Il libro La retorica è una vecchia signora che per secoli ha fatto parte di ogni enciclopedia delle arti e scienze redatte nella cultura dell’Occidente, ma poi, quando dall’Illuminismo in avanti è sembrato che la sola scienza sicura fosse quella affidata ai procedimenti rigorosi della ragione analitica, se ne è decisa la rottamazione. Finché, nel secolo scorso, un giurista belga, Charles Perelman, è venuto a ricordarci che ci sono settori di fondamentale importanza per l’uomo, quali i processi nei tribunali, i dibattiti politici, le valutazioni critiche delle opere d’arte, in cui non si può pretendere di raggiungere il vero, ma soltanto un qualche grado di probabilità, e comunque bisogna lottare per imporre le proprie tesi, appoggiandole a una argomentazione non solo sicura nei passaggi, ma anche condita con i piaceri dell’eloquenza e con una calda onda emotiva. Così, il busto di Cicerone è stato tolto dal solaio e rimesso in bella vista. Questo anche perché, come McLuhan ci ha insegnato, oggi grazie al web e alla rete le parole non volano più via ma restano allo stesso modo della scrittura. Tutta questa trama secolare viene qui seguita e ricostruita punto per punto, un occhio alla filologia, un altro all’attualità, infatti questo libro realizzato già nel 1979, ora rimesso in circolo opportunamente riveduto e corretto. L’autore Renato Barilli, nato nel 1935, ha insegnato a lungo Fenomenologia degli stili al corso di laurea DAMS dell’Università di Bologna. I suoi interessi, muovendo dall’estetica, sono andati sia alla critica d’arte che alla critica letteraria. Nell’ambito di quest’ultima si può ricordare Dal Boccaccio al Verga. La narrativa italiana in età moderna, Bompiani, Milano 2003, oltre a studi monografici che hanno riguardato Pascoli, D’Annunzio, Svevo, Pirandello, Kafka, Robbe-Grillet. Tra i titoli di carattere filosofico, Bergson. Il filosofo del software, Raffaello Cortina, Milano 2005. Il testo di base del suo insegnamento è stato, per un quarto di secolo, Scienza della cultura e fenomenologia degli stili, ora ripubblicato presso la BUP di Bologna. Volumi riassuntivi della sua attività di docente si possono considerare anche L’arte contemporanea, Feltrinelli, Milano 2005, e Storia dell’arte contemporanea in Italia, Bollati Boringhieri, Torino 2007. Attualmente dirige la Scuola di specializzazione in Beni Storici Artistici dell’Università di Bologna. Renato Barilli La RETORICA Storia e teoria. L’arte della persuasione da Aristotele ai giorni nostri. Aristotele Cicerone Quintiliano Pascal Vico McLuhan Perelman Renato Barilli La Retorica Storia e teoria. L’arte della persuasione da Aristotele ai giorni nostri. Prima edizione elettronica novembre 2014 eBook ISBN 9788868740610 © Logo Fausto Lupetti Editore Via del Pratello, 31-40122 – Bologna – Italy Tel +39 051 5870786 Redazione di Milano Viale Abruzzi, 84-20131 – Milano – Italy Tel. +39 02 36536238 Anvur - editore registrato (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca) www.faustolupettieditore.it Progetto grafico copertina Samuele Marazzita Indice Introduzione Notizia sul testo 1. L’età greca 1.1. Le origini e i Sofisti 1.2. Platone: episteme contro doxa 1.3. La retorica di Aristotele tra forma e contenuto 1.4. Gli aspetti quasi-logici della retorica aristotelica 1.5. La lexis, il comico 1.6. Altri sviluppi. L’Autore del Sublime 2. L’età romana 2.1. Origini, Rhetorica ad Herennium, De inventione 2.2. Cicerone e il primato della retorica 2.3. Il Dialogus de oratoribus 2.4. L’Institutio oratoria di Quintiliano 3. Il Medio Evo 3.1. La Patristica e Agostino 3.2. Boezio e la Scolastica 3.3. Lo spirito dialettico del XIII secolo 3.4. Tecnicismo delle artes rhetoricae del tardo Medio Evo. Il caso di Dante 4. L’Umanesimo e il Rinascimento 4.1. Motivi del primo Umanesimo. Il centro e il cerchio 4.2. Retorica e dialettica in Lorenzo Valla 4.3. Dalla riscossa del platonismo al trionfo del ciceronismo 4.4. Il recupero umanistico della dialettica. II ramismo 4.5. Presentimenti dell’età moderna e declino della retorica 5. L’età moderna 5.1. Retorica e Barocco 5.2. Cartesio, Pascal, Leibniz 5.3. Bacone e l’empirismo 5.4. Vico: il “particolare” retorico e l’“universale” logico 5.5. Il sensismo: parole contro termini 6. L’età contemporanea 6.1. Kant e la ricerca del Mittelglied 6.2. Hegel e il “superamento” della retorica 6.3. Tra Romanticismo e Positivismo 6.4. La condanna rigorosa del Croce 7. Il riscatto contemporaneo della retorica 7.1. Critica del “vero” e ritorno al probabilismo 7.2. La “teoria dell’argomentazione” di Perelman 7.3. La micro-retorica di Freud e di Saussure 7.4. Retorica e letteratura: la linea “sintetica” degli anglosassoni 7.5. Retorica e letteratura: la linea “analitica”, dai Formalisti russi alla Nouvelle Critique 7.6. La retorica e i media tecnologici: McLuhan 7.7. Conclusione: vitalità della retorica Bibliografia Sezione prima Sezione seconda Introduzione Monsieur Jourdain, il “borghese gentiluomo” protagonista dell’omonima commedia di Molière, rimase deliziato quando il professore di filosofia da lui assunto gli spiegò la differenza tra la prosa e il verso: da quella spiegazione egli potè ricavare di avere sempre fatto della prosa senza saperlo. Analogamente il lettore di queste righe potrà scoprire di avere sempre fatto della retorica a sua insaputa. Infatti uno dei primi tratti distintivi di questo tipo di attività o di pratica sta proprio nella sua diffusione; nel carattere “democratico” che le compete: difficile vietarla a qualcuno, trovare settori di pubblico, di umanità che non abbiano il diritto di farne uso. Tanto che per essa riesce più agevole, in partenza, cercare di stabilire dove non arriva, quali sono i campi di applicazione che non le spettano. In altre parole, in quali casi l’uomo comune riconosce di non avere il diritto di prendere la parola, di discutere? Certo, se sono in esame problemi concernenti, poniamo, il cancro, o l’atomo e le particelle che lo compongono, è ben difficile che un interlocutore comune non si ritiri in buon ordine, ammettendo lealmente e modestamente la propria incompetenza. Vedremo in- fatti che in ambiti come questi, di pertinenza scientifica, la retorica raramente trova spazio: essi sono appannaggio, semmai, di altre famiglie di strumenti discorsivi e di indagine, legati al cosiddetto pensiero analitico. Se, invece, il discorso cade su argomenti più o meno latamente politici, su come cioè si debba reggere la polis, la “cosa pubblica”, allora è ben difficile che un qualche soggetto umano “si chiami fuori”, ammetta di non avere il diritto di interloquire. In fondo, viviamo da tempo in regimi di democrazia compiuta proprio perché essi si basano sul riconoscimento che chiunque ha il diritto di votare, nelle consultazioni per il parlamento o per le amministrazioni locali, indipendentemente dal proprio grado di istruzione o di censo o di prestigio sociale. In regimi di questo tipo, che oggi sono i più diffusi, almeno nei paesi occidentali, il voto dell’ultimo analfabeta vale quanto quello di un docente universitario o di un esimio scienziato, così come non influisce sul suo peso la circostanza se il votante sia nullatenente o invece posto molto in alto nella scala dei redditi. Naturalmente, si potrà subito obiettare che questo regime di democrazia