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La scienza che fu. Idee e strumenti di teorie abbandonate PDF

127 Pages·2017·6.003 MB·Italian
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STORIE DELLA SCIENZA Collana diretta da Marco Beretta Francesco Barreca LA SCIENZA CHE FU Idee e strumenti di teorie abbandonate Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla siae del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni per finalità di carattere professionale, economico o commerciale ocomunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da aidro, corso di Porta Romana n. 108, 20122 Milano, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org Progetto grafico: Alberto Lameri Impaginazione: CreaLibro di Davide Moroni - Legnano (MI) ISBN formato pdf: 978-88-9357-259-0 Copyright © 2017 Editrice Bibliografica via F. De Sanctis, 33/35- - 20141 Milano Proprietà letteraria privata - Printed in Italy INDICE Introduzione 7 1. L’equante 13 Salvare i fenomeni 13 Una questione di principio 19 Viaggio su Marte e ritorno 23 Dagli angoli alle aree 27 2. L’impetus 29 Proiettili e motori 29 Virtù motrici 33 Misurare le qualità 36 Dall’impeto alla forza 40 3. Gli indivisibili 43 Quadrare il cerchio 43 Poco più di niente, poco meno di qualcosa 48 Tra flussioni e infinitesimi 54 Al limite dell’infinito 59 4. Il flogisto 61 Il secolo del flogisto 61 Il fuoco in ogni cosa 64 Flogistizzando e deflogistizzando 68 Dall’aria deflogisticata all’ossigeno 73 5. L’etere luminifero 77 E luce fu 77 Una nuova materia 82 Moto assoluto 87 Spazio e tempo ≠ spaziotempo 92 6. L’atomo-vortice 95 Dalle ceneri del flogisto 95 Corpuscoli e nebule 98 Vertigini elettromagnetiche 102 Fine della storia? 109 Conclusioni 113 Bibliografia 115 Indice dei nomi 123 INTRODUZIONE Questo libro parla di nozioni scientifiche obsolete e ol- tremodo curiose: punti e circoli immaginari che determinano effetti fisici reali, virtù motrici e motori interni attivabili con la semplice imposizione delle mani, linee senza spessore ma che possono essere sommate come se lo avessero, fluidi invisibili e con peso negativo che entrano ed escono dai corpi, mate- rie solide più rigide dell’acciaio ma più rarefatte dell’aria che permeano l’intero universo e minuscoli vortici che riempiono lo spazio fino a costituire la materia. Si tratta di nozioni com- pletamente abbandonate che oggi giacciono, insieme a mol- te altre, in quelli che possiamo chiamare gli “scantinati della scienza”. Come gli strumenti e le apparecchiature obsolete o irrimediabilmente danneggiate vengono periodicamente so- stituite con altre più nuove e precise, infatti, così gli strumenti concettuali grazie ai quali si elaborano le teorie scientifiche vengono continuamente rimpiazzati e quelli vecchi, ormai banditi dalla scienza, affidati, nel migliore dei casi, alle cure antiquarie degli storici. In qualche modo, queste nozioni possono essere con- siderate come il corrispettivo, in ambito scientifico, di quel- li che in gergo informatico vengono chiamati abandonware: programmi obsoleti che un tempo servirono efficacemente al loro scopo, ma che oggi, non avendo più mercato, non sono più sviluppati né commercializzati. Abbandonati perché dif- ficili da usare, o troppo lenti, oppure semplicemente perché, col passaggio a sistemi operativi più evoluti, le loro funzioni sono state integrate in questi ultimi, rendendoli di fatto inuti- 7 li. Ecco, quello che si farà nel seguito sarà gettare uno sguardo allo sviluppo scientifico attraverso alcuni abandonware della scienza. Come è facile immaginare, la scienza è piena di aban- donware: basti pensare alle nozioni di umore in medicina e fi- siologia e a quello di affinità in alchimia e chimica, tanto per citarne due che, pur rinnegati dalla scienza, hanno continuato a esistere in altre forme nel linguaggio comune. Prendere in considerazione anche soltanto i più significativi vorrebbe dire ripercorrere l’intera storia della scienza nelle sue molteplici direzioni e prospettive, un’impresa che travalica i modesti scopi di quest’opera e in ogni caso al di sopra delle limitate capacità del suo autore. Nei prossimi capitoli perciò ne con- sidereremo, senza alcuna pretesa di completezza ed esausti- vità, soltanto sei, tutti provenienti dal campo delle scienze fisico-matematiche e connessi in particolare ai problemi del moto e della materia. Questo non solo per una questione di omogeneità e per garantire un minimo di coerenza alla tratta- zione, ma anche perché, nell’immaginario comune, le scienze fisico-matematiche sono quelle che più procedono “per accu- mulazione” e sono perciò spesso presentate, nella loro espo- sizione scolastica e divulgativa, in una forma espurgata della dimensione storica e, conseguentemente, dell’errore. Lo scopo di questo libro, però, non è quello di dimostra- re che la scienza può sbagliare, né tantomeno quello di esibire la bizzarria delle credenze degli antichi; piuttosto, l’obiettivo è quello di capire, attraverso l’esame di alcune nozioni scien- tifiche ormai in disuso, come queste possano aver fatto presa su intere generazioni di studiosi, nella speranza che ciò possa insegnarci qualcosa sulla conoscenza scientifica in generale. Interpretare la scienza esclusivamente in termini di giusto/ sbagliato e vero/falso rispetto alle conoscenze odierne sareb- be infatti semplice, ma anche riduttivo, poiché condurrebbe a guardare a essa come a una lunga successione di errori o, alternativamente, come a una disordinata raccolta di conclu- sioni vere tratte da premesse false. Come osservava Gogol’, 8 La scienza che fu

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