In questa terza e ultima parte del trittico I sotterranei della libertà, Amado narra gli eventi accaduti in Europa dall'invasione della Polonia alla caduta di Parigi e la loro ripercussione in Brasile. Gli uomini del governo di Getúlio Vargas, gli industriali, gli intellettuali sono incerti e divisi tra la convenienza di appoggiare Hitler, che a questo punto pare invincibile, e l'antica e geografica alleanza con gli Stati Uniti, pronti a entrare in guerra. E anche nello stato del Mato Grosso, all'interno dello sconfinato Paese, si svolge una piccola ma significativa guerra tra chi intende sfruttare le ricchezze nascoste nella foresta ancora vergine e un manipolo di caboclos che ne difendono l'inviolabilità... Vicende, amori, storie curiose e colorite si intrecciano in un romanzo che, ancora una volta, avvince il lettore sin dalle prime righe, grazie a quella straordinaria capacità, tipica di Amado e di pochi altri grandi scrittori, di ricreare già in apertura, quasi cinematograficamente, l'atmosfera di un Brasile che all'epoca della sua stesura l'autore vedeva dal lontano esilio cui era stato costretto. Un Brasile che il dittatore Getúlio Vargas stava sempre piú trasformando in uno stato fascista, e dove le lotte nelle città e nell'interno si stavano facendo sempre piú aspre.