GÜNTHER ANDERS AMARE, IERI Appunti sulla storia della sensibilità Bollati Boringhieri Quando le diede alle stampe nel 1986, a circa quarantan- ni dalla loro stesura durante l'esilio americano, queste pagine di diario stupirono lo stesso Anders per la loro consonanza con gli sviluppi posteriori del suo pensiero, quasi fosse stato precursore di se stesso. In una scrit- tura che di privato ha solo il guizzo idiosincratico di chi appunta piccole evenienze e ci ragiona, e non il com- piacimento intimistico di chi rovista nell'io, fa qui le prime prove lo stile «occasionale» a cui Anders non avrebbe più rinunciato. E di «occasioni» era prodiga, per chi veniva da oltreoceano, una quotidianità do- minata dalle «potenze conformanti» della ratio pro- duttiva e della malintesa disinibizione. Dalla tavoloz- za tematica a cui avevano attinto anche Adorno e Horkheimer Anders preleva soprattutto elementi utili a una futura «storia dei sentimenti». L'arretratezza dell'anima, che verrà messa al centro delle opere mag- giori, qui è presagita nella socialità di una festa nuzia- le, nello stordimento dei giovani rampolli di college, puritani inconsapevoli, nel «vuoto linguistico» che concede alla sessualità solo il «libertinismo verbale» della chiacchiera psicoanalitica, nella via breve del fun- zionale, che azzera la via lunga e traversa della cultura umana. A contrappunto, l'affiorare di relitti del pas- sato europeo trasforma questi frammentari prolego- meni a una storia mai scritta in una illuminante com- paratistica delle forme d'amore. Giinther Anders (pseudonimo di Gùnther Stern, 1902-1992) fu uno dei maggiori filosofi non accademici del Novecento. Rientra- to dagli Stati Uniti in Europa nel 1950, dopo un lungo esilio, divenne noto sia per la pubblicistica sull'allarme atomico sia per la riflessione sul «dislivello prometeico» tra l'uomo e la tecnica, espo- sta nei due volumi usciti presso le nostre edizioni: L'uomo è anti- quato, 1. Considerazioni sull'anima nell'epoca della seconda rivolu- zione industriale e L'uomo è antiquato, 2. Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale (2003). € 16,00 in •sr <D H Giinther Anders Amare, ieri Appunti sulla storia della sensibilità a cura di Sergio Fabian Bollati Boringhieri Prima edizione settembre 2004 © 2004 Bollati Boringhieri editore s.r.l., Torino, corso Vittorio Emanuele II, 86 I diritti di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati Stampato in Italia dalla Litopres di Druento (To) ISBN 88-339-1563-8 Titolo originale Lieben gestern. Notizen zur Geschichte des Fühlens © r986, C. H. Beck'sche Verlagsbuchhandlung München Traduzione dal tedesco di Sergio Fabian Stampato su carta Palatina delle Cartiere Miliani Fabriano Indice 7 Osservazioni preliminari sulla storia della sensibilità Amare, ieri 15 New York 1947 29 New York 1948 81 New York 1949 149 Per vie traverse di Sergio Fabian Osservazioni preliminari sulla storia della sensibilità Originariamente, negli anni 1947-49, avevo raccolto le note di diario che seguono sotto il titolo «amare, oggi». Nei quarant'anni trascorsi nel frattempo, la maggior par- te di quanto descritto in questo diario è sostanzialmente cambiata; alcuni fenomeni, ad esempio quelli legati al pu- ritanesimo americano, si sono addirittura rovesciati nel loro penetrante contrario. E coloro che sono stati indicati con il «noi», cioè coloro che Hitler ha scacciato nell'esilio americano, soprattutto quelli che non si percepivano co- me «immigrati», bensì come «esuli» che meditavano il ritorno, semplicemente non ci sono più. Il cambio di ti- tolo è tanto più opportuno in quanto anche il testo origi- nale conteneva già delle riflessioni sul ruolo dell'amore nelle generazioni passate, dell'altro ieri. Quando un anno fa rilessi quelle note pressoché di- menticate avevo quasi il doppio degli anni dell'allora dia- rista di New York. La lettura fu piacevole solo in parte. Non tanto perché non avrei più potuto dichiararmi d'ac- cordo con quanto scritto allora. Al contrario, fui sorpreso di come il mio modo di pensare e di scrivere di un tempo fosse già quello attuale - e ne fui infastidito, anzi, addirit- tura allarmato, come se fosse comparso qualcuno che pre- tendeva sfacciatamente di essere arrivato prima di me. «Che le fatiche quotidiane dei quarant'anni trascorsi», IO AMARE, IERI mi chiesi con una punta di gelosia, «siano state vane»? Vane nel senso inusuale di «superflue»? Insomma, non ve- devo di buon'occhio il quarantacinquenne che aveva po- tuto stendere senza fatica quelle note di diario, precor- rendo il mio stile «filosofico d'occasione». Già in passato ho presentato diversi estratti dei miei diari. Annotazioni dall'esilio di Parigi e di Los Angeles; appunti sul ritorno nell'Europa devastata non solo mate- rialmente; note su Hiroshima; considerazioni sulla guerra in Vietnam; interpretazioni ininterrotte sul «dominio» del globo «non dominato». Questo elenco dimostra come non si sia mai trattato di argomenti esclusivamente privati, come non abbia mai annotato per me stesso le mie cosid- dette «esperienze» - parola enfatica che da mezzo secolo non posso più sentire -, ma sempre solo per altri; più pre- cisamente: sempre solo quando il vissuto e stato caratteri- stico della nostra epoca; soprattutto quando speravo, con la loro formulazione, di poter indurre i miei contempora- nei a conoscere, forse persino ad agire in modo corretto. Ovviamente sono consapevole che le mie note di dia- rio, per la limitazione tematica agli avvenimenti epocali, che riguardano non solo me ma tutti i contemporanei (o me, solo in quanto riguardano tutti) -, che dunque que- ste mie note sono psicologicamente insignificanti e ano- dine nel senso che ha assunto la psicologia da Agostino a Freud. Ma io stesso, nonostante i miei numerosi diari, non mi sono mai occupato in modo particolare di me stesso; tutto ciò che è accaduto nel corso della mia esi- stenza, a partire dal 1914, è sempre stato troppo urgente e tremendo per consentire di mettersi a curiosare e ro- vistare nel proprio profondo, anzi anche solo per farlo apparire interessante. Questo desiderio mi è rimasto sem- pre estraneo e, in quest'epoca apocalittica, una simile at- tività (che ha riempito la metà dell'esistenza delle mie zie) mi sembra non solo sconveniente, ma semplicemente stupida. Per tacere del tutto della pretesa degli psicoanali-