"Non è solo il mio amore. È anche il mio compagno, la mia anima gemella, mio figlio, e qualcosa di più ancora, qualcosa che non so né definire descrivere, ma che potrei chiamare con unico nome: passione." A dirlo è Nahla, una donna di cinquant'anni e voce narrante di questo romanzo in cui racconta la sua straordinaria storia d'amore. L'amore di una vita, anche se frammentario e clandestino, perché lei è musulmana mentre Hani è cristiano. Vero protagonista però è il corpo di Nahla, di cui lei osserva le trasformazioni nel tempo senza mai smettere di amarlo e rispettarlo. Al contrario, ne accoglie con serenità le rughe e i cedimenti, ce ne racconta la storia nella sua lunga relazione con l'amante, ne esplora la memoria ripercorrendo le esperienze che hanno segnato il suo rapporto con quel corpo, dalla comparsa delle mestruazioni all'acquisto del primo reggiseno, alla scoperta della sessualità. Ma senza mai un rimpianto. Cinquant'anni non significano per lei la fine del desiderio. Anzi, è diventata "molto più consapevole della sua femminilità e del suo corpo che in gioventù". Quello di Nahla, e quello di Alawiya Sobh, è il cri du c.ur di una donna che vuole solo esprimere se stessa, non fare denunce. Una memoria intima in cui la sessualità è vissuta come il termometro dei sentimenti. Ed è il mondo arabo a regalarci oggi un romanzo d'amore che si compone sotto i nostri occhi come un'ode di struggente intensità al corpo della donna.