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La democrazia dei beni comuni PDF

145 Pages·2013·0.727 MB·Italian
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Libri del Tempo Laterza 470 Alberto Lucarelli La democrazia dei beni comuni Nuove frontiere del diritto pubblico Editori Laterza © 2013, Gius. Laterza & Figli www.laterza.it Prima edizione febbraio 2013 Edizione 1 2 3 4 5 6 Anno 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Questo libro è stampato su carta amica delle foreste Stampato da SEDIT - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-581-0523-8 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. alla generazione futura Francesco, Pietro e Kolia Introduzione Al lettore subito una precisazione: non rientra nel piano e nell’economia del testo l’analisi storico-diacronica della genesi e dell’evoluzione del diritto pubblico, né una puntuale ricostru- zione dell’analisi delle idee che hanno contrassegnato e tracciato le grandi linee del diritto pubblico tra il XIX e il XX secolo. Tuttavia, al fine di comprendere l’attuale crisi, o quanto meno le trasformazioni del diritto pubblico, nella sua funzione ordi- natrice dei rapporti tra Stato e cittadino, sembra necessario oggi individuare i punti e i passaggi che si ritengono più significativi. L’analisi delle modifiche strutturali e funzionali del diritto pubblico e il suo atteggiarsi rispetto alle dinamiche economico- sociali e ai flussi e alle energie di gruppi, movimenti, associazio- ni, reti, porterà l’indagine in corso ad una costante interrelazio- ne con la nascita, l’evoluzione e l’involuzione dello Stato sociale, come forma avanzata e democratica dello Stato di diritto (S. Romano, 1969, ed. or. 1910). Tuttavia, l’intento del lavoro è ben lontano da una ricostruzione e/o un’analisi dello Stato sociale o dal tracciare i percorsi del diritto pubblico nello Stato moderno o post-moderno. Non c’è nel lavoro un obiettivo così ambizioso e impegnativo. È evidente, in ogni caso, che la dimensione sociale del diritto pubblico, soprattutto quella che prende forma da Weimar in poi, costituisce e costituirà una delle basi portanti dello Stato sociale (C. Schmitt, 1984) e pertanto della nostra indagine. La lettura dei processi evolutivi sarà tesa a ricercare lo spirito più «profondo» del diritto pubblico, la sua funzione, il suo co- VII stante movimento, come un pendolo, tra autorità, libertà, egua- glianza e partecipazione, attraverso il suo compito primario, ov- vero l’interpretazione delle dinamiche sociali e la promozione di un «ordine» fondato sulla giustizia sociale e la democrazia sostanziale (N. Bobbio, 1995). L’intento sarà quello di osservare e analizzare la dimensione dell’effettività del diritto pubblico, intesa non soltanto come com- plesso di principi e regole, entrambi di natura prescrittiva, ma anche quale contenitore ed espressione di eventi e decisioni meta-giuridi- che e di fenomeni socio-economici capaci di incidere direttamente sui diritti dei cittadini, espressione della forza e dell’arroganza delle classi dominanti. Un diritto pubblico capace anche di confrontarsi e fronteggiare decisioni provenienti da organismi privi di investitu- ra popolare – espressione di potere e forze economico-finanziarie – in grado di creare diritto, la cui forza giuridica eversiva non deriva dalla forza giuridica di regole precedenti. Come è noto, la decisione può scaturire da esigenze poste ed espresse dalle classi dominanti, dal «disordine concreto», rappresentando comunque una dimensione dell’effettività del diritto pubblico con la quale confrontarsi (C. Schmitt, 1996). Ciò non significa attribuire dimensione politica al principio di effettività (U. Scarpelli, 1997), quanto piuttosto immaginare che esistano modelli differenziati di effettività e quindi modelli dif- ferenziati di diritto che occorre comprendere per poterli fron- teggiare con razionalità (A. Catania, 2005). L’indagine si sviluppa attraverso i contributi teorici più si- gnificativi del XIX e XX secolo, e attraverso l’analisi delle idee e dell’evoluzione dei processi normativi – si pensi alla straordi- naria stagione delle Costituzioni europee successive alla prima guerra mondiale –, tentando di evidenziare le varie dimensioni del diritto pubblico: politica, amministrativa, sociale. Si cercherà di delineare quali possano essere gli strumenti e le categorie giuridiche per uscire dalla crisi della dimensione sociale del diritto, e dalla sua impotenza, così come declinata, e raggiungere gli obiettivi della democrazia sostanziale. In par- ticolare, ci si soffermerà su una re-interpretazione del rapporto pubblico-privato e delle variegate istanze (dimensioni) parteci- VIII pative, attraverso un ri-posizionamento (rectius, destrutturazio- ne) democratico del rapporto autorità (sovranità)-beni-diritti. L’insorgere spontaneo e disordinato di nuove categorie, qua- li i beni comuni e la democrazia partecipativa, ci impongono di uscire dalle strettoie dell’ideologia sovranità-proprietà e soprat- tutto richiedono una diversa lettura dei rapporti intercorrenti tra soggetti e beni, e tra beni e diritti. Per dirla in maniera più diretta, tali categorie spostano l’asse della democrazia sostan- ziale dal rapporto dominus-bene al rapporto bene (materiale e immateriale)-fasce d’utilità. La forma tridimensionale del diritto pubblico, funzionale, seppur nella sua complessità, all’attuazione dello Stato sociale, risulta soggetta a trasformazione attraverso la determinazione di nuovi principi, regole, decisioni, esigenze e pratiche sociali, soprattutto in quanto finanziariamente condizionata. Da qui, l’esigenza di una nuova forma del diritto pubblico per raggiun- gere effettivamente gli obiettivi della democrazia sostanziale, senza essere costretti a parlare, in modo ambizioso, di nuovi modelli democratici. In questo stato permanente di mutabilità si è pensato tuttavia d’individuare un centro di riferimento, un universo con un cen- tro e non una galassia espressione dell’infinito. Si è pensato di valutare i mutamenti in corso rispetto ai principi costituzionali, non considerandoli feticci immutabili bensì punti di riferimento e di approdo (mai definitivi) del processo democratico dello Stato di diritto e sociale. Ciò, anche nella considerazione che molti dei principi costituzionali, pur rappresentando la positi- vizzazione di diversi contenuti morali, affermati dal diritto natu- rale, hanno di fatto ceduto il posto a decisioni, regole e compor- tamenti contingenti dai contenuti regressivi e anti-democratici. L’indagine intende evidenziare il passaggio da un diritto pubblico verticistico, organicistico, pan-privatistico, fonda- to sulla rappresentanza, teso ad affrontare e risolvere tutte le questioni all’interno del rapporto Stato-individuo, in una di- mensione unicamente politico-costituzionale (successivamente gestionale-amministrativa), ad un diritto pubblico che si articola nella comunità e che cerca, pur nel rispetto del diritto privato IX

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