G B IORGIO RIANESE L’ARCO E IL DESTINO Interpretazione di Michelstaedter MIMESIS Eterotopie Nuova edizione riveduta e ampliata © 2010 – MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine) www.mimesisedizioni.it / www.mimesisbookshop.com Via Risorgimento, 33 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Telefono e fax: +39 02 89403935 E-mail: [email protected] Via Chiamparis, 94 – 33013 Gemona del Friuli (UD) E-mail: [email protected] 5 INDICE PREFAZIONE p. 7 ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI p. 13 INTRODUZIONE p. 15 PARTE PRIMA – ONTOLOGIA DI MICHELSTAEDTER I DELLA VITA p. 25 1. Autenticità e inautenticità dell’esistenza p. 25 2. La volontà di vivere, o vivere nel miraggio p. 29 3. Inoltrepassabile miraggio p. 37 4. Separati, nella differenza p. 39 5. La volontà e il ritorno p. 41 6. La solidarietà essenziale tra persuasione e rettorica p. 45 7. Dalla separazione, la violenza p. 46 8. La coscienza, consapevole bisogno p. 51 9. Le affi nità tra le cose che vivono p. 54 10. Continuando, tra le differenze p. 57 11. Dolorosamente, l’illusione p. 62 II. DELLA MORTE p. 65 1. Risanare la differenza p. 65 2. L’uno-tutto, o vivere il deserto p. 67 3. Il presente immutabile p. 73 4. La volontà e la struttura iperbolica dell’assoluto p. 76 5. Ontologia e volontà: linee di un confronto con Parmenide p. 78 6. Il cammino, la pace, la morte p. 81 7. Lo scacco p. 86 PARTE SECONDA – FENOMENOLOGIA DELLA RETTORICA I. LA SCIENZA p. 97 1. Le illusioni del sapere scientifi co p. 97 2. Il virtuosismo, rettorica del mondo contemporaneo p. 103 3. Volontà di dominio e utilizzabilità dell’ente p. 110 II. IL LINGUAGGIO p. 113 1. La lingua della violenza p. 113 2. I termini tecnici e il livellamento p. 115 3. Intersoggettività ed effi cacia p. 119 4. La ripetizione p. 123 5. Oudšn lšgousin p. 125 III. LA SOCIETÀ p. 129 1. La sicurezza p. 129 2. Dalla debolezza, la forza p. 133 3. Maschere della violenza p. 139 4. L’educazione, tra corruzione e creazione p. 141 5. La giustizia e la ragione suffi ciente p. 146 PARTE TERZA – ESSERE PER LA MORTE I. FILOSOFIA ED ESISTENZA p. 151 1. Michelstaedter fi losofo dell’esistenza p. 151 2. «Auf einem Holzweg zu sein» p. 158 3. Forme dell’analitica dell’esistenza p. 163 4. Etica e ontologia p. 168 II. IL FUTURO E L’ANGOSCIA p. 175 1. La rettorica come mondo del per-lo-più p. 175 2. Mancanza e incompiutezza p. 181 3. La cura per il futuro p. 183 4. L’essere per la morte p. 185 5. L’angoscia p. 188 6. La possibilità del nulla p. 190 CONCLUSIONE p. 193 BIBLIOGRAFIA p. 197 1. Opere di Carlo Michelstaedter p. 197 2. Repertori bibliografi ci e strumenti di ricerca p. 200 3. Monografi e e raccolte di saggi p. 201 4. Principali saggi p. 204 5. Michelstaedter in musica p. 212 6. Altre opere citate nel testo p. 212 7 PREFAZIONE La prima edizione di questo libro fu pubblicata un quarto di secolo fa o giù di lì nella collana della Facoltà di Lettere e Filosofi a dell’Università di Ca’ Foscari. Il mio primo incontro con il pensiero di Carlo Michelstaedter risaliva a una manciata d’anni prima, al periodo nel quale dovevo scegliere l’argomento per la mia tesi di laurea. Era la primavera del 1981, frequentavo il corso di laurea in fi losofi a a Venezia, avevo sostenuto la maggior parte de- gli esami previsti dall’ordinamento dell’epoca, e mi ero recato da Emanuele Severino, nello studio che allora si trovava nel vecchio convento di San Sebastiano, sede “storica” della Facoltà, per chiedergli, non senza qualche imbarazzo e quel che basta di timidezza, la disponibilità ad essere il relatore della mia tesi di laurea, che - avevo immaginato - sarebbe stata dedicata al pensiero nietzscheano, verosimilmente al Nietzsche delle Considerazioni inattuali. Avevo seguito con interesse crescente i corsi di Filosofi a teoretica e di Logica che Severino aveva tenuto negli anni precedenti, e avevo avuto modo di apprezzare, oltre alla profondità e al rigore del pensatore, anche la qualità della persona, la disponibilità all’ascolto, il rispetto assoluto nei confronti degli studenti e delle loro talvolta ingenue domande, che egli con- siderava sempre degne di attenzione fi losofi ca e alle quali non negava mai una risposta. Anche per questo, messa a tacere qualche iniziale perplessità (sarei stato in grado, io che ancora adesso – fi guriamoci allora! – mi sento un “dilettante”, di scrivere la tesi sotto la guida di un fi losofo di quella sta- tura?), mi ero risolto a rivolgermi a lui. Severino mi ascoltò con attenzione, rifl etté tra sé e sé per qualche istante, poi, dopo avermi rassicurato quanto alla sua disponibilità ad essere il mio relatore, mi fece osservare che sì, cer- to, Nietzsche era senza dubbio un pensatore maiuscolo, capace di suscitare un grande interesse, ma che su di lui si era scritto e si continuava a scrivere in modo torrenziale. Sarei riuscito a scrivere qualcosa di originale, ma con un dispendio di energie che poteva rivelarsi, in quel momento e in quel contesto, eccessivo. Poteva invece valere la pena di impostare un lavoro che, mantenendosi dal punto di vista tematico nei paraggi di Nietzsche, mi consentisse di arrivare in porto con minor fatica e maggiore soddisfazione. 8 L’arco e il destino Fu a questo punto che Severino mi chiese: «Ha mai letto Michelsta- edter?». Confessai di non avere la minima idea di chi fosse e, per qualche istante, temetti che il professore rinunciasse per questo all’idea di seguire il mio lavoro di tesi. Invece mi disse: «Bene: lo legga! Veda almeno La persuasione e la rettorica, poi torni a trovarmi e mi dica cosa ne pensa e se ritiene che la tesi possa andare in quella direzione. Altrimenti lavorere- mo su Nietzsche». Uscii dallo studio e, senza nemmeno sapere bene come diavolo si scrivesse quel nome che Severino aveva appena pronunciato, mi recai presso la biblioteca dell’istituto di italianistica, dove chiesi in pre- stito il corposo volume delle Opere di Michelstaedter curate da Gaetano Chiavacci nel 1958. Tornai a casa e, la sera, cominciai a leggere, dapprima un po’ a salti, poi in modo metodico, rimanendo come catturato da quella scrittura così singolare, capace di parlare ad un tempo con il rigore pa- cato della mente e con l’impetuosità travolgente della passione. Non lo potevo sapere (anche se, forse, in qualche modo lo presentivo), ma quella sera stava iniziando un lungo viaggio, che prosegue ancora oggi, insieme a quello che allora era un mio coetaneo (Michelstaedter aveva compiuto da qualche mese i ventitre anni quando, conclusa la stesura della tesi di laurea, s’era tolta la vita sparandosi un colpo di rivoltella; e ventitre anni da poco compiuti avevo io, che mi accingevo a mia volta a scrivere una tesi). Qualche settimana dopo, lette e rilette le pagine di Michelstaedter e messo un po’ d’ordine in testa, tornai da Severino per dirgli che sì, Michelstaedter sarebbe stato il mio “autore” di riferimento, e per ringraziarlo di avermi suggerito quella lettura davvero sorprendente. Recuperai tutto quello che all’epoca si poteva leggere di e su Michel- staedter. Lessi quello che lui aveva letto (tutto Ibsen, l’Ecclesiaste, Tolstoj, per fare solo qualche nome). Ascoltai quello che anche lui aveva ascoltato (lo Stabat mater di Pergolesi, ad esempio, e poi il Beethoven della Sonata a Kreutzer e della Terza e della Nona sinfonia). Cercai di vedere, nell’arte, quello che egli aveva visto con i propri occhi e visitai nuovamente quella Firenze nei confronti della quale Michelstaedter aveva provato «una certa commozione romantica stranissima». Mi recai nella “sua” Gorizia, un po’, semplicemente, per essere lì, un po’ per lavorare presso la Biblioteca Stata- le Isontina, custode del prezioso Fondo Carlo Michelstaedter. Mi pare bello, in proposito, ricordare che il compianto Otello Silvestri, persona la cui “vocazione” culturale era sostenuta da una sensibilità e da una umanità davvero particolari e che divenne in breve tempo un amico, accolse in «Studi Goriziani», la rivista della biblioteca che dirigeva e che soprattutto grazie a lui aveva ripreso vita, un mio piccolo saggio (Essere, nulla e volontà di dominio nel pensiero di Carlo Michelstaedter) che, fatta