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Dalla guerra fredda alla grande crisi. Il nuovo mondo delle relazioni internazionali PDF

273 Pages·2013·12.51 MB·Italian
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Ottavio Barié Dalla guerra fredda alla grande crisi Il nuovo mondo delle relazioni internazionali il Mulino Le vie della civiltà a Vale, nata e cresciuta nel nuovo mondo e a Nello: senza di lui questo libro non sarebbe mai stato scritto. Ottavio Barié Dalla guerra fredda alla grande crisi Il nuovo mondo delle relazioni internazionali Società editrice il Mulino Revisione del pdf a cura di Natjus, Ladri di Biblioteche I lettori che desiderano informarsi sui libri e sull’insieme delle attività della Società editrice il Mulino possono consultare il sito Internet: www.mulino.it ISBN 978-88-15-24458-1 Copyright © 2013 by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotoco­ piata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografia), digitale - se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d’Autore. Per altre informazioni si veda il sito www.mulino.it/edizioni/fotocopie Indice I. Durante la guerra fredda p. 7 1. 11 bipolarismo, fase anomala del sistema internazionale 8 2. Trasformazione e moltiplicazione degli stati e organizzazioni internazionali 12 3. Una «terza ondata» dell’espansione della democrazia? 17 4. Sottosviluppo, decolonizzazione e Terzo mondo 24 5. Il risveglio politico dellTslam 32 6. Lo Stato d’Israele e il nuovo Medio Oriente 38 7. La trasformazione dell’Europa occidentale 46 8. Gli Stati Uniti «repubblica imperiale» 50 II. La nascita del nuovo mondo 61 1. La conclusione diplomatica della guerra fredda 62 2. Verso il capitalismo globale 70 3. Vittoria dell’Occidente? Il dibattito 78 4. La disgregazione del blocco sovietico dell’Europa centro-orientale 87 5. La riunificazione della Germania 92 6. La fine dell’Unione Sovietica 102 7. La Cina postmaoista. Una terza via al capitalismo? 109 III. L’Occidente alla prova 117 1. La superpotenza superstite e la guerra del Golfo 118 2. Mezzo secolo dopo. Il dramma di Israele 125 3. La dissoluzione della Jugoslavia 133 4. Verso l’unificazione dell’Europa 142 5. La Nato senza il nemico sovietico 150 6 INDICE 6. L’espansione del radicalismo islamico. I talebani in Afghanistan p. 157 7. al-Qaeda e il terrorismo islamico in Occidente 163 8. La repubblica imperiale alla prova 168 9. Gli anni di Clinton: premesse a una svolta? 173 IV. L’unilateralismo americano 183 1. Gli Stati Uniti e I’ll settembre 184 2. L'intervento in Afghanistan 191 3. Asse del male e intervento preventivo 199 4. Dall’Afghanistan all’Iraq 205 5. L’intervento in Iraq 209 6. Un Occidente o due (o tre)? 214 7. La terza Russia 220 V. Il primo secolo XXI 229 1. Fallimento in Medio Oriente. Nation building in Iraq 232 2. Fallimento in Medio Oriente. I talebani in Afghanistan 244 3. L’Europa a ventisette. E la Russia? (E la Turchia?) 254 4. La Cina e il G2 263 5. 11 nuovo mondo a metà del guado 269 Indice dei nomi 275 Capitolo primo Durante la guerra fredda La storia della guerra fredda è stata affrontata con impegno già mentre era in corso. Dopo la sua fine l’approccio We Now Know1 - a indicare che le nuove fonti provenienti dagli archivi sovietici (ma non solo} hanno rivelato sviluppi e motivi finora oscuri - ha permesso di ottenere risultati di conoscenza dei fatti soddisfacenti. «Ora noi sappiamo» probabilmente quasi tutto sul confronto politico-strategico Usa-Urss e sui rischi di una terza guerra mondiale. C’è da chiedersi, però, se l'impegno a far luce sul lungo confronto tra le superpotenze con i relativi sottosistemi di alleati e satelliti si sia accompagnato a un corri­ spondente sforzo per conoscere e capire ciò che è avvenuto fra il 1945 e il 1990 fuori - ossia possibilmente a prescindere - dal confronto Est-Ovest, Il fatto è che l’epoca della guerra fredda ha consentito trasformazioni storiche eccezionalmente impor­ tanti, non direttamente pertinenti con il lungo duello che le ha dato nome. E sono anche queste trasformazioni a rendere le relazioni internazionali del nuovo mondo degli anni Novanta tanto diverse da quelle del secondo dopoguerra. La guerra fredda, insomma, sotto la sua staticità imposta è un'epoca rivoluzionaria; più rivoluzionaria nelle sue conse­ guenze di quanto lo siano state altre celebrate come tali dalla storia moderna e contemporanea, in particolare nei rapporti fra gli stati e le società, ossia appunto nelle relazioni interna­ zionali. Per fare soltanto qualche esempio. Il cataclisma della Rivoluzione francese non è riuscito a interrompere il corso 1 We Now Know è il titolo del libro di John Gaddis pubblicato a dieci anni circa dalla fine della guerra fredda: We Now Know. Rethinking Cold War, Oxford, Oxford University Press, 1997 (trad, it. La guerra fredda. Rivelazioni e riflessioni, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002), come risultato di nuove ricerche archivistiche ma anche di un ripensamento critico. 8 DURANTE LA GUERRA FREDDA plurisecolare delle guerre intereuropee, ma la guerra fredda sì. Per più di quattro secoli l’Europa è stata protagonista di una espansione negli altri continenti che aveva dato una par­ ticolare fisionomia alla storia moderna e contemporanea per arrivare appunto all’epoca della guerra fredda, che non può essere vista in termini unilaterali e restrittivi come The Post Imperial Age2. In effetti essa non è stata in questa prospettiva di rapporti fra continenti soltanto «l’età postimperiale», del crollo cioè degli imperi coloniali, ma anche quella in cui sono state poste le basì per un trasferimento di potenza dall’Europa all’Asia che secondo gran parte degli osservatori si realizzerà nel corso del secolo XXI. Le trasformazioni avvenute durante la guerra fredda al di fuori del dominante confronto Est-Ovest (ma anche quelle che, avendone subito l’influenza indiretta, non hanno monopolizzato l’attenzione e proceduto in tempi ragionevoli verso un punto d’arrivo) sono riprese qui di seguito. Nella consapevolezza che i punti di riferimento, gli argomenti insomma, potrebbero es­ sere più numerosi e/o più approfonditi soprattutto per quanto riguarda la trasformazione interna/internazionale della società; ma che sarebbe in definitiva fuorviante non limitarsi a quelli che hanno avuto una portata più diretta, più tecnica, «più di­ plomatica» sulla situazione internazionale del nuovo mondo. 1. Il bipolarismo; fase anomala del sistema internazionale Proprio l’esigenza di non perdere di vista gli aspetti tecnici, tradizionali delle relazioni internazionali, porterebbe a conclu­ dere che il nuovo mondo ha potuto nascere perché un sistema internazionale, quello bipolare delle superpotenze Usa e Urss, è venuto meno. Che poi quel sistema sia stato «anomalo», rende il vuoto ancora più profondo e difficile da colmare. II sistema bipolare - avvertiva fin dagli anni Ottanta Carlo Maria Santoro - non si differenzia da quelli che l’hanno prece­ duto per le sue origini belliche, ina per due ragioni specifiche che non hanno direttamente a che fare con la preminenza delle due superpotenze. La prima è che durante la seconda guerra 2 J.P.D. Dunbabin, The Post-Imperial Age. The Great- Powers and the Wider World, London- New York, Longman, 1996. DURANTE UÀ Gl I .KRA FREUSA 9 mondiale la trasformazione della tecnologia militare è stata assai più radicale che nei conflitti precedenti: permettendo alle due superpotenze che si affermano nella fase conclusiva del conflitto di prepararsi a svolgere, a pace ristabilita, un ruolo dominante. La seconda ragione è data dall’«intreccio permanente di due momenti: quello concettuale-strategico e quello della tecnologia degli armamenti». L’intreccio o «strut­ tura guerresca» diventa rapidamente «la. modalità dinamica del sistema bipolare», al punto da condividerne il funzionamento e da costituirne il vincolo essenziale5. Accanto a queste differenze di carattere militare altre di natura politica e/o economica risultano di evidenza più gene­ rale: dai due poli dipendono due sottosistemi di stati soggetti a condizioni che fanno parlare, non solo per il sottosistema sovietico dell’Europa centro-orientale, di sovranità limitata4; entrambi i poli dispongono di risorse geografiche, umane e naturali tanto ampie da creare, una volta impegnate sul piano militare, un divario di potenza incolmabile per qualsiasi altro stato. In epoche passate il sistema internazionale non aveva ignorato, anche nelle sue fasi di equilibrio, la presenza al suo interno di grandi potenze militarmente assai più forti di altre. Tale era (o veniva considerata) la Russia della Restaurazione; ma questo non ne aveva fatto una superpotenza di rango e ruolo diverso. Il sistema bismarckiano del tardo Ottocento aveva nella Germania imperiale una potenza militare superiore a qualsiasi altra; ma questo non aveva indotto gli altri membri del concerto europeo a rinunciare a mantenere le loro forze armate al più alto livello possibile, nello spirito di una più o meno garantita difesa del territorio nazionale e nell’osservanza di un più o meno convenzionale equilibrio. La differenza che ha fatto del sistema bipolare qualche cosa di anomalo sta in parte nel divario di potenza militare convenzionale, ma soprattutto nel possesso da parte dei due poli di armi atomiche in quantità e à un livello di perfezionamento tecnologico tali da rendere il divario con altre potenze militari incolmabile. J Cfr. soprattutto C.M. Santoro, Il sistema di guerra, Milano, Franco Angeli, 1988. 4 Vedi per esempio G. Miglio, La «sovranità limitata», in II pensiero strategico, a cura di C. Jean, Milano, Franco Angeli, 1985. 10 DURANTE LA GUERRA FREDDA Le anomalie del sistema dipendevano comunque anche da altri fattori, fra cui le posizioni di entrambi i poli verso il mondo esterno. A trent’anni dalla rinuncia di Lenin a impostare i rapporti con i paesi capitalisti su una base collettiva, l’Unio­ ne Sovietica poteva vedere nel sistema bipolare un modo per meglio affermare/garantire la sua posizione dì grande potenza «diversa» in quanto comunista e di conseguenza isolata, che la contrapponeva a un unico interlocutore capitalista di eguali o paragonabili capacità militari. E gli Stati Uniti postrooseveltiani potevano reagire alla loro provvisoria rinuncia a realizzare il «mondo unico»5 stabilendo, attraverso il sistema bipolare, un rapporto privilegiato con la sola altra superpotenza considerata pericolosa e rappresentativa della parte del mondo che non erano riusciti a coinvolgere nel loro progetto globalista. Questi aspetti del sistema bipolare gli attribuiscono, mentre esso è in vita, una particolare condizione di provvisorietà; che gli deriva da un carattere «ambiguo e mutilo, privo dei con­ trappesi del sistema dell’equilibrio di potenza ottocentesco e non dotato di un ordine giuridico e gerarchico come un sistema imperiale». Se queste anomalie non bastassero, l’inconciliabilità e la conflittualità dei due poli mettono in evidenza anche la sua natura, più che di sistema, di continuo duello e qualche volta di «gioco». Provvisorio, mutilo, ambiguo e quindi insta­ bile, anzi «non stabilizzante»: insomma «una forma anomala e probabilmente transitoria delle relazioni internazionali»6. Quando la scienza della politica formulava queste valutazio­ ni, era già stata messa da parte una ipotesi di superamento del sistema bipolare che coinvolgeva la Cina maoista e si presentava come «sistema tripolare»7. L’espressione rivela subito il vizio di nascita di tale «ipotesi», che conserva un suo significato solo perché conferma fino a quale punto il sistema bipolare si trovasse di fronte a una strada se non senza uscita, di certo non aperta in tempi brevi a una trasformazione del bipolarismo in un sistema internazionale meno esposto al rischio di un duello nucleare fra le due superpotenze, con inevitabili funeste con­ seguenze per tutto il mondo. 5 Vedi infra cap. II, par. 2. '' Santoro, II sistema di guerra, cit. 7 L’ipotesi del bipolarismo. Stati Uniti, Russia e Cina, a cura di F. Soglian, Bari, Dedalo, 1985.

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