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archi vi ostorico lodigiano PDF

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A R C H I V I O S T O R I C O LODIGIANO 1958- 1 A R C H I V I O S T O R I C O LODIGIAN' O FONDATO NEL 1882 DIREZIONE : Biblioteca Comunale Laudense Corso Umberto, 63 - Tel. 23.69 S O M M A R I O A. BASCAPE’, Uguccione da Lodi . p. 3 A. MAESTRI, Ripercussioni della lotta fra Lodi e Milano: Mombrione (1036-1277J . . . » 27 A. CARETTA, Bettino da Trezzo e la peste del 1485-6 . . » 32 A FROVA, Scavi a Lodi Vecchio . » 70 RASSEGNA BIBLIOGRAFICA . » 77 NOTIZIARIO............................................» 86 • La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli spetta agli Autori • Abbonamento annuo L. 600 Estero L. 1000 A R C H I V I O S T O R I C O L O D I G I A N O SERIE n. ANNO VI. I SEMESTRE 1958 Il trapianto della Lodi romana e cri­ stiana dalla riva del Lainbro a quella delVAdda sottolineò, nella continuità della tradizione e delle istituzioni, il ca­ rattere della città medioevale come fat­ to spirituale. Uevento contribuì a di­ schiudere nuovi orizzonti di storia, do­ ve la guerra e la pace, la nazionalità e l’univerìsaìità degli ideali avrebbero fat­ to nuova prova di se e dato a ciascuno una consapevolezza nuova del valore della libertà. NeirVIII Centenario della rinascita di Lodi lo studio di questa storia parti­ colare ci riporti con maggior vastità di vedute al concetto della necessità e fe­ condità dei contrasti, pur nel carattere solidale e indivisibile della civiltà u- mana. Giampiero Boignetti Palazzo Munici­ pale, 31 dicembre 1957, ore 23,45: il Sindaco comm. Defendente Vacca- ri pronuncia il di­ scorso ufficiale di apertura delle ma­ nifestazioni cele­ brative per i'Vl 11° Centenario della fondazione di Lodi. Uguccione da Lodi Angelo Bascapé Chi fu, dove visse, quando fiorì Uguccione? Non sappiamo. Il nome ci è dato dal copista che ci tramandò la sua opera maggiore : « In Christi nomine — Questo è lo comengamento de lo libro de Ugugon da Laodho » ('). Egli di sè quasi nulla ci dice: « eu son veio e ferranto » (« Libro » v. 522) « Mai eu era si fole quand avea cento’l brando, k’eu me tegnia meio de lo conte Rolando ». (Ib. vv. 524-525) Dunque, mentre scrive il « Libro » è vecchio e grigio, ma in gio­ ventù era stato fiero guerriero. Questo ci può illuminare su alcu- Arte e religione nei poeti Lombardi del ’200 è l’argomento di un’opera ela­ borata dal Prof. Angelo Bascapé, Ptreside della Scuola ‘Media di Saranno, ca­ duto per la Patria. La trattazione illustra esaurientemente il tema della poesia lombarda del sec. XIII, nella quale emerge, come è noto, la bella figura di Uguccione da Lodi, onore e gloria della nostra città. Un capitolo, dedicato a Bonvesin della Riva, è stato pubblicato nella Rivista « Legnano: » dello scorso anno, n. 1-3. Riteniamo di far cosa grata ai nostri lettori col pubblicare le pagine relative ad Uguccione. L’opera del Bascapé nacque come brillante tesi di laurea, che riportò plausi ed incoraggiamenti, e fu poi rielaborata sotto la guida del Prof, Luigi Sorrento, il maggiore specialista della materia, in questi ultimi tempi. Il Bascapé intendeva ritoccare ancora il suo testo, ma lo scoppio della guerra non glielo consentì; tuttavia lo scritto è meritevole di pubblicazione, per l’ampiezza della visione del tema, per la profondità della preparazione storica e filologica, per l’ottima conoscenza dei testi e della relativa letteratura critica, per l’equilibrio del disegno e l’armonia della trat­ tazione; opera seria di un giovanissimo scrittore, che appariva come una si­ cura promessa nel icampo della storia della letteratura medioevale. La guer­ ra, come si è detto, stroncò quella nobile vita di insegna nte e di studioso ; richiamato come ufficiale degli Alpini, compì valorosamente il suo dovere in Balcania, fu ferito, conseguì la croce al valor militare; tornato ir. linea, cad­ de combattendo la notte di Natale 1941. Alla sua memoria fu conferita la me­ daglia d’argento al valore, sul campo (Nid.R.). '(! ) A. TOiBiDER, Das Buch des Ugngon da Laodho, « Abhand. d. K. Preuss. Akad. d. Wissensch. w Berlin, 1884 (Edizione critica). — 3 — a me pare di avvertire nel fondo di questa antica poesia il pen­ siero tormentato ed affannoso di chi cerca e non trova il suo vero ». (pag. 28). Quanto al « soffio di dottrina patarinica » vedremo dopo come lo dimostra e come lo si possa negare. Ora interessa piuttosto chiederci due cose: veramente è segno dieresi a cercare la verità? E veramen­ te Uguccione « non trova il suo vero »? Ovvia è la risposta alla prima domanda : il Cristianesimo non si subisce, si conquista. E non è una delle principali caratteristiche dell’anima religiosa me­ dioevale questa ricerca, spesso « tormentata ed affannosa » della verità, questa indagine fin nelle profondità del Mistero, che por­ tò come frutto magnifico i Dottori della Chiesa? Alla seconda risponderemo con versi di Uguccione stesso: « Lo ricco don qe m’è empromeluo ...entrai guagnelio asai l’ò entenduo ; s'eu fui si fole... qe ’n li peccati son longament qasuo, da q'eu me repento de co qe m’è avegnuo, en la toa corte do esser recevuo, dig mei peccadhi deslavad e soluo » (vv. 540-546) « Mo ben me par q’el sia de rason qe nui pregemo con grand devocion lo re de gloria, q’el ne fuga perdon e qu'el ne duga con soa benedicion en lo so Regno, g’è de salvacion » (vv. 698-702) L’ha trovato dunque nel Vangelo ciò che cercava, lui, che prima di conoscere Cristo lo combatteva, (v. 522) « qe raegava, si com om perduo » (v. 524) mentre ora : « per toa bontad or son recognosuo » (v. 523) Ormai non ha più dubbi, non ha più affanni: « enfin q’eu viva no serò vencuo » (v. 528) Esaminiamo ora gli argomenti con cui il Levi sostiene il « soffio » patarinico nell’opera di Uguccione e, prima ancora, le linee fon­ damentali dell’eresia patarinica, come il Levi stesso le pone. Avevano, i Patarini, derivandola dai Catari, una concezione dua­ listica del mondo: in due principi credevano: l’uno del bene, crea­ tore delle cose spirituali; l’altro del male, creatore delle terrene. Di qui, eterno contrasto tra materia e spirito, corpo ed anima, An­ — 6 — ticristo e Cristo, finché quest’ultimo vincerà alla fine del mondo (’). Particolare importante della dottrina patarinica era la concezione del male come fatto ineluttabile, contro cui vana è ogni lotta: fa­ talismo basato sulla credenza della predestinazione. Quali sono dunque, secondo il L., gli elementi patarinici in Uguc- cione? La predestinazione; il contrasto tra materia e spirito; l’An- ticristo. Per dimostrare come alla predestinazione creda Ug., ripor­ ta questi versi: « ...sai que nt’è insegnadho da un me bori amigo q’è ben enleteradho? he tut è pervenuto de fin qe Vom è nadho, 50 q'elo dé aver no li sera tardadho paradis et inferno tut’ è predestinadho » (vv. 382-386) e aggiunge: « Veramente a questo punto Ug. respinge questa dot­ trina così crudemente riassunta e schematizzata ; ma la sua ripul­ sa è priva di energia e spoglia di ogni convinzione » (pag 32). An­ diamo ora a vedere il testo, e ci accorgeremo che i versi riportati sono preceduti e seguiti da altri, che bisogna citare per intero. Do­ po aver deprecato i vizi di coloro che pensano solo a star bene, senza curarsi dell’anima, lamenta quest’altro fatto : « Mo si è un sermon qe molto fi usadho: quando Vom è passadho e ben abeveradlio, dise l’un contra l’altro : « sai que m’è ensegnadho... » ecc. e aggiunge: « Mai quel q’a sta credenca, me par mal enviadho s’eZ no entende meio q'plo a comenqadho se voi me vole crere, anc no se’ eu abadho, et el ve plas entendre quel q'eu ai comenqadho, aibai bona speranza el segnor coronadho per cui tuto lo mondo è guarid e salvadho. Et s’el ve plas entendre, quand eu l'avrò splanadho, qascun de voi avrà lo cor enluminadho » (vv. 380-394) Prende dunque lo spunto di qui, per fare un lungo sermone sul bene e sul male: attraverso il primo si giunge al Paradiso; per il secondo all’inferno, facendo perciò una lunga dimostrazione della falsità della teoria riportata. Altro che « ripulsa... spoglia d’ogni convinzione » ! D’altra parte, molti altri passi si potrebbero citare pieni di cri­ stiano ottimismo (ricordiamo che l’eresia patarinica è pessimista). (7) Sono considerati « materia' » anche gli ordinamenti sociali e la pro­ prietà. Di questi, benchiè i) L. parli di dottrina antieeclesiastica », Uiguiocion* non si occupa. — 7 — Mi limiterò a qualcuno: « Non è omo ere sto mundo, sire deu s'el fofende, s'el de li soi peccati envers ti se repente, qe de la toa grada no sea rie e mainente » (vv. 53-55) Basta dunque il pentiménto, per ottenere la Grazia divina a chiunque (e non ai predestinati). « Pregar avemo con gran affUdori lo criatore, qe ne faqa perdon e qe de nui abia remesion si qe le nostre aneme abia salvacion. No è nul omo tanto reu ni felon, scomunicato, seacaor ni laron, s'el voi tornar a Deu e dimandar perdon el è guaridho et à delìvrason ere paradiso serà so' albergason » (vv. 201-214) Che più? La preghiera e la penitenza possono portare in Paradi­ so anche l’uomo più peccatore. E gli stessi concetti si ritrovano sparsi un pò dovunque, e in ispeciaJ modo, ai vv. 1253-1262 e 1385- 1408, cioè anche nella parte del « Libro » che il Levi chiama « Istoria ». Ancora un emistichio porta il Levi a prova della sua tesi: «Molti uomini, egli (Uguccione) dice, vivono spensieratamente, senza cu­ rarsi della morte, ma, « si come è destinato » (v. 450) essi sono poi all’improvviso assunti al paradiso o scaraventati neH’inferno » {pa­ gina 32). L’interpretazione del passo è piuttosto libera. Infatti U- guccione dice precisamente : « ancoi è Vom aiegro, doman è traversadho de questo mond a l’altro, si com'è destinadho » (vv. 449-450) Predestinata è dunque la morte, che non dipende dall’uomo, non il Paradiso o l’inferno, dei quali, del resto, non è fatta parola nè qui, nè nei precedenti versi, nè nei seguenti Dalla prima accusa possiamo perciò sciogliere il nostro Ug. e passare ad esaminare la seconda: il contrasto, ch’egli sente e de­ scrive tra materia e spirito. Sentiamo il L.: « La fioritura del mo­ tivo del conflitto tra l’anima e il corpo coincide cronologicamen­ te con l’avvento delle dottrine eretiche, sicché all’eresia mi pare si debba ricondurre il ravvivarsi del gusto per queste raffigurazioni simboliche. Non voglio dire con ciò che tutte le scritture latine e romanze che racchiudono il famoso « débat », siano opera di ere­ tici o di ispirazione eretica ; ma certo la spinta alla diffusione di — 8 —

Description:
stagionali. Le strutture e i loro mutamenti nel Studi sull'innologia popolare cristiana deli prim i secoli, in « A tti A cc. Naz. L in cei » m em or. 1952
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