia e da quelle relative al Francesco II possedeva le terre e i castelli di territorio, si può certamente desumere che Geraci, di Ganci, di San Mauro, di il Casale, appartenuto ai Reali D’Aragona, 3 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino divenne proprietà dei Ventimiglia, Signori provenienti dalle attività agro-silvo- incontrastati delle Madonie. pastorale del luogo. A partire dalla metà del XVII secolo, piccoli gruppi di contadini provenienti da Gratteri, si spostarono a valle nell’attuale zona di Lascari per coltivare le terre dei feudi del Barone Ventimiglia, stabilendosi in un primo momento nella contrada denominata “Li Grutti”, ovvero in località “Manche” e “Fontana” in cui si trovavano numerose “cavità naturali” e grotte in pietra arenaria. Il Casale di Santa Eufemia e alle spalle ciò che resta Sia contemporaneamente che nei decenni dell'antica Chiesa successivi, i nobili Ventimiglia consentirono Il Casale di Santa Eufemia, per le sue la costruzione e il popolamento di altre caratteristiche geografiche, deve aver masserie, molte delle quali ancora oggi rivestito un ruolo strategico nel esistenti e costruite attorno alle antiche comprensorio, sia sotto il profilo difensivo torri d’avviso preesistenti. che per le attività economiche svolte nell’intera area. A nord estremamente vicino al versante marittimo del Tirreno e a sud all'area centrale dell'isola, ad est poco distante dal castello di Roccella e ad ovest da Torretonda e dal castello Bordonaro. Gli aspetti geomorfologici della località in cui sorge, la fertilità del territorio grazie all’abbondanza delle acque dei suoi tre torrenti e le condizioni pedoclimatiche Veduta della contrada "Li Grutti" con il Cimitero vecchio del della pianura circostante, hanno consentito XIX sec nel tempo, lo sviluppo del feudo di Santa Tra queste masserie vi sono Torretonda, La Eufemia e il popolamento della zona con Romana, Passitano, Cutura, Pastani, nuovi insediamenti umani e con il Comenda, Lentini ovest, altre invece sono progressivo accrescimento delle loro Sant'Andrea, Lentini sud, Miccicchè, attività. Olivazza, San Michele e Senia. Questa analisi appare attendibile poiché Ma sicuramente, il più importante tra tutti suffragata peraltro, dalla costruzione tra il questi centri rurali fu proprio l’antico XVI e il XVII secolo, di ben dodici torri di Casale di Santa Eufemia, sia per i suoi guardia dislocate strategicamente in trascorsi storici che per lo sviluppo un’area di appena 10,39 kmq, con il agricolo, sociale e religioso acquisito nel precipuo scopo di rifugio, di difesa della tempo. costa e di protezione delle derrate Per queste motivi si può ragionevolmente 4 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino affermare che il Casale con l’annessa Chiesa dell’albero d’ulivo, appartenuto da tempo di Santa Eufemia, sia stato il primo vero immemorabile a Don Francesco Pirajno di nucleo abitativo del territorio e dal quale si Mandralisca, si risolse con l’intervento di diede idealmente “impulso” alla nascita Giuseppe La Lumia, Delegato Capitano dell’odierno borgo di Lascari, le cui origini d’Armi che, insieme a cinque “periti sono fortemente legate ai Ventimiglia. rusticani”, a seguito di indagini e Lo storico Villabianca così scriveva di sopralluoghi, attribuiscono la proprietà questa illustre e potente famiglia: “Questa dell’ulivo al Barone Mandralisca. famiglia deriva sua etimologia dell'antico “ […] Volendo il Governadore di Lascari dominio del Contado di Ventimigla nella dimostrare la di lui attività nel garentire gli Liguria, il di cui ceppo mascolino vanta la interessi dell’Illustre Signore Principe di discendenza della casa Lascari degli Belmonte suo Padrone par, che in cambio Imperatori di Costantinopoli, e il di vantaggiarli, s’impegna a cercarne la femminino piglia origine dalla casa Reale destruzione. Normanna e da Serlone conte di Altavilla Si è dato egli il coraggio di contrastare allo figlio di Tancredi, fratello del liberatore Spettabile Barone di Mandralisca un piede Ruggiere il Grande”. d’uliva, che ab immemorablili già E' proprio dalla discendenza dei posseduto dal fiferito Barone, e suoi, sendo Ventimiglia dal casato Lascaris degli di pertinenza d’un suo luogo nominato Imperatori di Constantinopoli, Torretonda nel territorio di Cefalù, sembrerebbe avere origine il nome del volendolo far credere spettante al cennato paese che nel tempo venne scritto Lascari. Illustre Principe, perché di pertinenza del Bisognerà comunque attendere il mese di luogo chiamato di Ferreolo nel territorio di maggio dell’anno 1645, perché compaia Santa Eufemia proprio del medesimo […] per la prima volta su un documento il Coll’occasione d’aver il fu Illustre Don nome di Lascari, trattando di un’accesa Lorenzo Ventimiglia Barone di Gratteri disputa nata tra due Baroni per questioni voluto esercitare giurisdizione fuori il di lui di confini territoriali. territorio ma in quello di Cefalù, con aver Nel “memoriale” viene affrontata una lite di suo ordine il Capitano di Gratteri tra il Governatore delle Terre di Lascari arrestato il Boschiero, ed erario di quel curatore degli interessi del suo padrone Monsignore Vescovo, ed un altro di nome Don Lorenzo Ventimiglia Principe di Giovan Maria Fertitta che innestava alcuni Belmonte, proprietario delle terre e delle agliastri esistenti nel Marcato, e rocca delli vigne di Santa Eufemia e della località Ciauli territorio di detto Vescovado, e “Ferreolo” e Don Francesco Pirajno di trasportati li stessi in quella Regia Vicaria, Mandralisca proprietario della località all’atto in cui il menzionato Vescovo ne “Torretonda” in territorio di Cefalù per procurò la sollecita escarcerazione dei l’attribuzione, al confine delle due medesimi per ordine del Tribunale della G. proprietà, di un “piede d’uliva”. Corte Criminale […] La controversia nata per l’abuso di A questo punto si registra l’intervento giurisdizione imputata a Don Lorenzo dello Spettabile Don Giuseppe La Lumia, Ventimiglia per l’appropriazione indebita Delegato Capitano d’Armi, che, con un 5 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino sopralluogo e con indagini, determina la Il Casale di Santa Eufemia con la sua Chiesa, soluzione della disputa accesasi con lettere probabilmente così chiamato in onore della inviate il 12 maggio 1645 e il conseguente nobile Eufemia D’Aragona, Vicaria del “biglietto” della Real Segreteria del 13 Regno di Sicilia, a partire dal 1650 divenne successivo. sempre più fulcro vitale delle attività Con l’intervento di “cinque periti rusticani” lavorative svolte dai braccianti alle viene compilata una relazione (27 maggio dipendenze dei Ventimiglia, già Signori delle 1645) nella quale si dichiarava che le terre “Terre di Lascari”. e le vigne di Santa Eufemia, il Marcato Cosicché, il 26 febbraio dell’anno 1693, delli Ciauli e le terre dello stesso, mondelli alla presenza del Notaio cefaludese sei di un’altra vigna di proprietà del Giacomo Neglia, venne sottoscritto un Ventimiglia, il piano di Spadafora, ed il Atto pubblico tra il Vescovo di Cefalù Majsato della Leonarda appartenevano al Mons. Matteo Orlando (Vescovo dal 1674 territorio del Vescovato e di questo erano al 1694) e il Barone Don Gaetano proprietà. Il 29 maggio 1645 il La Lumia, Ventimiglia per elevare a Parrocchia confermando la relazione dei periti, l’esistente Chiesa Sacramentale di Santa commina al Ventimiglia, con lettere Eufemia. osservatoriali del 29 giugno successivo, una “[…] Alcuni naturali di Gratteri nel 1693, pena di 1000 scudi per ogni volta che staccandosi dal proprio Comune, trasgredirà alle determinazioni dei periti. andavano a popolare […] la contrada Pertanto il “piede d’uliva” in questione, denominata Li Grutti, che crescendo che si trova in territorio di Cefalù, non può sempre più per case di abitazione e che essere di proprietà del Barone di popolazione, indusse il Vescovo di Cefalù a Mandralisca, come certificato dai gabelloti farvi edificare una Chiesa e a nominarvi un e come da dichiarazione giurata cappellano, dato che per quella dell’esperto Gaetano Vilardo di Cefalù. popolazione era malagevole recarsi a L’ingiunzione al Ventimiglia comprende Gratteri, specie nei giorni festivi, ad anche la restituzione, al Barone di ascoltare la Messa. […]”. Mandralisca, dell’usurpato Luogo della Così facendo, il Barone e il Vescovo Leonarda, concesse al Mandralisca dalla agevolarono i fedeli della zona alla Mensa Vescovile […]”. partecipazione della Santa Messa domenicale e dei Sacramenti, togliendo loro l’incomodo di recarsi a Gratteri per tali funzioni. Venne dunque nominato economo della Chiesa il Sacerdote Don Giuseppe Cannella, al quale fu assegnato, dapprima il beneficio di Sant’Icono e più tardi dal Vescovo, i benefici semplici di San Pietro, San Rocco e Santa Maria Maddalena, tutti di Caltavuturo e nel frattempo resi vacanti. Allo stesso tempo, Don Gaetano "Piede d'uliva" secolare 6 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino Ventimiglia si impegnava a corrispondere La torre venne inglobata alla nuova Chiesa al Cappellano della Chiesa una rendita e trasformata in campanile all’interno del annua per amministrare i Sacramenti. quale, ancora oggi, si trova la campana donata dal Principe Ventimiglia alla sua gente che riporta la seguente incisione: ”Comes Gaetanus De Vigintimilliis Baro Gratteris Princeps pulcri montis terrae Lascaris conditor ecclesiae fundator anno 1700”. “Conte Gaetano Ventimiglia, Barone di Gratteri, Principe della terra di Belmonte, fondatore della Chiesa di Lascari anno 1700". Particolare della campana donata dal Barone Chiesa madre. Festa del SS. Crocifisso del 1935. Gaetano Ventimiglia Come già detto, dalla seconda metà del Con questa epigrafe, Don Gaetano XVII secolo, si registrò una “modesta” Ventimiglia si proclamò formalmente spinta migratoria da Gratteri verso le fondatore di Lascari e della sua Chiesa “Terre di Lascari” a valle, con il progressivo nell’anno 1700. popolamento del feudo e del Casale di Non si conoscono con certezza le ragioni Santa Eufemia. che indussero il Barone Ventimiglia a dare Inoltre, vennero abitate anche le altre vita a un nuovo borgo sul quel contrade del territorio disseminate da promontorio proteso verso il mare e masserie e Chiesette rurali, la maggior stretto a valle da due torrenti, ma parte delle quali costruite a ridosso delle considerata l’orografia del territorio in torri di guardia esistenti. questione, si possono trarre alcune Anche attorno all’antica torre del feudo deduzioni piuttosto attendibili a “Carbone”, in prossimità del Casale di giustificazione di tale scelta. Santa Eufemia, il Barone Gaetano Poiché l’ubicazione del Casale di Santa Ventimiglia offrì alla propria gente la Eufemia era “costretta” tra il vicinissimo possibilità di costruire un nuovo nucleo torrente Colluzzo e la limitrofa collina abitato con una Chiesa dedicata a San posta alle spalle, per favorire un migliore Francesco D’Assisi, dando così inizio alla sviluppo urbanistico dell’abitato ed evitare vera e propria nascita dell’odierna Lascari. il pericolo di possibili esondazioni del 7 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino torrente, si preferì espandere il borgo sul Infatti, solo nel 1705 comparve per la prima lembo di terra sopraelevato e con una volta il termine “Chiesa Matrice” riferito alla migliore esposizione. nuova Chiesa di Lascari: “1705 – die vigesimo Tra i primi e più importanti documenti octavo Iulii – Ego Sacerdos D. Philippus de custoditi nell’archivio storico della Fatta, unus ex cappellanis huius Matricis Parrocchia di San Michele Arcangelo di Ecclesiae huius terrae Lascaris, hodie.” Lascari, vi sono tre antichi volumi Mentre a sette anni dopo, risale l’annotazione denominati rispettivamente: “Liber con cui il Sacerdote amministrante il Baptizatorum” in cui si registrarono le battesimo veniva autorizzato dal Parroco: nascite dal 1693 al 1750, “Liber “1712 die undecimo aprilis, Ego Sacerdos D. Defunctorum” in cui vennero annotati i Antonius Belthomo, Terrae Gratteri, cum decessi avvenuti tra il 1693 e il 1805 e il licentia Parochi”. “Liber Matrimoniorum” in cui furono Successivamente invece, veniva indicato come registrati i matrimoni dal 1718 al 1805. battezzante il Parroco e per la prima volta il 13 aprile del 1713, si ritrova l’intitolazione della Chiesa a San Francesco D’Assisi: “1713 die decimo tertio aprilis Ego Sacerdos D. Angelo Beneficialis et Parochus huius Matricis Ecclesiae Terrae Lascaris sub titulo Sancti Francisci, hodie feria quinta in Cena Domini.” Considerando dunque il libro dei battesimi, il “definitivo trasferimento” dalla Chiesa Sacramentale di Santa Eufemia alla Chiesa Matrice di San Francesco D’Assisi, oggi A sinistra il "Liber Defunctorum", a destra il "Liber dedicata a San Michele Arcangelo, si può Baptizatorum affermare che ciò avvenne prima del 1713. Dalla consultazione di questi registri, la Inoltre, dal numero dei battesimi amministrati prima testimonianza di battesimo dal 1693 al 1713, circa 292 con una media amministrato nella Chiesa Sacramentale di annua di 15 battezzati, si può desumere che Santa Eufemia risale al 1693: “1693 – die gli abitanti erano in lento ma progressivo vig. 2°.- Ego Sacerdos Dominus Joannes aumento. Maria Lapi, unus ex Cappellanis Ecclesiae Per quanto concerne l’elevazione della Chiesa Sacramentalis Sanctae Eufemiae huius di Lascari in Parrocchia, consultando il “Liber terrae Lascaris...”. Matrimoniorum” e il primo atto di Va inoltre precisato che, dal 1693 al 28 matrimonio datato anno 1718, si rinviene per marzo 1704, i battesimi venivano ancora la prima volta l’annotazione “… in questa registrati nella Chiesa di Santa Eufemia, Parrocchiale Chiesa di Lascari …”, riferito mentre a partire dal 7 agosto 1704 appunto all’odierna Chiesa cittadina. venivano registrati nella Chiesa di San Anche lo storico e letterato Vito Maria Amico, Francesco D’Assisi e quindi nel nuovo viaggiando alla scoperta della Sicilia e della borgo, divenuto l’odierno centro abitato sua storia, nel suo Dizionario Geografico di Lascari. intitolato “Lexicon Topographicum Siculum” 8 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino (1757-1760), così descriveva Lascari: “Borgo A Dio Ottimo Massimo che è municipio di Gratteri con una Chiesa Il Signor Gaetano dei Ventimiglia e Afflitto, Principe di Belmonte, Barone di Gratteri e di S. Stefano, parrocchiale dedicata a San Francesco dopo una vita trascorsa in totale celibato, nella quale d’Assisi; sorge in terreno lievemente declive, tuttavia amò immensamente, appartiene ai Ventimiglia, ne sono 90 i invece dei figli, i poveri e i bisognosi, che a sue spese focolari e 212 le anime”. alimentò con abbondanza, Morto il 23 luglio 1724, all’età di 62 anni, Don morì il 23 luglio del 1724 all’età di 62 anni. Qui egli volle che fossero composte le sue spoglie Gaetano Ventimiglia fu sepolto dietro l’altare mortali perché ai suoi sudditi, maggiore della Chiesa Matrice “vecchia” di per i quali egli totalmente visse, Gratteri. questo fosse un monumento perenne al suo amore di Un monumento funebre in pregiati marmi padre. mischi e i “tratti descrittivi” scolpiti su due lapidi sepolcrali, evocano i nobili trascorsi del Barone Gaetano Ventimiglia, uomo amorevole con i suoi sudditi e generoso con i più poveri e bisognosi. La traduzione delle iscrizioni in Latino incise sulle lapidi, riporta quanto segue: A Dio Ottimo Massimo La morte non fece sprofondare nella terra , ma da essa Particolare dell'iscrizione incisa sulla lapide inferiore di Don estrasse Gaetano dei Ventimiglia, Gaetano Ventimiglia Principe di Belmonte, Gratteri, Lascari e S. Stefano, infatti mentre strappava le sue spoglie mortali, sono emerse le sue qualità. Qui parla la fama dei suoi costumi, l’integrità, si afferma la prudenza, brillano l’affabilità, la liberalità, l’umanità e l’equanimità, sue umane virtù. Voi poveri avete perduto un mecenate. Suo fratello Signor Pietro dei Ventimiglia C.R. realizzò questo manufatto ricorrendo a marmo di prima qualità. Particolare dell'iscrizione incisa sulla lapide superiore della sepoltura di Don Gaetano Ventimiglia Cappella del SS. Crocifisso 9 LASCARI e le sue Torri, una storia ritrovata S. Ilardo, S. Moncada, S. Schittino Non avendo avuto figli, i possedimenti dei Per il territorio madonita, il settecento non fu feudi e delle città passarono ben presto al un secolo di radicali mutamenti, i Baroni nipote Don Giuseppe Emanuele Ventimiglia continuarono a mantenere una forte influenza (+1777) col titolo di Principe di Belmonte e sul potere politico e la maggior parte della Conte di Albitemeli, Collesano, Gratteri e di gente viveva sotto la loro diretta giurisdizione. Lascari. Gli unici veri cambiamenti, si ebbero durante il periodo borbonico con le riforme attuate dai due Viceré, il Marchese Domenico Caracciolo (1781-1786) e il Principe Francesco di Caramanico (1786-1795). Le loro idee innovatrici, quasi “rivoluzionarie”, scossero il potere feudale e anticiparono i grandi mutamenti politici e sociali del secolo Paliotti in marmo policromo del XVIII sec successivo. Durante l’ottocento infatti, oltre a determinarsi l’abolizione della feudalità, si diete vita al processo di ridistribuzione fondiaria dei feudi delle famiglie nobiliari e le rivolte autonomistiche, trovarono il loro naturale epilogo nell’impresa di Garibaldi con l’annessione della Sicilia al nuovo Regno d’Italia. Con il declino dei Ventimiglia e della classe I Ventimiglia ebbero molto interesse per la aristocratica, anche a Lascari cominciò ad Chiesa di Lascari, in particolare Don Giuseppe Emanuele, donò alla Parrocchia diversi oggetti affermarsi quel piccolo ceto borghese preziosi per il culto come un ostensorio, una formato da notabili e ricchi proprietari croce e una pisside in argento, un secchiello terrieri, da famiglie di professionisti, notai, aspersorio, un vasello per gli olii del battesimo medici, avvocati e “aromatori” (farmacisti) e due paliotti in marmi mischi di pregevole che ben presto ricoprirono i posti più ambiti manifattura. del potere cittadino. La formale abolizione del feudalesimo, il carattere accentrato della proprietà in mano a pochi benestanti, il retaggio culturale del dominio baronale sostituito da quello più esoso del gabelloto, purtroppo frenarono il sorgere di comunità articolate nei vari ceti della società. Pur tuttavia, anche a Lascari, la realtà produttiva cominciò lentamente a svilupparsi nelle sue tradizionali articolazioni di attività Festa del SS. Crocifisso anni 40 10
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