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Il diritto all'ozio. La religione del capitale PDF

130 Pages·2015·1.753 MB·Italian
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Classici 1 Paul Lafargue Il diritto all’ozio La religione del Capitale a cura di Lanfranco Binni Il Ponte Editore I edizione: gennaio 2015 Traduzione di Lanfranco Binni © Copyright Il Ponte Editore - Fondo Walter Binni Il Ponte Editore via Luciano Manara 10-12 50135 Firenze www.ilponterivista.com [email protected] Fondo Walter Binni www.fondowalterbinni.it [email protected] INDICE 7 Lanfranco Binni, Ozio ribelle con bandiera rossa Il diritto all’ozio 21 Dedica (1880) 23 Premessa (1883) 25 I. Un dogma disastroso 29 II. Benedizioni del lavoro 43 III. Che cosa segue alla sovrapproduzione 57 Iv. A nuova musica, nuova canzone 63 Appendice La religione del Capitale 71 Il congresso di Londra 79 Il catechismo dei lavoratori 87 Il sermone della cortigiana 99 L’«Ecclesiaste» o il libro del capitalista 117 Preghiere capitaliste 123 Lamentazioni di Job Rothschild, il capitalista 5 OZIO RIBELLE CON BANDIERA ROSSA Quando Paul Lafargue nel 1880 pubblica Le droit à la paresse. Réfutation du «droit au travail» de 1848, e La religion du Capital nel 1886, il nascente movimento operaio, tra socialismo, anarchismo e comunismo, ha già dichiarato la sua guerra di classe contro la borghesia: a Lione nel 1831, a Parigi nel 1871. La posta in gioco è l’autonomia della classe operaia dal modo di produ- zione capitalistico e dal riformismo borghese declinato in tutte le sue varianti repubblicane, liberali, «demo- cratiche». La fondazione dei partiti operai e socialisti negli anni ottanta-novanta dell’Ottocento rilancerà il conflitto su scala internazionale, e sarà questo il terreno delle future vittorie e sconfitte, avanzate e arretramenti, esperimenti. Di formazione proudhoniana, marxista dagli anni ses- santa, organizzatore delle prime formazioni socialiste in Francia e in Spagna, intellettuale militante e polemista, Lafargue riprende e sviluppa la celebre questione solle- vata da Étienne de la Boétie nel Discours de la servitude volontaire, nel 1554: come è possibile che i molti subi- scano il potere di uno? Questa domanda apparentemen- te ingenua, che chiamava in causa la complicità dei mol- ti per paura e la cooptazione di pochi nelle oligarchie di potere, diventa nuovamente centrale in Francia quando 7 dal fronte antifeudale della borghesia e del quarto stato emerge in tutta la sua forza il nuovo potere borghese, e il capitalismo industriale diventa il modo di produzione dominante in Europa e, dall’Europa, nel mondo. I san- culotti della Rivoluzione francese diventano i proletari dell’industria, i nuovi schiavi della produzione di merci; è il paesaggio sociale descritto da Engels nella Situazione della classe operaia in Inghilterra (1845), è la dinamica storica sintetizzata da Marx ed Engels nel Manifesto dei comunisti (1848) che individua nel proletariato la forza con cui l’umanità intera (schiavi e padroni) si libererà dell’orrore economico del capitalismo e costruirà nuove società fondate sulla socializzazione dei mezzi di pro- duzione e sul libero sviluppo delle potenzialità umane. Ma già nell’ondata rivoluzionaria borghese e popolare del 1848 è emersa in tutta la sua evidenza la centralità del lavoro nei conflitti di classe: alla borghesia il «dirit- to al potere», al proletariato il «dovere del lavoro». Li- berali conservatori e repubblicani riformisti si trovano sostanzialmente uniti nella gestione del potere; ai nuovi schiavi viene lasciata la sola possibilità di migliorare le condizioni di sopravvivenza in nome del diritto alle ca- tene del lavoro. Il lavoro forzato dei proletari diventa la nuova religione del Capitale. Per questo Lafargue, polemista che ha il senso della storia, consapevole della questione centrale di una sog- gettività operaia rivoluzionaria culturalmente autonoma dalle ideologie della borghesia, confuta il «diritto al la- voro» rivendicato dallo stesso movimento operaio e dai suoi dirigenti riformisti nel 1848 e nei decenni successi- vi: nelle condizioni del capitalismo il lavoro è schiavitú e abbrutimento; al lavoro da schiavi e alle sue catene di comando è necessario opporre l’ozio attivo, la noncol- laborazione, l’autonomia, la coscienza di classe, la piena occupazione nella progettazione e nell’organizzazione della Rivoluzione; il lavoro come libero sviluppo delle potenzialità umane potrà realizzarsi solo in società libe- rate dal modo di produzione capitalistico. 8

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