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Opera omnia. Dal discorso di Piazza San Sepolcro alla marcia di Ronchi (24 marzo 1919 - 13 settembre 1919) PDF

476 Pages·1954·7.56 MB·Italian
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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSO.LINI A CURA DI EDOARDO E DUILIO SUSMEL LA FENICE- FIRENZE OPERA OMNIA DI BENITO .MUSSOLINI XIII. DAL DISCORSO DI PIAZZA SAN SEPOLCRO . ·• ALLA MARCIA DI RONCHI (24 MARZO 1919 - 13 SETTEMBRE 1919) LA FENICE- FIRENZE COPYRIGHT 1954 BY LA FENICE ~ FIRENZE Tutti i diritti di traduzione e di riproduzione (anche di semp-lici brani, riprodotti a mezzo di radiodiffusione) sono riservati per tutti i paesi, compresi i Regni di Norvegia, Svezia e Olanda. TUTTI DIRITTI RISERVATI STAMPATO IN ITALIA- PRINTED IN ITALY A VVE"RTENZE Il segno ( +) indica om'issJOne. I numeri arabi fra parentesi tonda indicano le pagine alle quali si rimanda per opportuni confronti o per maggiori particolari; i numeri romani fra parentesi tonda indicano i volumi dell'Opera Omnia. I titoli fra parentesi quadra degli scritti e dei discorsi sono stati dati dai curatori perché gli originali ne erano privi. Gli scritti anonimi o non firmati con il nome dell'Autore contrassegnati con (o) sono pubblicati in: BENITO MussoLINI - Messaggi e prodami. Italia Nuova. Pagine di politica fascista scelte da Augusto Turati. Volume terzo - Libreria d'Italia, Milano, 19.29. Lo scritto anonimo contrassegnato con (p) è attribuito a Benito Mussolini da G. A. Chiurco in: Storia della rivoluzione fascista (1919-1922), vol. I - Vallecchi, Firenze, 1929. Lo scritto anonimo contrassegnato con (q) è· attribuito a Benito Mussolini da Guido Mattioli in: Mussolini aviatore- Casa editrice .Pinciana, Roma, 1936. Il numero di seguito alle lettere indica la pagina del volume nella quale si trova l'attribuzione.- La paternità degli scritti anomm1 contrassegnati da un asterisco risulterà di Benito Mussolini dal confronto con quelli cui si fa richiamo in nota. La paternità degli scritti anonimi non cÒntrassegnati in alcun modo è evidente. l. · XIII. . • DAL DIS.C ORSO . DI PIAZZA SAN SEPOLCRO AGLI INIZI DEL PRIMO MINISTERO NITTI (24 MARZO 1919 - 27 GIUGNO 1919) Durante questo periodo, Mussolini scrive contro il 1eninismo ( 5); sugli avvenimenti ungheresi del 22, 23, 24 marzo (10); su un convegno,sindacalista che si terrà a Milano il 30 marzo ( 12); sulle basi essenziali e sui postulati dei fasci italiani di combattimento, sorti con l'adunata del 23 marzo 1919 (XII, 160; 14, 17, 47, 48, 117); sulle prossime elezioni generali politiche (26); sui mani festi lanciati il 4 aprile dall'unipne socialista italiana, dal partito repubblicano e dal gruppo parlamentare socialista (31, 35); sull'associazione nazionale dei combattenti (37); sulla costituzione, avvenuta a Milano, di una «commissione provinciale di avviamento al lavoro» ( 40); sullo sciopero generale di Roma del 10 aprile (proclamato dalla camera confedera.le del lavoro, di tendenza bol scevica, col pretesto di una manifestazione proibita per Lenin), che, avversato dalla camera del lavoro, interventista, e dalla maggioranza degli operai, fallisce, generando una grandiosa dimostrazione patriottica da parte di tutte le classi della cittadinanza ( 43, 45); confuta un articolo di Filippo Turati (21); partecipa a varie .assemblee del fascio milanese di combattimento (25, 52, 73, 105, 113, 174, 177); ha una breve polemica con il senatore Alfredo Frassati, direttore della Stampa, nella quale si ritorna a parlare dei fondi che permisero l'uscita del Popolo· d'Italia e si accenna ad una deposizione notarile fatta da Ida !rene Dalser, già intima di Mussolini ( 44, 55); si occupa delle rivendicazioni ita liane (57, 70, 75); dei fatti di Milano del 13-15 aprile (60, 61, 64, 67, 73); dei congressi socialisti tenutisi a Parigi, Bruxelles e Huderfield nel · marzo aprile (77); degli avvenimenti del 23-24 aprile: mentre alla conferenza della pace di Parigi continuano ancora le trattative fra le delegazioni italiana ed alleata per la risoluzione delle nostre questioni territoriali, il presidente Wilson didge un messaggio al popolo americano nel quale combatte le aspirazioni italiane su Fiume e sulla Dalmazia, dimostra come queste regioni devono appartenere alla Jugoslavia e confuta il . patto di Londra come non rispondente più alle mutate condizioni delle terre circumadriatiche; l'on. Orlando, con una lettera a Clemenceau e a Lloyd George, annunCia che, in seguito alle dichiarazioni di Wilson, la delegazione italiana lascia Parigi; Clemenceau, rispondendo ad un telegramma inyiatogli dall'on, Luzzatti, che chi~de l'appoggio della Francia, af; ferma che non è all'ora della firma della pace che si possono misconoscere gli obblighi reciproci e che la politica francese non è quella degli stracci di carta; Orlando risponde al messaggio di Wilson; in tutta Italia hanno luogo grandi dimostrazioni di protesta contro il messaggio del presidente americano; il governo francese separa formalmente· la propria responsabilità dall'iniziativa isolata e spontanea di Wilson (80, 82, 85, 88, 91). Il 29 aprile Mussolini è a Roma per presenziare una « seduta storica » della Camera dei deputati (90), che, dopo discorsi di Orlando, Luzzatti e Turati, approva, con voti 382 contro 40 (dei socialisti ufficiali), il seguente ordine del giorno: « La Camera, tutrice delfa dignità e interprete della volontà del po polo italiano, si dichiara solidale col Governo e gli riafferma piena fiducia per difendere i supremi diritti della nazione e per conseguire una pace durevole e giusta» (93, 98). Rientrato a Milano il 30 aprile, dedica un articolo agli operai (95) e qu~rela DAL DISCORSO DI P.ZA S, SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 3 L'Italia del Popolo (100). Poi seguita ad agitare la questione adriatica (il 5 mag gio gli onorevoli Orlando e Sonnino erano ripartiti per Parigi) (101, 104); scrive sul trattato di pace consegnato il 7 maggio al << Trianon Palace » di Versaglia dagli alleati ai delegati tedeschi ( 107, 115); su una polemica sorta fra l'unione italiana del lavoro ed il partito socialista francese; redige gli articoli: Universale illusione? (120), Richiamo alla misura (124), Imbottiture (128), Dedicato ai francesi ( 131), Il sogno di Pino n ( 134); invoca il ritorno immediato da Parigi dei nostri delegati (137) e la revisione del trattato di Versaglia (140). Il 21 maggio parte per la Venezia Giulia (381). La sera del 22 parla a Fiu me (142); il ·23 è a Trieste, dove stende l'articolo di commemorazione del quarto anniversario della nostra entrata in guerra ( 147). La sera del 24 maggio è di ritorno a Milano. Nei giorni seguenti, attacca il senatore Frassati ( 150); inveisce contro Or lando e la sua politica ( 154, 160); si occupa della revisione del trattato di Versaglia ( 157, 171) e del progetto del ministro francese Tardieu ( 162); com menta un telegramma diretto dal consiglio nazionale di Fiume all'on. Or lando ( 164) e un messaggio inviato dal medesimo consiglio al senato americano e alla conferenza della pace ( 166); scrive sul regime russo ( 168); sulla crisi interna provocata dal caroviveri ( 175, 179); su una missione in Italia di socia listi francesi ed inglesi ( 181); su alcune dichiarazioni di Bruno Buozzi in merito allo sciopero generale di Napoli dell'8, 9, l O giugno, effettuato per solidarietà con i metallurgici, i quali sono in agitazione da cinquanta giorni ( 185); sulle ostilità da parte del governo ungherese di Bela Kun ( 188); sullo sciopero dei trasporti svoltosi a Parigi dal 13 al 14 giugno (191); su un discorso che l'on. Or lando dovrebbe pronunciare alla riapertura di Montecitorio ( 192); sull'episodio di Noisy le Roi del 16 giugno ( 195). Il 19 giugno si riapre la Camera dei deputati, che, udite le comunicazioni dell' on. Orlando, respinge la sua proposta di riunirsi in comitato segreto. Il ministero dichiara di dimettersi e la Camera respinge la proposta dell'on. Turati di continuare i lavori per discutere il progetto di riforma della legge elettorale anche nelle vacanze del ministero, mentre approva la sospensiva con voti 299 contro 81. Il 21 giugno la Camera si aggiorna per essere riconvocata a domi cilio, dopo aver votato l'esercizio provvisorio per un mese. La sera del 21, Mus solini, proveniente dalla Romagna, è a Roma, dove, dopo aver partecipato ad un'assemblea del fascio romano di combattimento (369), telefona al giornale un articolo, scritto in treno (387), sulla crisi ministeriale (198). Il 22 giugno è formato il nuovo ministero, che è presieduto dall'on. Francesco Saverio Nitti (204). Nello stesso giorno, Mussolini partecipa alla seduta inaugurale dei primo con gresso dell'associazione nazionale dei combattenti (201) e il 24 giugno è pre sente ad una successiva seduta ( 207). Il 26 giugno, infine, scrive sugli inizi del nuovo ministero (210). ANTOLOGIA DI DOCUMENTI Uno dei lati più caratteristici della situazione, quando si prenda in esame il fenomeno leninista, è la condanna che lo investe da parte dei patriarchi del socialismo occidentale. Vogliamo fare un gioco - il solito gioco - di parole hegeliane ? Il capitalismo è l'afferma zione, il socialismo è la negazione; il bolscevismo è la negazione della negazione. Questo potrebbe dare la chiave della spiegazione del fatto che le più feroci requisitorie contro il regime moscovita non partono più da « borghesi », i quali, anzi, sono assai stranamente benigni nel loro giudizio, ma da autentici socialisti, come tali riconosciuti e ammi rati sino a ieri da tutto il mondo proletario. Il congresso internazio nale di Berna, è stato il « processo » del leninismo, ragione per cui il socialismo del nostro pus si è rifiutato sdegnosamente di accedervi, ma è interessante esibire un'antologia, fresca e ricca, di requisitorie e di condanne di quel regime che i « pussisti » d'Italia considerano come la realizzazione «felice e gloriosa» dell'ideale. Recentemente, l'organo del socialismo ufficiale italiano magnifi cava l'adesione dei menscevichi al regime leninista. L'adesione c'è, infatti, stata, ma condizionale. Il Peuple di Bruxelles, organo del par tito operaio belga, ha pubblicato, nei giorni scorsi, un comunicato della direzione menscevica, firmato da tre nomi ben noti del socia lismo int~rnazionale: Paolo Axelrod, S. Staupache, Bienstock. Que sto comunicato dice: « La democrazia sociale vede sempre nella dominazione dei bolscevichi il più grande pericolo, tanto per il prolet;uiato russo come per il proletariato inter nazionale. La democrazia sociale è sempre stata convinta che tutte le grandi riforme sociali non sono possibili che nel quadro di uno Stato democratico pog giato sulla volontà popolare. Ragioni diverse hanno condotto i bolscevichi ad llccettare di nuovo i social-democratici nei consigli, dai quali, per ordine dei co munisti, erano stati esclusi, insieme coi socialisti rivoluzionari, verso la metà del 1918. La democrazia sociale russa entra nei Sovièts per difendervi le sue idee e quelle del socialismo internazionale contro la politica disastrosa del bol scevismo. B in questo modo e non altrimenti che bisogna comprendere il ritorno della sociale democrazia nei Sovièts ». Questo commento è esauriente, ci sembra;

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