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Radici dell'io. La costruzione dell'identità moderna PDF

629 Pages·1993·32.448 MB·Italian
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Charles Thylor Radici dell'io La costruzione dell'identità moderna Traduzione di Rodolfo Rini ~ Feltrinelli A Milou Prefazione Per me non è stata un'impresa da poco giungere a capo di questo libro. Mi è costato molti anni diJay<:>r:o e sul problema di che cosa es so dovesse comprenaere no cambiato idea non poche volte. In parte ciò è dovuto all'ovvia ragione che per un lungo periodo non sono sta to certo di che cosa volevo <lire; ma in parte questa circostanza ha a che fare con la portata molto ambiziosa dell'impresa, che è un tenta tivo di articolare e di scrivere una storia dell'identità moderna. Con questa espressione inte11do designaie il compiess~ (i11Iarga misura inarticolato) delle SPil]P91;~ntj dell'idea. di agent~ .umano: in_t:eriori tà, libertà, individua ità, e appartenenza alla natura - tutti elementi che iiell'dccidente moderno appaiono scontati. Ma intendevo anche mettere in luce come gli ideali e le prec:lusio ni elle questa id.entità porta con sé - le cose che essa pone in rilievo e quelle cne confina nell'ombra - plasrnir10,pei::Jopiù In.modo inc.on s,apevole, il nostro pensiero fil.osofico,Ja nostra.epistem9}9gia e la r12s.!r:<1filosofia c:lellinguaggio, Dottrine che pretenderebbero di di scendere dall'analisi rigorosa di un campo in cui l'io non trova e non deve trovare posto, in r.ealtà rispecchiano, molto più di quanto no.n c;i consti, gli idealj che hanno con.tribuito alla costruzione di questa _ll:Ostra iclentità. çiò è quanto mai ver(), io credo cielfeptstçri:1olQgia 1 dellarapnresentqziore .da çartesio a Quine. Questo ritratto della nostra identità, inoltre, intende costituire il punto di partenza di una c.2,rppr:er1sio11e rip.l}gyata sie!Ja .. rn.Q<;ier:i;:iità. 1.'obiettivo di comprendere e di mettere a fuoco.lç profonde trasfor mazioni della nostra cultura e della nostra società negli ultimi. tre o quattro secoli è di quelli che continuano a sollecitarci. Al suo conse guimento mirano le opere di alcuni eminenti autori contemporanei - fQJJrnult, Hcipt\rmas e Maclntyr:e - mentre altri, pur non occupan dosene espressamente, danno per scontata una certa immagine del la nostra storia, implicita nell'atteggiamento che assumono nei con fronti del pensiero e 1ella cultura passata, anche se si tratta di un at- teggiamento di rifiuto. g~~§.!<l1!2!?:~u11a g[élt!:!l!,<t.,9§.§~.S,§!Q!}e . .~ 9L¼ e2~§L<;J;W.Q ..s ;QnQs.çe.r:.e,i1oi.~tessLseJlz,a .. ri 12.ei::.c:9,rr:ere.,9,l\.~§.ti~l!?J:,i,:;1;. Senonché le idee oggi correnti a questo proposito mi lasciano al quanto insoddisfatto. Alcuni, ottimisticamente, ipterpretangJa 110- s tra a ttual.e p9sizicme come quella di. chi ha r<!ggi IJl]tO, !JP p1JJJJ() çlJyi s ta più alto e. cqrnprensivo; altri propongono un'immagine di decli no, di decadenza, di oblio. Ebbene, questi atteggiamenti mi sembra no entrambi sbagliati; entrambi ignorano caratterisÙche enorme mente importanti della nostra situazione. Noinon abbiamo ancora çapito, a m.e pare, quella combi.nazione singofare di grande?:za e pe ricolo, di grandeur et misère, che caratterizza l'età moderna. Coglie re l'identità moderna in tutta la sua complessità e in tuttala SIJél rjc çhez~a sigllific:a comprendere, in priino lµogo, fino a che punto .. essa c:i c:oir1Volga tuHi quanti, a dispetto dei nostri ten.tativ.i cl.i rip11diarla, e, in secondo luogo, quanto siano epidermici e parziali i giudizi uni laterali che tranciamo su di essa. Ma, secondo me, noi non coglieremo questa ricchezza e questa a. complessità, se non condizione di riuscire a v.ede.re in. che modo la c,oncezione moderna dell'io è einersa. cl.a immagini precedenti çleH'i dentità um.ana. Questo libro mira a definire l)de.ntitàillQdernade- isr)yegdoile 1§1 genesi. --·· . - .. ··-· . Nella mia anaTfsì acquisteranno un rilievo particolare tre carat teristiche principali di questa identità: in primo luogo, nnteriorità moderna, la percezione di noi stessi come esseri dotati di profondità (r1t1=rior{ e l'idea conseguente che noi siamo degli "io"; in secondo luogo, teffe.r:!:fl.<t.~J.21.1.e. . fielI;;Lvita.rnIDYJ1e .. che. ... ha. ini2<i.Q.con.l~ç;J,awo ç!e1:n.a; e, in terzo luogo, 1:idea espressivistica della natura cqme fon t.e inter:iqre di.mora.Htà. La prima caratteristica giunge fino a noi a partire da sant' AgQstino, 12assaµclo attra\'.eq9 Cartesiqe lytg11taigl'le; la seconda, a mio parere, va fatta risalire alla Riforma da cui sàreb beJJassata all'Illuminismo, per assumere poi le forme contempora nee; quanto alla terza, ne descriverò le origini nel tardo Settecento, per percorrerne successivamente le trasformazioni ottocentesche e le manifestazioni nella letteratura del Novecento. Il nucleo centrale del libro, dalla seconda alla quinta parte, ha per oggetto proprio la ricostruzione dello sviluppo dell'id.entità m.o derna con un metodo che combina insieme approccio analitico. e ap proccio cronologico. Ma poiché il modo di procedere che ho adottato ' mfra a mettere in luce le connessioni tra sensi dell'io e visioni mora )i, tra identità e bep.e, ho ritenuto di non potermi lanciare in questa indagine s_eilon dopo una discussione preliminare di questi legami. Questo mi è parso tanto più necessario in quanto le filosofie morali oggi dominanti tendono, invece, a oscurare tali legami. Per far luce su questo punto, dobbiamo renderci conto di quale sia il posto che il ~ occupa, e non in un senso solo, nella nostra prospettiva e. nella nostra vita morale: che è precisamente ciò che le filosofie morali contemporanee stentano. ad ammettere. Il libro, perciò, inizia con 10 una parte che mira ad ');Egomentare breyemente un certo qu,1drCJ dei ) ~,;j:p];1_Qrti t,i~,~"~-1llQJ.~J$!_ ..g cui farò riferimento nel prosieguo della ri cerca.1Ìetton a cui fosse diventata insopportabile la filosofia mo derna potranno saltare la prima parte. E quelli a cui fosse diventata insopportabile la storia, se mai per errore prenderanno in mano questo libro, faranno bene ad accantonarlo subito. Questa indagine, come ho detto, intende porre delle premesse che valgano aconsentirci di affrontare i fenomeni della modernità in modo più fecondo e meno unilaterale del solito. In un libro già ec cessivamente voluminoso come questo, non mi è riuscito di far po sto a un quadro alternativo completo dei fenomeni studiati. Questo programma potrà, però, trovar posto in qualche scritto successivo, a_l pari di un'analisi dei legami dell'identità moderna con l'episteu19- l9gia e con la_ filosofia del linguaggio, Già nel capitolo conclusivo del libro, tuttavia, ho cercato di enucleare le conseguenze della rico- :·1~~t11\~iiti:~ii~l~~i!i1~EiErlà:t1&~:irZ,1~:!!i f*!tf¼~~~~}:~;~!f t quanto_ siano disposti ad amrneJter:e s4pi detrattori, ma che questa ricchezza viene occultata dal linguaggio filosofico alqµanto povero c!eisuoiI>,iù z,elanti difenso,ri. La situazione - forse non senza prece denti nella storia della cultura - si può riassumere dicendo che lll I11pdernità ha urgente bisognq çli venir salvat<1 .d;;li §UOÌ sostenjtgri 2Ji;ie11!J1§ia§ti. La _cqrr:etta comp,çep;;io.ne della WQderuitàJ: uo ..e .§.er c_jz,iCJ c!treçuperq, Nella conclusione cercherò di spiegare perché, se èondo me, questo esercizio è importante e addirittura urgente. Questo libro vede la luce al termine di un lungo periodo di gesta zione. E durante questo tempo sono state per me decisamente pre ziose le discussioni che ho avuto con colleghi presso lo All Souls Col lege e in genere a Oxford, a Berkeley, a Francoforte, a Gerusalemme e presso la McGill University. Ricordo in particolare J ames Tully, Hubert Dreyfus, Alexander Nehamas, Jane Rubin, Ju.rger1 Ha5er mas, Axel_ Honneth, Micha Brumlik, Martin Low-Beer, Hauke Brunkhorst, Simone Chambers, Paul Rosenberg, David Hartman e Guy Stroumsa. L'invito rivoltomi da Lawrence Freeman e dal prio rato benedettino di Montréal a tenere le J ohn Main Memoria! Lectu res mi ha fornito un'occasione inestimabile per lavorare a quel qua dro della modernità che sto cercando di mettere a punto, e le discus sioni che ne sono nate mi sono state estremamente utili. Tuttavia non avrei mai potuto portare a termine il progetto senza l'anno che ho trascorso presso l'Institute for Advanced Study di Princeton. Sono molto grato a Clifford Geertz, a Albert Hirschman e a M_ichael Walzer sia per questo anno di ricerca sia per le preziose discùssioni che ho avuto durante quel periodo nell'ineguagliabile at mosfera dell'istituto. Ringrazio altresì il National Endowment for i:he Humanities che, finanziando l'iniziativa, ha reso possibile quel l'esperienza. Ho grandi debiti di riconoscenza anche verso il Canada Council che, accordandomi la Isaac Killam Fellowship, mi ha consentito di prendere un altro anno di congedo, poi rivelatosi cruciale. Ringrazio inoltre la McGill University per avermi concesso un anno sabbatico e il Social Sciences and Humanities Research Council of Canada per avermi concesso un periodo di aspettativa, due opportunità che mi hanno consentito di completare il manoscritto. Alla McGill University devo molta riconoscenza anche per aver mi accordato un aiuto finanziario che mi ha consentito di appronta re definitivamente il manoscritto e di preparare gli indici. Sono grato a Mette Hjort per i commenti sul manoscritto, ad Al ba e Miriam per i preziosi suggerimenti, a Karen e Bisia per avermi messo in contatto con dimensioni inconsuete dell'esistenza, a Beata per il suo incoraggiante pragmatismo. Ringrazio altresì Gretta Tay lor e Melissa Steele per-l'aiuto che mi hanno dato nella preparazione della versione finale del manoscritto per la pubblicazione, e Wanda Taylor per aver corretto le bozze e preparato gli indici. Sono grato alla Macmillan Publishing Company e alla A.P. Watt Limited per avermi permesso, per conto di Michael B. Yeats e della Macmillan London Limited, di citare versi tratti dalla poesia Among Schoolchildren di W.B. Yeats, ora ristampata in The Poems of W.B. Yeats: A New Edition, a cura di Richard J. Finneran, edizione rivedu ta da Georgie Yeats, Macmillan Publishing Company, London 1956; alla New Directions Publishing Corporation per avermi permesso di riportare la poesia In a Station of the Metro di Ezra Pound, da Perso nae: Collected Poems of Ezra Pounds, New Directions, New York . 1949; a Faber and Faber Limited e alla Random House Inc., per aver mi consentito di citare una strofa della prima versione di September 1, 1939 di W.H. Auden, ristampata in Poetry of the Thirties, a cura di Robin Skelton, Penguin, London 1964; alla Random House Inc., per avermi permesso di citare la traduzione di Stephen Mitchell della poesia Pantera di Rainer Maria Rilke (da Duina Elegies, II; The Se lected Poetry of Rainer Maria Rilke, Vintage, New York 1984). I versi di Paul Celan sono tratti da Weggebeizt, Kein Halbholz e Fadenson nen, ora in Gesammelte Werke, vol. II, Suhrkamp, Frankfurt 1983, per gentile concessione della Suhrkamp Verlag; le traduzioni in in glese di queste poesie sono di Michael Hamburger, Poems of Paul Celan, Persea Books, New York 1988, e sono state riportate per gen tile concessione della Persea Books e della Anvil Press Poetry Limi ted. Le traduzioni in inglese dell'opera di Charles Baudelaire I fiori del male sono tratte da The Flowers of Evi!, New Directions Publi shing Corporation, New York 1962, per gentile concessione dell' edi tore. I brani di In the Middle of Life di Tadeus Rozewicz e di The Sto ne di Zbigniew Herbert sono tratti da Postwar Polish Poetry, un vo lume curato e tradotto da Czes-l:aw MHosz, Doubleday, Garden City 1965. 12 Parte prima Identità e bene 1. Quadri di riferimento ineludibili 1.1. È mia intenzione esplorare vari aspetti di quella che chiame rò "identità moderna". Per dare una prima idea approssimativa ma calzante del mio progetto, dirò che esso prevede l],ngJyiduazÌ.QJJJ;.d.~i "..~rL~!~m~nJi_gLc::µi .è jnJf§ SYt.'!J:.içl.e.a. . illQ.d.er1111 .. cli élgeIJJe. .. .1:!illfl!lQ, .di persona, di io. Ma affrontare questa indagine vuol dire rendersi con tò ben presto dell'impossibilità di fare chiarezza al riguardo senza pervenire a una visione più approfondita dell'evoluzione delle no- J t est re ~()11;!:,Zioni del bene. I_d_entità_ e .. b~n~-=2d. .§ e-§i~I~ferL§fJ:1'ili!s:iilii~ mgr,;;i.JJJ:Jll..:-: s.ono .d11eJem,1.me§tr1.c::J;1Q.tlme}JJe,legI1J1. · In questa prima parte desidero dire qualcosa di questo legame, in attesa di tuffarmi, nelle parti successive, nella storia e nell'analisi dell'identità moderna. Senonché già la strada verso questo obiettivo preliminare appare bloccata da un altro ostacolo. Gran parte della filosofia morale contemporanea, soprattutto ma non esclusivamen te quella dei paesi di lingua inglese, ha assegnato alla moralità una portata così ridotta che, nei suoi termini, alcuni legami cruciali eh.e mi accingo a illustrare qui, sono destinati ad apparire incomprensi- bHL ~~L".24i tale filosofial)oral~ è q½ello tvt~bil,i,:e_sl\tCO§a ~sf.c;~t2. art:;., anzi.çhé che COSfl è. ene essere,; di ejgire il c9nte11u.tp -~"':.22Q1ig,9k.;;tnzi~h.~J<:.1}Jél.t.Ll-fii,. .Q eU.a..vit.a.l:iµ9n_a. In tal modo, alla no z,ione di l:?.ené come oggetto del nostro amore e della _nostra dedizio ne - o, nell'immagine che ne dà Iris Murdoch nella propria opera, come obiettivo privilegiato dell'attenzione o della. volontà - non re sta alcuno spazio concettuale.' Questa filosofia ha accreditato una visione angusta e parziale della moralità propriamente intesa non meno che dell'intera gamma di questioni che lo sforzo di vivere la migliore vita possibile porta con sé - e ciò non solo tra i professioni sti della filosofia, ma anche agli occhi del pubblico più vasto. Perciò l'obiettivo principale che mi riprometto di perseguire in questa prima parte è rappresentato da un allargamento della garri ma delle descrizioni morali legittime e, in taluni casi, da un recupe- 15 ro di modi di pensare e di descrizioni erroneamente fatte passare per prnblematiche. In particolare, intendo portare alla luce e analiz zare i più ricchi linguaggi di fondo in cui 112tcollochiamo la base e la ragion d'essere degli obblighi morali che riconosciamo. Più in gene rale, mi propongo di esplorare l'im-,1:1agins., di fs>p,~o della nostra na tura spirituale e le difficoltà che stanno alla radice di alcun~ intu.i zioni spirituali e morali dei nostri contemporanei. Nel perseguire questo obiettivo, cercherò anche di mettere maggiormente a fuoco la natura di questo quadro di fondo eil ruolo.che gioca nella nostra esistenza. Esso ci apparirà, così, come un elemento che~ importante recuperare; se gran parte della fiÌosofia morale contemporanea ha ignorato completamente questa dimensione della IlO§tra coscienza e delle nostre credenze morali, dari.do addirittura l'impressione di vo lerla liquidare definitivamente come confusa e irrilevante, io, al contrario, spero di mettere in luce quanto essa sia essenziale. Nel capoverso precedente ho parlato delle nostre intuizioni "spi rituali e morali". In realtà, tntendo considerare una gamma di conce zioni un po' più vasta di qùella che solitamente viene indicata come "la sfera morale". Oltre che delle nostre idee e delle nostre reazion0 su questioni come giustizia e rispetto della vita, del benessere e del.i la dignità degli altri, intendo occuparmi anche della percezione che· abbiamo del fondamento della nostra stessa dignità e chiedenni che ·a co,sa sia1 rendere la nostra vita significativa e appagaI1te. Questi in terrogativi possono bensì venir qualificati come morali in senso la-. to; ma, in taluni casi, sono troppo legati all'immagine che abbiamo . di noi stessi, troppo condizionati dai nostri ideali, per poter rientra re in quella che, nel linguaggio della maggioranza delle persone, ver- ' rebbe chiamata la sfera morale. ~.~si ye[!91];() più.precisameri,te; sy . ciò che. rende la nostra vita degna .di e.~sere vi. .~ ~.u.t(:l.. "' Quello che hanno in comune con le questioni morali, e che merita il vago termine "spirituali", è il fatto che tutti quanti implicano ciò che altrove ho chiamato "valutazione forte"2 - cioè chiamano in causa discriminazioni comeg1usto7sb-àg1iat~, meglio/peggio, nobile/ ignobile, che, lungi dall'essere rese valide dai nostri desideri, dalle nostre inclinazioni o dalle nostre scelte, .ue.§911,() c:leLtµttgj11cUJ?eI1: d.~ntie anzLci 9ffron9 criteri ~gn cyi g!udiçarh. Così, sebbene non possa essere considerato una colpa morale il fatto che io viva una vi ta che non è né degna né appagante, descrivermi in questi termini vorrebbe dire nondimeno condannarmi in nome di un criterio, indi pendente dai miei gusti e dai miei desideri, che io devo riconosc.ere. Le esigenze più incalzanti e. forti' che riconosciamo come morali concernono, forse, il rispetto della vita, dell'integrità, del benessere e perfino della prosperità degH altri. Sono, cioè, le esigenze che cal pes.tiamo quando uccidiamo o mutiliamo qualcuno, quando allun ghiamo le mani sulle proprietà altrui, quando incutiamo paura ai nostri simili e turbiamo la loro serenità o anche solo quando ci aste niamo dal soccorrerli nel momento del bisogno. Queste esigenze so- 16 no presenti virtualmente.b:i:-t.~tte le persone, e tutte le società umane le riconoscono. Naturalmente·hd:oT~··portata è estremamente varia: le comunità primitive, al pari di alcuni gruppi sociali di oggi, limita no la classe dei beneficiari ai membri della tribù o della razza, esclu dendone gli estranei, considerati non meritevoli di alcuna tutela; al cune società arrivano a punire il male eventualmente compiuto con la perdita definitiva dello status di membri del gruppo. Tutti, co munque, sentono dei doveri verso una classe di persone e per .I.a maggior parte dei contemporanei questa classe coincide con .la raz za umana (ma per chi crede ai diritti animali può essere anche più vasta). 1 Qui sono in gioco intuizioni morali non solo universali, ma anche i particolarmente profonde e forti: così profonde e forti da apparire ( rad. icate nell'istinto e non legate, come altre reazioni morali, all'edu l cazione e all'istruzione. La tendenza a dare la morte, o comunque a punire, sembra essere una spinta innata al pari della motivazione a soccorrere chi abbia subìto un torto o comunque si trovi in gravi dif ficoltà. Cultura ed educazione possono bensì aiutare a stabilire di volta in ·volta chi sono "gli altri", ma non si direbbe che costituiscano il fondamento della reazione in sé. È per questa ragione che i pensa toridel Settecento, in particolare Rousseau, credettero in una sorta di propensione naturale alla simpatia verso gli altri. Il rispetto per la vita e per l'integrità delle persone sembra affon dare le proprie radici fino a queste profondità e forse va collegato al l'istanza pressoché universale tra gli a.Itri .animali ad astenersi dal l'uccidere i membri della propria specie. Senonché, come abbiamo visto, questo "istinto", al pari di mille altri aspetti della vita umana, viene plasmato secondo forme originali dalla cultura di appartenen za. Da queste forme, peraltro, non si può prescindere quando si trat ta di stabilire che cosa sia a imporci il rispetto degli altri. Procedere a queste spiegazioni significa ~LÒCQli:trel'.inl.Yiii211~: dire, per esem pio, che gli esseri umani sono creature di Dio, fatte a sua immagine e somiglianza; che hanno un'anima immortale; che sono emanazioni del fuoco divino; che sono tutti quanti agenti razionali e quindi dota ti di una dignità superiore a quella di ogni altro essere; oppure rifar si a qualche altra considerazione e"concludere che perciò dobbia~o lC>E() rispetto. Le culture che limitano questo rispetto a un gruppo particolare giustificano l'esclusione negando a coloro che non ne fanno parte la descrizione cruciale: si dirà, per esempio, che non hanno un'anima, che non sono pienamente razionali, che sono stati destinati da Dio ad avere uno status più modesto, e via dicendo. r Così le nostre reazioni morali in questo campo hanno, per così di Te, due volti. Da un lato, assomigliano molto agli istinti e ricordano \da vicino l'amore per le cose dolci, l'avversione per quelle nausea jbonde e la paura di cadere; ctall'altrn sembrano implicare, implicita :me11te. o esplicitamente, certe visioni della natura e dello status de igli esseri umani. Sotto quest'ultimo profilo, una reazione morale è

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