Massimo Zuigan Tizzano, Ku, ilvuoto Calligrafiasucarta di riso, 100x70 cm S G ALVATORE IAMMUSSO IL CORPO CONSAPEVOLE Le arti d’Oriente e l’integrazione della vita adulta Contributo a una fenomenologia interculturale MIMESIS Pensieri d’Oriente Questo volume è pubblicato con un contributo del M.I.U.R. e dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. © 2009 – M E (Milano – Udine) IMESIS DIZIONI www.mimesisedizioni.it / www.mimesisbookshop.com Via Risorgimento, 33 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Telefono e fax: +39 02 89403935 E-mail: [email protected] Via Chiamparis, 94 – 33013 Gemona del Friuli (UD) E-mail: [email protected] INDICE INTRODUZIONE p. 9 ENERGIA. LA VIA DEL QIGONG p. 19 1. Uno sguardo storico p. 19 2. La concezione energetica del cosmo p. 22 3. Il lavoro di integrazione psicofisica nel qigong p. 36 ATTENZIONE. LA VIA DELLA MEDITAZIONE ZEN p. 49 1. Il Buddha e la meditazione zen p. 51 2. Fenomenologia dell’esperienza meditativa p. 59 3. Meditazione e condizione adulta p. 74 FLUIDITÀ. LA VIA DEL TAIJIQUAN p. 77 1. Un approccio storico-filosofico al taijiquan p. 77 2. Fenomenologia del movimento taiji p. 88 3. Il valore formativo del taiji per l’età adulta p. 96 UNA CONSIDERAZIONE CONCLUSIVA p. 99 BIBLIOGRAFIA p. 101 La mente è comeunparacadute. Funziona solo se siapre Einstein AVVERTENZA Nella traslitterazione del cinese seguo il metodo pinyin, il sistema ufficiale che la Repubblica popolare cinese ha adottato dal 1979. D’altra parte ho rispettato differenti metodi di romanizzazione usati nelle traduzioni italiane di altri autori. Questo è il motivo per cui si troveranno espressioni come ad esempio “qigong” e “chi kung”: sembrano cose diverse, ma si tratta della stessa cosa traslitterata con duemetodidifferenti.Questovaleancheper“taijiquan”e“taichichuan”,“IKing” e “Yi Jing” e per le altre parole cinesi citate. Le sillabe del pinyin sono trascritte senza l’indicazione del tono caratteristico della pronuncia cinese, che in questo contesto non ha molto interesse. Condenso qui le esperienze maturate in tanti anni di ricerca, pratica e inse- gnamento. Le persone da cui ho appreso qualcosa in questo cammino sono tante; purtroppo in un breve spazio non posso ringraziarle tutte in modo adeguato. Non hodubbiperòchesaprannoriconoscersi.Milimitoadalcunipassaggipiùrilevanti sotto l’aspetto scientifico e culturale. Tra il 1991 e il 1993 soggiornai in Germania pressolaRuhr-UniversitätdiBochum.FuiammessoalCollegiodidottorandi“Fe- nomenologia ed ermeneutica”, allora diretto da Bernhard Waldenfels. Al suoinse- gnamento risale l’interesse per i temi della fenomenologia della corporeità, che in seguitohoapprofonditoancheattraversolostudiodiartid’Orientecomeilqigong, la meditazione zen e il taijiquan. Vorrei esprimergli qui riconoscenza per l’atten- zioneconcuihaseguitoilmiolavoroalloraepoiinseguito.Unringraziamentova ancheaiproff.VincenzoSarracino(Napoli)eBrunoSchettini(Napoli),chehanno sostenuto il progetto su cui si è basato il lavoro. Sono grato al prof. Giangiorgio Pasqualotto(Padova)ealM°diDharmaCarloVittorioHakuunPenzo(Roma)per l’incoraggiamento e i suggerimenti che hanno offerto durante la stesura. Il prof. Giuseppe Cacciatore, Accademico dei Lincei, ha accolto il testo all’interno di un programma di ricerca sull’interculturalità. Lo ringrazio di cuore per la generosità, che fa valicare i confini in tutte le direzioni. Un ringraziamento particolare va ai monaci zen Daniela Myoei Di Perna e Massimo Zuigan Tizzano per le calligrafie originali che hanno messo gentilmente a disposizione per il libro. Infine vorrei esprimere la mia profonda gratitudine a Engaku Taino, Maestro zen di scuola Rin- zai. In questo caso più che una lunga dedica dirà un sorridentesilenzio. 9 INTRODUZIONE 1. Nelle pagine che seguono tratto materia orientalistica. Mi riferisco a pratiche diverse come il qigong, la meditazione zen e il taijiquan, che considero in una prospettiva unitaria di cui dirò più avanti. L’accostamen- to di queste discipline non sorprende. Chi conosce anche solo in parte la loro storia sa che ci sono rapporti di “famiglia” nel senso di Wittgenstein: ora un aspetto del taijiquan richiama elementi del qigong, in questo o in quell’altro punto si fa sentire l’influsso del buddhismo sul taijiquan e sul qigong. Ad esempio, secondo una tradizione consolidata il monaco india- no Bodhidharma portò lo zen dall’India alla Cina, a Shaolin, e insegnò ai monaci anche esercizi per migliorare la forma fisica. Erano esercizi di qigong, ancora oggi tramandati dai monaci buddhisti di Shaolin, tra l’altro noti in tutto il mondo per le loro abilità marziali. A sua volta il taijiquan è in origine uno stile di combattimento che rientra nel mare magno dell’arte marziale cinese; le fonti antiche attestano che le sue tecniche sono state sviluppateponendoinpraticaiprincipiifilosoficitaoistici(einparteanche buddhistici): di qui il significato di stile “interno”, contrapposto alle centi- naia di stili esterni, tutti pensati per la nuda efficacia nella lotta. I legami e le affinità si potrebbero moltiplicare: i maestri sostengono infatti che a un livello molto avanzato di pratica anche il qigong e il taijiquan hanno per finel’illuminazione,propriocomelozen.1Inoltrealcuneformesemplifica- te di taijiquan e la meditazione zen vengono oggi utilizzate in un contesto medico, poiché da tempo se ne conosce l’efficaciaterapeutica.2 Ora,perquantostrettiirapportidi“famiglia”possanoesseretraqigong, zen e taijquan, si può ben obiettare che queste discipline rappresentanoin- dividualità autonome. A rigore il qigong è una pratica terapeuticaderivan- 1 Cfr. in proposito gli scritti del maestro Wong Kiew Jeet, monaco di Shaolin e maestro di gong fu, più avanti citati. 2 Sull’uso terapeutico del taijiquan rinvio a L. Sotte, L. Pippa, D. Ferraro, Gin- nastica medica cinese, Como, Red edizioni, 2000; sui benefici psicofisiologici dellameditazionezencfr.glistudipioneristicidelloscienziatogiapponeseTomio Hirai, Meditazione zen come terapia, Como, Red edizioni,1980. 10 Il corpo consapevole te dalla medicina tradizionale cinese, lo zen è una meditazione buddhista il cui scopo è il conseguimento dell’illuminazione, e infine il taijiquan è un’arte marziale. Per accentuare le differenze si può anche aggiungere che ognuna di queste discipline costituisce un ambito di studio vasto; e anche chi si dedichi interamente a una di esse può averne una conoscenza tutt’al più matura, ma non certo esaustiva. Basti pensare che il qigong sipresenta comeuninsieme,tutt’altrocheunitario,dipratichechespazianodall’etica alla dietetica. A una conoscenza non superficiale anche il taijiquan appare diverso da quelle poche serie di movimenti armoniosi che talvolta sivedo- no praticare all’aperto: ci sono almeno quattro stili principali, tutti molto estesi,eilpraticantedisolitoneapprofondisceunoeignoraquasideltutto gli altri. Ognuno di questi stili comprende numerose forme di esercizi “a solo” (quelli più conosciuti), ma poi si affrontano esercizi a due, armi di variogenere,formedicombattimentoemeditazione.Quantoallozen,ogni praticanteseriosaperesperienzachelapraticainséèsemplice(cisisiede a gambe incrociate e si osserva il respiro) ma al tempo stesso molto impe- gnativa, tanto impegnativa che una vera illuminazione potrebbe non arri- vare mai. Se ognuna di queste arti di per sé assorbe una vita intera, appare dunque legittima la questione in che senso discipline diverse per finalità e storia siano integrabili sotto l’aspetto teorico epratico. 2. L’obiezione dell’orientalista può essere superata dal punto di vista filosofico. Se l’approccio storico-critico fa apparire le differenze, l’analisi fenomenologica si concentra sulla radice comune che distingue queste di- scipline: l’esperienza di sé come corpo vivente, come Leib. Sotto questo aspetto il presente lavoro si svolge nel solco di una tradizione di ricerca fenomenologicasullacorporeitàcherisaleadautoricomeHusserl,Scheler, Plessner, Buytendijik, Bollnow, Merleau-Ponty ecc.3 Nelle posizioni più recenti di questo filone compaiono in primo piano intenti interculturali e pragmatico-terapeutici. Per Bernhard Waldenfels, ad esempio, lacorporei- tà umana si caratterizza per una forma di autorelazione in cui compare sin dall’origine il tema dell’altro e dell’estraneo e così ha una struttura che si collocaaldiquadellaseparazionecartesianatrapensieroedestensione.4E 3 Cfr. al riguardo la ricostruzione di questo composito filone di ricerca che ne of- fre Bernhard Waldenfels, Der Spielraum des Verhaltens, Frankfurt am Main, Suhrkamp,1980,eId.,“Körper–Leib”,inJ.LeenhardtundR.Picht(Hg.),Esprit/ Geist.100SchlüsselbegriffefürDeutscheundFranzosen,München/Zürich1989. 4 Si vedano le opere di B. Waldenfels in cui la sua fenomenologia dell’estraneo è sviluppata con particolare riguardo al tema della corporeità, in particolare Sinnes- schwellen. Studien zur Phänomenologie des Fremden 3, Frankfurt am Main,