APAT Agenzia perla protezione dell’ambiente e peri servizi tecnici Rapporto conclusivo dei lavori svolti dal Gruppo misto APAT/ARPA/CNVVF per l’individuazione di una metodologia speditiva per la valutazione del rischio per l’ambiente da incidenti rilevanti in depositi di idrocarburi liquidi Rapporti 57/2005 Informazioni legali L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici o le persone che agiscono per conto dell’Agenzia stessa non sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute in questo rapporto. APAT- Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici Via Vitaliano Brancati, 48 - 00144 Roma www.sinanet.apat.it ©APAT, RAPPORTI 57/2005 ISBN 88-448-0165-5 Riproduzione autorizzata citando la fonte Elaborazione grafica APAT Grafica di copertina: Franco Iozzoli Foto di copertina: Paolo Orlandi Coordinamento tipografico e distribuzione Olimpia Girolamo APAT- Servizio Stampa ed Editoria Ufficio Pubblicazioni Impaginazione e stampa I.G.E.R.srl - Viale C. T. Odescalchi, 67/A- 00147 Roma Stampato su carta TCF Finito di stampare maggio 2006 Questo rapporto costituisce il prodotto delle attività svolte negli anni 2003-2005 dal Gruppo di lavoro misto APAT-ARPA-Ministero dell’interno/CNVVF per approfondimenti tecnici sulle metodologie di valutazione delle conseguenze ambientali di incidenti rilevanti in depositi di idrocarburi liquidi pe- ricolosi per l’ambiente. La costituzione del Gruppo di lavoro trova origine dalla collaborazione in corso tra APATe Corpo Nazionale dei vigili del fuoco nel campo del rischio industriale, avviata su base volontaria, ai sensi dell’Accordo stipulato nell’ottobre 2000, e successivamente riconfermata dalla Convenzione stipu- lata nell’ottobre 2004, ai sensi dell’art.10, comma 2 del DPR 207/2002 recante lo Statuto dell’APAT. Il Gruppo di lavoro ha costituito una preziosa occasione di mettere a comune ed integrare le esperienze maturate in questo ambito sia dal Gruppo di lavoro APAT/ARPA/APPA “Rischio industriale” sia dallo specifico Gruppo costituito presso il Ministero dell’interno –Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile – Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tec- nica, con il coordinamento dell’Area Rischi industriali. Al riguardo si ringrazia il Dirigente dell’Area Rischi Industriali, ing. Concetto Aprile, per lo stimo- lo ed il supporto dato all’iniziativa. Le attività sono state condotte con il contributo di: Dott. Francesco Astorri – APAT/Servizio Osservatorio del Rischio nelle Aree Industriali Ing. Giampietro Boscaino – Ministero Interno/Comando VVF Brindisi Sig.ra Manuela Caparresi –APAT/Servizio Osservatorio del Rischio nelle Aree Industriali Ing. Gianfranco Capponi –APAT/Servizio Osservatorio del Rischio nelle Aree Industriali Ing. Raffaello Cerritelli – Ministero Interno/Direzione regionale VVF Emilia Romagna Ing. Giovanni Ciccorelli – Ministero Interno/Direzione regionale VVF Piemonte Ing Caterina Di Bitonto –ARPAPiemonte Ing. Marcella Imbrisco –Ministero Interno/Area Rischi industriali Ing. Maurizio Lombardi –ARPAEmilia Romagna Ing. Alberto Maiolo – Ministero Interno/Direzione regionale VVF Friuli Venezia Giulia Ing. Alberto Ricchiuti –APAT/Servizio Osservatorio del Rischio nelle Aree Industriali Ing.Angelo Robotto –ARPAPiemonte Ing. Alessandra Scalesse –APAT/Servizio Osservatorio del Rischio nelle Aree Industriali Dott. Glauco Spanghero –ARPAFriuli Venezia Giulia Ing. Romano Stefanelli –ARPAEmilia Romagna PRESENTAZIONE La tutela dell’ambiente, inteso come bene della collettività da salvaguardare in tutti i suoi aspetti e, particolarmente, nel caso in cui possa essere minacciato da un evento incidentale, è un compito d’i- stituto del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Nel 1982, anno in cui l’Europa emanava la prima delle cosiddette “direttive Seveso”, il decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n.577, fissava quale obiettivo del servizio di prevenzio- ne incendi la sicurezza della vita umana, l’incolumità delle persone e la tutela dei beni e dell’ambiente secondo criteri applicativi uniformi nel territorio nazionale. Da allora, l’impegno relativo all’esame, alla valutazione, al controllo dalle attività a rischio di inci- dente rilevante, ha portato le strutture centrali e territoriali dei Vigili del Fuoco ad approfondire, tra le altre, anche le tematiche riguardanti la salvaguardia ambientale, in risposta al sempre più diffuso e condiviso interesse per tale materia individuato negli indirizzi comunitari e recepito nella norma- tiva nazionale. Al fine di perseguire i compiti istituzionali con competenza e qualificazione vengono, altresì,promossi e svolti studi, ricerche, sperimentazioni e attività di normazione, anche in cooperazione con altre amministrazioni, istituti, enti ed aziende, come ribadito dall’emanando decreto legislativo concer- nente il riassetto delle disposizioni sulle funzioni ed i compiti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Il lavoro oggetto della presente pubblicazione costituisce il prodotto di una felice collaborazione av- viata a seguito dell’accordo stipulato nell’ottobre 2000, e rinnovato nell’ottobre 2004, tra l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Si ritiene che i contenuti tecnici di seguito riportati possano costituire un valido supporto al lavoro di coloro che sono chiamati a valutare eventuali possibilità e conseguenze di rilasci incontrollati di so- stanze suscettibili di inquinare la falda acquifera. L’auspicio è quello di ulteriori futuri sviluppi nei rapporti di cooperazione tra le istituzioni pubbliche a beneficio della sicurezza delle persone e dell’ambiente antropizzato e naturale che le circonda. Roma, aprile 2006 Ing. Giorgio Mazzini Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Vice Capo Vicario del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile del Ministero dell’Interno 5 INTRODUZIONE Tra i compiti istituzionali dell’APAT assume particolare rilevanza il supporto tecnico-scientifico agli organi preposti alla valutazione ed alla prevenzione dei rischi di incidenti rilevanti. Tale compito viene svolto sia garantendo il supporto al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio sia nell’ambito delle attività di indirizzo e coordinamento tecnico delle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. In tale quadro è ormai collaudata la collaborazione con il Dipartimento dei vigili del fuoco, del soc- corso pubblico e della difesa civile del Ministero dell’interno, prima avviata su base volontaria e poi resa istituzionale dallo Statuto dell’APAT, attraverso la previsione della stipula di una specifica Convenzione per il coordinamento delle rispettive attività nel settore del rischio industriale ed in al- tri settori di estrema rilevanza quali i controlli della radioattività ambientale e delle emergenze. Questo rapporto tecnico rappresenta appunto il primo prodotto della nuova fase della collaborazio- ne avviata con la stipula il 6 ottobre 2004 della Convenzione e riporta i risultati delle attività svolte dal Gruppo di lavoro costituito da qualificati esperti dell’Agenzia, di alcune Agenzie ambientali e del Ministero dell’interno-Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa ci- vile, nelle sue articolazioni centrali e territoriali, per approfondire le metodologie di valutazione delle conseguenze per l’ambiente derivanti da incidenti rilevanti in depositi di idrocarburi liquidi. I risultati ottenuti dal lavoro congiunto delle due Amministrazioni, che ha permesso di integrare al me- glio le esperienze e competenze maturate nei rispettivi ambiti di intervento, vengono ora pertanto messi a disposizione dei tecnici coinvolti nelle attività di controllo sulle industrie a rischio di incidente rilevante per l’opportuna sperimentazione ed applicazione in campo, con l’obiettivo di fornire ad essi adeguati strumenti metodologici e proposte di indirizzi operativi, nel contempo speditivi ed og- gettivi. Questo rapporto, pur nella specificità dei suoi obiettivi e contenuti, assume pertanto a mio avviso la valenza di un esempio di sinergia ed ottimizzazione delle risorse da parte di componenti diverse ma dialoganti della Pubblica Amministrazione, nella prospettiva ormai ineludibile che essa si evolva compiutamente in una “rete” a disposizione dei cittadini. Giorgio Cesari Il Direttore Generale dell’APAT 7 INDICE 1. Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 2. Obiettivi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 3. Quadro normativo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 4. Concetti base e aspetti metodologici perla valutazione del rischio. . . . . . . . . . . . . . . . . 15 5. Il metodo sviluppato dal Gruppo di lavoro APAT-ARPA-CNVVF. . . . . . . . . . . . . . . . . 19 5.1. L’indice di propensione al rilascio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 5.1.1. 1a Fase - Individuazione dei Fattori di Penalizzazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 5.1.2. Calcolo dell’indice di propensione al rilascio PR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 5.1.3. 2aFase: Individuazionedei fattori di compensazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 5.1.4. Calcolo dell’indice di Propensione al Rilascio “compensato” PR’ . . . . . . . . . . . 61 5.1.5. Categorizzazione delle unità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 5.2. L’indice di propensione alla propagazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 5.3. Criterio di valutazione delle criticità ambientali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67 5.3.1. Fasi operative per la valutazione delle criticità ambientali. . . . . . . . . . . . . . . . . . 73 6. Esempi applicativi metodo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76 6.1. Indice di propensione al rilascio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76 6.2. Indice di propensione alla propagazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 7. Individuazione delle misure di prevenzione o protezione in funzione degli esiti della valutazione.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 Note bibliografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102 ANNESSO A Rischio di contaminazione in aree industriali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 A.1 Cause e meccanismi di contaminazione del sottosuolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 A.1.1 Caratteristiche del terreno. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 A.1.2. Caratteristiche dell’inquinante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 A.2. Comportamento degli inquinanti nel sottosuolo e nella falda. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 A.2.1. Comportamento nella zona satura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 A.2.2 Comportamento nella zona insatura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107 A.3. Processi chimico fisici e biologici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 A.3.1. Processi chimico fisici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 A.3.2. Processi biologici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111 9 ANNESSO B Tecniche di di valutazione della vulnerabilità degli acquiferi applicate all’analisi delle conseguenze ambientali di incidente rilevante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 B.1. Metodi di zonazione per aree omogenee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 B.2. Metodi parametrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113 B.3. Modelli numerici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120 B.4. Il metodo predisposto dalla Direzione Generale della Protezione Civile della Spagna . . 122 ANNESSO C Parte 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125 C.1 Misure preventive impiantistico-gestionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125 C.1.1 Generali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125 C.1.2 Di dettaglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125 Parte 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 C.2. Strategie di intervento per il contenimento della propagazione di inquinanti nel comparto idrico sotterraneo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 C.2.1. Presidi fissi di contenimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 C.2.2 Presidi di pronto intervento e monitoraggio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140 C.2.2.1 Sistemi di pronto intervento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140 C.2.2.1 Sistemi di monitoraggio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 146 ANNESSO D Metodi di calcolo e misura dei parametri idrogeologici attraverso al legge di Darcy. . . . 148 ANNESSO E Rischi di origine naturale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152 E1. Rischio sismico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152 E1. Rischio inondazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154 GLOSSARIO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 156 10
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