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Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna DOTTORATO DI RICERCA IN ... PDF

267 Pages·2008·2.09 MB·Italian
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Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna DOTTORATO DI RICERCA IN SOCIOLOGIA XVIII Ciclo Settore Scientifico Disciplinare di afferenza: SPS/09 FORMAZIONE, APPRENDIMENTO E NUOVE PROSPETTIVE E-LEARNING. Lo sviluppo delle nuove tecnologie didattiche e la creazione di sistemi di apprendimento lungo l’intero arco della vita. Presentata da MARIALUISA LUSETTI Coordinatore Dottorato Relatore Prof. PIERPAOLO DONATI Prof. MICHELE LA ROSA Esame finale anno 2008 INDICE PARTE PRIMA CAP. 1 ORGANIZZAZIONE, FORMAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE NELLO SCENARIO POST-INDUSTRIALE: UN QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO 11 1.1 Dal fordismo al postfordismo: globalizzazione e metamorfosi del lavoro nella società post-industriale 11 1.2 Problematiche e paradossi del lavoro che cambia 16 1.3 La trasformazione dei paradigmi organizzativi nell’era post-industriale 22 1.3.1 La nascita della Knowledge Society e l’evoluzione dei paradigmi organizzativi 23 1.3.2 L’avvento della Knowledge Company e della Learning Organization 27 1.3.3 La centralità delle competenze all’interno delle organizzazioni 34 1.4 Il problema della formazione nello sviluppo organizzativo 39 1.4.1 Una premessa per un inquadramento del problema 39 1.4.2 L’innovazione dei processi formativi nella società della conoscenza 41 1.4.3 Apprendimento e conoscenza nelle organizzazioni: i nuovi processi di apprendimento delle persone e dell’organizzazione nella prospettiva della Learning Organization 46 1.5 L’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione a supporto della gestione del capitale intellettuale 52 1.5.1 L’impatto delle nuove tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT) sui sistemi di formazione e apprendimento 52 1.5.2 Le ICT a supporto della nascita di nuove comunità di pratica e di apprendimento 56 CAP. 2 LA CENTRALITÀ DEL CAPITALE UMANO: L’EDUCAZIONE PERMANENTE ED I NUOVI SCENARI OFFERTI DALL’E-LEARNING 63 2.1. Lifelong Learning, Distance Learning ed E-learning: l’impulso della strategia di Lisbona 63 2.2. Che cos’è l’e-learning: evoluzione storica della Formazione a Distanza e principali definizioni di e-learning 69 2.2.1 Le tre generazioni della Formazione a Distanza (FaD) 69 2.2.2 E-learning: un tentativo di definizione condivisa 76 2.2.3 Formazione tradizionale ed e-learning: il modello blended learning nei nuovi sistemi di apprendimento 85 2.3. Il modello integrato di e-learning come nuova dimensione didattica: attori, modelli e ambienti per l’apprendimento a distanza nella società della conoscenza 88 2.3.1. Gli attori della didattica online e le nuove figure professionali 97 2.3.2. La comunità virtuali come soggetto di apprendimento 75 2.3.3. La progettazione dei contenuti formativi: i Learning Objects 100 2.3.4. La standardizzazione dei Learning Objects: i metadati 104 2.3.5. Le piattaforme integrate di e-learning 107 2.3.6. L’e-learning come ambiente integrato di apprendimento 109 2.4. Implicazioni metodologico-didattiche per la realizzazione dell’apprendimento on line 112 2.4.1. Le diverse modalità di apprendimento in e-learning: elementi comuni e specificità 112 2.4.2. La dimensione della comunicazione mediata 123 2.4.3. La valutazione dell’apprendimento nella formazione a distanza di terza generazione 130 2.5. Per una conclusione aperta: l’e-learning e l’apprendimento continuo nella knowledge society 139 CAP. 3 STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DI SVILUPPO DELL’ E-LEARNING IN EUROPA: I NUOVI STIMOLI DELLA COMMISSIONE EUROPEA ED IL SOSTEGNO DELLA NORMATIVA ITALIANA 143 3.1 L’e-learning in Europa: elementi chiave e tendenze evolutive in atto 143 3.2 L’importanza dell’apprendimento durante il corso della vita: i nuovi stimoli della Commissione Europea 148 3.3 Il sostegno della normativa italiana 158 PARTE SECONDA CAP. 4 LA RICERCA: IL MERCATO DELL’E-LEARNING IN ITALIA E LE SUE PROSPETTIVE DI SVILUPPO 165 4.1 Premessa 165 4.2 Oggetto, ambito di indagine e obiettivi della ricerca 169 4.3 La metodologia della ricerca e gli strumenti utilizzati 172 CAP 5 I RISULTATI ANALITICI DELLA RICERCA. UN’ANALISI COMPARATIVA DELLE INDAGINI SUL MERCATO DELL’E-LEARNING IN ITALIA CONDOTTE DALL’OSSERVATORIO AITECH-ASSINFORM NEGLI ANNI 2004, 2005 E 2006 189 5.1 L’offerta di e-learning in Italia: i segmenti strategici e i focus di competenza 189 5.2 La domanda di e-learning in Italia 199 5.2.1 Le aziende 200 5.2.2 La Pubblica Amministrazione 212 5.2.3 La Scuola 217 5.2.4 L’Università 224 CAP. 6 LA RISPOSTA AGLI STIMOLI DELL’E-LEARNING IN ITALIA: DUE CASI DI ECCELLENZA IN TEMA DI LIFELONG LEARNING ED E-LEARNING 237 6.1 Studio di caso n° 1: la Scuola post-laurea 237 6.2 Studio di caso n° 2: l’Azienda 245 CAP. 7 CONCLUSIONI 261 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 269 ALLEGATI 281 CAPITOLO 1 ORGANIZZAZIONE, FORMAZIONE E NUOVE TECNOLOGIE NELLO SCENARIO POST-INDUSTRIALE: UN QUADRO TEORICO DI RIFERIMENTO “Dalla globalizzazione non ci si può soltanto difendere poiché essa é la strada attraverso cui sta emergendo un nuovo modo di produrre e di competere. Proteggersi da essa significherebbe ritardare il contatto dell’economia nazionale con la sperimentazione delle forme post fordiste di produzione e di concorrenza” (Rullani) 1.1 Dal fordismo al postfordismo: globalizzazione e metamorfosi del lavoro nella società post-industriale Numerose sono le trasformazioni che negli ultimi tempi stanno interessando il contesto socio-economico internazionale; si tratta di trasformazioni e mutamenti che pervadono tutto il sistema economico e sociale e possono sintetizzarsi nei termini, talvolta anche abusati, di globalizzazione, new economy, internet, esplosione delle tecnologie dell’informazione, apertura dei mercati internazionali, ecc. Sono ormai in molti a sostenere che ci troviamo in una fase di passaggio dall'era industriale all'era neo-industriale o meglio post-industriale, nella quale le imprese si sono trovate ad operare in una realtà caratterizzata da profonde rivoluzioni tecnologiche, da una crescente flessibilità, da profondi mutamenti nelle professioni che hanno visto affermarsi l'importanza delle competenze, delle conoscenze, delle capacità cognitive e dell'apprendimentocontinuo. 11 I principali teorici definiscono tali profonde trasformazioni strutturali nei sistemi di produzione e consumo come transizione dal sistema taylor-fordista, entrato in crisi con gli anni settanta, verso un modello chiamato per convenzione postfordista. Si tratta di un passaggio difficilmente definibile in maniera univoca, e numerosi ed accesi sono i dibattiti tra chi considera il postfordismo un modello del tutto nuovo, che nasce da una frattura netta con il passato e chi invece lo interpreta nel segno della continuità e della evoluzione del precedente paradigma fordista. È una transizione lunga, che sembra passare quasi inavvertita proprio perché non mostra cesure nette, pertanto in questa sede, anche per necessità di sintesi, si tenterà di inquadrare quegli elementi oggettivi che connotano il postfordismo a partire dalle trasformazioni che investono il sistema produttivo e le diverse forme di lavoro che in tale contesto si sviluppano e si trasformano1. Il fordismo, fondato sui principi del "management scientifico" sviluppati da Frederick Winslow Taylor, sistema egemone a partire dagli anni Venti del nostro secolo e che prendeva il nome da Henry Ford, padrone dell'omonima casa automobilistica americana, si incentrava sulla produzione di massa attraverso economie di scala di prodotti omogenei. Come è noto, i metodi fordisti comportavano una profonda razionalizzazione dell'attività produttiva e possono essere considerati una combinazione di alcuni elementi: l'organizzazione produttiva taylorista, la meccanizzazione spinta dei processi produttivi e la standardizzazione dei prodotti finali. Fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta questo modello entra in crisi per molteplici ragioni2 e si assiste così al passaggio ancora fluido a un nuovo sistema produttivo chiamato postfordismo3, caratterizzato da alcuni elementi quali: i) la mondializzazione dell'economia, altrimenti detta “globalizzazione”; ii) la crescente importanza dei mercati finanziari; 1 Cfr.: Accornero A., “L'individualismo di mercato e il lavoro post-fordista”, in Quaderni di rassegna sindacale, n. 1, gennaio-marzo 2004 e, dello stesso autore. “Dal fordismo al post-fordismo: il lavoro e i lavori”, in Quaderni di rassegna sindacale, n. 1 - gennaio aprile 2001 2 Per approfondimenti si rimanda a: Rullani E., Romano L., Il postfordismo, Idee per il capitalismo prossimo venturo, Etas Libri, Milano, 1998; La Rosa M. Il lavoro nella sociologia, Carocci, Roma, 1999 3 Anche in questo caso le definizioni sono mutevoli e non univoche nei loro significati: si parla di postfordismo ma anche di network society, società dell’informazione, società della conoscenza, new economy e così via). 12 iii) l’evoluzione tecnologica unitamente all’utilizzo massiccio delle nuove tecnologie; iv) il nuovo assetto della struttura aziendale (dall’azienda piatta all’azienda snella) v) l’avvento del lavoro autonomo sul lavoro salariato e dipendente; vi) lo sviluppo di nuovi lavori e nuove professionalità, nonché il modificarsi di quelli già consolidati; La Tabella 1 può a offrire una panoramica della complessità del mutamento di cui stiamo parlando. Queste profonde trasformazioni investono dunque sia il sistema socioeconomico macro che il sistema azienda “micro”, nonché il sistema dei bisogni dei soggetti che lavorano. Cambia il lavoro ma cambiano, come vedremo, anche i lavoratori4. Dalla mass production si passa alla lean production; l’azienda diventa snella, leggera, flessibile nella produzione e, più in generale, nella sua stessa organizzazione. Prevale la logica del just in time, vale a dire di una produzione continuamente influenzata dalle richieste del mercato esterno, con la immediata conseguenza che vede l’azienda uscire dalla propria rigidità organizzativa per entrare in una logica di continuo scambio di informazioni e di saperi con l’esterno. Una nuova flessibilità sembra divenire la parola chiave per comprendere i processi di cambiamento dell’azienda e del lavoro stesso. Ora l’azienda snellisce i propri organici, esternalizza alcune funzioni, decentralizza i processi produttivi, avvia processi di terziarizzazione ed internazionalizzazione. I più importanti effetti di questo cambiamento, secondo Rullani5 sono rintracciabili in alcuni elementi: i) una de-verticalizzazione ed un de-centramento dell’organizzazione, che rompe i grandi cicli integrati dell’industria e si apre a collaborazioni esterne (outsourcing); ii) una maggiore “diffusione sociale” del ruolo imprenditoriale, in quanto i “nodi” della rete devono attrezzarsi per essere dotati di autonomia e capacità auto- 4 Sui temi del cambiamento nei modi di produzione e nel mondo del lavoro si veda: La Rosa M. (a cura di), Il lavoro nella sociologia, op. cit. e La Rosa M., Benedetti L., Flessibilità, lavoro, impresa, Franco Angeli, Milano, 1990 5 E. Rullani, L. Romano (a cura di), Il Postfordismo. Idee per il capitalismo prossimo venturo, op. cit.. Si veda anche Bonomi A., Rullani E., Il capitalismo personale. Vite al lavoro, Einaudi, Torino, 2005 13 organizzativa: il “castello” fordista chiuso e protetto da mura impenetrabili, si è trasformato in una serie di “contee” aperte allo scambio continuo di beni e informazioni; iii) una progressiva crescita delle “comunità virtuali” composte da lavoratori che, attraverso la rete, condividono e mettono in comune esperienze e contesti professionali diversi dando slancio a quel processo di creazione e diffusione della conoscenza e dei saperi che, come vedremo, costituisce la vera capacità di creare valore; iv) un forte impulso verso la “condivisione delle conoscenze” che, mediante continui processi di cooperazione e comunicazione, vengono messe in relazione in vista di obiettivi produttivi sempre più variabili e mutevoli. Non più dunque la fabbrica come isola, ma la fabbrica come nodo di una rete; dal modello centralizzato ad integrazione verticale si passa al network, al reticolo industriale (Revelli, 1997)6. La fabbrica dunque si fa “globale”, per non dire “virtuale” e questo mutamento coinvolge non soltanto la dimensione organizzativa dell’azienda, ma inevitabilmente anche quella produttiva. Da un mondo del lavoro uniforme com’era quello del Novecento stiamo passando ad uno scenario composto da un universo di lavori assai diversificati che si diffondono in senso spaziale e si disperdono in senso temporale, e che sono svolti da soggetti i quali operano alle dipendenze oppure in modo autonomo o con posizioni miste. Lo scenario che si prospetta, e che vedremo tra un attimo con tutte le sue ambivalenze e problematicità, è allora quello di una "società dei lavori", parecchi dei quali mutevoli se non sfuggenti, anziché di una società del lavoro centrata su un’idea di stabilità ancora retaggio del modello fordista. 6 Revelli M., La sinistra sociale, Bollati Boringheri, Torino, 1997 14 Tab. 1 – Caratteristiche dell’era industriale e post-industriale Industriale Postindustriale Ambiente Gli stati nazionali regolano le economie Competizione globale. De- nazionali. Marketing di massa. concentrazione del capitale rispetto allo Standardizzazione. Stato assistenziale stato nazionale. Frammentazione dei (welfare state) mercati e decentralizzazione internazionale della produzione. Il consumatore ha più scelta: domanda di beni su misura. Crescita dei movimenti sociali, politica concentrata sui singoli argomenti, classe del terziario (servizi). Pluralismo, diversità, localismo. Tecnologia Produzione di massa secondo le leggi Processi di produzione flessibili, del taylorismo e del fordismo. Routine. automazione. Utilizzo del computer per Prodotti fabbricati il design, la produzione, il controllo delle merci. Sistemi Just-In-Time. Enfasi sulla velocità e l’innovazione. Prodotti di servizio/informazione. Struttura sociale Burocratica. Gerarchia con enfasi su Nuove forme organizzative (come comunicazione verticale. networks, alleanze strategiche, Specializzazione. Integrazione verticale organizzazioni virtuali). Gerarchie più e orizzontale. Incentrata sul controllo. piatte con comunicazione orizzontale e diffusione della responsabilità manageriale. “outsourcing”. Meccanismi informali di influenza (partecipazione, cultura, comunicazione). Disintegrazione verticale e orizzontale. Confini incerti tra funzioni, unità e organizzazioni. Cultura Esalta la stabilità, la tradizione e le Esalta l’incertezza, il paradosso, la usanze. Valori organizzativi: crescita, moda. Valori organizzativi: qualità, efficienza, standardizzazione, servizio al consumatore, diversità, controllo). innovazione). Struttura fisica Concentrazione delle persone in centri Diffusione delle persone sul territorio. (spazio-tempo) industriali e urbani. Orientamento Tempi ridotti di trasporto avvicinano localistico, nazionalistico. Il tempo è luoghi distanti e incoraggiano un lineare. orientamento globale, internazionale. La comprensione della dimensione temporale (come l’accorciamento del ciclo di vita del prodotto) conduce alla simultaneità. Natura del lavoro Routine. Forza lavoro de-specializzata. Frenetica, complessa. Abilità lavorative Specializzazione funzionale dei basate sulle conoscenze. Lavoro di compiti. squadra interfunzionale. Maggiore enfasi sull’apprendimento. Più “outsourcing”, lavoro a contratto (subappalto), autoimpiego, telelavoro. Fonte: Hatch, M. J., Teoria delle organizzazioni, Il Mulino, Bologna, 1999, pag. 25 15

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1.3 La trasformazione dei paradigmi organizzativi nell'era post-industriale. 22. 1.3.1 La Una definizione di Learning Organization può essere ripresa da Peter Senge, uno dei 34. 34 Senge P., La quinta disciplina, op. cit.
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