SEDE AMMINISTRATIVA: UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Dipartimento di Filosofia SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN FILOSOFIA INDIRIZZO FILOSOFIA POLITICA E STORIA DEL PENSIERO POLITICO CICLO XXII INDIVIDUAZIONE, TECNICA E SISTEMI SOCIALI EPISTEMOLOGIA E POLITICA IN GILBERT SIMONDON Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. Giovanni Fiaschi Supervisore : Ch.mo Prof. Gaetano Rametta Dottorando : Andrea Bardin INTRODUZIONE .………………………………………………………………………………… I Sigle delle opere di Simondon .………………………………………………………………….………… V PARTE PRIMA. Natura e conoscenza .…………………………………………………...…… 1 1. PROGETTO ED ELEMENTI DI UNA FILOSOFIA DELL’INDIVIDUAZIONE .……………………… 1 Individuo come sistema .……………………………………………………………...……… 2 Metastabilità, struttura e operazione .………………...……………………………………… 5 Trasduzione, campo e relazione .…………………………………………..………………… 10 Topologia, cronologia e allagmatica .………………………………………………...……… 13 2. RIFORMA DEI CONCETTI DI FORMA E INFORMAZIONE .………………………….…………… 19 Critica allo “schema ilomorfico” e al concetto di forma (Gestalt) .……………………...…… 20 Critica del concetto tecnologico di informazione (Cibernetica) .…………………………….. 22 Riforma del concetto di informazione .………………………………………………….…… 25 Royaumont: tutti i paradigmi dell’operazione .……………………………………………… 30 3. OGGETTO DI UNA FILOSOFIA DELL’INDIVIDUAZIONE .…………………………………..…… 33 Il problema del preindividuale. Discontinuità e fasi dell’essere.……………………….……… 33 L’eredità fenomenologica: Merleau-Ponty, natura e senso .………………………….……… 38 La discussione alla Société française de philosophie: senso e linguaggio .…………………..……… 43 L’ontogenesi è una fenomenologia? .………………………………………………………… 47 4. SOGGETTO E METODO DI UNA FILOSOFIA DELL’INDIVIDUAZIONE .…………….…………… 51 Ontogenesi del soggetto: transindividuale e significazione .………………………..………… 51 Trasduzione e individuazione della conoscenza: il problema del metodo .………..………… 55 Invenzione, atto analogico e intuizione. Tra Bergson e le scienze .…………..……………… 58 Ordini di grandezza e risonanza interna. Scienza e filosofia .……………………..………… 64 I - Politiche del transindividuale (spazio politico e natura umana) .……………..………………… 73 PARTE SECONDA. Organismo e società .………………………………….………………… 99 5. DALLA VITA ALLA SIGNIFICAZIONE .……………………………………………….…………… 100 Milieu, omeostasi ed eccedenza nel vivente (adattamento, evoluzione e trasduzione) ……….. 102 Dall’affettività all’emozione .………………………………………………………...……….. 111 L’emozione come significazione transindividuale (tra Sartre e Goldstein) .…………….……. 115 Significazione, soggetto e collettivo .…………………………….…………………………… 119 6. GENESI DEL COLLETTIVO: CREDENZA, LAVORO, LINGUAGGIO .………..…………………… 125 Posizione del problema: tra comunità e società .…………………………………..………… 126 Il problema dell’in-group e della personalità di gruppo .……………………………………… 128 Credenza, lavoro, linguaggio .………………………………………………………...……… 135 Il paradigma aperto/chiuso .…………………………………….…………………………… 144 7. OMEOSTASI SOCIALE ED ECCEDENZA NORMATIVA .……………...…………………………… 149 Critica all’omeostasi sociale cibernetica .……………………………..……………………… 150 La società come “macchina e vita” in Canguilhem .………………………………………… 155 Un modello biologico? .………………………………………..…………………………...… 157 L’individuo “puro” trasduttore .……………………………………………………………… 160 8. NORMATIVITÀ BIOLOGICA, TECNICA E SOCIALE .……………...……………………………... 167 Outil e milieu tecnico: Leroi-Gourhan .……………………………...………………………… 167 Normatività biologica e normatività tecnica .…………………………...…………………… 172 Normatività etico-politica e cultura .………………………………………….……………… 176 Individuo e funzione politica .………………………………………………………………... 181 II - Struttura e storicità del sistema simbolico (la discussione paradigmatica su Mauss) .……….. 185 PARTE TERZA. Tecnicità, sacralità e politica .……………………………………………... 195 9. FUNZIONE SIMBOLICA .…………………...…………………………………………...………… 196 Il “ciclo dell’immagine” come funzione simbolica “mista” organica e storica ………….…… 197 Immaginario/simbolico .…………………………...………………………………………… 199 Estensione del paradigma individuo-milieu al problema dell’invenzione simbolica ………..... 205 Tra fenomenologia e scienze della vita .………………..…………………………..………… 210 10. MAGIA, TECNICITÀ, SACRALITÀ .……………………………………………...……………… 217 La Teoria generale della magia nel Du mode: tra primitivo e originario .…………………...…….. 218 La sfasatura della magia in tecnicità e sacralità .……………………………………………... 225 Psycho-sociologie de la technicité. Isomorfismo e asimmetria: il rito e l’outil .……………...……… 232 Culture e technique. Accelerazione e congiuntura .…………….……………………….……….. 240 11. POLITICA E CULTURA TECNICA .………………………………………………..…………...… 247 Il luogo (religioso) del politico .……………………………………………………………...... 247 Effettualità politica della riflessione filosofica .……………………………………………….. 254 Cultura tecnica e liberazione dal lavoro .…………………………………...……………...… 259 Pedagogia e schemi della tecnicità .…………………………………….………….………… 270 12. MISTICA DELL’EVOLUZIONE TECNICA .……………………………..................…………...… 277 Archetipi, identità ed eredità culturale .…………………………...…………………...…….. 277 Storia, evoluzione tecnica e Limites du progrès humain .………………...……………………. 286 Meccanica e mistica .…………………………………………………………………………. 294 Etica del recupero, estetica e teratologia politica .………………………………..………...... 307 III - Politiche della vita e politiche della memoria .…………………………...……………. 319 CONCLUSIONE .……………………………………………………………………………….…. 331 BIBLIOGRAFIA 1. Opere di Simondon .…………………………………………………………………..……………… 345 2. Bibliografia critica citata .………………...……………….………………………………………….. 348 3. Altre opere citate .…………………………………………………………………...…….………..… 351 INTRODUZIONE Il presente lavoro intende ricavare dall’opera di Gilbert Simondon alcuni elementi di filoso- fia politica. Il pensiero di Simondon, elaborato tra gli anni ‘50 e ‘60 vi è indagato attraverso una ricostruzione storico-filosofica delle fonti che permette di tracciarne l’evoluzione e individuarne le strutture portanti. Si rilevano innanzitutto il debito fenomenologico nei confronti di Merleau-Ponty e quello epistemologico nei confronti di Canguilhem, ma senza dimenticare il legame, attraverso l’opera di Leroi-Gourhan, con la tradizione sociologica francese, nonché il riferimento costante e determinante a Bergson. La prima sezione analizza il tentativo di riconfigurare l’apparato concettuale della filosofia in ordine ad alcuni strumenti ad esso offerti dal pensiero scientifico ed epistemologico, in particola- re dalla fisica dei quanta, dalla termodinamica e dalla cibernetica. Ne risulta una critica diretta con- tro il sostanzialismo e il determinismo che, basandosi sull’esportazione di paradigmi ricavati dalle scienze della natura, tenta di ricavare la funzione della filosofia nello stabilire le condizioni di un progetto di unificazione delle scienze umane. La seconda sezione mostra in particolare l’incidenza di modelli biologici nella teorizzazione dei processi di genesi e funzionamento dei sistemi sociali e ne analizza la matrice bergsoniana. Alla luce di quest’operazione, la particolare soglia che definisce l’ambito dell’umano risulta talmente problematizzata da aprire lo spazio per una riflessione la cui rilevanza filosofico-politica ha suscita- to un’ampia discussione. Il dibattito rispetto al quale il pensiero di Simondon ha recentemente fun- to da catalizzatore in Francia e parzialmente in Italia, dimostra come la sua “filosofia dell’individuazione” sia ricca di implicazioni e di strumenti interpretativi ancora validi per interro- gare il campo socio-politico, in cui si gioca il rapporto tra regolazione ed innovazione sociale. La tesi non manca di confrontarsi con il dibattito attuale tentando innanzitutto di ristabilire un’interpretazione che consideri l’intero corpus dell’opera di Simondon, e in seguito di sviluppare le implicazioni filosofico politiche di un percorso nel quale la centralità del problema della tecnica ha radici antropologiche e socio-politiche, legate alla storia naturale quanto all’accelerazione tipica della società tecnologica avanzata. La terza sezione segue invece Simondon nella costruzione di una teoria della funzione poli- tica quale intervento istituzionale di tipo strutturale capace di produrre un cambiamento nella con- figurazione delle sovrastrutture: dove in ogni caso per “struttura” si intendono i rapporti di produzione, e dove la possibilità di un intervento implica una concezione dinamica di ciò che costi- tuisce il legame sociale e, in modo più o meno consapevole, la problematizzazione del concetto stes- so di natura umana. La programmazione di un intervento sulle infrastrutture tecnologiche, che tocchi direttamente le nervature costitutive del sistema sociale, implica, oltre a un questionamento dello statuto ontologico della società, una discussione sullo statuto epistemologico e in particolare I sulla forza predittiva delle scienze che si occupano di essa. Ma soprattutto, pone il problema dell’efficacia effettiva dell’universo culturale all’interno del quale tali scienze sono elaborate e l’intervento è programmato. Su questo punto si innesta anche la domanda sull’effettualità politica del pensiero filosofico, posta in questi termini: qual è e come si esplica la forza del potere simbolico? Nel corso di tutta l’opera di Simondon la produzione di una “cultura tecnica” è l’obiettivo dominante attorno al quale egli costruisce il proprio universo concettuale: si tratta di un obiettivo intrinsecamente politico, in quanto un’innovazione nella cultura implica, nel suo linguaggio, un’individuazione transindividuale, ovvero porta con sé degli elementi di innovazione e struttura- zione sociale. Il pensiero di Simondon muove dalla consapevolezza che “l’evoluzione tecnica” ha superato una soglia oltre la quale non è possibile un ritorno alla comunità se non di tipo catastrofico o comunque regressivo, e dall’ipotesi che le energie intellettuali vadano incanalate nella direzione di un investimento del sociale da parte delle scienze. Il suo progetto punta così sull’efficacia politica della formazione di una “cultura tecnica”, sottendendo l’ipotesi di un “potere” simbolico della filo- sofia che, attraverso un impatto essenzialmente pedagogico, sarebbe in grado produrre una “presa di coscienza” capace di attivare una prassi politica collettiva ed efficace. Gli evidenti limiti di una riflessione dai tratti a volte utopici non impediscono di considerare i meriti di un pensiero capace di cogliere con largo anticipo (e in netta controtendenza rispetto al fantasma heideggeriano e al suo doppio cibernetico) il problema posto da una tecnica planetaria, riportandolo sulla giusta scala: quella di un intervento politico che in ogni caso - proprio in quanto necessariamente anche “tecnico” - deve farsi carico dell’assetto valoriale che sottende, e della pro- pria inevitabile implicazione nei meccanismi di produzione e riproduzione sociale. Soprattutto, il merito indiscutibile dell’opera di Simondon, in particolare della stessa Individuation, sta nel variegato apparato concettuale che essa mette a disposizione per un’analisi delle linee di intervento di una tale politica, piuttosto che nelle sue strategie. Tale apparato è costruito ed organizzato a stretto con- tatto con una filosofia della storia che non ammette riferimenti a miti fondativi e, contro ogni politi- ca ad essi ispirata, promuove una concezione radicalmente aperta ed inventiva della natura umana. È così possibile osservare la matrice inventiva dell’atto politico soprattutto attraverso la relazione istituita da Simondon tra tecnicità e sacralità, che permette di focalizzare lo statuto “misto” di ogni operare politico, in particolare in relazione ai temi classici del governo e della giustizia. In chiusura si analizzano le due operazioni più ampie e conseguenti in questo senso: quelle di M. Combes e B. Stiegler, che legano il problema della tecnica rispettivamente al concetto di vita ed a quello di me- moria. Su queste basi diviene infine possibile situare il pensiero politico di Simondon in relazione al progetto bergsoniano di costruzione di una mistica all’altezza della configurazione dei rapporti so- ciali nella congiuntura della società tecnologica avanzata. L’insieme del percorso mostra insomma come in Simondon un problema all’origine preva- lentemente epistemologico e pedagogico divenga immediatamente politico a causa della duplice scomparsa determinata dall’assunzione di una prospettiva antisostanzialista e antideterminista. II Scompare il presupposto ontologico di una realtà fisica e sociale composta da individui che intera- giscono tra loro secondo leggi, e scompare il presupposto gnoseologico di un pensiero garantito dall’invarianza del proprio soggetto (caratterizzato da una razionalità universale) quanto dalla sta- bilità del proprio oggetto (garantita da leggi di natura): scompaiono insomma le basi ontologiche e gnoseologiche della scienza politica moderna. Non si tratta però di stabilire un nuovo fondamento. In particolare, per Simondon, non si tratta di tentare una ri-fondazione ontologica della conoscen- za e dell’azione a partire da nuovi presupposti (in questo caso il presunto reale al quale avrebbe ac- cesso la fisica quantistica). Tentare di dedurre in modo coerente una politica a partire da una teoria dell’essere e da un’epistemologia significherebbe infatti ripetere il gesto moderno, e installarsi preci- samente nella prospettiva che si pretendeva abbandonare. III
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