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Dentro Anonymous. Viaggio Nelle Legioni Dei Cyberattivisti PDF

90 Pages·2012·3.17 MB·Italian
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Dentro Anonymous. Viaggio nelle legioni dei cyberattivisti di Carola Frediani Prefazione di Giovanni Ziccardi © 2012 Informant | Ebook Quotidiani P.IVA 04004510402 Settembre 2012 ISBN 978-88-907232-5-4 (epub) ISBN 978-88-907232-6-1 (mobi) Copertina di La Tigre I link esterni a risorse testuali sono caratterizzati dall'evidenziazione gialla. I link esterni a risorse pdf, audio e video sono caratterizzati dall'evidenziazione viola. seguici su Twitter seguici su Pinterest seguici su Facebook Carola Frediani Dentro Anonymous Viaggio nelle legioni dei cyberattivisti Prefazione di Giovanni Ziccardi Pochi attimi dopo aver terminato di leggere il libro di Carola Frediani e la sua accurata ricostruzione del “fenomeno” Anonymous, mi è tornata alla mente, in un vero e proprio flash, una sequenza di fotogrammi di un’intervista recente – penso che sia stata girata lo scorso dicembre - fatta a Eric Corley/Emmanuel Goldstein in un momento di pausa delle attività di un vivace camp hacker, probabilmente il raduno annuale organizzato dal Chaos Computer Club tedesco. In quel video si può osservare un giornalista che, intimidito, si avvicina a Corley e gli domanda, ovviamente, di Anonymous. Chi sono? Dove sono? Cosa fanno? Cosa faranno? E cosa ne pensa lui? Lui, che è considerato il “papà” degli hacker, la memoria storica più autorevole in circolazione? Corley sorride sornione, gli occhi nascosti dall’ombra della visiera di un cappellino blu, con quella sua solita espressione, quella di chi si è visto passare davanti tutta la storia dell’hacking e che ha combattuto mille battaglie. Poi finge di guardarsi attorno, abbassa la voce e sussurra al giornalista che Anonymous è ovunque. Che gli hacker di una volta, quelli veri, i primi, quelli degli anni Settanta e Ottanta, ora sono ai vertici delle più importanti società al mondo. Sono nascosti, sono tutti in posti di potere, ma con lo spirito hacker intatto. E pronti ad agire. Probabilmente la mia memoria mi sta ingannando un po’, e sto mescolando ricordi e fantasia. Ma per una volta non voglio usare Internet per andare a recuperare, su YouTube, la precisione del dato, l’intervista esatta o le espressioni letterali di Corley. Preferisco, in questa sede, giocare un po’ con questo ricordo, e con l’idea che l’hacker newyorchese prospetti una realtà completamente diversa da quella che vuol dipingere Anonymous come un covo di ragazzini disorganizzati e un po’ squinternati. Si pensi, invece, se fosse davvero come dice Corley: che Anonymous sia (anche) un movimento che, nel corso dei decenni, si è radicato in silenzio nella società tecnologica, la stessa società che oggi sta dominando il mondo, nei posti di potere, nei nodi centrali della rete. Un’idea semi- cospiratoria, prospettata da Goldstein forse per scherzo, che descrive una sorta di sistema nervoso di hacker, pacati quarantenni, cinquantenni e sessantenni, pronti però a rivelare il loro vero spirito e ad agire. Questo ricordo mi ha fatto sorridere, ma mi ha anche affascinato e fatto pensare. Soprattutto, sono lieto di scrivere la prefazione di un libro su un tema che è, allo stesso tempo, complesso e particolarmente scivoloso. Anonymous è un fenomeno capace di affascinare lo studioso soprattutto se lo si riesce a depurare, come ha egregiamente fatto l’autrice, da tutti i luoghi comuni e la disinformazione, e si cerca di comprendere l’essenza delle azioni portate da singoli mossi, sembra, da idee e principi comuni. Un primo punto penso che sia chiaro, e lo sarà ancora di più dopo la lettura del libro. Oggi la semplicità nell’uso delle nuove tecnologie, anche per commettere azioni di attacco ai sistemi, è estrema. In concreto, ciò vuol dire che diventa molto difficile distinguere tra azioni dannose commesse da soggetti che non hanno alcuna competenza, e non hanno nulla a che fare con la tradizione e la cultura hacker, e soggetti che, invece, si possono definire hacker a tutti gli effetti. Anonymous, si vedrà, è destinato a correre in ogni momento questo rischio, ossia il fatto che un individuo senza alcuna competenza, usando un software reperito in rete, compia un’azione (anche stupida) e rivendichi l’atto come effettuato dal gruppo. Ma sin dalla sua nascita, questo movimento sapeva che ciò sarebbe potuto accadere proprio a causa (o per merito?) della sua non-organizzazione. Questo è il motivo per cui ho particolarmente apprezzato le parti di questo libro dove l’autrice si sofferma sui temi nobili quali l’ecologia, la lotta all’inquinamento, la battaglia contro la corruzione e l’attenzione a svelare segreti e vulnerabilità, l’attivismo contro regimi oppressivi e per la libertà. Questi temi sono i più idonei a ricollegare le azioni degli hacker alle idee originarie dell’hacking, alla consapevolezza che con il computer si può dar vita a un mondo migliore, al fatto che il potere comincia a vacillare proprio quando viene attaccato su quel segreto che serve a mantenere il potere stesso. Un altro aspetto che ho trovato interessante è questa asserita mancanza di un centro, o vertice, che replica esattamente, per alcuni aspetti, la stessa tecnologia alla base di Internet che gli hacker utilizzano nelle loro azioni e che consente, al contempo, una libertà d’azione senza precedenti e un’impossibilità congenita nell’inquadrare i partecipanti alle azioni. Questa è, probabilmente, la forma (meglio: la struttura) migliore per sopravvivere in una società sempre più votata al controllo dell’individuo. Nobiltà degli intenti, e nuova forma acefala e liquida, sono i due aspetti che mi hanno più affascinato, e che mi sembrano essere i due punti distintivi del fenomeno, al di là di tante azioni, spesso di dubbia natura e provenienza, che attirano l’attenzione dei media. Dizionario 4chan: un'enorme bacheca di immagini e commenti anonimi, nata nel 2003 a partire da contenuti manga e anime. La sua sottosezione /b era nota per le segnalazioni casuali, assurde, irriverenti, nonsense. Da quel milieu si sarebbe aggregata Anonymous. Anons o anonimi: persone che si identificano online con Anonymous, adottandone linguaggi, pratiche e obiettivi. Botnet: una rete di computer connessi a internet che, dopo essere stati infettati da un programma malevolo (malware), possono essere controllati da remoto da una sola persona, che può usarli per vari scopi, come effettuare un attacco DDoS. I singoli pc appartenenti alla botnet si chiamano bot o zombi. DDoS: il Distributed Denial of Service (Negazione del servizio distribuita) è un tipo di attacco informatico che consiste nel sommergere un target, come ad esempio un sito web, con grandi quantità di pacchetti di richieste, saturandone le risorse e mandandolo offline. Defacciamento (o deface): la sostituzione della homepage originale di un sito con altre immagini o contenuti, avvenuta in seguito a un attacco informatico. Hacktivista: Nato dall'unione di “hack/hacker” e “attivista”, il termine indica chi utilizza i computer e internet per compiere proteste o azioni di tipo politico/sociale. IRC: l'Internet Relay Chat è un protocollo per la comunicazione in tempo reale (la chat) su internet. Permette sia conversazioni private fra due persone che colloqui di gruppo in stanze o canali. IP: l'indirizzo IP è una sequenza di numeri (del tipo: 2.44.20.107) che identifica uno specifico dispositivo collegato alla Rete. E di conseguenza permette di arrivare al suo proprietario. Leak: fuga di notizie, termine popolarizzato dall'attività di organizzazioni dedicate a ricevere e ripubblicare soffiate e documenti compromettenti, come WikiLeaks. SQL Injection: è una tecnica di attacco informatico che consiste nell'entrare in un database (per poi prelevarne informazioni varie) scrivendo alcuni comandi nel corrispondente sito web. Tor: è una rete di computer (e un software scaricabile sul pc) che protegge l'anonimato dei navigatori. Troll: chi pubblica messaggi fuori tema o provocatori su forum, chat e community online con lo scopo di suscitare reazioni emotive o di far deragliare la discussione. Vpn: una Virtual private network è una rete privata crittografata che collega una serie di computer connessi a internet. Crea quindi una connessione virtuale che copre quella reale, mascherando l'indirizzo IP, e quindi l'identità, dell'utente. Premessa I nickname dei membri di Anonymous (in gergo "anons") che ho intervistato sono tutti stati rimpiazzati con altri di fantasia, privi di riferimenti ai nick o alle persone reali. Ho evitato l’uso di sigle asettiche, come Anon1, Anon2, per rendere più comprensibile la narrazione. Sono veri invece i "soprannomi digitali" riferiti ad anons che, volenti o meno, sono usciti alla luce del sole, in genere perché arrestati; o perché protagonisti di vicende che sono state rese pubbliche.

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