ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITA’ DI BOLOGNA CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN LAW AND ECONOMICS XX CICLO TESI DI DOTTORATO DI RICERCA IL CRITERIO DI EFFICIENZA E L’ATTIVITA’ DELLE AUTORITA’ ANTITRUST SETTORE DISCIPLINARE IUS/05 Candidato: Giulio Pedrini Relatore: Chiar.mo Prof. Giulio Ghetti Coordinatore: Chiar.mo Prof. Antonio Carullo Annoaccademico2006-2007 INDICE Introduzionee finalitàdel lavoro……………………………………………...Pag. 7 CAPITOLO 1 IL CRITERIO DI EFFICIENZAECONOMICA 1.1Premessa………………………………………………………….…….…Pag. 15 1.2 Lavisionedellaconcorrenzaeil criteriodi efficienzanell’economia classica……………………………...…………………………………...... >> 16 1.3L’efficienzaallocativa (o pareto-efficienza)…...………………………… >> 17 1.4L’efficienzatecnicaela suarelazioneconl’efficienzaallocativa………... >> 22 1.5Il ruolodei contratti edelleistituzioni peril raggiungimento dell’efficienzaallocativa………………………………………………….. >> 28 1.6L’efficienzadinamica: la prospettivadell’innovazioneedella crescitadel capitaleumano………………………………………………… >>36 1.7 L’efficienzadistributiva: Laquestionedellaredistribuzione dellaricchezza……………………………………………………………...>> 41 1.8 Lemisurazioni quantitativedell’efficienza………………………..……… >> 43 CAPITOLO 2 IL CRITERIO DI EFFICIENZA PUBBLICA E LE AUTORITÀANTITRUST. 2.1Questioni sottesealladefinizionedi efficienza pubblica…………........…..Pag.46 2.2Portatadellanozionedi efficienzadegli apparati pubblici..………...……..>> 56 2.3 Il criteriodi efficienzanell’ordinamentonazionale. L’art.97della Costituzione,il suo significatoeil suo recepimentoalivellolegislativo…..>>59 2.4 Icosti dell’intervento pubblicoelosviluppodellemetodologiedi valutazioneispirateal criteriodi efficienza……..……..…………………...>>77 2.5 L’efficienzadegli organismi preposti allatuteladellaconcorrenza. I requisiti di indipendenza,competenzae“enforceability”…..……………... >>84 2.6Unapossibilealternativametodologica: il criterio di efficienzanella culturacinese..………………………………………………...…………….>>91 2 CAPITOLO 3 LANASCITADELLANORMATIVAANTITRUST NEGLI STATIUNITI E L’EVOLUZIONE DEL RAPPORTO TRAEFFICIENZAE DIRITTO ANTITRUST. TEORIE ACONFRONTO 3.1 La concorrenzacome istituto datutelare....………………………………..Pag. 95 3.2 Il necessario riferimentoall’esperienzastatunitense…..…………………. >> 99 3.3 Le reazioni all’adozionedello ShermanAct e laprimafase applicativa…. >>103 3.4 Lateoriastrutturalista. Il concettodi workablecompetition eil paradigma“Structure-Conduct.-Performance”…….……………………. >>106 3.5 La concorrenzacome processodinamico: lateoriaevoluzionistae laScuolaAustriaca…..…………………………..………………………...>>111 3.6 L’approccioeuropeo: laScuoladi Friburgo e gli Ordoliberali…...……….>>112 3.7 Lenuoveistanzedi efficienzael’ascesadella Scuoladi Chicago………..>>116 3.8 Leteorie “Post-Chicago”. La ricercadi unamaggiore aderenza allacomplessarealtà dei mercati…………………………………………..>>122 3.9Conclusioni.L’applicazionedelleteoriedel comportamento irrazionaleal diritto antitrust……………………………………………...>>127 CAPITOLO 4 LANORMATIVACOMUNITARIAVIGENTE ATUTELADELLA CONCORRENZAE DEL MERCATO. 4.1 L’introduzionedella disciplinaantitrust inEuropa……………………....Pag. 131 4.2 LapoliticadellaconcorrenzadellaComunità EconomicaEuropea………>>133 4.3 Lanascitadell’UnioneEuropea. L’evoluzione dellapoliticadella concorrenzaelaprotezionedel consumatore……………………………..>>138 4.4Nozionedi impresaai fini dell’applicazionedelladisciplinadella concorrenzainambitocomunitario..………………………………………>>142 4.5 L’articolo81del TrattatoCE. Il divietodelleinteserestrittivedella concorrenzae l’autorizzazioneinderoga…………….…………………..>>144 4.6 L’ articolo82 del TrattatoCE. L’abuso di posizionedominante………….>>156 3 4.7 L’applicazionedegli articoli 81 e82del Trattato. Il Regolamento1/2003 elenuove Guidelines……………………………………………………..>>162 4.8 Leoperazioni di concentrazionecome fattispecieaséstante. IRegolamenti 4064/89e139/2004……………………………………………………….>>172 4.9Conclusioni……………………………………………………………….. >>179 CAPITOLO 5 LALEGISLAZIONE ANTITRUST NAZIONALE DEI PRINCIPALI STATI MEMBRI. ANALOGIE E DIFFERENZE CONLADISCIPLINA COMUNITARIA. 5.1 Introduzione……………………………………………………………..Pag. 185 5.2 L’articolatadisciplinaantitrust del RegnoUnitoeil suo lento adeguamento allanormacomunitaria……………………………………. >> 186 5.3 Lanormativaantitrust inFrancia: dal controllodei prezzi allatutela del libero mercato……………………………………………………….. >> 191 5.4 LatuteladellaconcorrenzainSpagna: l’armonizzazioneconil diritto comunitariodi unsistemabasatosui controlli governativi...…………….. >> 194 5.5 Il Gesetz gegen Wettbewerbsbeschrankungen: lafonteunicadellapolitica dellaconcorrenzatedesca………………………………………………… >> 197 5.6 Lalegge287/90: il trapiantodel dirittocomunitarioeil riferimentoal dirittodi iniziativaeconomica……………………………………………. >> 200 5.7Conclusioni………………………………………………………………. >> 203 CAPITOLO 6 L’EFFICIENZADEI PRINCIPALI ORGANI DEMANDATI AD APPLICARE LANORMATIVAANTITRUST NELLACOMUNITA’EUROPEA 6.1 Introduzione………………………………………………………………Pag. 207 6.2 LaCommissioneEuropea………………………………………………...>> 209 6.3 L’Officeof Fair Trading elelineeevolutivedell’attivitàantitrust nel Regno Unito……………………………………………………………>>215 6.4 Il sistemadi tuteladellaconcorrenzaspagnolo………………………….. >>220 6.5 Il Conseil delaConcurrence. Il trapiantodel modelloliberalenel 4 “paradiso”dellaregolazione…………………………………………….. >> 224 6.6 Il Bundeskartellamt. Un’autoritàautorevole, mapocoflessibile……….. >> 229 6.7 L’AutoritàGarantedellaConcorrenza edel Mercato el’incertezza causatadal processodi riformaappenaavviato…………………………. >> 232 6.8Conclusioni……………………………………………………………… >> 238 CAPITOLO 7 L’APPLICAZIONE DEL CRITERIO DI EFFICIENZAECONOMICAALLE FATTISPECIE RILEVANTI AI FINI ANTITRUST 7.1 Introduzione. Lepossibili modalitàdi applicazionedel criteriodi efficienza economica…………………………………………………….Pag. 242 7.2Efficienzaeintesetra imprese……………………………………………>> 245 7.3Efficienzae abusi di posizionedominante: il criterio dell’as equal efficient firm……………………………………………….. >> 261 7.4 Levalutazioni di efficienzanelleoperazioni di concentrazione………… >> 283 7.5Conclusioni. Il lentoaccoglimentodellavalutazionedi efficienza nell’attuazionedel dirittocomunitariodellaconcorrenza……………….. >> 295 CAPITOLO 8 L’APPLICAZIONE DEL CRITERIO DI EFFICIENZAECONOMICAAL SETTORE DEI TRASPORTI 8.1 Introduzione………………………………………………………………Pag. 300 8.2 Lapolitica europeadei trasporti traconcorrenzaeregolazione…………. >>301 8.3. Lequestioni di efficienzaindividuabili nell’applicazionedella normativaantitrust al settoredei trasporti………………………………. >> 313 8.4 Leinfrastrutturedi trasportoel’essential facilitydoctrine……………… >> 318 8.5 L’applicazione della normativaantitrust al settoredei trasporti…………>> 322 8.6Conclusioni………………………………………………………………. >> 339 5 CAPITOLO 9 CONCLUSIONI. GLI SPAZI PERUNMAGGIORUTILIZZO DEL CRITERIO DI EFFICIENZANELL’ATTIVITA’DELLE AUTORITA’ ANTITRUST 9.1Valutazionedegli aspetti rilevanti ai fini di un pieno utilizzodel criterio di efficienzanell’attuazionedellenormeantitrust………………………Pag.343 9.2 La concorrenzael’efficienzaeconomicanel settoredei trasporti quali fattori critici perlosviluppoeconomico………………………………… >> 348 9.3 La rilevanzadellaquestionedell’efficienzadell’intervento antitrust allaluce dei mutamenti economici eistituzionali indotti dallaglobalizzazione…....>> 350 Bibliografia………………………………………………………………….Pag.356 6 INTRODUZIONE E FINALITA’DEL LAVORO La concorrenza rappresenta ormai un istituto giuridico unanimemente riconosciuto come uno degli strumenti necessari per garantire il funzionamento del mercato secondo principi ispirati alla libera iniziativa, alla crescita e allo sviluppo economico. Né la mano invisibile del mercato, né l’intervento diretto dello Stato, infatti, hanno dimostrato di essere in grado di adempiere a tale funzione soddisfacentemente: nel primo caso, in assenza di vincoli posti dalla legge, i privati tendono, ove possibile, a porre in essere operazioni distorsive della concorrenza, finalizzate a creare situazioni di potere di mercato che li possano favorire; nel secondo caso è lo Stato che, attraverso il proprio intervento, spiazza l’iniziativa privata, persegue fini eterogenei e pone in essere i presupposti per un insanabile conflitto, ovvero una perniciosa commistione, di interessi tra politica, funzione amministrativa,operatori economici pubblici eprivati . In Europa e negli Stati Uniti, nonché in un crescente numero di altri Paesi (inclusa dal 2007 anche la Cina) queste convinzioni rendono le normative antitrust ormai parte dei principi dell’ordinamento giuridico. Ciò benchè i principi fondamentali di queste normative siano le stesse di oltre un secolo fa quando la disciplina fu introdotta per la prima volta negli Stati Uniti, paese in cui il modello delloStatoregolatoreprendepiedefindal diciannovesimosecolo. Eppure nel frattempo molto è cambiato: alla “immutabilità” dei principi fondamentali delle principali discipline antitrust corrisponde, infatti, un contesto economico, giuridico-istituzionale e sociale profondamente diverso, così come si sono evolute le teorie economiche in materia di concorrenza e i principi giuridici di riferimento degli ordinamenti. Dettati normativi similari sono stati quindi applicati in contesti assai diversi, dando prova di grande flessibilità e adattabilità. Le autorità antitrust hanno avuto così la possibilità di adeguarsi alla realtà economica, alle nuove teorie, ai cambiamenti giuridici e istituzionali, eminentemente attraverso la modifica, la sostituzione e l’interpretazione dei criteri di giudizio da utilizzare nelle decisioni applicatealle fattispecie concreteeprescindendo damodifichedellanorma. 7 Si è passati così dall’unica finalità della tutela della libera iniziativa economica, a quella della tutela del. consumatore, dal perseguimento di obiettivi di politica industriale a quelli di creazione di un unico mercato, nel caso dell’Europa, fino alla sempre maggiore attenzione verso obiettivi di innovazione, progresso ed efficienzadel sistemaeconomico. Ha acquistato, conseguentemente, particolare rilevanza l’attuazione della norma, che diventa parte integrante del diritto stesso: partendo dall’osservazione delle decisioni e dei casi concreti è infatti possibile individuare le linee di tendenza del cosiddetto “diritto vivente”, individuando gli orientamenti interpretativi seguiti dalle autorità antitrust, nonché la loro genesi, sulla scorta della teoria economica sottesaatali interpretazioni. L’opera di inquadramento degli orientamenti interpretativi delle autorità antitrust permette, a sua volta, di individuare dei veri e propri criteri di valutazione utilizzati dalle autorità medesime per stabilire se una determinata condotta, o, nel caso, un’operazione di concentrazione, sia lesiva della concorrenza e debba quindi essere perseguita ai sensi della norma antitrust o meno. Criteri, questi sì, che evolvono nel tempo e la cui rilevanza cambia da un ordinamento all’altro in funzione degli obiettivi chelapoliticadellaconcorrenzasi pone. Come già accaduto in passato, emerge, in questi anni di grandi trasformazioni, l’esigenza di verificare ed eventualmente ridefinire, in termini di validità, i criteri attualmente utilizzati dalle autorità antitrust nelle loro decisioni. Si fa riferimento in particolare all’internazionalizzazione e la globalizzazione dei mercati, cui si è assistito negli ultimi anni, con la relativa costante riduzione delle barriere al commercio internazionale e la conseguente espansione dei mercati di sbocco,unitaallacrescentevelocitàdellosviluppotecnologico. Ciò ha determinato l’ampliamento delle problematiche poste dalla concreta attuazione del diritto della concorrenza: la conseguente nascita di una domanda globale cui fare fronte e i ritmi tumultuosi dell’innovazione tecnologica di processo e di prodotto hanno infatti creato le premesse di un’azione imprenditoriale su scala più ampia rispetto al passato, e contestualmente modificato le priorità dell’intervento a tuteladellaconcorrenza. 8 In questo quadro di riferimento lo scrivente ha focalizzato la propria attenzione sulla conseguente necessità di garantire un’efficace applicazione della normativa antitrust, non solo non più limitata al microcosmo dei mercati nazionali, ma neanche al più ampio ambito comunitario. L’evidente interdipendenza tra sviluppo economico, evoluzione tecnologica e struttura istituzionale impone, infatti, alle autorità competenti di acquisire la piena consapevolezza di un contesto ormai caratterizzato dai seguenti aspetti: crescente vastità dei mercati geografici di riferimento; larga scala; perdita del concetto di nazionalità applicabile alle imprese; maggiore difficoltà di perseguire con successo una politica industriale attraverso l’attivitàantitrust,comeaccadutoinpassato. Da tale esigenza nasce l’intenzione di valutare in un’ottica di efficienza l’evoluzione dei canoni di applicazione della disciplina antitrust, nonché degli organi preposte a tale compito, al fine di stabilire se l’attività di mantenimento e ripristino delle condizioni di base in cui la concorrenza, reale e potenziale, possa operare al riparo degli attacchi provenienti dal potere privato, finalizzati alla ricerca di rendite monopolistiche, e dal potere pubblico, che spesso si pone a difesa dei poteri costituiti,confondendoi lorointeressi conquelli dellacollettività. Il criterio di efficienza, d’altra parte, costituisce nell’attuale contesto internazionale un vincolo sostanziale cui le autorità devono sottoporsi, pena il rischio, a medio-lungo termine, di declino del sistema economico in cui operano. Il citato allargamento dei mercati avvenuto a seguito della globalizzazione ha portato ormai ad una situazione in cui il presupposto delle condizioni di concorrenza è la capacità di competere, basata in primo luogo sull’efficienza, elemento chiave del successo di un’impresa, e più in generale di un sistema e di un modello economico e istituzionale. Per questo motivo l’attuazione del diritto della concorrenza deve accogliere definitivamente, tra i suoi costanti principi ispiratori, quello di promuovere la competizione reale e dinamica tra le imprese e ciò deve avvenire recependo l’evoluzione del pensiero economico, nonché i fenomeni economici reali, portando ad una concezione del diritto della concorrenza basata più sugli aspetti sostanziali che formali e in linea con tale impostazione legata a criteri di valutazione di tipo economico, pur nel rispetto della legge e dei vincoli in termini di obiettivi che essa 9 impone. A ciò si unisce la necessità di costituire ed approntare apparati idonei a svolgere la funzione istituzionale ad essi affidata dal legislatore, ossia giuridicamente efficienti; ciò affinchè essi possano agire con prontezza e celerità laddove necessario e affinchè siano in grado di utilizzare a pieno gli strumenti di valutazione messi loro adisposizionedallateoriaeconomica,primotratutti il criteriodi efficienza. Stanti queste premesse si è ritenuto utile procedere ad un esame dei criteri attualmente utilizzati nell’intervento antitrust sia nell’apprestamento degli organi competenti ad attuare la disciplina posta a tutela della concorrenza sia nell’applicazionedellastessa,coscienti chel’impiego dell’efficienza come parametro sul quale basarsi per l’applicazione del diritto a tutela della concorrenza ha acquisito, nel corso degli ultimi anni, una connotazione e un peso sempre più forti, trovando fondamento non solo nella teoria economica consolidata, ma anche nella giurisprudenza statunitense e comunitaria. Si tratta inoltre di valutare, una volta rinvenuta l’efficienza quale canone di giudizio, quali, tra le varie definizioni di efficienza sviluppate dalla teoria economica, hanno maggiore peso nella determinazione delle decisioni finali e quali altri principi giuridici, anche costituzionali,rivestonounruolorilevante. Per quanto concerne l’ambito di riferimento dell’analisi, si è ritenuto di esaminare quanto sta accadendo sulla scena europea sia per l’attualità della riforma inattoavente adoggettolemodalitàei criteri di applicazionedelladisciplina,siaper il ritardo con cui le autorità europee stanno rendendosi effettivamente neutre ed indipendenti dai rispettivi Governi, nonché, sia per la parsimonia con cui il criterio di efficienza economica viene utilizzato da tali autorità rispetto a quanto avvenuto negli Stati Uniti. In Europa, come noto, la disciplina della concorrenza si caratterizza, per il fatto di essere una legislazione che enuncia principi molto generali; inoltre nascendo in un Paese di common law, quali gli Stati Uniti, l’applicazione della norma diventa parte integrante del diritto stesso. L’ordinamento comunitario in questo senso si è parzialmente adeguato, se si pensa che le sentenze della Corte di Giustizia costituiscono spesso dei corollari fondamentali delle disposizioni del Trattato e dei Regolamenti. Partendo dall’osservazione delle decisioni e dei casi concreti è pertanto possibile individuare le linee di tendenza del cosiddetto “diritto vivente”, costituente 10
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