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Divorare gli dei. Un'interpretazione della tragedia greca PDF

322 Pages·2005·15.955 MB·Italian
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P = i : 15 — = PE — i— i Fi —= — - : î i i i i |\_\ Ra Yl i i | BHIC DIVORARE GLI DEI UAA EAO RA SE e ‘ Bruno Mondadori Jan Kott Divorare gli dei Un’interpretazione della tragedia greca @ Bruno Mondadori Titolo originale: The Eating of Gods © Lidia Teresa Berger, Michael Hugo Kott Traduzione dall’inglese di Ettore Capriolo L’editore, esperite le pratiche per l’acquisizione dei diritti di riproduzione, resta a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire. Tutti i diritti riservati © 2005, Paravia Bruno Mondadori Editori È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Le riproduzioni ad uso differente da quello personale, potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15 % del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, via delle Erbe n. 2, 20121 Milano, posta elettronica [email protected] Progetto grafico: Massa & Marti, Milano La scheda catalografica è riportata nell’ultima pagina del libro. www.brunomondadori.com Indice Prefazione Introduzione \ 17 L’'asse verticale o le ambiguità di Prometeo 59 Aliace tre volte ingannato o l’eroismo dell’assurdo 100 Alcesti velata 134 “Dov’è adesso quel famoso Eracle?” 218 Divorare dio, o Le baccanti Appendici 273 Medea a Pescara 279 Oreste, Elettra, Amleto 306 Luciano in Cimbelino Prefazione Ho cominciato a scrivere questo libro a Varsavia nel 1966; l’ho continuato a Yale e a Berkeley. e l'ho terminato a Stony Brook. Ne ho discusso durante i seminari e devo molto agli stimoli e alle critiche dei miei allievi. Ancor maggiore è il de- bito che ho contratto con colleghi e amici che non mi hanno mai risparmiato commenti severi o incoraggiamenti calorosi. Il compianto Irving Ribner, un caro e intimo amico, ha sempre messo a mia disposizione la sua infallibile erudizione. La sua perdita è per me irreparabile. Ho trascorso un gran numero di mattine e di serate con Ruby Cohn e Rose Zimbardo a parlare. dei capitoli scritti e non scritti di questo libro. Kenneth Ca- vander e Leif Sjòberg hanno rivisto il manoscritto, e io devo loro gratitudine per avermi aiutato a evitare numerosi errori nella mia lettura dei testi greci. Ma voglio soprattutto esprime- re la mia gratitudine a Bernard M.W. Knox che ha rivisto gran parte del libro, mi ha fatto eliminare sviste ed errori e mi ha dato consigli e suggerimenti di inestimabile utilità. Sin dal progetto iniziale del libro, Anne Freedgood se n’è ac- cupata con calore e sollecitudine e ha atteso pazientemente che venisse completato; è grazie alle sue fatiche editoriali che Divorare gli dei ha raggiunto questa forma definitiva. Il primo e più fedele lettore del libro, dal primo all’ultimo ca- pitolo, è stato mio genero, Karol Berger; ho trovato in lui un amico che mi ha aiutato a formulare le mie idee e a renderle più chiare e precise. Voglio anche esprimere la mia gratitudine al Council e al Committee della Research Foundation della State University di New York per l’aiuto concesso, che mi ha permesso di scri- vere una parte del libro nell’estate del 1970. Ho scritto questo libro in polacco, ma è difficile dire quando e dove uscirà nella mia lingua. La versione inglese è la prima edizione autorizzata. Stony Brook, giugno 1972 Jan Kott * La prima edizione in lingua polacca: Zjadanie bogéw. Szkice o tra- gedii greckiej, WL, Krakéw 1986. 2 Introduzione “Il campo ospita duecentocinquantamila dei milioni di profu- ghi in file è file di tende...” Il “New York Times” pubblicò il 29 dicembre 1971 un articolo del suo inviato speciale a Ran- gpur, nel Pakistan orientale (l’attuale Bangladesh), su un cam- po per i profughi che, terminate le ostilità, erano tornati nei loro luoghi natii. “Il signor Jodder”, scriveva il giornalista, “è andato a casa della zia materna, una vedova tornata dopo aver perso due figlie e un figlio per il colera. ’Siete venuti, figli miei, per spartire la miseria? ‘ ha domandato lei. ‘Non credo che Rangpur sarà mai più la stessa. Dicono che le persone che muoiono prematuramente diventano fantasmi. To credo che il villaggio sia pieno di fantasmi“”. La vedova bengalese, che aveva perso tre figli, sembra aver for- mulato, in quel campo profughi, il principio generale della tra- gedia. Nel mondo tragico i morti ritornano. L’eroe tragico è solo tra la gente, forse perché vive, come Antigone, nel mon- do dei morti. Nel mondo di quelli che sono stati assassinati o che lui stesso ha assassinato. 1 morti chiedono per prima cosa di essere seppelliti, ma poi chiedono anche riparazione. L’ap- parizione dello spettro di Banco al banchetto è la più sconvol- gente esperienza di Macbeth. Soltanto allora capisce, per la prima volta, che ammazzare non basta. I morti ritornano. Soltanto tre fantasmi compaiono nella tragedia greca: Cliten- nestra, ‘“la madre serpe”, cerca invano nelle Eumenidi di sve- ‘gliare le Furie addormentate; Dario nei Persiani torna per ap- prendere la disfatta subita dal figlio e se ne va predicendo al- tre catastrofi; Polidoro, assassinato e incompianto, chiede nell’Ecuba di Euripide di essere sepolto dalla madre e predice

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