Il Convivio Trimestrale di Poesia Arte e Cultura dell’Accademia Internazionale ‘Il Convivio’ Fondato da Angelo Manitta Via Pietramarina-Verzella 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) – Italia Anno V numero 1 gennaio-marzo 2004 16 Lucha, Chiesa di San Rocco, Roma, 1997 (tecnica mista su masonite, cm 40x50) Il Convivio Iannozzi F.(88), Ianuale G.(83), Iraci A.(23), Iurescia R.(16), Izzi R.A.(88), Izzo R.(65), Jorio G.(32), Juvara P.(77), La Greca R.(30), La Pica F.(32), Lapisse S.(36), Latorre M.C.(47), Lauro Trimestrale di Poesia Arte e Cultura, fondato M.(57), Leonardi G.(32), Lepri L.(87), Leroy G-C.(38), Li Volti da Angelo Manitta e organo ufficiale dell’Ac- G.(69), Littera F.(28), Lo Faro S.(64), Lo Giudice G.(50), Lo cademia Internazionale ‘Il Convivio’ Presti G.(44), Lokman C.U.(36), Longo R.(60), Luezior C.(39), Maccarrone S.(62, cop.), Mandalà G.G.(8), Mandorino L.(cop.), Registrazione al trib. di Catania n. 7 del 28 marzo Manzi C.(3), Manzini G.(31), Manzoni G.(64), Marafiori M.(7), Mariano A.(41), Martinez M.M.(35), Mastrodonato P.(71), Mazza 2000. S.(87), Mejia S.M.(34) Melilli L.(27), Mercadante L.(53), Merighi Direttore responsabile: Enza Conti R.(30), Messina S.(6,74) Millico M.(31), Milone G.(32), Minardi Direttore editoriale: Angelo Manitta S.(30), Miranda H.(40), Mistretta M.R.(82), Molinaro I.(6), Redattore: Giuseppe Manitta Molinier P.(37), Monaco L.(67), Moschella G.(28), Mulas G.(76), Vice redattore: Maria Enza Giannetto Murgia D.(31), Natale M.P.(19), Orzes G.E.(67), Pagano G.(82), Redazione: Via Pietramarina-Verzella 66 - 95012 Palumbo C.(33), Pasquinelli E.(29), Paternò G.(33), Pereira T.(34), Castiglione di Sicilia (CT) Italia. Tel. e fax 0942-986036, Perlongo G.(71), Pesca V.(74), Piacenza G.(61), Piccirilli L.(29), Portale G.(78), Quasimodo F.F.(74), Querini F.(55), Rasteiro cell. 333-1794694. 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C.(12), Botto R.(31), Branca D.(86), Brancatisano M.S.(29, 31), Il Socio ha la possibilità di: 1) ricevere gratis la Bruscoli A.(3ª copertina) Burattini I.(3ª copertina), Cafaggi M.(3ª rivista; 2) avere inserita una poesia (max. 30 versi) e coper-tina), Calisti M.(62), Cambi M.(26), Cappellucci R.(91), una recensione durante l’anno, oppure un racconto Cappuccini O.(28,84), Cara D.(85), Carandente G.(58), Careddu (max. 2 cartelle), oppure un quadro in bianco e nero e S.(48), Carfora C.(27), Carone L.(30), Carpignano G.(37), Castelli S.(cop.), Caussat M.(38), Celi F.(30), Cerminara R.(65), Cesaro un articolo sulla personalità dell’artista; 3) partecipare G.(11), Chacon Z.C.(34), Chamblant L.(63), Chiaramida P.(29), gratuitamente ai concorsi banditi dall’Accademia; 4) Cipa A.(40), Coello D.(35), Colajanni P.(37), Consoli P.(17), partecipare alle attività del gruppo. 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(36), Gatti P.(33), Genovesi A.P.(33), Giallombardo A.(8), Giorda- Tutti i dati saranno trattati nel più completo no F.(73), Gitto F.(71), Gomes F.S.(46), Gonzalez A.M.(34), rispetto della legislazione italiana in termini di “tutela Grasso M.(75), Greco A.(27), Gunjaca D.(54), Haliti F.(40), dei dati personali” L 675/96. Alberto Mario respiro, in cui si affrontano tematiche letterarie e non let- Contributo di terarie, come ad es. il «breve lamento di Penelope dopo il Moriconi ritorno di lui», l’umiltà e la purezza della prima famiglia alla critica di se stesso francescana (a proposito di Jacopone da Todi e l’inter- di Vittoriano Esposito vento di Bonifacio) l’incerta presenza della Fortuna nelle umane vicende, i remedia amoris da Ovidio a Petrarca, il Un libro davvero straordinario, questo Autocom- peso e l’impronta del calcagno di Cesare nella storia, la nobile lezione del Mazzini nel fallimento della Repubbli- mento (discreto) di Alberto Mario Moriconi (Liguori Editore, ca romana il monito del Brown dei negri lo strano mira- Napoli 2003, pp. 150): originale nella impostazione, nuovo colo per Copernico, il mistero della vita agitata e dolo- nelle finalità, ricco di spunti ermeneutici e di varia dottrina, rosa di Torquato Tasso, la tragica fine del poeta russo spaziante nei più disparati settori dello scibile letterario. Con- Esenin. Non sono, questi, che accenni sparsi e fuggevoli, cepito inizialmente per corrispondere al bisogno di «render che possono dare solo una idea molto vaga dello spessore chiari al massimo i significati letterali» e, qua e là, i «signi- culturale dell’opera, spessore che ripropone un’antica ve- ficati secondi» delle opere poetiche della propria maturità (la rità sempre attuale e cioè: che si può far poesia, come at- trilogia laterziana: Dibattito su amore, Un carico di mercurio testa l’alta esperienza d’Alberto Mario Moriconi, in mo- e Decreto sui duelli, a cui vanno aggiunti Il dente di Wels e il do vero ed autentico pur con l’apporto e all’interno di una Rapagnetta “purgante”, meglio nominato D’Annunzio), in ef- solida dottrina. fetti poi ne è venuto fuori un testo utilissimo anche ai lettori non comuni, più propensi ad indagare «i polisensi, i sottintesi, gli eliotiani correlativi oggettivi, i simboli, le allegorie» nel Al mio fiore... gracile variegato quadro «delle strutture e del lessico, del pluristili- (A mio figlio, pianista, dopo un incidente ad una mano) smo, della polimetria» che hanno caratterizzato un itinerario di Emilia Fragomeni poetico tra i più complessi del secondo novecento. Stando al titolo del libro, non si può non pensare a Eri un bocciolo tenero, piccolo, due illustri precedenti: Contributo alla critica di me stesso, di ed io, stringendoti al petto, Benedetto Croce (da cui chiaramente deriva il titolo della no- ho promesso che, stra noterella), e Storia e cronistoria del Canzoniere (1948) di mentre i tuoi petali si sarebbero aperti, Umberto Saba. Precedenti diversissimi, comunque, non solo ti avrei aiutato a schiuderli... tra sé, ma anche rispetto al lavoro di A. M. Moriconi: tra sé, ed ora che ghirigori aspri perché l’uno tende a fra luce sulle problematiche inerenti alla di nuvole di fumo annebbiano formazione dell’autore e ai rapporti di difficile intesa col pen- i tuoi occhi stanchi, ora che le tue mani siero contemporaneo; mentre l’altro tende a documentare il contratte non danzano più sui tormentati percorso del poeta triestino nel segno dell’onestà del dire, in tasti, non lasciare che l’amara sofferenza un tempo in cui la parola preferiva mimetizzarsi tra ghirigori turbi il tuo cuore e che la rinuncia erri, e sofisticherie tecniche. Il caso di Moriconi, in verità sta tutto vagabonda nemica, sul tuo animo cupo, a sé. Moriconi, infatti, comincia a scrivere le sue note per issando la bandiera vittoriosa dell’indifferenza, chiarire innanzitutto a se stesso certi passaggi bruschi, certi riemergi dall’abisso dell’angoscia, lessemi e fonemi tipici del suo pluristilismo, certe immagini che lentamente consuma i tuoi sogni fulminanti e sfuggenti allo stesso io poetante, eppure «forte- e ti conduce ai margini dell’esistenza, mente sentite, (per) incanto o incubo, vicine o lontane», e rese non permettere che una lama di ghiaccio «toccate o invisibili», ciascuna con «suoi metri, suoi accenti, lasci i segni nel tuo cuore, né che fantasmi suoi colori, suoi bui». dispettosi manovrino i fili della tua esistenza! Moriconi addirittura confessa, nelle pagine introdut- Alzati e cercami... io ti ascolterò e asciugherò tive (ricche di acutissima auto-ironia), che non sa «parlare in ogni tua lacrima, farò del tuo dolore forma d’arte se non come scrittore di cose» (secondo la de- il mio e lo succhierò fino a quando finizione di Pirandello), ossia come «scrittore di parole par- in te non ne resterà neanche una stilla... lateg1i intensamente da cose nitide o fosche, veraci o illu- e ti racconterò i miei sogni: sorie, parole di vita vissuta patita e di vite tante altre più della tu, abbracciato allo strumento, lo percuoterai, sua interessanti». Con queste premesse, ci si aspetterebbe - dialogando con la musica al pari di un vecchio inoltrandoci nella lettura dell’autocommento - delle chiose or- amico; io non ti disturberò: con gioia trepida dinarie, per una migliore conoscenza delle ragioni segrete del guarderò le tue mani che straziano i tasti, proprio dettato poetico; ed invece ci si trova di fronte ad un i capelli scomposti, che chiudono il sipario apparato di annotazioni minuziose e rigorose, che vanno ben sulle guance concitate, continuerò a sfiorare oltre i lemmi da chiarire i nodi morfo-sintattici da sciogliere, il tuo viso con carezze dolci ripresi puntualmente pagina per pagina, immettendosi in una come perle di rugiada, continuerò ad asciugare miniera preziosa di considerazioni sui motivi ispiratori sulle il tuo pianto... e ti amerò per sempre... persone e sui personaggi richiamati nel testo, sulle particolari e tu ricorderai che dentro di me ti cullavo situazioni in cui l’autore si è calato di volta in volta. d’amore, credendo che avrei potuto Accade anche, al poeta commentatore di se stesso, di proteggerti sempre dal dolore! indugiare su questioni etimologicamente storico-linguistiche antropologiche, estetiche, critiche, sempre discusse con estre- ma competenza. Non mancano, infine, pagine di più ampio 1 Tradursi. L’autotraduzione difficoltando e sofisticando all’estremo una comunica- zione interpretativa e tradizionale. Va ancora ricordato nei poeti dialettali che non sempre la parola ‘traducente’ trasporta l’entità semioconnotativa della corrispondente parola idiomatica di Cesare Ruffato di per sé sempre più irradiante elusiva e talora equivo- cante e meno esatta del termine letterario. E non va di- Il mio intervento non può esimersi dal ricorso a vari menticato come in genere la semantica degli idiomi e del- le lingue comporti variazioni e non sempre rispecchia- precedenti contributi personali sull’argomento e con maggior menti con varianti onomatopeiche e reticoli allitterativi al- pertinenza per il dialetto, la cui esperienza si è protratta per quanto suggestivi ed evocativi. oltre un decennio ed è raccolta nel volume monografico di Queste rapide e parziali riflessioni acuiscono le poesia con titolo Scribendi Licentia. problematiche della traduzione dialettale, indicando come Va ancora premesso come discussioni di tal genere punti ideali e nodali: 1) professare possibilmente la scrit- profumino di nostalgia nella penombra di una civile consta- tura col dialetto ‘congenito’ e del latte materno; se ac- tazione che ormai gran parte dei dialetti, soprattutto nelle aree quisito in seguito può considerarsi un ‘eteroidioma’ cioè di notevole emancipazione socio-economica, sussistano in uno non autentico con la formazione psicolinguistica basale stato di decadenza per l’assenza di una efficace e convinta in- virtuale del soggetto; 2) l’autotraduzione, cioè l’impegno centivazione ed espansione. Si ha inoltre l’impressione che an- etico estetico culturale dell’autore del testo basale idio- che il panorama di produzione letteraria sia declive e trovi con- matico. Naturalmente l’insieme delle considerazioni vale forto nella scelta opzionale sempre più esile di autori tenaci peculiarmente ai fini di una operazione letteraria severa veramente convinti e difensori della propria ideologia idioma- che, tra l’altro, implica una diffusione culturale del testo tica, viventi in isole felici risonanti di nobile tradizione e di fra studiosi e letterati specifici di linguistica e fra lettori oralità comunicativa dialettale. consoni, esperti, impliciti e strategici. È assodato che la diffusione dell’opera dialettale ven- Nell’autotraduzione è importante non tradire lo ga agevolata dalla traduzione, la quale sempre, per quanto spirito di saggezza linguistico del testo dialettale, spirito pertinente e rispettosa delle norme letterarie, attenua e pro- animato dall’ispirazione che deve essere trasfuso senza miscua l’autentica identità del testo sia pure nel riconosci- fraintendimenti e con la debita sapienza del tempo del mento di una sua inalienabile priorità. silenzio nella verbalità traduttrice. Pertanto l’autotradu- Il problema di un possibile approccio ambiguo e zione come seconda dimensione letteraria di quella del sviante con una lettura relativamente implicita e specifica si testo dialettale basale, deve esserne rispettosissima sia nel pone soprattutto per il lettore sprovveduto e per l’eventuale confronto topografico verbale sia in quello ermeneutico traduttore dialettofilo sia pure accorto ma non sempre in con- delucidativo in modo da fornire una stima appropriata sona sintonia con l’universo bioritmico di scrittura, di oralità etico estetica dei due linguaggi soprattutto a favore del e di tradizione del dialetto affrontato. Va anzitutto ricordato rispecchiamento implicito del dialetto nella sapienza eti- come nella maggior parte dei dialetti ancora assiduamente mologica letteraria della lingua. Ritengo che soltanto così frequentati, le parole fondanti arcaiche sfuggano alla diacro- il mondo basale dell’ispirazione e del sogno dialettali nia tattilizzante della comunicazione ed alcune non siano ri- possa rivivere e mettere in moto l’oralità implicita e con- portate (assieme a modi di dire) in vocabolari specifici, ben- quistare una reale e pura dignità letteraria. ché note e relativamente praticate da parlanti anziani in isole L’insieme un po’ si estranea e resta sottotono e felici di koinè idiomatica. A tale proposito ne ho fatta espe- sviato nella metaletteratura della eterotraduzione. Opera- rienza personale rituffandomi nel mio idioma veneto provin- zione idealmente sleale può essere considerata nell’autore ciale, sempre esercitato con amorevole attenzione, con la fre- anche la versione idiolettica del testo base in lingua per quentazione stimolante di soggetti ancorati solidamente ed em- una compromissione sofisticata ed elusiva di momenti paticamente al dialetto e severi custodi di un mosaico di tes- estetici della rêverie idiomatica, non più ispiratrice prima sere verbali particolarmente significativo ed arcaico e con re- e dantescamente ‘dettante dentro’. L’autotraduzione an- gistri di oralità affascinanti. cora si realizza nell’autore una riappropriazione del testo; Va poi ricordato come la stratificazione storica delle una certa sfumatura di narcisismo; un rispecchiamento lingue comporti fenomeni progressivi e generativi molto più sulla specularità verbale dell’inconscio e della scrittura. complessi ed importanti in quanto legati ad una comunica- Esiste inoltre il confronto fra una prima traduzione ver- zione panoramica nazionale perché lingue ufficiali, rispetto bale di base, cioè il testo idiomatico con l’insieme delle all’evoluzione degli idiomi, in genere restii a preganti conta- implicazioni di soggettività, ispirazione, silenzio mentale, minazioni processuali e custodi più severi e rigorosi di nobili coscienza, tempi e modi di registrazione del testo, idioma tradizioni popolari. più o meno raggiungibile dal lettore comune (specificità, Questi fenomeni appaiono sensibilmente tattilizzati e rarità, permanenza d’uso del dialetto applicato, problema- compromessi nell’attualità dalla comparsa dilagante del mon- tica della in-leggibilità e fenomeno di comunicazione) e do infosferico che ha aperto, in sintonia con le conquiste su- la reale traduzione nella lingua nazionale corrente per il perlative ed incessanti della tecnica, possibilità inverosimili e viaggio del testo come operazione letteraria. strabilianti estremizzando all’incredibile quali dimensioni L’autotraduzione si rappresenta quindi come mo- strutturali, cronologiche e spaziali, coinvolgendo anche men- dalità privilegiata ed imprescindibile per fornire la base talità coscienza registri di giudizio e verità. Nei confronti de- ermeneutica della fruizione del testo idiomatico, presup- gli idiomi, nel contempo, il rapporto con la lingua ufficiale, in posto ideale della sfera intima di ispirazione. continua accelerazione di scambi e prestiti soprattutto nelle formule correnti usuali, è meno agevole profondo e risolutivo 2 Il sogno del dialetto Carmine Manzi: La rimem- di Cesare Ruffato branza tra classicismo e modernità Il sogno del dialetto all’origine mi adesca e irretisce di Giuseppe Manitta mi miagola le corde vocali e si diffonde al plesso di rimandi Nel panorama letterario contemporaneo, oggi degli echi rizomatici, stordisce molto complesso, vi sono poeti che vanno e che vengono, i legami labili di memoria narratori, anche di primissimo piano, che hanno un enor- nell’universo di lingua muta. me successo e poi vengono relegati nella memoria. Solo Forse pertiene al fato dell’anima pochi lasciano una traccia indelebile, non solo per l’as- al labirinto della conoscenza sidua presenza, ma anche perché riescono a creare una alla semplice estetica della naïvità. sospirata e aspirata “tradizione”, che Alberto Asor Rosa Forse contiene in sé virtuali oggi vede più che mai indispensabile. valenze di ideogrammi Non a caso si parla di Carmine Manzi, che ormai e geroglifici trasparenti da moltissimo tempo è il tratto distintivo di una poetica del continente infosferico che si pone tra classicismo e modernità. L’analisi specu- custoditi dallo sguardo lunare lativa, che raggiunge il culmine nell’ultima silloge “Terra e dalle energie vitali di sole e stelle. Mia”, si rivolge alla crisi della coscienza contemporanea E così elucubrando sempre più per approdare, in un continuo fluire dimensionale del tem- crocifisso doloroso in lacrimarum po, alla rimembranza. Il ricordo, dunque, è il filtro dell’o- valle dai suoni vocaboli e norme pera, un filtro che funge da ponte tra illusione e realtà, estenuati mi sbuccio e m’immio cioè tra inganno della Fortuna e voglia di vivere. Il lan- colgo chiodi spine spade ferite guore di fronte al mondo spinge alla riflessione, quel sen- sangue del suo calvario semiotico timento del contrario pirandelliano che assurge nel Manzi infondendo altre fonti prime ad una dimensione classicista, e non classica, d’equilibrio culturali d’emozioni e suggestioni formale e contenutistico. A questo punto si crea uno pseu- per una possibile nobile resurrezione do-dualismo tra cosa e parola, cioè tra ricerca e realtà. Ma fra lingue patrie austere all’apice il ricordo li unisce in assoluta simbiosi, ampli- verso una Thule doviziosa ficando e metamorfosando gli elementi sensibili e sopra- di ideali avvolgenti salubri sorgenti sensibili, sotto forma di materia e di parola. In questo rispettosa equa fraternità connubio, quasi processo d’astrazione, si fondono le di- ed un silenzio poetico del creato. mensioni temporali in cui il sentimento trasforma il visi- Il risveglio è frastuono babelico bile nell’invisibile e l’invisibile in realtà. Un atto inscin- immorale irrazionale ingravescente. dibile di questo rituale poetico è la natura, che si sviluppa in un alone di crisi di coscienza, e l’evoluzione della ter- Canto tra i rovi ra, in cui «si posano le farfalle smarrite / in cerca di pochi di Rosa Spera fiori nascosti / e vaganti le lucciole sognano / le bionde messi dai campi scomparse». Nella fusione delle dimen- Prive di germogli sioni temporali è il ricordo che scandisce i ritmi del tem- terre aduste imprigionate dall’ira po in cui si evocano le immagini antiche di una terra che, ammantate da lune insanguinate come sottolineano l’assessore di Mercato san Severino, e cieli erosi da morsi euritmici. Giuseppe Vitale, e il sindaco Giovanni Romano, «conser- Cavalcano orde di tormento tempi avulsi piegati alla diaspora va ancora intatto il senso della genuinità del mistero». che genera crepuscoli sterili Il poeta Manzi, quindi, si pone ad ammirare il pervasi da nenie controvento. Bello nella raffinata componente sonora della parola. Ma Scheggiate dall’odio la musicalità del verso che sembra fondarsi solamente s’adagiano le odierne stagioni sull’isocronia assonantica e ritmica riesce a rifuggire da su distese ove grumi raccontano una sterile e meccanica rigidità. Il fluire del verso si memorie di cuori pulsanti. accompagna al fluire del sentimento elevando la stabilità Si fa gelo il respiro del vento e l’instabilità dell’irrazionale. In questo processo si af- su giunchi dallo sguardo allibito fiancano al tempo e alla rimembranza una miriade di sen- procreando in spiriti inquieti timenti: le amicizie vecchie e nuove, la malinconia del scie perverse di lucciole morenti. passato, la gioia del presente, l’amore sbocciato, fiorito, Privi di germogli scomparso e poi miracolosamente il verde, insomma «vi questi aneliti affioranti alle labbra è un’irresistibile spinta a guidare il poeta nel malinconico da alvei tremori recupero memoriale del suo passato» (Alberto Granese). che plasmandosi alla fede dell’essere Non resta che, da pellegrino stanco, ripensare a rifulgono in ferventi preghiere. quelle valli, cercando di ricordare anche l’impossibile e Trionfa ancora canto eccelso tra i rovi, poi aspettare un nuovo giorno tra gli archi della propria coro aulente in pagine d’attesa, dimora «da festoni ricoperti d’edera / dov’è rimasto l’eco eleva al cielo un poema d’amore delle voci / che s’elevano per la volta al cielo». lenendo l’ala spezzata del sogno che invoca al tempo iridi di luce. 3 Della traduzione poetica angusti, sebbene rassicuranti, limiti regionali e misurarsi col mondo, con le lingue del mondo; un’occasione irri- di Marco Scalabrino nunciabile. Conoscevo Enzo Bonventre. Per la sua mili- tanza poetica nell’ANTIGRUPPO, per talune sue versio- ni italiane dei componimenti di Santo Calì, per i suoi Nat Scammacca (poeta, narratore, fondatore nel adattamenti in Italiano di testi di autori contemporanei 1968 dell’ANTIGRUPPO), i cui testi ho avuto il privilegio di statunitensi quali Arthur L. Clements e altri. Sapevo che, volgere in Siciliano, ebbe a scrivere della poesia che essa siciliano di natali, da anni ormai viveva a Firenze. Da «pigghia tantu di ddu spaziu nna lu chiù nicu di li cucchiarini tempo egli aveva trovato credito ai miei occhi. Ma quella chi ci vulissiru misati sani pi travirsàrilu di punta a punta». E volta si trattava di confrontarsi con lui faccia a faccia o Stanley H. Barkan, poeta ed editore newyorchese, ha pun- meglio verso a verso, si trattava di riempire di qualità tualizzato: «Translation is really transmutation. The important quella sua scelta, si trattava in buona sostanza di dare thing is for the poem to be a poem in the target language». Il prova di stargli alla pari. E dunque occorreva che io, traduttore assolve felicemente a entrambi gli uffici, soddisfa adeguatamente, mi attrezzassi! Occorreva che io leggessi, compiutamente entrambe le condizioni: attraversa il cucchiai- riflettessi, mi rapportassi intimamente con la sua opera. no, riconosce cioè la Poesia, e la consegna mutata eppure in- Solo quando avrò inteso quei testi, avrò creduto denne nella lingua di destinazione. Ecco consumarsi, per l’en- in loro, li avrò amati come fossero miei; quando essi, leg- nesima volta, l’atavico, irrisolto dilemma: della fedeltà della geri spregiudicati beati, si saranno librati nei miei sensi, traduzione. Della fedeltà alla parola, dell’asservimento alla nella mia ragione, nelle mie viscere… solo allora - mi so- materia? O della fedeltà al pensiero, dell’anelito all’essenza? no ripromesso - potrò accingermi a trasferirli, con convin- In realtà, non credo valga la pena ulteriormente at- zione, con fiducia, con orgoglio. La scelta, invero, risultò tardarsi su questo logorato topos. La soluzione al dilemma ri- poi pressoché obbligata. Quasi ne avessero avuto perce- tengo sia scontata: la devozione all’uno e all’altro aspetto. E zione infatti, gli stessi testi mi chiesero udienza. E cia- non tanto per codardia, per serafica salomonicità; quanto scun componimento, graziosamente, pretese di essere a- perché stimo che il traduttore debba praticare il proprio “me- scoltato, interrogato, considerato. E ben presto realizzai stiere” nel rispetto della originalità dell’autore, al contempo convogliandone la lettera e catturandone lo spirito. Ma non che mai avrei potuto conciliare una comoda traduzione let- terale con l’urgenza di rendere il fulcro di quella poesia; una devozione pedissequa, precostituita. La percentuale - se mai avrei potuto prestare un buon servizio all’autore tra- così vogliamo definirla - della fedeltà all’una, la parola, e dotto, né tanto meno alla poesia e all’idioma siciliani, vol- all’altra, l’essenza, è variabile; è da valutarsi circostanza per gendo pedissequamente la lettera di quella poesia; mai circostanza. Deve esserlo! In funzione del risultato ultimo: la avrei potuto catturare (e trasferire quindi) la priorità di Poesia. Risultato che non lasci trasparire il lungo studio e il grande amore che sono stati necessari; che induca anzi il quella poesia se mi fossi attenuto all’ortodossia della paro- la e non ne avessi, invece, esplorato il quid che la anima, lettore alla considerazione che le poesie sembrano essere state non ne avessi carpito la magia che la trascende, non ne concepite (nel nostro caso) in Siciliano. avessi liberato - novello Aladino - l’alito che la pro- Tradurre è impresa nella quale è bello, gratificante, muove. necessario riuscire. Ciò perché la traduzione (questa merite- E proprio quell’alito vitale, in definitiva, io avrei vole, poco considerata forse, faccia della letteratura) è per dovuto trasporre in Siciliano; avrei dovuto fissare con forza di cose, in certa misura, reinvenzione del testo origina- forme, con immagini, con spirito profondamente siciliani. le; è una sorta di passe-partout che ci introduce a un diverso Il dettato breve essenziale pulito, l’impiego dei simboli trip letterario; è uno stargate che ci spalanca l’altrui universo: delle metafore delle analogie, il susseguirsi di istanti col- un universo composito, intriso di mito e radicato parimenti legati tra di loro sul tenue filo della vita connotano i tratti nella attualità, crudo e allucinante e altresì tenero e sognante, della poesia di Enzo Bonventre. In tale ordito, le solu- un universo che se per taluni caratteri rinveniamo sotto casa, zioni adottate (preferisco appellarle soluzioni proiezioni per taluni altri ci svela spaccati, scene, luoghi esoterici e mi- trasposizioni, piuttosto che traduzioni) hanno precipua- steriosi: la Poesia di ogni latitudine, di ogni lingua, di ogni mente inteso coniugare le peculiarità di questa poesia ai vocazione. Il termine traduzione, a risultato acquisito, rischia vincoli del mio dialetto. Un dialetto che, nell’attitudine a di apparire persino riduttivo. contemplare - senza inferiorità alcuna - tutte le complesse Paolo Messina, a proposito della silloge postuma di realtà del vivere, nella premura ortografica, nella dovizia Aldo Grienti (Catania 1926 - 1986) Dove passa il Simeto, i lessicale, pure mostra intatta la sua antica vitalità. cui testi originariamente scritti in Siciliano vennero riproposti nella versione in Italiano, ha preferito utilizzare il vocabolo: proiezione. Nell’introduzione a Poesie scelte, le mie versioni Finalmente, dopo infiniti ritardi e rinvii, è uscita, il 22 in Siciliano delle sillogi Okusiksak e Leone assiro di Enzo dicembre scorso, la sintesi parossistica della produ- Bonventre (poeta e traduttore dal lessico e dagli esiti perso- zione poetica di Gaetano G. Perlongo: Metessi. L’o- nalissimi, che ha il merito di avere introdotto in Italia, tra gli pera, che comprende le raccolte de La licantropia del altri, poeti quali Duncan Glen, J. K. Annand, Hugh Mac poeta, Il calabrone ha smesso di volare e poesie spar- Diarmid, tra i maggiori del rinascimento della poesia scoz- se, è stata presentata da Srda Orbanic, professore di let- zese) io pure ho adottato, in luogo di traduzioni, gli appel- teratura italiana presso l’Università di Zagabria (Cro- lativi: trasposizioni, soluzioni. azia). Chi lo desiderasse, può scaricare gratuitamente la Accettai di buon grado l’invito giratomi da Enzo silloge dal sito internet dell’Accademia del Convivio Bonventre. Una buona opportunità - ho intimamente valutato http://ilconvivio.interfree.it/primo_piano/orbanic.htm - per il mio dialetto; un conveniente viatico per eccedere gli 4 Per un manifesto letterario: 6 - Nella nostra era è necessario più che mai poter parlare di tutto, contaminando le forme d’espres- Decalogo flessibile proposto da sione e le più diverse discipline. Nell’era di Internet nulla può venire considerato “lontano”. La traduzione, quale Claudia Manuela Turco attività creativa, deve interessare anche le piccole realtà regionali e dialettali. Inoltre, è necessario riflettere sul La proposta di un manifesto letterario sta riscuotendo tipo di lettore cui ci si vuole rivolgere, perché non si può sempre parlare di tutto con tutti. Vogliamo rispettare la l’attenzione di molti poeti ed artisti. Diversi giornali stranieri sensibilità di ognuno e non comportarci in modo superfi- hanno dedicato spazio alla nostra iniziativa. La Revista, pe- riodico argentino diretto da Miguel Martinez Marquez, ha ciale e offensivo come fanno spesso i mass media. Parla- re di politica o pornografia non deve significare fare po- dedicato addirittura quattro pagine. Ora si propone, insieme litica o pornografia! ad altre riflessioni, il Decalogo di Claudia Manuela Turco, Delegata del Convivio per Udine e provincia 7 - «L’autore non deve esprimere giudizi», così continuano a ripeterci. Ma quando noi decidiamo di usare Decalogo una parola piuttosto che un’altra, ci siamo già posti in un certo modo, abbiamo fatto una scelta e quindi ci siamo 1 - All’inizio del nuovo millennio siamo osservatori schierati. Come esistono persone riflessive, più profonde privilegiati, anche se tutti continuano a ripeterci che non si di altre, devono esserci anche dei personaggi che cercano può essere considerati migliori soltanto perché si è scrittori di capire quello che gli sta succedendo, che commentano poeti o artisti, ma noi vogliamo fare tutto il possibile per es- e giudicano. Vogliamo personaggi che ci facciano appas- sere persone migliori. Vogliamo restituire alla letteratura e sionare e schierare! Siamo stanchi di personaggi un po’ all’arte la loro funzione sociale. La nostra missione non può buoni e un po’ cattivi, per cui alla fine dobbiamo stare un venire rinnegata. Vogliamo combattere con parole e colori per po’ dalla parte di tutti e continuare a restare prigionieri il benessere comune e condividere il nostro malessere. della confusione tipica di un’era che non vuole giudicare 2 - Siamo un unico movimento ma un gruppo ete- perché non vuole essere giudicata. Vogliamo l’azione ma rogeneo. Vogliamo rivoluzionare insieme l’arte e la lettera- anche l’approfondimento psicologico. tura, però come una collezione non è data dalla semplice som- 8 - Prima di tutto ognuno deve giudicare se stes- ma dei suoi oggetti bensì anche dai rapporti simbolici che so e cercare di valutare onestamente la propria opera. La intercorrono tra le parti, così ognuno di noi traccerà la sua coscienza ci deve dire che se oramai pochi lettori si ri- strada sulla mappa della “Città del Convivio”, una città che volgono alla poesia, allora la colpa è anche di noi poeti. continuamente si espande e dialoga con il resto del mondo. Per rigenerarla non si può pensare che sia sufficiente ri- 3 - «Sensibilità, tormento, originalità, temperamen- correre alla metrica tradizionale. Come si può non to» saranno le nostre armi vincenti. Le nostre coscienze non chiudere subito un libro se i suoi primi versi sono del tipo saranno messe a tacere soltanto perché non ci viene ricono- «Che bello avere il cuore / se è pieno d’amore!»??? Versi sciuto il ruolo che ci spetta nella società del nostro tempo. La come «Sanno il volto profondo del rancore / gli uomini maggioranza può sbagliare. Attenderemo con pazienza ma non che vivono da frutto / e mai furono fiore?» di Maria Lui- inerti. I giorni della luce arriveranno e l’umanità risplenderà sa Spaziani sono invece destinati a resistere al tempo. Oc- anche grazie alle nostre parole e ai nostri colori. La velocità e corre essere umili. Non si può ignorare quello che è stato l’incessante mutamento ci frastornano e confondono, ma noi fatto prima di noi. Non si può riscrivere all’infinito quello ci riprendiamo il nostro tempo: scrivere e creare richiedono che è già stato scritto. Ha ragione la poetessa Gabriella calma, pazienza, fatica, non improvvisazione e casualità. La Sica. I classici hanno già scritto tutto e noi non possiamo coscienza non può sorvolare o afferrare al volo. che cambiare il modo di dire quelle stesse cose. Contami- 4 - È vero che è necessario catturare la realtà che ci nare la poesia con altre discipline è indispensabile per circonda e ci pervade subito, prima che sia troppo tardi. Lo nutrirla di nuovo in modo corretto. La poesia potrebbe possiamo fare soltanto noi e ora. Però non vogliamo decretare diffondersi come lo slogan pubblicitario o gli SMS. Se la morte di nessun genere o forma letteraria che ci sembrano ciò non avviene, prima di tutto è colpa dei poeti. E degli poco attuali. La memoria storica più va indietro nel tempo e editori. Ma la poesia si è vendicata. Può fare a meno an- più affonda nelle nostre radici. Non pensiamo che soltanto gli che dei poeti. Lei è ovunque: in una fotografia, nello storici si debbano occupare di storia. Il romanzo storico resta sguardo di un cane che rincorre un rotolo di carta igienica insostituibile. L’immaginazione e i sogni di un’epoca sono in uno spot pubblicitario, nella musica prodotta da un importanti tanto quanto i suoi aspetti più concreti. cucchiaino in una tazzina di caffè, nelle parole di una 5 - L’attualità non deve escludere la tradizione o canzone. forme e contenuti (per esempio, il genere fantasy) ritenuti 9 - Anche un romanzo o una raccolta di racconti “fuorvianti”. La “tradizione” ha un’accezione molto più am- a volte può necessitare di qualche nota a piè di pagina. pia di quella cui di solito pensiamo. Non è soltanto metrica e Ricordiamo che ciò che può annoiare il lettore è molto aridi schemi. Noi respiriamo in una tradizione che è continuo più grave di ciò che può annoiare l’autore. Se il lettore interrogarsi, continuo approfondimento, continuo sconvolgi- non comprende troppe parole o sottintesi, difficilmente mento. Nemmeno guardandoci indietro scorgiamo qualche proseguirà la lettura e se lo farà, alla fine non potrà che certezza, ma ci possiamo sentire meno soli. Ognuno può tro- dare un giudizio negativo. Del resto è spiacevole anche vare “anime gemelle” attraversando spazi e tempi umanamen- interrompere spesso la lettura per consultare il vocabo- te incolmabili, perché un vincolo divino unisce nell’infinita lario. Non si può essere incomprensibili. È necessario co- catena letteraria e dell’arte. Ognuno di noi è un anello di niare neologismi e accogliere le deformazioni del parlato. parole e colori. D’altro canto, è anche necessario elevare il tono con es- 5 pressioni ricercate. Il giusto equilibrio creerà una musica che rale. Essi tessono forse un dialogo semplice, reale, al il buono scrittore sa riconoscere. E anche il lettore. Di solito ritmo dei loro battiti, e cosparso talvolta di dolce metafi- non sono le note esplicative dell’autore a dare fastidio, bensì sica dove la poesia è solamente un vettore, ma un vettore quelle noiosissime introduzioni di critici abituati semplice- di tanto più efficace di quanto egli sia il riflesso naturale mente a scrivere libri su altri libri… di ogni cosa. Si può vedere che l’arte scritta, specifica- 10 - Quando rileggiamo un libro proviamo sen- mente la poesia, può provenire da sorgenti originali (ispi- sazioni diverse rispetto alla lettura o alle letture precedenti. razione) distinte: socio-politica, mistico, metafisica. E che Scopriamo sempre qualcosa di nuovo o che ci era sfuggito. la si può percepire secondo la luce delle parole... Secondo Quello che oggi ci piace non è detto che continuerà a piacerci me la poesia non sottostà ad alcuna costrizione, eccetto domani. Le esperienze ci cambiano e magari un romanzo giu- quelle eternamente imposte dall’uomo. Essa è una vasta dicato negativamente in precedenza può all’improvviso rive- materia prima che bisogna andare a cercare nella profon- larsi un tesoro indispensabile per poter capire la nostra intera dità della nostra essenza. In fin dei conti la poesia resta esistenza o per darci un punto di vista diverso. un territorio incommensurabile, una scoperta continua, una libertà per ciascuno. Ma questa libertà, sia detto per Tra le altre riflessioni proposte dagli amici degli Convivio, inciso, deve ridursi, o anche legittimare anarchicamente si ripostano quelle di Ilenia Molinaro, Silvano Messina, un certo far-west prolifico...?» (Frédéric Tessier). Fédéric Tessier, Guy Créquie: «Come diceva Kirkegard, pensare è una cosa, esistere è un’altra cosa. Egli fa la differenza tra il fatto «In un mondo sempre più interessato all’evoluzione esistenziale e il sapere oggettivo. Il filosofo, come gli tecnologica, esaltatore della sfrenata velocità, dell’insensato altri uomini, non è permeato esclusivamente dalle moda- sfruttamento, ci si chiede, giustamente, dove finirà quella sub- lità del sapere. Come essere umano, egli sogna, ama, ha lime dimensione acronica che è l’arte in sé. Nel nostro spe- dei desideri, soffre, è momentaneamente felice, conosce cifico, la letteratura, maestra di vita, la musica, la pittura... la malattia... Il mondo dell’emozione è quello del poeta. Il Anche il bello al servizio di uno sporco sistema e di un mer- poeta capta l’energia vitale che egli nasconde per eter- cato che ne scema l’incanto, meccanicizzandone il tutto? O è nizzare un’emozione, liberare le parole dell’impossibile. la mondanizzazione e l’apatia generale, specialmente e tri- Jeacques Berque dice che se l’uomo dimentica la poesia, stemente, giovanile? Non credo che un manifesto letterario sia egli dimentica se stesso. Saint John Perse precisa che la l’ideale a modificarne lo status. Concordo con Rolando Tani: poesia è il lusso dell’insolito, solo l’inerzia è una minac- un manifesto meccanicizzerebbe ulteriormente ogni forma cia. Jacques Prevert, scrive che la poesia è ciò che uno d’arte, libera e scevra da qualsiasi compromesso, da ogni ri- s’immagina, ciò che uno sogna, ciò che uno spera e che gida barriera. L’artista non può e non deve piegarsi a “rego- spesso arriva, mentre Garcia Lorca afferma che nessun po- larizzare” la sua arte, spinta quasi dionisiaca (per alcuni ver- eta può descrivere che cosa sia la poesia» (Guy Créquie) si), di una mania, di una bramosa follia interiore. È nel creare e nella creazione conclusa che l’inventor spazia in una dimen- sione totalmente acronica ed infinitamente piacevole. Cano- nizzarla significherebbe rompere quest’incanto. Una collabo- razione, invece, di artisti ed un loro graduale avvicinamento fisico ed ideologico, fonderebbe tutte le follie all’unisono, Esprimi il tuo parere! sfociando in una composizione divina, comunistica e quasi paradossale; un tripudio epico» (Ilenia Molinaro). Con le considerazioni contenute in questo decalogo «Io penso che l’attività letteraria debba essere dis- giunta, separata dalla realtà quotidiana, dalla vita pratica di non si vogliono scatenare polemiche o conflitti. Ciò tutti i giorni, nel senso che non debba seguire tali regole. che preme ai membri del “Convivio” è il confronto Penso che l’attività letteraria debba essere considerata su un finalizzato a un migliore approfondimento. I piano diverso, più alto, direi intoccabile, dalle “beghe” della dieci punti del decalogo qui proposto non hanno morale della politica e giudiziarie. Penso che, superato l’anno confini netti; si intersecano e sovrappongono in un 2000 la Letteratura debba assurgere alla Totale Libertà Es- disegno unitario. Ogni socio del “Convivio” può pressiva, solo per il fatto che è Arte o Letteratura e quindi proporre alla Redazione un suo decalogo (che cosa scritta o dipinta, facente parte di un piano più alto direi verrà comunque vagliato) in ogni momento. In Spirituale» (Silvano Messina). seguito, ognuno potrà votare i suoi dieci punti «Difatti, la grande domanda potrebbe essere: qual è preferiti tra tutti quelli che sono stati proposti. la ragione che spingono certi ad utilizzare, fare, essere poe- sia? C’è veramente una risposta? Quale può essere la conclu- Con i necessari adattamenti di raccordo fra i vari sione poetica dal punto di visto stilistico, ci sono soprattutto punti, ne risulterà il nostro manifesto. Periodi- delle frontiere da non superare...? La poesia dalla maggio- camente sarà possibile riproporre altri punti e fare ranza dei poeti è percepita in differenti modi. Certi la vedono nuove votazioni per aggiornarlo. Quando il mani- e l'utilizzano come un utile, molto utile in diverse situazioni. festo sarà definito, ognuno potrà decidere se aderirvi Altri avranno un approccio più, diciamo, mistico. Vedranno o o meno. L’adesione implica l’accettazione di al- tratteranno la poesia come una consorella, o più simbolica- meno 6 dei 10 punti, perché vogliamo una lette- mente, come una musa che infonde la quintessenza dello spi- ratura che sia espressione di libertà e perché è sem- rito, e si chiamerà ispirazione... Ispirazione che sarà percepita pre possibile perfezionare la traccia delineata. dal loro essere come divina essendo essi lo strumento, il ricet- tacolo oratorio. Altri poeti avranno una caratteristica più natu- 6 Dante e Foscolo: canicistica dell’universo, concepito come una massa infi- nita d’atomi che si aggregano e si disgregano provocando la vita e la morte. Secondo questa concezione ogni essere metafisica e poesia nasce dal nulla e torna nel nulla. Foscolo vive i ridimen- sionamenti dell’ideologia illuminista, la rivoluzione fran- di Modesta Marafioti cese, la sconfitta degli ideali giacobini di uguaglianza, li- bertà e fraternità. Tutto ciò si traduce in un atteggiamento Un bel giorno l’Arte incontrò la Parola e nacque la pessimistico. La ragione non è più la facoltà onnipotente Poesia. Lo stesso giorno l’Uomo incontrò l’Eternità e nacque dei primi illuministi ma è ciò che rende l’uomo sven- la Metafisica. Da secoli la Metafisica incontra la Poesia e il turato perché gli consente di essere consapevole dell’inu- frutto di questo sublime connubio non è mai lo stesso: varia a tilità del dolore che è parte integrante dell’esistenza. Non- seconda dei tempi, dei luoghi, degli uomini. Nonostante il ostante l’asserito ateismo di Foscolo, è possibile parlare tentativo di conciliare la caducità dell’esistenza con l’innato di “religione dei miti e delle illusioni” per definire l’at- desiderio di eternità sia arduo, da sempre l’uomo si è impe- teggiamento soggettivo del poeta a riguardo della critica lagato nel mare delle sue contraddizioni, da sempre la lotta tra razionalistica dell’Illuminismo. Foscolo sostiene la ne- immanente e trascendente si consuma nella parte inconscia e, cessità dei miti, dei valori tradizionali e delle virtù morali a volte, in quella manifesta di ognuno. Il poeta, più d’ogni che erano state rinnegate. Pur ritenendo tutto ciò falso sul altro, è quasi costretto dalla sua stessa arte a proiettarsi verso piano concreto e razionale rivaluta il loro ruolo sul piano una dimensione diversa da quella della propria realtà, una sentimentale per dare senso e valore alla vita. La sostan- dimensione che sconfina nell’imperscrutabile. ziale, condanna illuministica nei confronti della tradizio- La poesia è veicolo, la vita è viaggio e l’uomo è va- ne non coinvolge tanto la storia quanto la cristallizza- gabondo. A volte, guidato dall’istinto, o semplicemente per zione ideologica che si era venuta a formare nel corso dei coincidenze fortunate, percorre lieto e sicuro il suo cammino. secoli. Sgombrato il campo della conoscenza dai pregiu- A volte, invece, si lascia trascinare dagli eventi. Centinaia di dizi, la storia non potrà che essere guidata dalla ragione. stimoli diversi si azzuffano nella mente e compromettono il La visione religiosa di Dante è invece, una visio- già precario equilibrio tra sentimento e volontà, tra speranza e ne cristiana che concepisce la storia come una progressi- ragione. È ancora il poeta colui che soffre di più per questa va rivelazione della Verità. Tutta la storia, anche quella incertezza perché non può non domandarsi il senso di ciò che precedente, è considerata come anticipazione dell’evento ha attorno e di ciò che ha dentro, di ciò che non possiede e fondamentale della storia del mondo: l’incarnazione del non conosce. Percorrendo la storia della letteratura italiana è Cristo. Anche sul piano personale la vita umana per Dan- impossibile non concentrare la propria attenzione su due gran- te non è che una lontana anticipazione della vita ultra- di nomi, cronologicamente distanti ma idealmente vicini: Dan- terrena. In sintesi, la vita è vista in relazione ad una di- te e Foscolo. Pur non essendo il caso di esplicare la questione mensione trascendente e metafisica e solo in questo modo del rapporto vita-poesia, una breve ricostruzione storica del- acquista senso. l’ambiente nel quale avvenne la genesi poetica dei due autori I due poeti sono insospettabilmente accomunati è la premessa necessaria per una valutazione obiettiva e da un avvenimento che si rivelò devastante sul piano per- proficua. La concezione dantesca della vita si configura in un sonale e sentimentale di entrambi: l’esilio. Per Dante que- rapporto inscindibile di dipendenza dalla situazione politica e sto rappresenta l’evento fondamentale della sua matura- culturale della Firenze trecentesca. zione, da cui deriva lo slancio utopico che lo conduce ad La crisi delle due grandi istituzioni alto-medievali, elaborare nuovi valori quali l’ansia di una riforma morale l’Impero e il Papato, non poteva non influenzare l’uomo e della Chiesa, la pace e la conoscenza. Quest’ultimo mito l’artista. A livello istituzionale si registra una situazione gene- rappresenta la sintesi del pensiero dantesco. In un celebre rale d’incertezza e precarietà. Dante vive questa drammatica passo del Convivio («E sempre liberamente coloro che alternanza al potere di fazioni contrapposte con disprezzo. La sanno porgono de la loro buona ricchezza a li veri pove- vita politica fiorentina s’intreccia con la biografia di Dante e ri») Dante rivendica l’obbligo morale di diffondere la co- si rispecchia nei suoi versi. Le sue parole, sentite e vissute, si noscenza. legano alla sua vita e si caricano di un considerevole valore Per Foscolo la separazione dalla terra madre si semantico. Partendo dalla crisi oggettiva della società a lui traduce, invece, in malinconia e solitudine che egli espri- contemporanea, il poeta elabora una concezione della realtà me con vibrante espressività nei suoi sonetti. È eviden- che tende a superare il crudele particolarismo dei clan e a pro- ziabile la correlazione tra il tema dell’esilio e quello del- porre un messaggio di profondo rinnovamento politico e mo- l’illacrimata sepoltura, in altre parole l’angoscia del po- rale. Dante supera i confini del municipalismo della sua epoca eta consapevole che la sua morte avverrà lontano dalla per elevarsi in una dimensione universale. Reinterpretando ed sua terra e dai suoi cari che avrebbero versato lacrime estendendo ai giorni nostri il significato del pensiero dantesco sulla sua tomba. È proprio la tomba ad acquistare un risulta inevitabile non notare quanto il concetto d’unità sia significato originale nella poetica foscoliana. Pur non radicato nel suo animo. Unità non intesa come uniformazio- avendo nessuna valenza sul piano razionale, rappresenta ne, annullamento d’elementi differenzianti e individuali ma un legame con il defunto, un simbolo del ricordo e del- come abbattimento degli elementi disgreganti nel pieno l’affetto, la corrispondenza d’amorosi sensi. È una so- rispetto e nella salvaguardia delle diversità. pravvivenza illusoria:il defunto continua a vivere finché L’ideologia foscoliana è caratterizzata dalla creazio- c’è qualcuno che lo ha amato che continua a ricordarlo. ne di sovrastrutture personali fondate su basi illuministiche. La visione foscoliana è identificabile con la concezione Foscolo eredita e metabolizza i caratteri principali del movi- precristiana pagana e laica, che non crede a una vita ul- mento. Appare quindi palese l’origine della sua visione mec- 7 traterrena ma esalta la sacralità della tomba in quanto depo- Federico De Roberto sitaria della religione dei padri. Dante, con la sua visione cattolico-medievale basata e il sicilianismo sull’ossessiva dicotomia vita-morte, considera la tomba come prova della caducità dell’esistenza, risarcibile sul piano meta- di Girolamo Gino Mandalà fisico attraverso la fiducia nella vita ultraterrena che condurrà al cospetto della pace eterna e dell’amore infinito di Dio. Federico De Roberto nacque a Napoli il 16 gen- L’individuazione di questa e altre analogie tra Dante naio del 1861 da Ferdinando, ufficiale di Stato Maggiore, e Foscolo si rivela difficoltoso ma allo stesso tempo interes- e da donna Marianna Asmundo, di nobile famiglia di sante poiché permette di accantonare conoscenze puramente Catania. È probabile che il padre, ufficiale nell’esercito nozionistiche allo scopo di trovare una chiave di lettura più Borbonico, instaurata in Napoli la dittatura di Garibaldi, profonda che consenta di riconoscere ogni espressione arti- sciolto dal giuramento di fedeltà a Francesco II re delle stica come manifestazione dell’originalità d’ogni singolo in- Due Sicilie, chiese ed ottenne di entrare nell’esercito me- dividuo. Il passo successivo è quello di collocare i topoi dan- ridionale costituito dal governo provvisorio del dittatore1. teschi e foscoliani in un contesto più ampio, di astrarre dai De Roberto intraprese gli studi tecnici non quelli classici, riferimenti personali significati più profondi e proiettarli nella dando prova di grande cultura. Infatti ebbe voti molto alti dimensione universale che tanto ha affascinato gli artisti d’o- per quei tempi, dieci in geografia, inglese e storia, in ma- gni tempo. tematica e fisica, 9 in italiano e francese. Si iscrisse al- l’Università di Catania nella Facoltà di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali. Ebbe ottimi maestri universitari, Ai nostri martiri 2003 frequentò un corso di letteratura italiana tenuto da Mario di Angela Giallombardo Rapisardi. Egli giovanissimo cominciò a pubblicare i suoi Sole al tramonto scritti. All’età di sedici anni fece la cronaca dell’arrivo a rosso infuocato Catania di Vincenzo Bellini. «Una dolorosa occasione, sul deserto di sabbia dorato. poco dopo la nascita del “Don Chisciotte”, fece mettere Passi aspettati in corrispondenza il De Roberto con Verga e Capuana. Il scarponi chiodati 4 marzo 1881 Casamicciola, l’isola di Ischia, fu quasi in- mani generose, teramente distrutta dal terremoto. Allora si usava racco- volti dalla fatica provati gliere denaro in favore dei disastrati mediante la pubbli- dalla pietà segnati. cazione di albi di editori o di numeri unici di giornali e Acqua e sorrisi, medicine e carezze rassegne. De Roberto, per comporre il numero unico del con umanità distribuivano. “Don Chisciotte”, chiese degli scritti a Verga a Milano, e Dono d’amore il loro lavoro fu la prima volta che egli scrisse a Capuana, a Rapisardi e dono di pace a sua moglie, Giselda Fojanesi. Mario Rapisardi doveva in una terra dalla guerra martoriata già essergli amico: a modo suo s’intende. De Roberto si non ostentato ma, giorno dopo giorno, prestato. nutriva della poesia di Baudelaire, della prosa di Flaubert, Ma… un mattino… un boato assordante e non poteva essere rapisardiano nemmeno a vent’anni, siccome erano rapisardiani, poniamo i suoi coetanei, En- un inferno di fuoco rico Onufrio e Giovanni Alfredo Cesareo»2. De Roberto all’improvviso, lacera l’aria rottami, tegole infrante, metalli contorti si mise dinanzi alle accuse che gli si rivolgevano per spie- garle, non per negarle4. Già da quest’osservazione si può coprono poveri corpi insanguinati dire chiaramente che De Roberto è un autore Sicilianista, mutilati dilaniati. privo in un certo senso della fede cristiana manzoniana, Nero silenzio di morte ma è emblema naturale del destino che avvolge tutto e quell’angolo estremo di deserto avvolge. Laddove la vita serena pulsava tutti come affermano Verga, Capuana e più in là anche Pirandello. Il male ha una grande eccitazione sui sensi, il ora l’ombra ostile e fredda avanza bene no. Sono lontani da lui e dalle sue opere il senso tra lamenti ed imprecazioni preghiere sommesse sussurrate. dell’amore, della fede e del sacrificio. Il suo romanzo “Il Reuzzo” vuole rappresentare Il mondo è sconvolto la storia di un fanciullo amato dai genitori perché figlio sembra più fragile, più piccolo attorno a quegli infelici rinserrato. unico. Essendo diventato orfano per mantenere le sorelle e la madre trasportava sulle spalle pesanti corbelli di rena L’amore sopito rossa o sassi. Tutto è avvolto nella disperazione, nella cu- della Patria mai tanto amata per un miracolo, ora, riaffiora riosità, nell’indifferenza della gente, nel ribrezzo. Sembra di trovarci in uno scritto del nostro conterraneo agrigen- riscalda i cuori, le ferite lenisce. tino Alessio di Giovanni che narra con ardore la vita dei Mani teneramente intrecciate nel dolore universale minatori nelle miniere di Cianciana di cui era proprie- tario. Non mancarono a De Roberto le soddisfazioni mo- ci sentiamo affratellati. rali in quanto lo stesso Luigi Capuana ne tesse la lode. Il Uomini ieri ignoti eroi, oggi, a tutti noti. De Roberto - egli scrisse - ha cominciato pazientemente a conoscere a fondo i processi tecnici dell’opera d’arte dai 8
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