NAMAZIANO ritorno:campione blu grande 26-01-2011 11:16 Pagina 1 poetiche e ideologiche del poemetto, Poco tempo dopo il passaggio dei traccia un’ampia panoramica della Claudio Rutilio Namaziano Visigoti in Italia e il clamoroso episo- fortuna che il suo alone romantico gli dio del sacco di Roma (410), allorché i O ha procurato in Italia, fino a una recen- barbari, risalita la penisola, sono pas- N te rielaborazione cinematografica e A sati in Provenza e in Aquitania, per ter- I IL RITORNO alle varie e sempre differenti riscritture Z minare successivamente nelle Spagne A che continuano a inseguirne le riso- M il loro itinerario di scorrerie e devasta- nanze con inesausta nostalgia. A zioni, l’aristocratico Claudio Rutilio N O Namaziano lascia l’Urbe per raggiun- I gere in Gallia le proprie terre d’origi- L I ne e sovrintendervi alle necessarie T U riparazioni. Benché a rigore «ritor- R O no» alle terre native, il viaggio cui I Rutilio si sente costretto assume le D Andrea Rodighiero insegna Letteratura U proporzioni di un trasloco e di un greca presso l’Università di Verona. Ha A viaggio di addio – probabilmente L pubblicato per Marsilio versioni commen- C definitivo – a una città (e aununiver- tate dell’Edipo a Colono (1998, Premio so) cui si è profondamente ed entusia- Monselice per la traduzione letteraria sticamente legato. 1999) e delle Trachinie (2004), l’Antigone Rutilio sceglie di viaggiare via mare, e di Jean Anouilh, e insieme a Maria Grazia salpa da Portus in autunno, a quanto Ciani il volume Orfeo. Variazioni sul mito pare quello del 417. La stagione è sfa- (2004). Del 2000 è una monografia dedi- vorevole, e Rutilio navigherà a ridosso cata a Sofocle: La parola, la morte, l’eroe. della costa, con piccole barche e per Aspetti di poetica sofoclea (Padova, Imprimitur); della fortuna letteraria piccole tappe. Di questo itinerario sti- O dell’Edipo a Colono tratta il recenteUna lerà una sorta di diario in versi: quello N serata a Colono. Fortuna del secondo che per noi oggi è il poemetto in distici Edipo, Verona, Fiorini, 2007. R elegiaci De reditu suo, in due libri, O mutilo di pochi versi all’inizio e poi di Sara Pozzato studia Lettere classiche pres- T quasi tutto il secondo libro. so l’Università di Padova e lavora a una I R Trascorrono sotto i nostri occhi pae- tesi di laurea sul lessico e la fortuna lettera- saggi e rovine, ricordi storici e mitolo- ria dei luoghi ricordati da Rutilio L gici venati di nostalgia, manovre nava- Namaziano. I li e attriti con nuove realtà comequel- la del monachesimo. Il punto di vista è Alessandro Fo insegna Letteratura latina presso l’Università di Siena. Privilegia lo quello di un nobile pagano che osserva studio della tarda latinità e ha tradotto le ferite del suo mondo, confidando in Le metamorfosi o L’asino d’oro di una rinascita affidata ai valori tradizio- Apuleio (Frassinelli 2002; rist. Einaudi nali, di cui egli stesso e gli amici via via 2010) e, con note di commento,Il ritorno incontrati si presentano come deposi- di Rutilio Namaziano (Einaudi 1994).Si tari e custodi. occupa anche di letteratura italiana con- IlDe reditu suo è qui proposto nella temporanea, con particolare riguardo nuova traduzione di Andrea Rodighie- alla fortuna dei classici, e ha fra l’altro O ro, accompagnata da essenziali note di curato varie opere di Angelo Maria Ripellino (in particolare l’integrale delle N A R A G N O commento di Sara Pozzato. Il saggio G poesie uscita in due volumi, rispettiva- A introduttivo di Alessandro Fo, oltre a mente presso Aragno e Einaudi, nel 2006 € 15,00 R recuperare le principali coordinate e 2007). A ultima.indd 2 5-01-2011 11:25:12 Claudio Rutilio Namaziano Il ritorno a cura di Sara Pozzato e Andrea Rodighiero saggio introduttivo di Alessandro Fo testo latino a fronte Nino Aragno Editore ultima.indd 3 5-01-2011 11:25:12 © 2010 Nino Aragno Editore sede legale via San Francesco d’Assisi, 22/bis - 10121 Torino sede operativa strada Santa Rosalia, 9 - 12038 Savigliano ufficio stampa tel. 02.34592395 - fax 02.34591756 e-mail: [email protected] sito internet: www.ninoaragnoeditore.it ultima.indd 4 5-01-2011 11:25:12 INDICE Rutilio Namaziano e il suo viaggio: uno sguardo dalla scia di Alessandro Fo 7 1. Rutilio e il suo diario di viaggio 7 2. Avvicinandosi 13 3. Qualche considerazione iniziale 18 4. ‘Punti di forza’ di un ‘poeta minore’ 20 a) Il viaggio di restaurazione, le sue cause, le sue condizio- ni, 22; b) Il motivo delle rovine e della ‘decadenza’, 23; c) L’amore per Roma e l’esaltazione della sua funzione unifi- catrice, 24; d) Il tradizionalismo pagano, 26; e) La rete di amicizie e la pietas familiare, 26; f) La poesia del mare e dei paesaggi, 27; g) L’incompiutezza, 28; h) La disponibilità a riletture politico-sociali riattualizzanti, 29. 5. Poeti per Rutilio 34 a) Fra apocrifi, traduzioni, imitazioni, 34; b) Viaggio e ma- linconia: Normanno e Pierluigi Cappello, 44; c) Iter e tristi- tia: il Rutilius Namatianus di Mauro Pisini, 54. 6. Rutilio nella narrativa 63 a) Il racconto di Bondì-Ricci (1980), 63; b) Il racconto di Maria Clelia Cardona (1997), 69; c) Due romanzi: Mauri- zio Bettini e Paola Mastrocola (2004), 82; d) Un racconto di Fernando Acitelli (2005), 89; e) Il ‘ritorno’ del figlio: verso un nuovo racconto rutiliano, 96. ultima.indd 5 5-01-2011 11:25:12 6 indice 7. Parentesi fra le quinte: Rutilio in palcoscenico 102 8. Dalla letteratura al cinema: Rutilio sul grande schermo 111 9. A scuola con Rutilio 140 a) Didattica come spettacolo, 140; b) «Rutilio, Sensazioni»: fra didattica e creatività, 147. 10. I luoghi e le impronte: dagli schermi al mare, per una rievocazione del viaggio 159 11. Allontanandosi (qualche appunto conclusivo) 167 12. Postilla: i «palinsesti rutiliani» di Sergio Paglieri 171 Bibliografia 177 Claudio Rutilio Namaziano, Il ritorno Libro primo 209 Libro secondo 253 Frammenti 259 Note di Sara Pozzato 263 Indice dei nomi a cura di Anna Dori 305 Index nominum a cura di Anna Dori 319 ultima.indd 6 5-01-2011 11:25:12 RUTILIo NAMAzIANo E IL SUo VIAggIo: UNo SgUARDo DALLA SCIA di Alessandro Fo Al ricordo di Aldo Bartalucci e Alessandro Ricci rutilio Protadio, fra due o trecento anni... qualcuno… qualcuno si ricorderà di noi? protadio E chi lo sa? Magari diranno che ab- biamo pensato male, amato con meno amore, odiato con poco odio e, chissà, che siamo morti quasi senza dolore. C. Bondì - A. Ricci, De reditu-Il ritorno Si è modificati da ciò che si ama, talvolta fino al punto di perdere tutta la propria identità […] cominci a sentire che dietro questi versi non sta un autore in carne e ossa, biondo, bruno, pallido, olivastro, rugoso o glabro, bensì la vita stessa: ed ecco la cosa che ti piacerebbe incon- trare; la cosa con cui ti piacerebbe stabilire una prossimità umana. Dietro questo desiderio non c’è vanità, ma una certa fisica umana che spin- ge una minuscola particella verso una grossa calamita. J. Brodskij, Per compiacere un’ombra con la classica forza dell’elegia P.P. Pasolini, Le ceneri di Gramsci 1. Rutilio e il suo diario di viaggio Poco tempo dopo il passaggio dei Visigoti in Italia e il cla- moroso episodio del sacco di Roma (410), allorché i barbari, risalita la penisola, sono passati in Provenza e in Aquitania, per terminare successivamente nelle Spagne il loro itinerario ultima.indd 7 5-01-2011 11:25:12 8 alessandro fo di scorrerie e devastazioni1, Claudio Rutilio Namaziano, un aristocratico gallo-romano, lascia l’Urbe per raggiungere in gallia le proprie terre e sovrintendervi alle necessarie ripara- zioni2. ormai da molti anni vive a Roma. Sebbene non sia prodigo di particolari ‘privati’, tanto che ignoriamo se sia circondato o meno da una propria famiglia, è naturale immaginare che vi si sia sentimentalmente radicato. Inoltre vi ha percorso una fulgida carriera amministrativa: dopo essere stato, forse nel 412, magister officiorum (una sorta di ministro degli interni, cui erano sottoposti funzionari di varie tipologie e competenze, da economiche a cerimoniali e relative alla sicurezza), ha rivestito la prestigiosa carica di praefectus Urbi (una sorta di ‘sindaco’ di Roma: 413 o 414), che comportava addirittura la presidenza del senato. È per lui ragione di particolare orgoglio che un membro dell’aristocrazia provinciale abbia potuto assurgere 1 L’inizio del v secolo segna anche, per l’Impero Romano, l’inizio di un inarresta- bile processo di disgregazione caratterizzato dall’impatto con le grandi migrazio- ni dei popoli germanici. Da est le regioni balcaniche e l’Italia subiscono le aggres- sioni dei Visigoti di Alarico e di altre orde germaniche condotte da Radagaiso; l’esercito imperiale, guidato da Stilicone, riesce ad opporvisi vittoriosamente, sconfiggendo i Visigoti a Pollenza (6 aprile 402) e Verona (403) e Radagaiso a Fiesole (406). Ma, mentre dal Nord, il 1° gennaio del 407, Vandali, Alani e Svevi dilagano nelle gallie e poi in Spagna (409), in Italia si ripropone il pericolo visi- goto. Questa volta la corte dell’imperatore d’occidente onorio, arroccata a Ra- venna, non riesce ad opporvisi con efficacia, e nell’agosto del 410 Alarico giunge addirittura a prendere e saccheggiare Roma. Successivamente, i Visigoti piegano verso l’Italia meridionale; a Cosenza muore Alarico e gli succede il cognato Ataul- fo, che li riconduce verso il nord. Lasciandosi dietro una scia di distruzione, nel 412 passano in Provenza e, proseguendo verso occidente, conquistano la gallia Narbonese e l’Aquitania, prendendo Tolosa e Bordeaux (413). Nel 415, anche sotto la pressione dell’esercito romano guidato dal generale Flavio Costanzo, passano nelle Spagne e il nuovo re Vallia prende accordi con Costanzo: forag- giamento e terre ove insediarsi, in cambio di prestazioni militari contro Vandali e Svevi (416). Nel 417 la crisi sembra ormai risolta alla meno peggio; i Visigoti sterminano Alani e Vandali di Spagna, e nel 418 vengono insediati nella Aquita- nica secunda. Su queste vicende vd. Stein-Palanque 1968; per un «quadro storico- cronologico» di sintesi più dettagliato vd. Fo 1994, pp. xix-xxv. 2 Non sappiamo esattamente dove fosse nato (e quando: forse negli anni settanta del iv secolo). Ma questo suo patrimonio di famiglia doveva situarsi in gallia Nar- bonese, e verisimilmente non lontano da Tolosa, se con l’amico Vittorino – che ne era fuggito alla caduta della città nelle mani dei Visigoti –, Rutilio scrive di avere l’impressione di riabbracciare una parte di patria (I 503 s.). Sulla questione del nome (che Charlet 2005, pp. 58 s., vorrebbe correggere in Namatius), vd. ora Wolff 2007, pp. ix s. ultima.indd 8 5-01-2011 11:25:12 rutilio namaziano e il suo viaggio 9 a simili fastigi nella città eterna, cuore dell’Impero con cui ha unificato il ‘mondo civile’ (I 13 ss.). Benché a rigore «ritorno» alle terre native, dunque, il viaggio cui Rutilio si sente costretto assume le proporzioni di un trasloco e di un viaggio di addio – probabilmente definitivo – a una città (e a un universo) cui si è profondamente ed entusiasticamente legato3. Rutilio sceglie di viaggiare via mare, e salpa da Portus in autunno, a quanto pare quello del 4174. La stagione è sfavo- revole, e Rutilio lo sa bene; tuttavia dichiara di non poter più dilazionare un viaggio divenuto ormai urgente. Navigherà a ridosso della costa, con piccole barche e per piccole tappe. Di questo itinerario terrà una sorta di diario in versi: quello che per noi oggi è il poemetto in distici elegiaci De reditu suo, in due libri, mutilo di pochi versi all’inizio e poi di quasi tutto 3 Nell’introduzione a Fo 1994 ho riproposto l’idea (già affacciata in Fo 1989, pp. 49 ss.) che egli avverta il proprio viaggio come un esilio, e per questo motivo, nel poemetto che lo ripercorre, tenda ad allineare la propria vicenda a quella di ovi- dio, circostanza che avrebbe fra l’altro – almeno secondo me – determinato l’op- zione metrica per il distico elegiaco. L’idea è stata variamente riproposta da mol- ta recente bibliografia (cfr. per es. Tissol 2002; Soler 2005a, pp. 272 ss.; Squillante 2005, pp. 223 ss.; Wolff 2005, pp. 67 s.; Wolff 2006, p. 269, nota 36 e contesto; Wolff 2007 pp. xxiv s.; cfr. anche Soler 1998 e Li Causi 2007). Questa prospettiva si intreccia con la questione – molto amata e dibattuta, a partire da Paschoud 1979, dagli studi rutiliani recenti – del genere letterario cui vada ricondotto il De reditu suo (su cui oltre, nota 6). Cfr. anche più avanti, nota 84 e contesto. 4 Su Portus, il porto di Roma fondato dall’imperatore Claudio e ristrutturato sotto Traiano, rinvio alla breve sintesi di Fo 2002a, pp. 164-168, e relativa bibliografia. La questione della datazione del viaggio rutiliano è stata per anni dibattutissima. Per molto tempo si è fissato il viaggio al 416, successivamente si è imposta la da- tazione al 417 (con partenza il 29 ottobre), che sembra aver trovato un decisivo appoggio in uno dei due frammenti della parte del ii libro caduta in lacuna recu- perati nel 1973 da Mirella Ferrari (cfr. oltre, nota 5 e contesto), e precisamente in quella che ha tutta l’aria di essere un’allusione al secondo consolato di Costanzo, rivestito dal generale appunto nel 417 (vd. ora Wolff 2007, pp. 18 ss.). Ma anche dopo la scoperta ha mantenuto vigore la tesi precedentemente sostenuta con dovizia di erudizione da Lana 1961, secondo cui il viaggio si svolse nel 415 (con partenza il 18 novembre), abbastanza a ridosso dell’evacuazione dei Visigoti dal- le gallie. Il dibattito si può seguire in Corsaro 1981, pp. 7-53. Merita una certa attenzione un’ipotesi conciliativa affacciata da Della Corte 1980, p. 97, secondo cui il viaggio sarebbe caduto nel 415, ma il poemetto sarebbe stato steso e ‘conge- dato’ negli anni successivi, cosa che lo avrebbe aperto a recepire dati più recenti (come appunto la menzione del secondo consolato di Costanzo). Vd. in Fo 1994 (e anche in questa edizione) le note a I 135 s. (il 1169° anno), 165-178 (prefet- tura urbana di Volusiano), 183 (menzione delle Chelae), 185-188 (il tramonto delle Pleiadi), 201 s. (menzione di ludi), 205 s. (la luna nuova), 373 ss. (la festa di osiride), 633-638 (tramonto di Iadi, Lepre, Cane, orione), e al fr. B. ultima.indd 9 5-01-2011 11:25:12 10 alessandro fo il secondo libro, del quale sopravvivono 68 versi completi e due frammenti, per un totale di ulteriori 39 versi gravemente danneggiati5. Nel poemetto, carme continuo articolato tuttavia in momenti poetici distinti che ricordano le odierne sillogi di liriche, Rutilio racconta i preparativi per la partenza, una lunga attesa di migliori condizioni meteorologiche in Portus, e infine la navigazione di piccolo cabotaggio che tocca via via le tappe di Centocelle, Porto Ercole, la foce dell’ombrone, Fa- lesia, Populonia, Vada Volaterrana, Villa Triturrita (nei pressi del Portus Pisanus) e Luni (qui la tradizione umanistica del De reditu suo s’interrompe)6. La fortunata, recente scoperta dei 5 Il titolo è probabilmente un semplice complemento d’argomento, non un titolo d’autore. Tende a distaccarsi da questa comune opinione Squillante 2005, pp. 161 e 190 s. Cfr. anche Wolff 2007, pp. xviii ss. Per i frammenti, Ferrari 1973, Bartalucci e altri 1975, Fo 1994, pp. 54 ss., 126 ss., 142 ss. Di recente si è registrato un tentativo di negare a Rutilio la paternità dei frammenti: si tratta di una serie di studi di Maria Pia Billanovich (culminati in Billanovich 1994 e 1996), secondo la quale i frammenti, e in particolare il fr. B con il suo tema edilizio (secondo lei da riferirsi a una presunta basilica dedicata a Santa Agnese, o almeno contenente un sacello a lei consacrato), andrebbero ricondotti ad autore ignoto di area pave- se, e risalirebbero al 353 «anno del sesto consolato di Costanzo II e del secondo consolato di un altro “Constantius”: il cesare gallo Costanzo. La cui sorella – una galla Costanza o Costantina? – già per tutt’altre ragioni avevamo in via ipotetica riconosciuta come probabile autrice dei “versus Constantinae”, composti per una basilica non romana, ma pavese. Essa è la prima moglie di Costanzo II, quella che poi, nel 358, ospiterà papa Liberio presso S. Agnese in Roma» (Billanovich 1996, p. 25). Le tesi della Billanovich, sebbene appaiano convincere Charlet 2005 p. 59, costruiscono in realtà un complicato e tendenzioso castello di ipotesi, asseverate con sicurezza, ma non per questo meno fragili e aleatorie. Noto con piacere che è della stessa opinione l’ultimo editore di Rutilio nella prestigiosa «Collection des Universités de France» (Wolff 2007, p. xx). 6 Come accennavo sopra (nota 3), si è molto dibattuto il punto se il De reditu suo vada ascritto a uno specifico genere letterario e quale. A mio parere Rutilio non si pose il problema nei termini in cui inclinano a porselo gli studiosi moderni; decise semplicemente di narrare in versi il proprio viaggio; e, per farlo, aveva a disposizione, nel distico elegiaco, una forma aperta a qualsiasi contenuto, che in più presentava il vantaggio di essere la stessa a suo tempo sfruttata, per narrare il proprio viaggio, da quell’ovidio esule sulle cui vicende Rutilio sembra spec- chiarsi. Questo punto di vista è ora attaccato da Nicoletta Brocca (2003), con argomenti che mi paiono poco consistenti (cfr. in merito anche Wolff 2007, p. xxxii, nota 79 e contesto). Mi sembra soprattutto paradossale, nel suo studio, l’intento di sostituire questa teoria, accusata di debolezza, con quella (già bat- tuta da altri in passato, e già in passato riconosciuta come poco soddisfacente soprattutto perché – con buona pace dei ragionamenti di cui in Brocca 2003, pp. 252 s. – ineluttabilmente incrinata dall’opzione metrica di Rutilio), secondo cui il poeta si sarebbe piuttosto allineato all’odeporica di orazio (cioè al viaggio a Brindisi della satira I 5). Sul problema del genere letterario del poemetto ha ultima.indd 10 5-01-2011 11:25:12